“Niente museo!” e lo stilista Valentino saluta Roma per sempre

di Redazione Commenta

Valentino saluta e se ne va. Il grande stilista ha deciso di accantonare il progetto del suo museo capitolino dopo l’ennesimo rifiuto dei vertici comunali. Nell’ormai lontanissimo 2007 l’inventore del celebre rosso aveva concordato, assieme all’allora sindaco Walter Veltroni, l’apertura di un museo in grado di ricoprire anche il ruolo di scuola di formazione per giovani stilisti.

Con il cambio di amministrazione però sono subito sorti alcuni problemi ed alla fine il progetto si è definitivamente incagliato. Stizzito ma sempre con la sua solita eleganza, Valentino ha decretato la fine delle sue nozze con la città eterna: “Ho ricevuto un’ulteriore no da Roma, il museo non si farà e quindi non ho più ragione di rimanere qui. Per ora ho optato per la mia residenza di Parigi dove troveranno posto alcune mie creazioni del passato, oggetti, foto ed altri cari ricordi, il tutto sarà a disposizione di chi vorrà venire a visitarmi”. Le dure parole giungono direttamente dal Festival del Cinema di Taormina dove il grande stilista è ospite in questi giorni per la proiezione del film The Last Emperor, film documentario a lui dedicato. Valentino ha per anni rincorso la sede dell’ex Mercato del Pesce di Via San Teodoro ma alla fine a nulla sono servite le sue speranze. Umberto Croppi, Assessore alle Politiche Culturali si è detto profondamente dispiaciuto del veto al museo, anche perché si sarebbe trattato di un’ulteriore offerta culturale per la capitale, anche se con il rinnovato Macro ed il nuovo Maxxi ultimamente la città eterna ha fatto una scorpacciata di contemporaneo.

Il sovrintendente ai Beni Culturali, Umberto Boccoli ha invece replicato in maniera più secca: “Abbiamo offerto a Valentino una bellissima location, esattamente la Galleria Comunale di Arte Moderna in Via Crispi ma lo stilista non ha accettato”. Insomma delusa ed amareggiata, una delle personalità di spicco della nostra povera nazione ha deciso di abbandonare la nave, in questi tempi difficili forse dovremmo tentare di valorizzare i nostri talenti invece di farli fuggire a gambe levate. Nemo propheta in patria, verrebbe da dire.

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