Ryan Gander, l’inventore di mostre immaginarie

di Redazione Commenta

Tutto comincia con una misteriosa mostra collettiva in un magazzino di Hoxton, un distretto della città di Londra. All’evento partecipano diversi artisti che hanno creato le loro opere utilizzando i più disparati media, dalla fotografia alla scultura, dalla pittura alla performance passando per la video arte. La data della mostra è fissata per il 30 agosto, con chiusura il 23 ottobre 2011. C’è però qualcosa di strano in tutta questa vicenda, giunti proprio nella location prestabilita la mostra sembra finita da poco tempo o definitivamente chiusa, le opere sembrano sul punto di esser trasportate via dallo spazio.

Allo spettatore è permesso “rubare” alcune occhiate da dietro le finestre, accedere a spazi che rendono parzialmente visibile i resti della mostra, visionare dei documenti gettati in terra i quali non fanno altro che acuire la curiosità su ciò sta succedendo. Su una delle mura dell’ingresso del magazzino c’è una lista con sei artisti partecipanti alla mostra dal titolo Field Meaning, una finestra chiusa ed appannata nei pressi lascia intravedere l’ombra di un operaio che assembla le casse con le opere da spedire indietro, chissà dove. Dietro altre porte a vetri si scorgono parti di dipinti giganteschi, sculture non meglio identificate. Camminando per i corridoi oscuri che fiancheggiati dalle porte è possibile trovare altri indizi, lettere e quanto altro sulle vite e le opere degli artisti in mostra. Ma è tutto falso, tutto proviene dalla fantasia di Ryan Gander che ha creato una mostra fittizia e degli artisti immaginari, sviluppando un ambiente ben articolato molto simile a quello che Mike Nelson ha presentato nel Padiglione inglese alla presente edizione della Biennale di Venezia.

Il titolo di questa operazione è Locked Room Scenario ed è nata grazie all’aiuto di Artangel e Lisson Gallery, con l’obiettivo di creare una forma oscura di memoria, sovvertendo le abituali regole della fruizione dell’opera d’arte. Lo spettatore crede di trovarsi davanti ad una mostra d’arte ed invece riesce a cogliere solo l’aura di quest’ultima. Un concetto creativo affascinante che non mancherà di stupire gli ignari visitatori.

 

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