Il cinema in 3D ha letteralmente invaso le sale internazionali ed è oramai praticamente impossibile gustarsi un film in santa pace, senza dover per forza indossare gli antipatici occhialini. Va detto che quello che la “società dello spettacolo” spaccia per novità assoluta è in realtà una versione modificata del sistema anaglifo degli anni venti. Dagli anni cinquanta, che segnarono il vero e proprio boom del 3D, il sistema più diffuso sfrutta la tecnica della luce polarizzata. Un’altra tecnica moderna è invece quella che utilizza occhiali elettronici a cristalli liquidi.
Dopo questa chiacchierata tecnica dobbiamo a malincuore segnalare la discesa negli inferi del 3D del mondo dell’arte contemporanea. Il LACMA, Los Angeles County Museum of Art è infatti saltato a piè pari sul carrozzone tridimensionale. Il prestigioso ha prodotto uno spot che sarà proiettato prossimamente in tutte le sale cinematografiche americane, mentre una versione in 2D dello stesso spot sarà trasmessa durante la consueta programmazione televisiva. Un portavoce del LACMA ha ultimamente dichiarato che l’idea per lo spot di 30 secondi è venuta in mente alla musicista Carole Bayer Sager che attualmente è anche tra i soci sostenitori del museo. Lo spot è incentrato sull’installazione Urban Light di Chris Burden, opera che nel corso del tempo è divenuta un vero e proprio simbolo del museo ( la sua acquisizione risale al 2008). L’installazione di Burden è costituita da più di 200 lampade stradali d’epoca che un tempo illuminavano le strade della California del sud.
Per girare lo spot, il regista Brian Daly si è avvalso di un cast d’eccezione, tra cui figura anche il caro e vecchio Morgan Freeman, in veste di narratore: “Così è come appaiono e così è come vi fanno sentire” questa è l’enigmatica frase pronunciata dal celebre attore hollywoodiano. A chiudere il tutto è la bellissima musica composta da James Newton Howard già autore di musiche per film famosi come Il fuggitivo (1993), Il matrimonio del mio migliore amico (1997)e The Village (2004). Insomma che dobbiamo dire, ormai la febbre del 3D ha contagiato anche la cultura, vorrà dire che invece di andare al museo, andremo al cinema.