C’era una volta la Grecia. Già, in poco tempo un sogno si è trasformato nel peggiore degli incubi, una triste e bieca situazione che persino da noi sembra volersi ripetere. Ma torniamo alla patria di Ulisse, una nuova e vibrante scena dell’arte contemporanea stava cambiando il profilo culturale della Grecia ma le vicende economiche e sociali hanno bloccato uno sviluppo di sicuro successo .  In tempi non sospetti il collezionista Dakis Joannou, con la sua Deste Foundation è riuscito a portare in Grecia nomi come Jeff Koons, Maurizio Cattelan, Robert Gober, Pawel Althamer e Urs Fischer.

Ma la Deste non è stata l’unica forza trainante del defunto nuovo sistema, la Athens Biennale fondata nel 2007 da Xenia Kalpaktsoglou, dal critico Augustine Zenakos e dall’artista Poka-Yio ha proiettato la capitale nel circuito internazionale dell’arte contemporanea, tanto che nel 2009 il celebre dealer Gagosian ha  deciso di aprire nella capitale ellenica una nuova sede del suo supermarket dell’arte.  Anche il Benaki Museum ha subito abbracciato la nuova ondata di contemporanea presentando alcuni anni or sono una bellissima mostra curata da Paolo Colombo con opere di William Kentridge, Natalie Djurberg, Kara Walker e Haluk Akakçe.  Purtroppo, tutte queste buone promesse si sono infrante contro il duro scoglio della crisi economica ed ora la Grecia ha ben poca voglia di parlare di cultura. Speriamo solo che questo periodo di oscurantismo finisca presto e che le buone promesse tornino ad essere piacevoli realtà.

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