Luigi Ontani, immagine guida della quinta edizione della Giornata del Contemporaneo

L’iniziativa, in programma oggi 3 ottobre, vedrà i musei di AMACI e oltre 800 luoghi dell’arte contemporanea aprire gratuitamente al pubblico i loro spazi, per un’iniziativa unica nello scenario internazionale.

È Luigi Ontani l’artista scelto da AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, per creare l’immagine guida della quinta edizione della Giornata del Contemporaneo, il grande evento promosso dall’Associazione e dedicato all’arte del nostro tempo e al suo pubblico. Ingadgiato è il titolo dell’opera realizzata appositamente per la manifestazione: un autoritratto fotografico in cui Ontani, con il suo tipico linguaggio eclettico e dissacrante, si rappresenta intrappolato in una rete da pesca da cui pendono gadget e materiali promozionali dei musei dell’Associazione.

Nick Cave e Warren Ellis – White Lunar

Torna il cavaliere nero della musica contemporanea e lo fa in grande stile con una colonna sonora che riesce a vivere di luce propria anche senza l’ausilio di immagini. Nick Cave e Warren Ellis, suo vecchio collaboratore con i Bad Seeds, compongono questa piccola perla musicale dai toni sommessi e lievi che emozionano. White Lunar è totalmente differente da quanto fatto dai Bad Seeds, ci sono i sei minuti di Song for Bob, una meraviglia di archi e piano.

Riapre a Londra il Pop Shop di Keith Haring

Era il ritrovo trendy di Madonna negli anni ’80 e di tutti i modaioli di New York finchè circa quattro anni fa il celebre Pop Shop creato a Soho da Keith Haring ha chiuso definitivamente le porte lasciando dietro di sé un vuoto incolmabile. Oggi la Tate Modern di Londra ha però deciso di ricostruire interamente lo storico negozio all’interno dei suoi spazi espositivi.

Keith Haring fu da sempre affascinato dall’idea di rendere un’opera d’arte accessibile a chiunque, un oggetto capace di affascinare non solamente i ricchi collezionisti ma anche la gente comune in cerca di un semplice cappello, un portachiavi o una T-shirt. Per questi motivi l’artista aprì nel 1986 il suo Pop Shop, offrendo alla massa uno spazio in grado di trasformare il suo linguaggio artistico in un vero e proprio oggetto di consumo. La filosofia di Haring era quella di “continuare in un certo qual modo questa via di comunicazione intrapresa con i miei disegni nelle metropolitane. Volevo attrarre la stessa grande fetta di pubblico in un posto accessibile non solo ai collezionisti ma anche ai ragazzi del Bronx”.

Young Artists Patrol#3, Luana Perilli

GlobArtMag propone oggi un’intervista a Luana Perilli, sensibile, poetica ed ironica artista della nuova scena dell’arte contemporanea italiana. L’artista ha da poco vinto il Premio Termoli 2009 con l’opera Complicity (hug) ed è stata tra i grandi protagonisti dell’ultima Quadriennale di Roma nel 2008.

G. Nelle tue opere riesci a far coesistere universi dissimili fra loro, memorie fantastiche e private si uniscono a vissuti universali e spunti storici mentre eteree proiezioni video si intersecano con la scultura. Quale è il meccanismo di questa mitologia personale?

L.P. Mi piace lavorare in modo stratificato accostando una lucida ricerca sul mezzo e il linguaggio ad una forma accogliente ed emotiva legata spesso alla memoria e al quotidiano. Ogni lavoro è una ricerca che si muove attraverso più mezzi,  più stesure,  più punti di vista. Qualsiasi ricerca parte cercando le connessioni tra una struttura logica e tecnica meticolosamente articolata e un’intuizione tutta privata fatta anche dei più risibili aspetti autobiografici. Imparo molto dalla tecnica che utilizzo. C’è una filosofia sottovalutata nel fare.
Credo profondamente in una metodologia simile a quella sostenuta da Italo Calvino: la necessità di darsi una stretta serie di regole e attraverso il loro adempimento o aggiramento produrre il lavoro ”..l’importanza della restrizioni nell’opera letteraria, l’applicazione meticolosa di regole del gioco molto rigide, il ricorso ai processi combinatori, la creazione di opere nuove a partire da materiali preesistenti.. soltanto operazioni condotte con rigore, nella fiducia che il valore poetico possa scaturire da strutture estremamente restrittive.” L’imprevisto nell’incontro di regola, sentimento e autobiografia è sempre salutato con euforia.

Salvate quella donna? No è Mark Jenkins

Il guerrilla artist americano Mark Jenkins ne ha combinata un’altra delle sue. Jenkins è universalmente noto per le sue installazioni lampo consistenti in sculture di oggetti e persone creati con il nastro da pacchi e poi depositate in vari siti cittadini.

Stavolta l’artista ha letteralmente imitato Maurizio Cattelan ed i suoi bambini impiccati ad un albero di piazza XXIV Maggio a Milano circa 5 anni fa. Jenkins ha infatti creato il panico a Winston-Salem negli Stati Uniti, installando la statua di una donna stesa su di un cartellone pubblicitario abbandonato. La donna ha scioccato i passanti poiché non dava segni di vita e non rispondeva ai richiami dei soccorritori. Quando le autorità cittadine sono intervenute per rimuoverla hanno subito capito che si trattava di un’elaborata scultura formata da nastro da pacchi.

Sette giovani artisti indagano sul rapporto tra il segno e la materia

In occasione della Giornata del Contemporaneo, la galleria Angela Memola Grafique Art Gallery di Bologna presenta un progetto sull’intrigante rapporto tra il segno e la materia, collettiva di Pierluigi Febbraio, Erika Latini, Andrea Lucchesi, Elena Monzo, Davide Peretti, Stefano Ronci e  Matteo Sbaragli a cura di Francesca Baboni e Stefano Taddei.

L’esposizione vuole essere un percorso articolato che attraverso il lavoro di sette artisti vede il suo punto di partenza dalla sola linea legittimandola come modus  fine a se stesso e arriva fino al punto in cui si fonde alla materia arrivando a scomporsi. Diviene particolarmente complicato trovare un pensiero forte che sostenga il segno come elemento a se stante nella pratica artistica contemporanea. Proprio perché, come sostiene Ulrich Beck, nell’attualità “l’unità non è altro che la forma narrativa di una molteplicità infinitamente frammentata di correnti e crocevia esistenziali contradditori”, anche per l’artista che utilizza l’azione segnica, diventa basilare destreggiarsi con personalità per divincolarsi nel frammentario marasma esistenziale.

Múm – Sing along to songs you don’t know

Non saprei come pronunciarmi su questo quinto album dei Múm, certo mi piace la loro armonia fiabesca, le loro pianoline, i loro strings tremolanti ed i ritmetti digital beat anni 80 con risvolti happy. Ma c’è qualcosa in questo Sing along to songs you don’t know che non mi convince. Tutto prestabilito e ben confezionato, voci che alternano tra maschile e femminile, ambientazioni lo-fi, marimba e quanto altro che potrebbe pure suonare innovativo se non fosse per la struttura delle canzoni che è decisamente troppo “giàsentito giàvisto giàsuonato”.

Quarto appuntamento di SPIRITO, è la volta di Domenico Mangano

Prosegue presso il Complesso Santo Spirito in Sassia in Roma il progetto S P I R I T O ideato e curato da Valentina Ciarallo e Pier Paolo Pancotto e promosso da Giubilarte Eventi che, avviato nel novembre 2008, propone alcune delle presenze più significative nel panorama creativo nazionale ed internazionale (alcune delle quali approdano per la prima volta a Roma o in Italia in forma individuale) mettendole a confronto con uno spazio espositivo eccezionale, lo storico complesso ospedaliero fondato nell’ottavo secolo d.C. e definito nel suo aspetto attuale nella seconda metà del Quattrocento sotto il pontificato di Sisto IV.

Ciascun autore è chiamato a ideare un progetto site specific variabile sotto il profilo della durata (uno o più giorni) e della natura operativa (visivo, performativo, plastico, musicale…). Il quarto appuntamento è stato affidato a Domenico Mangano (Palermo, 1976), già da tempo attivo sulla scena espositiva internazionale che comprende tra l’altro mostre personali al Museo Hendrik C. Andersen, Roma (2008), e la partecipazione a La Folie de la Villa Medicis, Roma, Accademia di Francia (2001); Exit, Torino, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (2002); Manifesta 4, Francoforte (2002); Modern times, Nuoro, Man (2005); XIV Quadriennale, Roma (2005); Italics, Venezia – Chicago (2008 – 2009); Passaggi in Sicilia, Palazzo Riso, Palermo (2009).

1/9 – Unosunove arte contemporanea di Roma presenta She said no

Oggi la galleria 1/9 – unosunove arte contemporanea di Roma inaugura la mostra She said no, collettiva di Stefan Brüggemann, Gregor Hildebrandt, Jamie Shovlin e Conrad Ventur. Il primo rifiuto, la prima delusione sentimentale con tutta la sua intensa e insostenibile amarezza: è a questo delicato momento che i quattro giovani artisti tornano con la memoria ma soprattutto con il cuore. Un momento di rottura in cui la difficile e necessaria presa di coscienza di se stessi, dei propri desideri, capacità e limiti, è legata a doppio filo ad un inevitabile confronto con l’altro, in particolar modo con l’altro che ci ha preceduto e ispirato.

Nella costante ricerca di una propria individualità e cifra stilistica l’artista si misura e spesso si svincola dal linguaggio dei padri, dall’ambito culturale che lo ha nutrito, in un misto di riconoscenza verso qualcosa da cui ha attinto e preso forza, ma che allo stesso tempo avverte come un peso da cui liberarsi, un debito da estinguere.

Alti e bassi alla Moscow Biennale 2009

Forse è stata la migliore di tutti i tempi, forse la peggiore ma la terza Moscow Biennale ( che rimarrà aperta fino al prossimo 25 ottobre ) ha sicuramente impressionato il suo pubblico offrendo uno spettacolo senza precedenti e nuove idee sul fronte creativo. Certamente non tutto è andato per il verso giusto, alcuni progetti si sono persi nella nebbia come ad esempio quello di Anthony Gormley che doveva installare alcune sculture nel centro di Mosca e che non ha potuto portare a termine il suo progetto per noie burocratiche.

Anche l’artista francese Bertrand Lavier ha perso il suo spazio al Museo Dell’Architettura per alcuni litigi con il direttore della struttura. Infine una retrospettiva sull’Arte Povera intitolata Capitalism as Religion non è stata più organizzata a causa della mancanza di fondi ( crisi finanziaria docet ).

David Sylvian – Manafon

Torna il barone della musica intimista, è infatti da poco uscito il nuovo disco di David Sylvian ex leader dei Japan e carsimatica voce dai toni profondi e drammatici. Languido, e scarno come se stesse leggendo versi di poesie Sylvian plasma questo Manafon partendo dall’avant-garde, dall’improvvisazione elettroacustica e dalla post-glitch elettronica.