La restauratrice folle combina un disastro ma stai a vedere che non tutti i mali vengono per nuocere
restauro
Gli inglesi trovano 45 milioni di sterline per la Tate Britain…e noi?
Qualche tempo fa la Tate Britain aveva dichiarato di essere alla disperata ricerca di 45 milioni di sterline per urgenti lavori di ristrutturazione. Tra i vari interventi richiesti dalla prestigiosa istituzione figuravano il rinnovamento della scalinata a spirale posta nell’atrio, l’edificazione di un nuovo cafè, di una nuova entrata per scolari ed il rinforzo della pavimentazione di alcuni spazi espositivi, in modo da poter ospitare imponenti sculture ed installazioni.
Dalle nostre parti questa cifra avrebbe spaventato non poco i vertici di qualunque museo, ve li immaginate i vertici della Pinacoteca di Brera alle prese con un restauro da 50 milioni di euro? Beh, la vecchia istituzione avrebbe certamente bisogno di un lifting ma una cifra che è quasi la metà di quella con cui è stato edificato il MAXXI di Roma è praticamente impossibile da racimolare nel nostro belpaese.
Conservare la Street Art
La conservazione ed il restauro delle opere di arte contemporanea rappresentano una questione alquanto spinosa. Intervenire su opere d’arte delicatissime e reperire materiali fuori produzione non è certo facile e spesso bisogna compiere numerose ricerche prima di intervenire sul “pezzo”. Per quanto riguarda la conservazione bisogna sempre tener conto di fattori ambientali come luce, umidità ed altri possibili rischi. Quando si parla di Street Art le cose si complicano in maniera drammatica. Come evitare l’erosione degli agenti atmosferici se le proprie opere sono praticamente esposte tutti i giorni alle intemperie?
A questa domanda ha cercato di rispondere un organizzazione statunitense chiamata Heritage Preservation che nel 2006 ha lanciato un programma chiamato Rescue Public Murals con l’aiuto del Getty Conservation Institute e qualche finanziamento statale. Notando l’abbandono ed il conseguente disfacimento di molti importanti murales prodotti da artisti del calibro di David Alfaro Siqueiros e Meg Saligman, l’organizzazione ha iniziato il lungo cammino della conservazione delle opere di street art.
Buttarlo o venderlo? Storia di un telo-opera di Mimmo Paladino
C’era una volta un grande telo, uno di quelli usati per coprire le brutture causate dai lavori di restauro. Parliamo di un telo molto grande, circa 64 metri di lunghezza e 14 d’altezza. Questo telo si trovava a Modena, per circa quattro anni ha ricoperto il cantiere della Ghirlandina, divenendo un vero e proprio simbolo cittadino. Ma non si trattava di un telo comune, perché questo telo era in realtà un’opera d’arte creata dal grande Mimmo Paladino.
Alla fine di questa piccola fiaba si nasconde però una questione che forse non tutti hanno preso in considerazione: qual è il destino dell’opera di Paladino? Non si può certo buttarla via alla stregua di un telo di protezione qualunque. La cerimonia di rimozione del telo, con conseguente mostra della Ghirlandina ben ripulita e tornata ai colori di un tempo, è durata un giorno dalle 8.30 della mattina del 22 settembre 2011 fino alle 18.30.
Venezia vuole cambiare faccia allo storico Ponte dell’Accademia
Venezia è nell’apice del successo, la 54esima Biennale delle arti Visive ha raggiunto quota 150.000 visitatori lo scorso 11 agosto e rimarrà aperta fino al prossimo 27 novembre 2011. Il 31 agosto inoltre partirà la Mostra del Cinema che non mancherà di portare ulteriore pubblico in laguna. In questi giorni però alcune brutte notizie hanno un poco rovinato il clima di festa. Si parla di ponti, una questione che nella città lagunare risulta sempre molto spigolosa. Sono ancora vive le polemiche per l’ormai tristemente celebre Ponte della Costituzione creato nel 2008 dall’archistar Santiago Calatrava, il quale attraversa il Canal Grande tra Piazzale Roma e la Stazione di Santa Lucia.
In questi giorni è stato sottoposto ad ulteriori lavori per il collaudo di un’ovovia su rotaia agganciata ad una grimagliera, per permettere ai disabili di attraversarlo. Va inoltre detto che per il suo design sin troppo avveniristico, il ponte di Calatrava non è mai riuscito a far breccia nel cuore dei veneziani che lo hanno da subito ripudiato.
Anche la Digital Art ha bisogno del…restauro
Sembra una barzelletta ma purtroppo le cose stanno proprio così, nell’era del digitale la Digital Art sta affrontando un duro periodo per quanto riguarda la conservazione delle opere. Tutta colpa della tecnologia che con i suoi rapidi cambiamenti rende praticamente illeggibili le opere più datate. Proprio così, con l’avanzamento della tecnologia le scoperte passate divengono irrimediabilmente obsolete ed anche i supporti o i files devono essere trasformati in qualcosa di leggibile per le nuove macchine.
E’ chiaro però che non tutto può essere aggiornato senza perdere qualcosa in termini di qualità. Pensate ad esempio ad un’opera digitale creata mediante l’utilizzo di un floppy disk da 8 pollici, nessun computer odierno potrebbe leggerla. L’opera dovrebbe essere quindi passata su altri supporti e letta tramite speciali emulatori presenti sui moderni pc, ma a quel punto l’emulatore dovrebbe essere talmente preciso da non corrompere l’estetica dell’opera. Inoltre, spesso sono proprio le macchine utilizzate dall’artista per dare corpo all’opera ad esser superate da altre tecnologie che non permettono più di ottenere un effetto simile all’originale.
Se Van Gogh entra nel suo periodo marrone
La notizia è apparsa anche su alcuni quotidiani nazionali: Vincent Van Gogh è entrato nel suo periodo marrone. Ovviamente ci riferiamo al progressivo deterioramento del giallo vivo di alcuni tra i suoi più celebri dipinti, tra cui anche la serie dei Girasoli, dipinti ad olio su tela realizzati tra il 1888 ed il 1889 ad Arles. Ebbene il problema risiede nel giallo cromo usato dal grande maestro, tale colore largamente in voga verso la fine del 19esimo secolo era costituito da elementi chimici industriali altamente tossici ed altamente cangianti. Quindi una volta esposti alla luce i pigmenti possono, nel tempo, spostarsi dalla colorazione originaria.
Questo è il motivo per cui molti dipinti di Van Gogh non appaiono più come prima. Anche il maestro conosceva l’effetto del giallo cromo usato per comporre le opere ma come sappiamo Van Gogh, a causa della sua estrema povertà, non aveva molta scelta.
Restauro e conservazione, nuovi problemi per l’arte contemporanea
Il mondo dell’arte dimentica spesso un grande problema legato alla produzione creativa contemporanea sarebbe a dire la conservazione delle opere. Restauro e conservazione sono da sempre questioni spigolose per l’arte ed in passato azioni scellerate hanno procurato danni irreparabili a veri e propri patrimoni dell’umanità. Se si parla di scultura o pittura classica e moderna, le tecnologie a nostra disposizione ci permettono di intervenire in maniera proficua e soprattutto non aggressiva. Con l’arte contemporanea le cose cambiano,dagli anni sessanta in poi ad esempio molti artisti hanno fatto largo uso di materiali sintetici come il polistirolo, passando in seguito al più malleabile poliuretano espanso (Michelangelo Pistoletto, Jean Dubuffet, Stefano Arienti).
Parlando di polistirolo, il restauro di opere di Gianni Colombo ha presentato in passato notevoli problemi poiché il polistirolo in circolazione oggigiorno è sostanzialmente diverso da quello di 30 anni fa ed in aggiunta esso deve essere risagomato. Difficile anche il restauro di opere di Land Art come Spiral Jetty di Robert Smithson che sta lentamente affondando nelle acque del Great Salt Lake nello Utah.
Cosa pensa il mondo dei nostri restauri
Come ben saprete nei giorni scorsi il premier Silvio Berlusconi è stato artefice di uno sciagurato restauro a Palazzo Chigi operato sulle statue di Venere e Marte, risalenti al 175 dopo Cristo. Ebbene solitamente le statue antiche sono giunte sino a noi acefale o prive di arti, ma nessuno si sognerebbe mai di aggiungere membri posticci in barba alle leggi vigenti sul restauro di beni artistici. Sembrerebbe invece che a Silvio sia concesso tutto, anche di oltrepassare la legge e sperperare soldi pubblici in tragiche aggiunte di peni e quanto altro.
Di questo infausto evento hanno parlato tutti i maggiori quotidiani internazionali, sottolineando il loro disappunto per un’operazione di restauro-mistificazione che di fatto ricorda quelle che si facevano fino ai primi del novecento oppure quelle del mitico Daniele da Volterra detto il Braghettone (1509-1566) per il suo ingrato compito di porre le braghe alle opere con soggetti recanti le pubenda ben in vista. Braghettone però copriva gli attributi, Silvio invece riesce a farli ricrescere come potete osservare nella foto qui sopra. Ma vediamo cosa dice la stampa estera:
Riapre dopo tre anni di restauro la Biblioteca Apostolica Vaticana
150 mila volumi manoscritti, più di un milione di libri stampati, 8.400 incunaboli ed un incredibile numero di stampe, incisioni, monete ed altri oggetti per un totale di centinaia di migliaia di pezzi. Questi sono i numeri di una delle risorse culturali più importanti del mondo, la Biblioteca Apostolica Vaticana. Dopo circa tre anni di restauro e 9 milioni di euro spesi per i lavori, questo grande patrimonio dell’umanità riaprirà i battenti il prossimo 20 settembre e finalmente i ricercatori e gli studiosi torneranno a consultare i volumi della collezione.
Tra i preziosi oggetti presenti in collezione la biblioteca vanta una delle più antiche bibbie del mondo, databile attorno al 325 nonchè una delle 50 bibbie commissionate dall’imperatore Costantino, il primo imperatore romano ad abbracciare la fede cristiana. Ovviamente gli oggetti ed i volumi più preziosi sono conservati all’interno di un bunker sotterraneo costruito circa trent’anni fa al di sotto del giardino interno.
La saga degli Sgarbi: Vittorio alle prese con il Tiziano bagnato ed Elisabetta al Festival del Cinema
La scorsa domenica un terribile incendio ha danneggiato parte del sottotetto del palazzo seminariale posto vicino alla Basilica della Salute a Venezia. Ovviamente i vigili del fuoco sono prontamente intervenuti e dopo alcune convulse ore di faticoso lavoro sono riusciti a domare le fiamme. La grande mole di acqua impiegata per lo spegnimento dell’incendio (che non sembrerebbe di origine dolosa) è però sconfinata nell’attigua sagrestia della Basilica dove tra altre importanti opere dimora il celebre capolavoro Davide e Golia di Tiziano, collocato sul soffitto della sala a circa dieci metri di altezza.
Il dipinto è stato completamente inondato dai potenti getti d’acqua delle pompe dei Vigili del Fuoco e da una prima verifica si è potuto constatare che l’acqua aveva già preso a gocciolare dalla superficie dell’importante opera. Vittorio Sgarbi, attualmente sovrintendente del polo Museale di Venezia, si è subito recato sul posto per effettuare gli accertamenti del caso. Per nostra immensa fortuna il dipinto di Tiziano non è stato danneggiato in maniera grave ma Sgarbi ha subito ordinato la pronta rimozione per sottoporlo ad alcuni interventi di restauro. L’acqua sarebbe entrata da un piccola apertura a lunetta della sagrestia della Basilica ma è ovvio che il progressivo aumentare delle fiamme avrebbe potuto causare danni ben più gravi.
Il Colosseo verrà restaurato grazie a sponsor internazionali
Finalmente Roma ha la sua camera con vista sull’arte contemporanea, il sempre più prestigioso Macro dotato dei nuovi spazi e del “piccolo Arsenale” nostrano che prende il nome di Pelanda fa il paio con il meraviglioso Maxxi progettato e realizzato dall’ormai famosissima Zaha Hadid. Insomma i due poli fanno ben sperare per il futuro del contemporaneo made in SPQR.
Non dimentichiamoci però che Roma è soprattutto la città eterna ed anche se sorgono nuovi monumenti, ve ne sono ben altri da salvaguardare. In particolare il caro e vecchio Colosseo sembra non passarsela poi tanto bene, ma questa ovviamente non è una novità. Gli ultimi restauri parziali del gigantesco anfiteatro risalgono agli anni ’90 poi più nulla anche se l’amministrazione pubblica aveva più volte rilanciato l’ingente spesa. Oggi però le cosa dovrebbero concretizzarsi,f orse anche a causa dell’incidente del 9 maggio scorso, quando caddero tre frammenti di malta dalla galleria dell’ambulacro centrale. Il prossimo 4 agosto sarà quindi pubblicato un annuncio sulla Gazzetta Ufficiale riguardante la gara per il completamento dei lavori.
Alla National Gallery di Londra torna la Vergine delle Rocce di Leonardo
Uno dei dipinti più celebri e preziosi della National Gallery di Londra è tornato finalmente in mostra dopo oltre 18 mesi di restauro. Stiamo ovviamente parlando della Vergine delle Rocce ( Madonna col Bambino, San Giovannino ed un angelo) dipinto ad olio su tavola di cm 189,5 x 120 realizzato tra il 1483 ed il 1486 circa dal grande maestro Leonardo da Vinci. Il delicato intervento di restauro ha riportato alla luce dettagli che sembravano irrimediabilmente persi sotto una nera coltre generata dal tempo.
Esistono due versioni della Vergine delle Rocce, l’altra è conservata al Louvre di Parigi. Il delicato intervento dell’opera presente alla National Gallery ha tolto ogni dubbio sull’attribuzione del dipinto che molti studiosi credevano (in parte) realizzato con l’ausilio di un aiutante di bottega. Uno studio sull’opera restaurata ha inoltre scoperto che essa non fu mai completamente finita.
I Raggi UV riportano alla luce un affresco di Giotto
Importante scoperta di un team di restauratori italiani che durante i loro interventi su alcuni affreschi del Giotto (maestro del 14esimo secolo) sono riusciti a riportare alla luce incredibili colori e dettagli mai visti, presumibilmente occultati da secoli di polvere ed impurità. Gli affreschi, databili attorno al 1320, fanno parte delle decorazioni delle mura della cappella Peruzzi nella Basilica di Santa Croce a Firenze.
La cappella è stata immortalata dalla regista James Ivory che nel 1985 scelse proprio la magica location per girare una scena del film Camera Con Vista. Nella scena in questione la celebre attrice Helena Bonham Carter interpreta la nobildonna inglese Lucy Honeychurch che nella cappella incontra il suo futuro marito. Gli affreschi di Giotto raffigurano l’ascesa in paradiso di San Giovanni Evangelista e la testa di San Giovanni Battista presentata a Re Erode su di un piatto portato da un soldato Romano. Per riportare alla luce gli sfavillanti colori creati dal grande maestro, i restauratori hanno utilizzato i raggi ultravioletti.