L’Iraq potrebbe partecipare alla prossima Biennale di Venezia

Come molti di voi ricorderanno nell’edizione del 2007 della Biennale di Venezia,  luna buona parte delle opere in mostra erano concentrate sul conflitto in Iraq. Nedko Solakov ad esempio aveva messo in scena una surreale installazione con dipinti e video riguardanti una disputa sui diritti del popolare fucile Ak-47 mentre Emily Prince aveva creato una gigantesca mappa degli Stati Uniti formata da piccole tessere con ritratti a matita dei soldati americani morti in Iraq.

Leon ferrari inoltre aveva piazzato un Cristo crocifisso su di un caccia bombardiere americano mentre Charles Gaines aveva creato un modellino meccanico di New York con tanto di aeroplano in rotta verso le Torri Gemelle. Insomma la Biennale di Robert Storr era decisamente concentrata sulla morte, sul terrorismo ed in particolare sulla guerra in Iraq. Ebbene la Biennale di Venezia numero 54 che partirà il prossimo giugno del 2011 potrebbe nuovamente avere come protagonista l’Iraq.

La Danimarca organizza una mostra-dibattito sui manga e la pedo-pornografia

Avete presente i manga o gli anime giapponesi? Beh c’è da dire che anche nel nostro paese i personaggi animati o disegnati provenienti dal sol levante sono apprezzati da un numero sempre più crescente di persone. Inutile parlare poi del Giappone, dove il manga è una vera e propria cultura apprezzata da qualunque ceto sociale o fascia d’età. Alcuni fumetti giapponesi sono però alquanto equivoci, ci riferiamo soprattutto a quelli in cui si vedono ragazzine svestite che mettono in mostra i loro corpi formosi o ritratte in atteggiamenti decisamente ammiccanti.

Ebbene non è certamente questo il luogo per fare del facile perbenismo o peggio ancora una caccia alle streghe ma è chiaro che alcuni di questi manga potrebbero facilmente varcare il confine fra l’innocuo fumetto e la pedo-pornografia. In Danimarca questo scottante argomento è divenuto il fulcro di una mostra dal titolo Public debatting erotic Manga (dibattito pubblico sui manga erotici), organizzata dal curatore Christian Hviid-Mortensen.

La maledizione di Monna Lisa ha rovinato il mercato dell’arte

In questi ultimi tempi di alti e bassi nel mercato internazionale dell’arte, sarebbe opportuno fare più chiarezza piuttosto che correre di volta in volta dietro agli inglesi  o ai cinesi. Dopo la fine della bolla speculativa molti collezionisti si saranno sicuramente meravigliati di veder crollare le quotazioni dei loro Damien Hirst ma se i ricconi possono sempre puntare su di un altro cavallo, i piccoli e medi collezionisti non possono certo permettersi di sbagliare all’infinito. I “fenomeni” in arte vengono creati di continuo poichè solitamente in mercato tende a spettacolarizzare troppo i suoi attori.

Questa pratica è stata largamente evidenziata da Robert Hughes,un critico d’arte australiano che ormai da più di trent’anni vive e lavora a New York, scrivendo testi decisamente interessanti e collaborando con importanti testate come il Time Magazine. Nel suo documentario intitolato The Mona Lisa Curse (la maledizione di Monna Lisa), Hughes parla di questa forma di spettacolarizzazione e speculazione etichettandola appunto come la maledizione di Monna Lisa. Questo perchè quando il famoso dipinto di Leonardo Da Vinci fu messo in mostra a New York fu trattato come una star del cinema e molti dicevano di averlo visto anche se in realtà non l’avevano visto affatto.

La Gran Bretagna non presterà mai più opere d’arte alla Francia

Polemiche e scontri fra istituzioni non sembrano essere appannaggio esclusivo del nostro belpaese, anzi all’estero le cose sembrano andare anche. Josephine Oxley,  curatore dei beni artistici inglesi ha infatti sottolineato una decisa riluttanza dei britannici nel prestare opere d’arte alla Francia.

Gli inglesi hanno infatti paura di come vengono trattati i loro gioielli oltre la manica. Josephine Oxley ha inoltre aggiunto che a Parigi i musei sono spesso bersagliati dai ladri. Purtroppo tali dichiarazioni sono confermate da alcuni dati raccolti dall’Interpol, l’organizzazione di polizia internazionale. Secondo il database elaborato dall’importante organo di polizia la Francia e l’Italia sarebbero al primo posto in classifica per quanto riguarda i furti delle opere d’arte.

Studiare l’arte con l’iPad – Una ricompensa per il Van Gogh rubato

Sta per iniziare un nuovo anno di scuola, questo sicuramente non renderà felici molti ragazzi ma potrete star certi che gli studenti d’arte della Seton Hill University di Greensburg in Pennsylvania non saranno poi tanto tristi di tornare sui libri. Forse perchè alcuni testi scolastici sono stati soppiantati da un iPad. L’università ha infatti deciso di distribuire ai suoi iscritti il diabolico marchingegno di Steve Jobbs, dotandolo dell’app Art Authority.

l’applicazione in questione è sicuramente ancora tutta da sperimentare ma è comunque fornita di alcune interessanti caratteristiche: una collezione di 40.000 opere di arte classica, moderna e contemporanea corredate da fotografie e 1.000 schede dettagliate di importanti artisti il tutto organizzato cronologicamente con esaurienti spiegazioni. Ovviamente è possibile creare degli slideshow con le foto delle opere e persino vederle all’interno di una grafica simile alla sala di un museo. Insomma non sarà certo l’Argan, ma bisogna proprio affermare che come inizio non c’è male.

In Canada Michael Snow chiede soldi mentre in Italia scoperto traffico di opere false

Arte e crimine vanno di pari passo, anche perché nel mondo dell’arte girano parecchi soldi ed in giro per il mondo c’è sempre qualche controversia da risolvere o qualche opera misteriosamente rubata. Questa volta vi parliamo di due casi ben distinti, uno canadese e l’altro italiano.

Il celebre artista e filmaker Michael Snow ha deciso di intentar causa ad un produttore di Hollywood ed agli organizzatori del King John Festival chiedendo la modica somma di 950.000 dollari di risarcimento. I soci del Festival hanno infatti da poco costruito un nuovo edificio di 40 piani per ospitare la loro organizzazione, il palazzo in questione, verrà inaugurato il prossimo 12 novembre.

Vittorio Sgarbi: “Dove sono gli artisti napoletani?”

Leggendo una notizia apparsa ieri sulla cronaca di Napoli del quotidiano La Repubblica, non possiamo non essere un tantino basiti. Il celebre giornale ha infatti riportato alcune notizie riguardanti un’improbabile gita di Vittorio Sgarbi al museo Madre di Napoli. Il Vittorione Nazionale sarebbe attualmente impegnato nella ricerca di artisti campani per il suo attesissimo padiglione Italia alla prossima Biennale di Venezia. Il comportamento del critico somiglia un poco a quello dell’allenatore della nazionale di calcio che generalmente osserva tutte le partite di campionato per capire chi convocare in prima squadra.

Vittorione dovrebbe però quantomeno conoscere l’arte contemporanea nostrana ed i tempi ci sembrano un tantino stretti per compiere giri di ricognizione. Comunque sia il celebre critico non ha trovato al Madre quello che cercava ed anzi lo ha definito una sorta di McDonald’s che mette in mostra artisti intercambiabili: “Gli artisti che sono qui li puoi vedere anche altrove. Dove Sono i napoletani? E i giovani che sperimentano?” rende noto dalle pagine di Repubblica.

Arrestato ministro per furto Van Gogh – Diller Scofidio + Renfro realizzeranno il nuovo museo di Eli Broad

Alcuni giorni or sono un celebre dipinto di Vincent Van Gogh dal titolo I Papaveri è stato rubato dal  museo Mahmud Khalil del Cairo. La notizia è rimbalzata su numerosi quotidiani internazionali, anche perché il dipinto in questione vale la bellezza di oltre 39 milioni di euro. Il furto ha assunto i toni di un giallo surreale visto che i dettagli dell’evento non sono stati ancora rivelati.

Il mistero si è notevolmente infittito quando le autorità hanno dichiarato il malfunzionamento dell’impianto di allarme e delle telecamere di sorveglianza del museo che da tempo erano in attesa di pezzi di ricambio. Ne consegue che non esiste nessuna immagine del furto, neanche a farlo apposta. Inoltre circa quattro giorni fa due turisti italiani sono stati arrestati in aeroporto perché ritenuti gli autori del furto.

I musei americani osservano chi osserva l’arte

Il Detroit Instute of Arts ha deciso di creare una nuova figura professionale del tutto fuori dal comune. Questo nuovo ruolo di osservatore è attualmente ricoperto dal professor Matt Sikora che invece di studiare attentamente i capolavori esposti nel museo ha un compito molto speciale: osservare la persone che guardano le opere. Sikora infatti studia i comportamenti che la gente comune assume davanti alle opere d’arte. L’uomo ascolta i loro discorsi, calcola quanto tempo passano ad osservare una data opera, scruta attentamente i loro sguardi e successivamente registra le sue osservazioni su di un piccolo computer portatile.

Il lavoro di Sikora è però molto simile a quello di un detective privato, poichè per non influenzare gli osservatori, la sua figura deve rimanere sempre nell’ombra: “Aveva una figlia al seguito, una teenager. La ragazza non ha interagito con l’opera, si è seduta sulla panchina e dopo è andata via” questo è un esempio dei dati che Sikora registra ogni giorno, incessantemente. Il professore non è solo nel suo lavoro, un team di cinque persone è sempre pronto ad aiutarlo ed a fine giornata i dati raccolti vengono confrontati e discussi.

Quando gli artisti vengono costruiti in TV

Work of Art: The Next Great Artist, il reality dell’arte in onda su Bravo Tv è oramai finito e noi abbiamo fatto la nostra parte illustrandovi in un nostro precedente articolo i (pochi) pregi ed i (tanti) difetti di Abdi Farah, vincitore dell’insulso programma. Farah avrà il suo bel momento di gloria con la sua mostra al Brooklyn Museum ma il peggio per il mondo dell’arte deve ancora arrivare. Uno dei finalisti che risponde al nome di Miles Mendenhall (23 anni) è già stato contattato da Bill Powers per una mostra personale nel suo spazio espositivo Half-gallery di New York.

Powers ha fatto parte della giuria dello show ed ha subito notato il talento del giovane Mendenhall che è autore di banalissime stampe raffiguranti i classici disturbi degli schermi televisivi, sperimentazione che già negli anni ’70 era decisamente obsoleta. Powers ha però intenzione di mettere in vendita le stampe del giovane (in edizione di tre) per la cifra di 1.200 dollari l’una.

I Sognatori di Shanghai sollevano un vespaio di polemiche

Il giovane ma quotato artista cinese Quentin Shih non si è mai trovato a fare i conti con il fallimento. Eppure come spesso capita ad ognuno di noi, anche Shih è incappato in una brutta caduta. Tutto è successo in occasione dell’apertura del nuovo punto vendita del celebre fashion brand Christian Dior a Pechino. Shih aveva già lavorato con Dior nel 2008 quindi anche stavolta il successo sembrava già annunciato. Dior ha quindi riconfermato l’artista per la creazione di alcune opere fotografiche per meglio illustrare la nuova collezione.

Le opere hanno però sollevato numerose critiche ed aspre ritorsioni, al punto che il povero artista ha cominciato a difendersi sulla rete dei blogs cinesi. Secondo alcuni bloggers infatti le opere di Shih contengono chiari segni di razzismo. Nella sua serie “Shanghai Dreamers” Shih  si è ispirato alla Shanghai degli anni ’70 e più precisamente alle foto di gruppo di quell’epoca. Il problema è che in ogni scatto, in mezzo a soggetti uniformati, svetta puntualmente la modella vestita Dior che possiede dei tratti somatici quasi occidentali.

Sgarbi: “Non Abbiamo bisogno di nuovi musei”

Vittorio Sgarbi continua a far parlare di sé. Questa volta il Vittorione nazionale è sbarcato nella lontana Shangai in qualità di curatore della mostra Italian Heritage and arts al padiglione italiano all’interno della Shangai Expo 2010. Le pagine de Il Giornale riportano alcune dichiarazioni dell’accorato discorso tenuto dal celebre critico.

Alcuni passaggi sembrano un poco reazionari ed è facile intuire le intenzioni di Sgarbi per la prossima Biennale di Venezia. Qui di seguito alcuni passaggi del discorso: “Il nostro passato è pieno di futuro. Ogni volta che si pensa di fare una nuova chiesa, o un nuovo ponte o museo si fa una cosa di insolente bruttezza e di inutilità assoluta perchè in Italia già abbiamo 4500 musei. Non c’è bisogno quindi di aggiungere un nuovo museo di arte contemporanea.

Brooke Shields nuovamente perseguitata dai suoi sbagli di gioventù

La famigerata foto scattata dal fotografo Garry Gross nel 1975 per Playboy, raffigurante una Brook Shields nuda alla tenera età di 10 anni, sembra voler affliggere la povera artista per tutta la vita. In quell’occasione fu la madre della giovanissima attrice a concedere le autorizzazioni per il servizio fotografico. Eppure a distanza di 35 anni quel malefico scatto fa ancora parlare di sé.

A tirarlo in ballo è stato il comico Sanderson Jones in occasione del celebre Festival di Edimburgo, meglio noto come Fringe Festival edizione 2010. Nel suo show Jones non ha esitato a tirare in ballo la foto e in molti hanno lasciato la sala visibilmente disgustati prima della fine dello spettacolo.

La Strata Tower vince il Carbuncle Cup per il peggior edificio britannico edificato nel corso dell’anno

Vi ricordate dalla Strata Tower di Londra? Sicuramente si, anche perché ne abbiamo già parlato in un nostro precedente articolo. Per chi non rammentasse, la Strata Tower è quel bizzarro grattacielo in grado di soddisfare parte del suo bisogno energetico grazie a delle gigantesche turbine poste sul suo soffitto.

Ebbene questo colosso di 42 piani ha già vinto un premio, ma forse i suoi costruttori non ne saranno contenti. La Strata si è infatti aggiudicata la Carbuncle Cup, celebre competizione organizzata dal magazine Building Design che puntualmente premia il peggior edificio britannico edificato nel corso dell’anno. “Con il suo strano design, la Strata Tower ricorda un rasoio Philishave e non sfigurerebbe nella sequenza iniziale di un film di James Bond” ha commentato Ellis Woodman di Building Design. Adam Jones, un altro giudice della competizione lo ha invece definito: “un edificio caratterizzato da un design grottesco. Prima vivevo nel sud di Londra ma ho dovuto traslocare perché la Strata Tower mi faceva star male ed ero costretto a vederla tutti i giorni. Ovviamente non sto scherzando”.