La Germania presenta Liam Gillick alla Biennale e poi lo ripudia.

di Redazione Commenta

Una delle più sorprendenti decisioni della 53esima Biennale di Venezia è stata la selezione di Liam Gillick, artista inglese, come rappresentante del padiglione tedesco. In ogni modo questa apparente sfida alle sensibilità nazionali e patriottiche sembra aver scatenato un sanguigno responso.

Walter Bornsen del partito cristiano democratico tedesco ha condannato questa decisione come semplicemente sbagliata affermando che i padiglioni nazionali rappresentano una vetrina per i talenti del proprio paese e Liam Gillick non ha nulla a che fare con la Germania. Le polemiche sembrano comunque decisamente scontate e spuntate considerando il fatto che Gillick non è il primo artista non tedesco ad aver occupato il padiglione nazionale, nel 1993 il coreano Nam June Paik non solo ha rappresentato la Germania ma ha anche vinto il Leone D’oro.

Liam Gillick considera se stesso un forestiero ma non uno straniero visto che ha lavorato in Germania negli ultimi 20 anni ed ha preso parte ai momenti più salienti della politica e dell’arte tedesca. Gillick è stato selezionato dal curatore Nicolaus Schafhausen, direttore del Witte de With Centre for Contemporary Art di Rotterdam. Dal momento che la Germania non ha nessun comitato per scegliere gli artisti la sola responsabilità di selezione ricade sul curatore nominato dal ministero degli affari esteri tedesco. Nicolaus Schafhausen ha affermato di aver scelto Gillick in merito ad un dialogo artistico comune che dura sin dalla fine degli anni ’80.

Quindi Liam Gillick partirà alla conquista del padiglione con un progetto del tutto segreto, “Non stravolgerò l’estetica del padiglione, non lo trasformerò e non lo dipingerò di rosa” ha recentemente dichiarato l’artista “il padiglione è una delle più problematiche architetture fasciste in cui ho mai esposto, quindi ho deciso tutto all’ultimo minuto e come in uno spy movie di serie b non posso svelarvi il piano segreto semplicemente perché non ne possiedo nemmeno uno”.

Ovviamente non crediamo alle parole di Liam Gillick e ci prepariamo a vedere uno dei più interessanti padiglioni della Biennale 2009.

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