Matthew Day Jackson – In search of…

di Redazione Commenta

Il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna apre la programmazione 2011 con In search of… la prima personale in un museo europeo di Matthew Day Jackson, uno dei principali artisti statunitensi emergenti. Nella mostra, partendo dalle domande fondamentali che tutti ci poniamo sull’esistenza umana – chi siamo, da dove veniamo, cosa ci riserva il futuro – l’artista mette in atto un’esplorazione delle mitologie personali e collettive attraverso una selezione di lavori realizzati tra il 2007 e il 2010.

La ricca esposizione trasforma lo spazio del MAMbo: lo fa vibrare di cromatismo grazie a speciali pellicole che modificano l’impianto di illuminazione attraverso il riverbero dell’intero prisma dei colori, lo interroga con l’ambigua presenza di uno speciale pendolo di Foucault calato da un’altezza di 16 metri, lo anima con opere a motore alimentate da pannelli solari posti sulla terrazza del museo. In search of… ha come filo conduttore l’omonimo video di Jackson (2010) basato sul format di una popolare serie televisiva americana andata in onda dal 1976 al 1982, condotta da Leonard Nimoy (il celebre dottor Spock di Star Trek), che indagava misteri e fenomeni paranormali. Il filmato, diviso in tre parti scandite dall’inserimento di finti spot Audi, unisce pezzi di girato tratti da banche immagini o dall’archivio Getty, messinscene di interviste con intellettuali come David Mindell (storico e ingegnere del MIT) o Alexander Dumbadze (scrittore e storico dell’arte) e la conduzione narrativa interpretata con toni tra il solenne e l’ironico da David Tompkins. Nella prima parte le forme antropomorfe riconoscibili nelle nuvole, che si muovono intorno alla Terra vista dalla luna, sollevano interrogativi sulle mitologie tracciate nei paesaggi terrestri. Nella seconda parte la misteriosa scomparsa di Matthew Day Jackson fa da spunto per evidenziare la complessa natura degli oggetti che ci lasciamo alle spalle, come testimonianze della nostra esistenza. Nella terza ed ultima parte alcuni manufatti ritrovati attraverso scavi archeologici rivelano l’esistenza di Eidolon, una antica civiltà estinta. Le situazioni narrate nel video rimandano alle modalità in cui gli esseri umani partecipano alla cultura contemporanea e attraverso gli oggetti che li circondano definiscono se stessi: tematiche rintracciabili in tutti gli altri lavori in mostra al MAMbo. Si pensi ad esempio a Study Collection VI (2010), un monumentale scaffale d’acciaio colmo di manufatti (alcuni dei quali presenti anche nel filmato) che insieme generano una sorta di scultura figurativa, attraverso la quale l’artista si oppone a una visione lineare della storia affiancando elementi disparati sul medesimo piano. È il caso anche di The Tomb (2010), un’opera di grandi dimensioni ispirata alla Tomba di Philippe Pot (XV secolo) attribuita a Antoine Le Moiturier ed esposta al Louvre di Parigi. I monaci incappucciati che nella versione originale portano l’effigie di Pot sono sostituiti da Jackson con astronauti ricavati da scarti di legno e plastica e poi compressi in un unico blocco e tagliati con un processo CNC (computer numerical control). Gli astronauti trasportano sulle spalle una cassa d’acciaio e vetro contenente una struttura scheletrica basata sul corpo dell’artista. Guardato attraverso uno specchio unidirezionale che permette allo spettatore di vedere simultaneamente la propria immagine e il contenuto dell’effigie, lo scheletro di Matthew Day Jackson fornisce un riferimento autobiografico e al contempo crea interconnessioni tra forme e racconti disparati. In The Way We Were (2010), opera composta di sette forme craniche in titanio, piombo, rame, bronzo, alluminio, ferro e acciaio ritroviamo la ricerca delle origini dell’uomo, mentre in Me Dead at 35 (2009) e Me Dead at 36 (2010) – due stampe fotografiche di grandi dimensioni – ritorna, come accade in ogni sua mostra, il tema della simulazione della morte dell’artista, della sua assenza, della sua esistenza esclusivamente attraverso la materia dell’opera. L’idea del trapasso è sempre presente come rinascita e palingenesi come nel grande gruppo scultoreo The Tomb.

In mostra a Bologna sarà possibile vedere una serie importante di altri lavori con un allestimento pensato per lo spazio stesso del museo dal curatore insieme all’artista: Everett Coleman Jackson (2009), Foucault Pendulum (2010), Reflections of the Sky (2010), J. Robert Oppenheimer (I am Become Death, Destroyer of Worlds ) (2010), Chariot II (I like America and America likes me) (2007/2010). Con In search of… di Matthew Day Jackson prosegue il filone di ricerca denominato Criticism che il MAMbo porta avanti fin dal 2006, ovvero un percorso di riflessione e di indagine sulle pratiche artistiche e sulla funzione del museo contemporaneo, che ha coinvolto artisti quali Ryan Gander, Paolo Chiasera, Markus Schinwald, Giovanni Anselmo, Christopher Williams, Bojan Sarcevic, Adam Chodzko, Eva Marisaldi, Diego Perrone, Ding Yi, DeRijke/De Rooij, GuytonWalker, Natasha Sadr Haghighian, Trisha Donnelly, Sarah Morris, Seth Price.

Dopo l’anteprima al MAMbo, la mostra di Matthew Day Jackson farà tappa in altre due importanti istituzioni museali europee quali Kunstmuseum Luzern (Lucerna, Svizzera) e il Gemeente Museum den Haag (L’Aia, Olanda). Si ringraziano per la preziosa collaborazione: Peter Blum, New York; Hauser & Wirth, Londra; GRIMM, Amsterdam.

Photo: Matthew Day Jackson, Chariot II (I like America and America likes me), 2007/2010
Vanhaerents Art Collection Brussels Foto: Adam Reich, Image Courtesy dell’artista e Peter Blum Gallery, New York

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>