Jean Toche al Museo Hermann Nitsch di Napoli

di Redazione Commenta

Martedì 10 maggio 2011 alle ore 18.00 il Museo Hermann Nitsch presenta la mostra Jean Toche. Guerriglia dell’arte in America. Di origine belga, trasferitosi negli anni Sessanta nella Staten Island benpensante, Jean Toche (1938) è come una macchina celibe che vive e dialoga con una macchina fotografica e un gatto. E’ una figura solitaria, un monaco anarchico che, avido di notizie, scava quotidianamente tra le parole del New York Times o del Time per trovare nessi, bugie, paradossi sulla costruzione della paura, il terrorismo, la caccia al petrolio e il sistema dell’arte.

Poi ritaglia frammenti di articoli e li assembla con considerazioni proprie, non risparmiando critiche caustiche a ogni forma di potere. Il suo lavoro è durissimo. A seconda della notizia scelta, Toche si ritrae attraverso l’autoscatto, in uno dei momenti della propria giornata.Il suo linguaggio è politico e ironico e l’immagine è trattata con photoshop. Il suo volto, deformato dalle notizie, alle volte diventa metallico, altre volte si allunga o si allarga cambiando colore, posizione, espressione: paura, rabbia, foga, relax, indignazione, euforia. Nonostante abbia volontariamente deciso di sparire dal palcoscenico dell’arte, usando solo la mail-art e rifiutando mostre in musei e gallerie con una ferma determinazione antieconomica, il suo lavoro è entrato nella storia già da quasi mezzo secolo.

Vicino al Fluxus, senza mai farne parte, nel 1968, con Poppy Johnson e Jon Hendricks, fonda la GAAG, Guerrilla Action Art Group. Le azioni di disturbo messe in atto al Metropolitan Museum di New York – come lo spargimento di scarafaggi su una bella tavola imbandita a una cena ufficiale, le lettere scritte al presidente Nixon o la messa in scena del rapporto tra critico e artista denudato sulla porta del Met -procurano a Toche pestaggi e arresti. Poi il silenzio. La sua casa è attualmente recintata e controllata elettronicamente come un bunker e la sua vita scorre, a dispetto di persecuzioni e minacce, nella convinzione che la propria azione quotidiana, di uomo solo contro i poteri, andrà a incidere nel mondo come la goccia che erode il monte.

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