Luca Vitone alla Fondazione Brodbeck di Catania

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Negli anni ’30, il noto romanziere André Gide raccomandava, persino ai manipolatori Surrealisti, la conoscenza della geografia prima di intraprendere qualsivoglia attività artistica. Sin dalla seconda metà degli anni ’80, l’esperienza artistica di Luca Vitone si è concentrata essenzialmente sull’idea, e insieme la pratica, di luogo. In questo caso il luogo assume un duplice significato: quello di immagine geografica storico-culturale e di individuazione di spazio concreto. Nel corso degli anni, dunque, Luca Vitone ha fatto sua questa attitudine modernista coniugando la figura romantica dell’esploratore alla analisi e all’ironia concettuale.

Il suo lavoro, originale non solo nel panorama artistico italiano ma anche in quello internazionale, esplora così il modo in cui i luoghi si soggettivizzano attraverso la produzione culturale: l’arte, la cartografia, la musica, il cibo, l’architettura, le associazioni politiche e le minoranze etniche. L’artista, in questo suo continuo ripensare la geografia, ricostruisce (produce) un soggetto – un territorio o un paesaggio – inventando persino percorsi dimenticati e memorie, offrendo uno spazio misurabile e visibile ai soggetti autonomi e individuali prodotti dall’immaginazione creatrice. Accanto, nel senso spaziale e metonimico, a questa personale ricerca geografica, Luca Vitone ha avviato, da circa un decennio, una altrettanto originale e differente riflessione sulla natura del monocromo (emblema ma anche bersaglio telelogico dell’arte di avanguardia del ‘900).
Nel 2004, infatti, Vitone realizza Finestre, un lavoro costituito da sette grandi acquarelli su carta, “dipinti” con la polvere raccolta alla Stecca degli Artigiani di Milano, una ex fabbrica di proprietà comunale. Tale atto di raccolta della polvere, come azione materiale che si compie naturalmente e atmosfericamente sulla superficie della tela, rimanda sia ad una delle sostanze care al Modernismo (si pensi alla “polvere” di Duchamp fotografata sul Grande Vetro da Man Ray, all’inframince etc) ma si manifesta come uno dei pochi contributi originali recenti intorno alla ormai secolare idea (e pratica) della pittura monocroma.

Nel 2005, Vitone espone al Magazzino d’Arte Moderna di Roma i monocromi Io Roma, serie di opere che oltre a riflettere sul linguaggio della pittura (e di una delle sue immagini peculiari del ‘900), presentavano un particolare autoritratto della città eterna. L’artista (e qui rientra in gioco quella pratica metonimica della geografia) non ha adoperato né pennello né colori, ma ha esposto delle tele bianche di lino in vari punti della capitale, lasciandole in balia degli agenti atmosferici. In tal modo, è il luogo, i luoghi di Roma a parlare di se stessi, a rappresentarsi ma anche a farsi indice e segnale del tempo, inteso sia in senso atmosferico che cronologico. Le Ceneri di Milano del 2007, realizzate con la polvere di un termovalorizzatore milanese, sono invece il ritratto di un luogo attraverso ciò che rimane della nostra quotidianità e forse anche dei nostri consumi (in senso metaforico riferito alle merci e ovviamente metonimico rispetto alla geografia del luogo).

In questi ultimi anni, Luca Vitone ha realizzato altri “autoritratti” di città internazionali. In occasione della sua mostra personale presso la Fondazione Brodbeck, alcuni monocromi sono appositamente dedicati ad alcuni luoghi della Sicilia (le tele dei monocromi sono state ospitate presso: Fattorie Romeo del Castello, Randazzo (CT); azienda Caffè Moak Spa, Modica (RG); Brodbeck Srl, Zona industriale Catania; C.o.C.A., Center of Contemporary Arts, Modica (RG); Zafferana/Etna). In questa vasta esposizione personale dell’artista (che anticipa di poco un’altra sua esposizione personale presso Museion di Bolzano) si avrà modo di vedere così arricchita la straordinaria geografia personale di Vitone; anche in relazione con il territorio della Sicilia Orientale. “Relazione” e “condivisione con il territorio” sono stati infatti, alcuni degli elementi attivi particolari dell’intero progetto Fortino 1 curato per la Fondazione Brodbeck da Helmut Friedel e Giovanni Iovane che, con la residenza e la mostra personale di Luca Vitone trova e presenta il suo significativo contributo finale.

Inaugurazione mercoledi’ 30 giugno ore 17

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