Installazioni di Liam Gillick…
Liam Gillick da Le Magasin a Grenoble
Artista: Liam Gillick dove: Le Magasin, Grenoble titolo: From 199C to 199D Date: 6 giugno – 7 settembre, 2014
Artista: Liam Gillick dove: Le Magasin, Grenoble titolo: From 199C to 199D Date: 6 giugno – 7 settembre, 2014
Terrorismo e arte contemporanea hanno ben poco da spartire, direte voi ed invece alcuni giorni fa è successo un evento a dir poco bizzarro che ha legato a doppio filo queste due opposte questioni. Tutto è successo in Svezia, a Goteborg ad esser precisi, dove più di 400 persone erano accorse alla Göteborg International Biennial for Contemporary Art, manifestazione biennale apertasi lo scorso 10 settembre al Röda Sten Art Centre uno dei centri artistici più importanti di tutta la nazione.
Ebbene, il giorno 11 settembre, data ormai resa celebre dal terribile attacco terroristico al World Trade Center di New York, la polizia svedese ha avuto il sentore di un possibile complotto ordito da un gruppo di terroristi. In men che non si dica le forze dell’ordine hanno sgomberato il Röda Sten Art Centre, mettendo in fuga le 400 persone che occupavano il palazzo. Tutti hanno pensato ad un falso allarme ed invece qualcosa di vero c’era visto che, secondo quanto confermato dalla CNN, l’intelligence svedese ha arrestato quattro giovani, tre di origini somale ed un iracheno, sospettati di associazione terroristica.
C’è tempo fino al prossimo 8 agosto per ammirare la retrospettiva di Liam Gillick, attualmente in mostra al Bundeskunsthalle di Bonn in Germania. L’evento dall’enigmatico titolo One Long Walk… Two Short Piers include tutte le opere prodotte da Gillick nell’ultimo ventennio. Il problema è che l’artista aveva già messo in piedi una grande retrospettiva dal titolo Three Perspectives and a Short Scenario che tra la primavera del 2008 e l’autunno del 2009 aveva toccato numerose tappe tra cui il Kunsthalle di Zurigo, il Witt de Withe di Rotterdam, il Kunsteverein di Monaco di Baviera ed il Museum of Contemporary Art di Chicago.
La presente mostra dunque non aggiunge niente a quanto si era detto ed anche Gillick con il suo eterno ritorno al minimalismo ed in particolare alle ricerche di Donald Judd (con qualche colore in più) ha un tantino stancato. A Basilea invece, fino al prossimo 3 ottobre 2010 lo spazio Shaulager (costruito su incarico della Fondazione Laurenz dal celebre studio di architettura Herzog & de Meuron) presenta una gustosa mostra dal titolo Prayer Sheet with the Wound and the Nail, dedicata ai mitici Drawing Restraint di Matthew Barney.
Sfortunatamente la nostra nazionale di calcio non ha superato i gironi all’italiana (ironia della sorte) della fase finale dei mondiali in Sud Africa edizione 2010. Ovviamente questo è un blog d’arte e non staremo certo qui a discutere su chi ha sbagliato e perchè ma è indubbio che anche il calcio nasconde qualcosa di artistico e tale piccola cellula va comunque analizzata. Dalle prodezze dei fantasisti brasiliani alla rappresentazione in chiave moderna della figura mitica dell’atleta, il soccer racchiude in sé una forma estetica che ha più volte influenzato gli artisti del contemporaneo.
Basti citare il celebre video Zidane: A 21st Century Portrait di Douglas Gordon e Philippe Parreno. L’opera mostra le immagini dell’ultima partita di Zidane con il Real Madrid. All’interno del film, la scena è totalmente catalizzata dalla figura del grande campione che occupa ogni inquadratura con la sua energia, la sua concentrazione e la sua fatica. Tutto Zidane minuto per minuto insomma data la lunghezza del lungometraggio che ha una durata di 90 minuti, proprio come una partita di calcio.
Fioccano le critiche per l’ultima mostra organizzata da Charles Saatchi nella suo quartier generale di Londra. Come precedentemente accennato in un nostro articolo, il magnate ha tentato di bissare il successo della generazione Young British Artists, manipolo di artisti assemblati a mestiere negli anni ’90 per raggiungere le vette dell’arte. In quegli anni Tracey Emin, Steve McQueen, Tacita Dean, Liam Gillick, Damien Hirst e CHris Ofili, assieme a tante altre stars del contemporaneo hanno raggiunto quotazioni incredibili, catapultando Saatchi nel gotha del mercato dell’arte.
Oggi, dopo la crisi finanziaria, la fine della bolla speculativa dell’arte e l’avvento delle nuove generazioni artistiche, l’impresa del ricco mercante sembra decisamente ardua e come da copione la mostra dal titolo orwelliano Newspeak: British Art Now (in visione appunto alla Saatchi Gallery dal 30 maggio al 17 ottobre) ha mancato rovinosamente il bersaglio. Il prestigioso quotidiano inglese The Guardian ha definito l’evento come un confuso assortimento di opere “alle volte buone, spesso cattive e per la maggior parte anonime”. Il quotidiano si è inoltre scagliato contro il catalogo della mostra apostrofandolo come “orrido ed incomprensibile”.
Liam Gillick ha intenzione di continuare a stupire pubblico e critica con le sue mirabolanti avventure. Dopo essere stato uno dei primi artisti della generazione Young British Artists negli anni ’90, Gillick ha esposto in mezzo mondo fino ad arrivare alla sua discussa installazione per il padiglione tedesco alla scorsa Biennale di Venezia. Oggi però Gillick ha deciso di portare la sua creatività nel mondo della moda.
L’artista ha infatti avviato una collaborazione con la celebre firma di Monaco Clemens En August ed ha in seguito disegnato un paio di stranissime scarpe chiamate Left shoe!!! Right shoe!!!. In Pratica Gillick ha praticato dei semplici fori su delle scarpe di pelle nera. Il progetto trae ispirazione da un testo dal titolo Discussion Island/Big Conference Centre che Gillick aveva scritto nel lontano 1997.
La Biennale di Venezia edizione 2011 torna a far parlare di sé con largo anticipo. Pochi giorni fa l’Italia intera è stata scossa dalla bomba di Sandro Bondi che ha nominato di Vittorio Sgarbi curatore del Padiglione Italia per la prossima Biennale (Bondi ha inoltre affidato a Sgarbi la vigilanza sulle acquisizioni del Maxxi di Roma). L’opinione pubblica si è ovviamente spaccata in due, molti hanno salutato la nomina di Sgarbi come il ritorno ad un arte contemporanea meno patinata è più rispettosa di alcuni maestri lasciati fuori dal giro modaiolo.
Altri invece temono che Sgarbi metta in mostra nomi che non rispecchiano la reale scena dell’arte nazionale, andando così a cozzare contro alcuni equilibri di un mercato già labile. La nomina di Vittorio Sgarbi ha inoltre stupito tutti per la sua tempestività ma va detto che in questi giorni anche altre nazioni si preparano ad affilare le armi in vista della grande manifestazione.
La 53esima Biennale di Venezia si concluderà il prossimo 22 novembre dopo aver registrato la presenza di oltre 350.000 visitatori. A fronte delle numerose polemiche del nostro Padiglione Italia c’è da dire che un altro padiglione è stato al centro di accesi dibattiti che sembrano non attenuarsi anche a pochi giorni dalla fine della celebre kermesse.
Si tratta del Padiglione della Germania che ha presentato quest’anno una grande installazione di Liam Gillick, l’artista ha creato la sua opera (somigliante ad una cucina in legno grezzo) come modello di spazio vivibile democratico ed umano in netta contrapposizione con l’assenza di funzionalità ergonomica dell’architettura anni ’30 dell’intero padiglione. Fra queste due differenti prospettive in netto contrasto l’artista ha inserito una connessione, rappresentata da un gatto(?), icona magica e demoniaca in tempi antichi, come testimone parlante di una storia personale ed universale al tempo stesso. Liam GIllick era stato già criticato ancor prima di esporre la sua opera dalla stampa tedesca che accusava i curatori del padiglione nazionale di aver ingiustamente piazzato un artista di nazionalità britannica in un tempio riservato all’arte teutonica.
Torna uno dei più discussi artisti della Biennale di Venezia 2009, si tratta di Liam Gillick artista inglese scelto per rappresentare il padiglione tedesco, subito ribattezzato da Globartmag come padiglione Ikea, per l’imbarazzante somiglianza dell’opera presentata con qualsivoglia complemento d’arredo della famosa azienda svedese.
Come già detto anche in patria tedesca l’opera dell’artista non ha riscosso numerosi consensi. Tutto ciò non ha sicuramente demotivato Gillick il quale sarà ospitato dal 10 ottobre prossimo fino al 10 gennaio 2010 al MCA Museum of Contemporary art di Chicago in occasione di un grande evento dal titolo Three Perspectives and a Short Scenario. Liam GIllick è emerso nei primi anni ’90 come attore principale della nuova scena dell’arte inglese, la sua fama è dovuta alla produzione di sofisticate opere costituite da strutture architettoniche fatte di alluminio e plexiglas colorato.
Una delle più sorprendenti decisioni della 53esima Biennale di Venezia è stata la selezione di Liam Gillick, artista inglese, come rappresentante del padiglione tedesco. In ogni modo questa apparente sfida alle sensibilità nazionali e patriottiche sembra aver scatenato un sanguigno responso.
Walter Bornsen del partito cristiano democratico tedesco ha condannato questa decisione come semplicemente sbagliata affermando che i padiglioni nazionali rappresentano una vetrina per i talenti del proprio paese e Liam Gillick non ha nulla a che fare con la Germania. Le polemiche sembrano comunque decisamente scontate e spuntate considerando il fatto che Gillick non è il primo artista non tedesco ad aver occupato il padiglione nazionale, nel 1993 il coreano Nam June Paik non solo ha rappresentato la Germania ma ha anche vinto il Leone D’oro.