La saga degli Sgarbi: Vittorio alle prese con il Tiziano bagnato ed Elisabetta al Festival del Cinema

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La scorsa domenica un terribile incendio ha danneggiato parte del sottotetto del palazzo seminariale posto vicino alla Basilica della Salute a Venezia. Ovviamente i vigili del fuoco sono prontamente intervenuti e dopo alcune convulse ore di faticoso lavoro sono riusciti a domare le fiamme. La grande mole di acqua impiegata per lo spegnimento dell’incendio (che non sembrerebbe di origine dolosa) è però sconfinata nell’attigua sagrestia della Basilica dove tra altre importanti opere dimora il celebre capolavoro Davide e Golia di Tiziano, collocato sul soffitto della sala a circa dieci metri di altezza.

Il dipinto è stato completamente inondato dai potenti getti d’acqua delle pompe dei Vigili del Fuoco e da una prima verifica si è potuto constatare che l’acqua aveva già preso a gocciolare dalla superficie dell’importante opera. Vittorio Sgarbi, attualmente sovrintendente del polo Museale di Venezia, si è subito recato sul posto per effettuare gli accertamenti del caso. Per nostra immensa fortuna il dipinto di Tiziano non è stato danneggiato in maniera grave ma Sgarbi ha subito ordinato la pronta rimozione per sottoporlo ad alcuni interventi di restauro. L’acqua sarebbe entrata da un piccola apertura a lunetta della sagrestia della Basilica ma è ovvio che il progressivo aumentare delle fiamme avrebbe potuto causare danni ben più gravi. Mentre il Vittorione Nazionale si prodiga per salvare i gioielli di Venezia, sua sorella Elisabetta Sgarbi (scrittrice, direttore editoriale e regista) si è presentata al Festival del Cinema con il suo film documentario dal titolo Se hai una montagna di neve, tienila all’ombra. La notizia proviene dal sempre pronto ed attento magazine Exibart.

Ora a noi questa partecipazione suona a dir poco surreale, sembra quasi che la famiglia Sgarbi abbia intenzione di mettere in scena una sorta di Risiko dell’arte, occupando tutti i i poli culturali della nostra nazione con più di tre carrarmatini. Ovviamente questa pratica è da tempo radicata in tutte le sfere della società italiana, dagli atenei ai ministeri passando per gli ospedali ed i tribunali. Riscontrare questo comportamento anche nel mondo dell’arte è però un fatto assai deprimente.

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