Umberto Croppi, l’ultimo dei sovrani illuminati

La politica è noiosa. La politica è dentro ogni cosa. Impossibile quindi scindere la politica dall’arte e per quanto le tribune elettorali, i decreti legge, i discorsi, le accuse reciproche e via dicendo possono sembrare anni luce lontano dal nostro caro ed amato mondo della creatività, innegabilmente questi meccanismi fagocitano tutto.

La politica decide sui musei, sulle manifestazioni, sul mercato ed a volte sulla produzione per questo non possiamo evitarla. In questi giorni di serio marasma sociale e di grave calo di valori, la politica ha prodotto uno dei più strampalati equivoci di sempre, vale a dire il “sacrificio” dell’assessore capitolino alla cultura Umberto Croppi. Il giovane “Patriot” Franco Battiato cantava “mandiamoli in pensione i direttori artistici, gli addetti alla cultura” ma anche se queste infrastrutture ci sembrano obsolete ed inutili, esse esistono e se alla loro guida viene posto qualcuno che si “interessa” allora ecco che le stesse divengono un vero aiuto alla cultura tutta.

Reload abbatte il muro dell’indifferenza

Un muro di mattoni, un ostacolo che viene abbattuto, il tanto sospirato ricongiungimento fra la cittadinanza romana e la giovane arte. In questa simbolica performance-incipit eseguita dal pubblico si cela l’importanza di un evento come Reload, inauguratosi il 10 gennaio scorso nelle Ex Officine Automobilistiche di Via Alessandro Ghisleri 44 a Roma ed organizzato da Gian Maria Tosatti . Per arrivare al punto, in una capitale dove si aprono nuove ale museali, dove i più grandi archistar creano le loro più  avveniristiche architetture, dove schiere di curatori istituzionalizzati faticano a metter in piedi un programma espositivo e dove si pensa a dare il nome ad un ristorante più che a sfamare la gente con la cultura, Reload giunge come un’insperata ancora di salvezza a cannibalizzare il gap tra pubblico e offerta culturale del territorio, tra artisti emergenti e spazi espositivi.

A ribadire l’importanza della manifestazione la presenza all’opening dell’Assessore alle Politiche Culturali Umberto Croppi, dimostratosi più volte sensibile alle operazioni indipendenti. Reload, oltre ad oggettivare quella tanto sospirata e mai concretizzata project room per l’arte emergente, ha dimostrato alle istituzioni che per attirare il pubblico all’interno di eventi culturali non è necessario disporre di cifre spropositate o di nomi altisonanti ma di creatività, impegno e tanto spirito di condivisione.

“Niente museo!” e lo stilista Valentino saluta Roma per sempre

Valentino saluta e se ne va. Il grande stilista ha deciso di accantonare il progetto del suo museo capitolino dopo l’ennesimo rifiuto dei vertici comunali. Nell’ormai lontanissimo 2007 l’inventore del celebre rosso aveva concordato, assieme all’allora sindaco Walter Veltroni, l’apertura di un museo in grado di ricoprire anche il ruolo di scuola di formazione per giovani stilisti.

Con il cambio di amministrazione però sono subito sorti alcuni problemi ed alla fine il progetto si è definitivamente incagliato. Stizzito ma sempre con la sua solita eleganza, Valentino ha decretato la fine delle sue nozze con la città eterna: “Ho ricevuto un’ulteriore no da Roma, il museo non si farà e quindi non ho più ragione di rimanere qui. Per ora ho optato per la mia residenza di Parigi dove troveranno posto alcune mie creazioni del passato, oggetti, foto ed altri cari ricordi, il tutto sarà a disposizione di chi vorrà venire a visitarmi”.

Atti vandalici a Roma

Sotto inchiesta la Teca dell’Ara Pacis progettata da Richard Meier e inaugurata in occasione del natale di Roma nel 2004, ma stavolta non per le solite questioni sulla bellezza o sull’utilità dell’architettura (ricordiamo che il sindaco di Roma Alemanno nel suo programma elettorale propose di rimuovere la teca) ma perché la capitale si è svegliata la mattina del primo giugno con un evento che ci lascia senza parole. Un gabinetto con due confezioni da 40 rotoli di carta igienica e due gigantesche macchie di colore rosso e verde sono stati ritrovati sul muro della teca. L’azione è stata messa a segno prima dell’alba, senza testimoni.

“Si tratta di una azione ridicola, indice di un atteggiamento subculturale”. E’ il commento dell’assessore alla cultura Umberto Croppi. “Al di là del danno, per fortuna contenuto, il gesto è solo frutto di una esasperata voglia di protagonismo da parte di chi, dopo aver conquistato la scena con un paio di performances indolori e divertenti, si è illuso di avere titoli per compiere quelle che ritiene provocazioni artistiche. Non c’è neanche forza critica nella bravata – continua Croppi – ma solo povertà di idee e marginalità intellettuale: una cosa talmente insignificante da rendere impossibile perfino un commento”.

FestArte rimanda la festa

Roma – E la crisi colpisce anche una delle più popolari realtà della capitale. Lorena Benatti, mente ideatrice e direttrice artistica del festival d’arte FestArte ha da poco annunciato, in occasione dell’appuntamento 3Monkeys al Rialtosantambrogio di Roma, lo stop di un anno di FestArte e la successiva conversione in scadenza biennale dell’evento.

La direttrice afferma di non voler fermare una manifestazione in cui ha creduto molto ed a cui ha dedicato gran parte della sua vita. La mancanza di fondi da parte di comune ed istituzioni ha però messo i bastoni fra le ruote allo sviluppo del calendario artistico futuro. Dal momento della sua nascita avvenuta nel Gennaio del 2003, FestArte ha raggiunto importanti risultati organizzando una miriade di eventi, sostenendo il lavoro di giovani curatori e nuovi ed interessanti progetti e coinvolto oltre trecento artisti nazionali ed internazionali.