Alcune riflessioni sul nostro stato delle cose

di Redazione Commenta

Guardo Vittorio Sgarbi ospite da Matrix, mentre sbraita parole senza senso compiuto, i suoi monologhi sembrano incidenti joyciani, odissee mentali che si infrangono sul video in un minutosecondo e rimbalzano nel nulla. Parla e sbraita, parla e sbraita, non dice nulla, annaspa all’interno di un programma sempre più simile alla Cantatrice Calva di Ionesco. In questo nulla Sgarbi può dire tutto, può viaggiare attraverso politica, religione e tematiche sociali, infine può riaffermare il potere di un ruolo (il suo) sempre più simile a quello di Re Ubu armato di Bastone da Phinanze, a quello di un sovrano della società dello spettacolo che sforna ideologie e pensieri sensibili in quanto sovrasensibili.

“Questo è il curatore del Padiglione Italia alla prossima Biennale di Venezia” mi dico ed il pensiero peregrino mi porta a formulare una singolare domanda: “Chissà se Ernst Gombrich sarebbe mai andato in tv, chissà se Harald Szeemann sarebbe mai potuto essere un valido ospite di Pomeriggio Cinque, magari avrebbe discusso con Barbara D’Urso circa la gravidanza di Anna Tatangelo” ebbene questo Sgarbi già lo fa. E’ questo stato delle cose che risulta fondamentalmente sbagliato, questo poter essere curatori, critici, storici dell’arte ed ambasciatori della cultura nazionale ed allo stesso tempo sbraitare contro Platinette. Del resto, mi dico, all’interno di questo subgoverno-entità dove l’arroganza e la disonestà culturale imperano, questi comportamenti fluiscono inesorabili come lo Stige. Siamo senza alternativa, senza contraddittorio, senza una voce fuori dal coro in grado di strillare: “Re Ubu è nudo!”.

Penso che la Biennale di Vittorio Sgarbi non sarà molto diversa da una puntata di Matrix, penso che la Biennale di Vittorio Sgarbi sarà l’ultima Biennale del Regime, l’ultimo atto di un modo di “fare cultura” che di fatto rappresenta tutta la nostra ignoranza. Infine penso che la Biennale di Sgarbi sarà la nuova atomica che distruggerà il mondo ma  “Questa crudeltà, che sarà sanguinaria quando necessario, ma non in maniera sistematica, può essere così identificata con un tipo di severa purezza morale che non teme di pagare alla vita il prezzo che le deve”.

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