Due notizie per collezionisti: Comprare per condividere e la lista dei dealers internazionali

Il collezionismo d’arte è in procinto di subire numerose trasformazioni che seguono un poco l’andamento di una società in continuo movimento.  Globartmag è riuscito ad accaparrarsi due saporite novità che faranno sicuramente gola ai collezionisti di tutto il mondo: La prima importante novità proveniente dagli Stati Uniti è stata resa possibile grazie all’ausilio delle nuove tecnologie e visto che i computers hanno radicalmente cambiato il nostro modo di vivere ora si apprestano a cambiare anche un mondo antico come quello del collezionismo.

It’s a strange (art)World

 L’artista inglese James Reynolds ha ricreato una serie di bizzare installazioni ricavate dai pasti scelti dai prigionieri del braccio della morte come ultimo desiderio culinario prima dell’esecuzione. Il giovane artista di 23 anni ha riempito i vassoi originali delle case circondariali con tutti i i cibi scelti dai morituri, la lista è decisamente stravagante e comprende una singola oliva nera o una cipolla e due bottiglie di Coca cola.

La rivincita delle tecniche antiche

Il mondo dell’arte contemporanea è ormai invaso da una miriade di tecniche creative. Sempre più giovani artisti infatti si avvicinano all’arte mediante la installazione site specific, la performance, la video arte, la net art ed i new media, abbandonando tecniche classiche come la scultura e la pittura.

Arrivano gli artisti nord-coreani ma le loro opere sono statali

 Situata in un tranquillo angolo del modaiolo art district 798 di Pechino, una galleria d’arte presenta da diverso tempo una proposta artistica del tutto inusitata. La collezione di dipinti ad olio e di statue messe in mostra dallo spazio espositivo potrebbe essere comparata a quella di qualsiasi altra galleria d’avanguardia del celebre distretto artistico ma le opere in questione hanno una particolarità, sono state create da artisti che poco sanno della scena contemporanea internazionale poiché provengono dalla Corea del Nord.

La Jinghesheng Investment Company ha infatti iniziato una collaborazione con la Repubblica Democratica Popolare di Corea ( questo il nome ufficiale dello stato della Corea del Nord) intesa a esibire e vendere 60 dipinti ad olio ed altre 30 opere made in Corea. “Le opere sono state accuratamente selezionate dal ministero della cultura coreano” Ha dichiarato il direttore della galleria Li Xuemei “Anche se le opere d’arte provenienti dalla Corea del Nord sono disponibili in alcune gallerie della Cina la loro provenienza potrebbe non essere certa. La nostra proposta artistica ha una provenienza assolutamente certificata”.

Guai con la legge per Poster Boy lo spericolato street artist armato di rasoio

 La scena della street art newyorchese è senza dubbio ricca di protagonisti, tanto che persino la nostra redazione fatica a seguire tutte le diavolerie di questi eroi suburbani. Questa volta la palla passa a Poster Boy, per chi conoscesse l’artista, la cui identità era ovviamente segreta fino a pochi giorni fa, vi informiamo che è nato nel 1983 ed ha cominciato la sua carriera artistica ai tempi del college.

Quando le opere vengono danneggiate dal museo

Da un recente sondaggio condotto dall’istituto di statistica britannico è emerso un dato allarmante. centinaia di dipinti, sculture ed altre opere sono vittime di danneggiamenti proprio quando dovrebbero essere nelle fidate mani dei più celebri e rinomati musei del Regno Unito. Alcune opere di Andy Warhol e Tracey Emin fanno parte della lista nera a cui si aggiungono anche diverse sculture barocche, dipinti antichi e altri reperti come le ossa di un dinosauro.

I Velvet Underground sono più famosi di Andy Warhol

 Noi tutti eravamo sicuri del fatto che Andy Warhol fosse l’unica icona capace di ispirare le nuove generazioni artistiche della sottocultura di New York. Pensavamo che la rivoluzione pop del buon vecchio Drella (come erano soliti chiamarlo gli amici unendo Dracula con Cinderella) fosse il motore centrale di ogni manifestazione creativa giovanile. Ed invece ci sbagliavamo perché stando a quanto dichiarato da Bloomberg la band dei Velvet Underground, che fu creata a tavolino proprio da Andy Warhol, ha scavalcato il maestro guadagnandosi una fama ed un’ammirazione ancor più grande dei tempi in cui Lou Reed, Nico e soci imperversavano sui palchi della grande mela con il loro sound grezzo ma innovativo.

In questi giorni Lou Reed assieme alla batterista Maureen ‘Moe’ Tucker ed al bassista Doug Yule saranno protagonisti di una piccola reunion alla New York Public Library esattamente a quarant’anni di distanza dall’uscita del loro Lp di debutto, quello con la banana creata da Andy Warhol in copertina, per intenderci. La stretta connessione tra New York ed i Velvet Underground sarà la tematica principale di questa riunione moderata dal giornalista del Rolling Stone, David Fricke.

Parliamoci chiaro: il 2013 non è creativo quanto il 1913

Incredibili rivoluzioni artistiche e nuove forme di architettura… il problema è che stiamo parlando del secolo scorso. Ciò che è stato creato nella prima decade di questo secolo non può essere nemmeno lontanamente paragonata agli stessi anni del secolo scorso.

Gaudì crea edifici che rassomigliano a sculture sognate da un profeta allucinato. A Vienna un giovane Egon Schiele aggiunge nuovo genio all’arte di Gustav Klimt. In Italia nasce il Futurismo, una delle più grandi avanguardie artistiche mai pensate.  Ed a Parigi Picasso e Matisse impazzano come non mai.  Con questi incredibili cambiamenti e tumulti chissà cosa succederà tra cento anni, il 21 secolo sarà incredibilmente ricco di invenzioni artistiche? Ecco, un critico che nel 1913 si fosse posto questa domanda e avesse poi viaggiato nella macchina del tempo di H.G. Wells fino ai nostri giorni sarebbe certo molto sorpreso e scontento.

In Inghilterra tutti possono essere collezionisti d’arte

 Una mini rivoluzione è in atto in Inghilterra riguardo al collezionismo d’arte contemporanea. Molti di voi vorrebbero iniziare a collezionare arte ma non possono permettersi cifre da capogiro, magari moltissimi giovani vorrebbero aggiudicarsi una piccola opera del loro artista preferito sia per diletto che per investimento. Ecco che in Inghilterra la cosa diviene realtà. Dal 2004 l’Arts Council britannico ha varato un’importante manovra denominata Own Art che permette alla gente comune di acquistare un’opera d’arte contemporanea e pagarla in 10 rate mensili senza interessi.

Il prestito va dalle 2.000 sterline in su ed ha permesso ad artisti, galleristi e collezionisti di trarre enormi benefici. Inoltre il Regno Unito sta vivendo una nuova ondata di collezionismo formata da semplici studenti, pensionati, poliziotti ed agricoltori, persone interessate al piccolo collezionismo che fino ad ora non potevano avvicinarsi alle opere che avevano intenzione di acquistare. Il quotidiano inglese Telegraph ha recentemente intervistato alcuni dei nuovi collezionisti mettendo in luce una bizzarra quanto meravigliosa realtà che sembra impossibile nella nostra Italia.

Cover Art, ovvero come ti copio un capolavoro con la Playstation

Alcune opere d’arte degli anni ’70 create da maestri come Vito Acconci e Chris Burden sono divenute oggi dei fari in grado di ispirare ed influenzare anche le nuove generazioni artistiche. D’altro canto questo nuovo millennio si è trovato un poco a corto di idee rispetto al passato e non è mistero che i giovani attingano a piene mani da ciò che si è gia fatto. L’opera d’arte di respiro internazionale creata in un recente passato rappresenta sempre un comodo appiglio sia intellettuale che formale ed inoltre discostandosi leggermente da un capolavoro si rischia molto meno che buttarsi in una nuova e rivoluzionaria ricerca che potrebbe essere poco compresa da pubblico e critica.

Il fenomeno di riprodurre opere famose si chiama (come in musica) Cover ed ha dato luogo ad una crescente pratica denominata Cover Art.  Non è mistero che l’ausilio del computer e delle nuove tecnologie sia una delle cause di questo fenomeno che rischià però di sfociare in un appiattimento generale su di un unico livello. Poco tempo fa è balzato agli onori delle cronache un giovanotto chiamato Ramsay Stirling che ha basato il suo portfolio sulla riproduzione di famosi capolavori d’arte concettuale ricreati appositamente per la rete. L’artista ha riprodotto opere di Jasper Johns e Ad Reinhardt oltre che una copia di Television Delivers People (1973) di Richard Serra, trasformandola in Internet Delivers People.

Lo strano caso del New Museum di New York

Nel 2009 il New Museum di New York ha annunciato una serie di mostre intitolata The Imaginary Museum. Come molti di voli ben sapranno il primo evento espositivo è stato curato da Jeff Koons che ha portato nel museo la collezione del grande collezionista Dakis Joannou. Il greco oltre ad essere uno dei più celebri collezionisti di opere di Jeff Koons è anche il fondatore della Deste Foundation, un centro per le arti contemporanee in Grecia è anche un sostenitore del New Museum.

La mostra curata da Koons ha quindi sollevato un polverone di polemiche per questa sorta di conflitto di interessi fino a che la scorsa settimana la questione etica del New Museum è stata affrontata dal New York Times, da The Art Newspaper e del famoso disegnatore William Powhida che per la copertina del Brooklyn Rail ha creato una mega vignetta intitolata Come il New Museum ha commesso il suicidio mediante la banalità.

Il mondo dell’arte contemporanea è a un bivio: restaurare o replicare?

Alcuni anni or sono al dipartimento di conservazione del Whitney Museum di New York era stata assegnata la missione di preparare Ice Bag Scale C di Claes Oldenburg in occasione di una grande retrospettiva dedicata all’artista. L’opera in questione era un enorme macchinario costituito da un ventilatore ed una specie di sacco di 12 piedi di diametro fatto di nylon e resina di poliestere.

L’opera che è stata prodotta nel 1971 e prevedeva lo sgonfiamento e il rigonfiamento del grande sacco evocando il respiro di una creatura addormentata, nel corso degli anni però i motori del ventilatore hanno cominciato a funzionare a singhiozzo ed il sacco si è deteriorato, insomma l’opera andava restaurata prima del grande evento. Carol Mancusi-Ungaro, il direttore del dipartimento di conservazione, cominciò quindi il delicato restauro usando tecniche più o meno tradizionali ma altri dirigenti dell’istituzione non furono d’accordo con tali metodi, dichiarando che l’opera di Oldenburg era stata totalmente ricostruita e che quindi si trattava di una copia e così andava citata anche al momento della mostra.

Il MoMa rifiutò un’opera regalata da Andy Warhol

La notizia è a dir poco incredibile ed è un vero e proprio schiaffo alla tanto decantata lungimiranza delle grandi istituzioni museali internazionali.  Aggiungiamo che solitamente i musei non hanno molto sense of humor ma questo particolare non sembra interessare al MoMa, Museum Of Modern Art di New York che di ironia sembra averne parecchia, persino l’autocritica sembra sia una dote del celebre museo. In un recente post sull’account ufficiale del MoMa su Twitter si apprende infatti l’esistenza di una lettera di rifiuto che il museo avrebbe mandato nientemeno che ad Andy Warhol nel 1956.

Multe salate per i writers?

Dopo Bristol e Boston lo stretto giro di vite contro i writers imbrattamuri è in procinto di conquistare anche l’Italia ed in particolare la città di Roma. Lo scorso martedì il sindaco Gianni Alemanno aveva già annunciato possibili contromisure per arginare il sempre più crescente e deprecabile proliferare di tags e scarabocchi che nulla hanno a che vedere con le vere e proprie opere di street art a cui ci hanno abituato artisti italiani del calibro di Sten, Lex e Lucamaleonte.

L’amministrazione cittadina non esclude la possibilità di sguinzagliare degli agenti accertatori dell’Ama i quali sarebbero appunto autorizzati a comminare pesanti sanzioni. L’iniziativa potrebbe però essere affiancata da un’altra pena che suonerebbe come uno smacco per i giovani writers cittadini. Il Campidoglio ha infatti avuto l’idea di punire i writers colpevoli di aver imbrattato i muri ripagandoli con la loro stessa moneta, gli incauti contravventori saranno costretti quindi a pulire una superficie grande tre volte tanto quella insudiciata.