Liam Gillick, l’artista più chiacchierato della Biennale di Venezia

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La 53esima Biennale di Venezia si concluderà il prossimo 22 novembre dopo aver registrato la presenza di oltre 350.000 visitatori. A fronte delle numerose polemiche del nostro Padiglione Italia c’è da dire che un altro padiglione è stato al centro di accesi dibattiti che sembrano non attenuarsi anche a pochi giorni dalla fine della celebre kermesse.

Si tratta del Padiglione della Germania che ha presentato quest’anno una grande installazione di Liam Gillick, l’artista ha creato la sua opera (somigliante ad una cucina in legno grezzo) come modello di spazio vivibile democratico ed umano in netta contrapposizione con l’assenza di funzionalità ergonomica dell’architettura anni ’30 dell’intero padiglione. Fra queste due differenti prospettive in netto contrasto l’artista ha inserito una connessione, rappresentata da un gatto(?), icona magica e demoniaca in tempi antichi, come testimone parlante di una storia personale ed universale al tempo stesso. Liam GIllick era stato già criticato ancor prima di esporre la sua opera dalla stampa tedesca che accusava i curatori del padiglione nazionale di aver ingiustamente piazzato un artista di nazionalità britannica in un tempio riservato all’arte teutonica. Col passare dei giorni il tono delle polemiche è salito e diverse testate si sono occupate del caso Gillick correndo in difesa del celebre artista. Il quotidiano tedesco Der Freitag ha dichiarato che l’arte di Gillick è decisamente interessante e classificabile in un contesto di post-minimalismo con una giusta dose di casualità in cui il profano contraddice l’eroico evocando necessità umane. Nzz ha invece lodato l’artista apostrofandolo come l’eccellente Gillick. Il Canadian Calgary Herald ha giudicato il lavoro dell’artista come una delle più rigorose opere d’arte presenti alla Biennale. Richard Dorment del Daily Telegraph ha invece scritto: “La mia lista dei lavori più interessanti della 53esima Biennale include Liam Gillick che ha creato una costruzione di legno grezzo che per eleganza di forme accentua lo splendore delle candide forme dello spazio espositivo attorno ad essa”. Il quotidiano inglese The Guardian ha invece scritto: “L’architettura del padiglione tedesco è totalitaria e neutra ma Gillick l’ha letteralmente neutralizzata con una struttura somigliante ad una cucina in legno grezzo”.

Insomma dopo le tensioni di inizio Biennale sembra che all’artista britannico non sia andata poi tanto male.

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