Il nuovo murale di Os Gemeos, un test per idioti e razzisti

In un recente post sulla sua pagina di Facebook, il direttore di Fox News, Jason Vincent, aveva così commentato una pacifica manifestazione sotto gli studi della sua redazione: “Aggiungete i nativi americani alla lista degli animali che gironzolano nel mio cortile”. Gli atti di  razzismo sono intollerabili ma quando vengono poi replicati dalla Fox stessa, allora l’intera situazione assume un tono a dir poco grottesco che andrebbe immediatamente punito con una sanzione esemplare, ma andiamo per gradi.

La scorsa settimana Os Gemeos, i gemelli brasiliani della street art internazionale, hanno svelato al mondo il loro nuovo murale sulla Rose Fitzgerald Kennedy Greenaway di Dewey Square a Boston. Il gigantesco e simpatico murale occupa il Big Dig ventilation building e raffigura un ragazzino con in testa un giacchettino rosso.

Il governo turco ruba 200 opere d’arte

Uno scandalo senza precedenti rischia di minare gli alti vertici della Turchia. Più di 200 opere d’arte sono infatti sparite dallo State Art and Sculpture Museum di Ankara, capitale dello stato turco. Secondo quanto reso noto dal quotidiano Milliyet lo scorso martedì, sembrerebbe che i dipinti e le sculture mancanti siano state scambiate con delle copie attualmente presenti al museo. Il tutto è stato portato avanti da una complessa rete criminale foraggiata da esponenti del governo.

 Il ministero della Cultura e del Turismo ha tentato più volte di insabbiare l’intera vicenda e per molto tempo ci è riuscito ma alla fine la complessità e la grandezza delle operazioni di polizia hanno portato alla luce il grave scandalo. Secondo quanto aggiunto dal quotidiano turco, oltre alle 202 opere sostituite con le copie, anche altre 30 opere sarebbero state giudicate come “altamente sospette” dalla commissione esaminatrice, all’interno di questo gruppo sospetto vi sarebbero capolavori di grandi nomi dell’arte locale come  Şevket Dağ, Şefik Bursalu, Hikmet Onat and Zühtü Müridoğlu.

Blu a Madrid, ABOVE a Le Havre e A1one a Colonia, impazza l’estate della street art

 

Eccocci giunti al nostro consueto appuntamento con le street art news. Come ben sapete agosto è un mese caldo soprattutto per le stars internazionali che viaggiano per tutto il globo creando meravigliose opere, ma andiamo a vedere cosa è successo i questi ultimi giorni. La notizia ha già fatto il giro del mondo e noi sinceramente siamo orgogliosi di aver in casa un artista nostrano che finalmente è riuscito a far breccia nell’artworld internazionale. Parliamo ovviamente di Blu e delle sue avvincenti creazioni metropolitane.

Dopo aver creato alcuni giorni fa uno stupendo murale raffigurante dei simpatici ortaggi che fanno la fila per tuffarsi in un gigantesco frullatore (ad Ordes per il Desordes Creativas Festival), il nostro street artist bolognese ha deciso di far tappa a Madrid per creare un altro scoppiettante street art mural. Il soggetto di questa nuova opera è però meno allegro. Si tratta di una rappresentazione dei nostri tempi, in cui il consumismo, la guerra, il petrolio ed il denaro contribuiscono a rovinare il nostro povero mondo.

La critica di Flatlandia

C’è ancora spazio per la vera critica d’arte in Italia? La risposta è no, la critica in genere è qualcosa che appartiene al passato, un elemento necessario di cui però ci si vergogna, al punto da nasconderlo, insabbiarlo. Già, la critica musicale è spesso manipolata dai grandi brand discografici che tendono ad ingraziarsi i favori del recensore di turno. Stessa sorte tocca alla critica cinematografica, fiaccata dalle troppe major.

Visti i propositi, l’arte contemporanea non poteva far altro che accodarsi. Il problema è il seguente, il critico che si appresta a scrivere la sua bella recensione sull’evento a cui ha presenziato si pone questa semplice domanda: “Come giudico la mostra di tizio nella galleria di caio? Dunque, caio è un gallerista con cui lavoro e tizio è un artista amico di amici. Dopotutto tengo famiglia e devo pur continuare a lavorare nel mio piccolo orticello. Sai che faccio, rimpasto il comunicato stampa e ci metto quattro frasi ad effetto infarcite da qualche citazione filosofica. Così tutti sono contenti e mi chiamano pure per ringraziarmi”.

Pussy Riot, il processo è una farsa!

La prima settimana di processo alla Pussy Riot si è conclusa. Dopo circa sei mesi di ingiusta detenzione della band tutta al femminile, il procedimento giudiziario si è risolto in 5 giorni di pantomima sui luoghi comuni portata avanti dalla corte. La farsa continua e numerose celebrità della scena internazionale come Red Hot Chili Peppers, The Who, Patty Smith e Terry Gilliam hanno già fatto appello alle istituzioni russe nella speranze di veder libere le tre componenti della punk rock band ma sino ad ora i vertici hanno fatto orecchie da mercante.

Le battagliere artiste avevano organizzato una performance davanti la sede della chiesa ortodossa del Patriarca di Mosca Cirillo I. l’azione in questione consisteva in una Punk Prayer, una preghiera Punk per salvare la russia dalle spire di Putin. Purtroppo Cirillo I non ha gradito e le forze dell’ordine hanno prontamente arrestato Nadezhda Tolokonnikova, Maria Alyokhina ed in seguito anche Yekaterina Samutsevich, terzo componente del gruppo.

A Los Angeles vogliono la testa di Jeffrey Deitch

Ulteriore svolta al negativo nel giallo MOCA. Come ben ricorderete il museo è stato negli ultimi giorni al centro giorni di numerose polemiche dopo l’ingiusto licenziamento di Paul Schimmel, curatore capo del museo in carica da oltre 22 anni. Schimmel ha innescato una girandola di eventi che fanno capo ad un unico responsabile, vale a dire Jeffrey Deitch.

La scellerata gestione di Deitch, che di fatto ha trasformato il MOCA in una galleria privata ultrapop, non accenna a cambiare di una virgola.  Il museo losangelino ha infatti già messo in programma una mostra chiamata Fire in the Disco, vale a dire una retrospettiva ragionata sulla storia della disco couture sul suo impatto sull’arte.

Christo shock: Over the River cancellato definitivamente?

Non molto tempo fa avevamo pubblicato la notizia dello slittamento di un anno di Over The River  progetto che Christo aveva lanciato circa 18 anni or sono assieme alla sua amata Jeanne-Claude e che prevede l’impacchettamento del fiume Arkansas in Colorado, con  la sospensione di pannelli di tela traslucida ad alcuni metri dal suo letto.

Lo start del progetto era stato fissato per il 2014 ma di punto in bianco è arrivato il Colorado Department of Trasportation a dire la sua: “il progetto potrebbe causare notevoli rischi al traffico sull’Highway 50, la strada centrale che corre lungo il sito dell’installazione”. L’azione intrapresa dal dipartimento aveva fatto slittare di un anno il progetto di Christo ma nei primi giorni di questa settimana è arrivato l’ulteriore colpo di scena. L’associazione Rags Over the Arkansas River ha infatti avviato un procedimento legale che ha di fatto bloccato a tempo indeterminato la realizzazione del progetto.