I parenti dei maestri

Dick Hals

Vivere all’ombra di un maestro non è una situazione semplice da digerire. Pensate ad esempio a tutti quei figli d’arte, quei nipoti o altri parenti che hanno tentato la strada dei loro più illustri congiunti senza però riuscire a cavare un ragno dal buco. Anche se dotati di una discreta tecnica, i parenti dei “famosi” non sono mai riusciti a guadagnare un seppur minimo briciolo di fama ed i loro nomi sono stati cancellati dai libri di storia dell’arte. Con questo articolo vorremmo ridare un poco di lustro a questi nomi ormai dimenticati:

Dick Hals, fratello più piccolo di Frans. I volti dei protagonisti dei suoi dipinti non hanno di certo la stessa cesellatura del suoi più illustre fratello ma non per questo da buttar via completamente.  José Ruiz Blasco è l’autore di questi galli improponibili. Eppure non trattalo male, è il padre di Pablo Picasso.  Francisco Pacheco del Río , all’età di 36 anni contrasse matrimonio ed ebbe una figlia Juana, nata nel 1602 che sposerà il suo allievo più famoso Diego Velázquez.Ovviamente la pittura di Pacheco è di stile squisitamente manierista.

Ricordati che devi morire – DamienHirst @Tate Modern

Pensate mai alla morte? O meglio quali sono le vostre paure legate ad essa? Domande che raramente toccano le vostre menti ; siete così affannosamente presi a godere le vostre vite in ogni secondo,che non vi preoccupate dell’esistenza di un’ altra componente essenziale della vostra vita : la morte. Il senso biologico della vita consiste nel mantenimento della vita stessa, e tale mantenimento avviene con un ricambio, una sostituzione, un’ evoluzione. Non siete altro che un limitato segmento di una lunghissima trama che si muove, si evolve nello spazio e nel tempo.

Ne eravate al corrente?

Ebbene, Damien Hirst vi insegnerà come indagare la morte , come sperimentarla , mettendola sotto i vostri occhi.“ISOLATED ELEMENTS SWIMMING IN THE SAME DIRECTION” : 38 varietà di pesci preservati in forma aldeide vi rivelano l’illusione della vita e della morte;sembrano quasi congelati ,preservati esteticamente nello stesso atto ; un vero e proprio minimalismo scientifico per creare un senso di permanenza lanciato contro la transitorietà della vostra vita.

Ricordando Clyfford Still, la star che decise di non essere star

 

Conoscete Clyfford Still? No? Ebbene possiamo solo dirvi che egli è stato uno dei più influenti artisti del 20° secolo. Già, non si tratta di un’esagerazione, poiché dopo aver preso le distanze da fama e fortuna, Still sta oggi riguadagnando il terreno perduto. Eppure il nostro sfortunato ma talentuoso artista (scomparso nel giugno del 1980) è stato uno dei pionieri dell’espressionismo astratto. Già dalla metà degli anni ’30 Still aveva cominciato a dipingere opere che tendevano all’astrattismo; tuttavia, fu soltanto negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, dopo aver conosciuto Jackson Pollock e Mark Rothko, che sviluppò pienamente il nuovo e potente stile che lo avrebbe reso famoso: l’espressionismo astratto.

Queste amicizie furono molto importanti per il suo sviluppo artistico: la sua pittura a grandi campi irregolari di colori densi, attraversati da lacerazioni della materia e accesi da intensi contrasti cromatici, accetta solo in parte lo stile dell’action painting di Pollock per avvicinarsi al color field painting di Rothko e di Barnett Newman.

Vuoi copiare un’opera? Compra i diritti!

Patrick Cariou a sin. - Richard Prince a Dx.

Non molto tempo fa, artisti come Richard Prince e Sherrie Levine  erano noti per la simpatica abitudine di creare un’opera nuova, originale e inaspettata, utilizzando opere già note ed aggiungendo in seguito un contributo personale in modo da rendere il prodotto finito unico. Questo procedimento artistico si prefiggeva l’obiettivo di suscitare nello spettatore un’osservazione critica e attenta dell’opera, facendogli così  cogliere l’elemento originale che caratterizzava la nuova opera, la quale assumeva un’unicità che la differenziava da quella già prodotta.

Oggi questo procedimento, che agli occhi di molti potrebbe sembrare un vero e proprio plagio, è divenuto alquanto difficoltoso e rischioso. Già, non si tratta più di prendere una foto prodotta da un altro artista, schiaffarci due o tre spennellate di colore e rivendersela a peso d’ora tramite qualche dealer pluriblasonato, oggi c’è la legge di mezzo. Prince ne sa qualcosa, vista la sonora batosta rimediata da Patrick Cariou, a cui aveva ingiustamente modificato alcune foto, spacciandole in seguito per sue opere.

Il MOCA inaugura un nuovo portale tutto dedicato alla Land Art

La Land Art è francamente difficile da fruire. Di certo esiste un numero impressionante di  documenti, fotografie, filmati e quanto altro ma per ammirare al meglio un’opera di Land Art bisogna per forze di cose recarsi sul posto. Impossibile dire di conoscere Spiral Jetty di Robert Smithson senza essersi recati nello Utah, come non si può affermare di conoscere il Roden Crater di James Turrell o City di Michael Heizer senza averli prima vissuti in prima persona.

Eppure, grazie ad internet possiamo superare molti problemi legati allo spazio ed al tempo. A realizzare il web site che mancava sulla Land Art ci ha pensato il sempre spumeggiante MOCA, Museum of Contemporary Art di Los Angeles, capitanato dal volpone Jeffrey Deitch. Il museo ha infatti lanciato un megaportale tutto dedicato a questa meravigliosa tecnica artistica, in occasione della mostra Ends Of The Earth: Land Art to 1974 un grande evento che si è aperto lo scorso 27 maggio  e che rimarrà in visione fino al prossimo 3 settembre.

Damien Hirst? dipinge come Gheddafi!

Damien Hirst non è un pittore. Ma come, direte voi, e gli Spot Paintings? E gli Spin Paintings? Beh, ci vuole coraggio a definire dipinti sia gli Spot che gli Spin, i primi sono semplici puntini colorati, delle patterns che nel tessile si usano dagli anni del cucco. I secondi invece sono simili a quei dipinti che fino a qualche tempo fa si potevano comprare al lunapark per pochi spicci, quelli eseguiti con il piatto rotante per intenderci. Ovviamente noi di Globartmag non siamo gli unici a criticare negativamente le esperienze pittoriche del folletto della YBA generation.

Anche gli altri magazine del settore hanno più volte criticato le gesta materiche del nostro buon Hirst. Come ben ricorderete, nel 2009 Hirst presentò una nuova serie di 25 dipinti realizzati per la mostra No Love Lost: Blue Paintings alla Wallace Collection di Londra. In quel frangente la critica ha stroncò le opere del celebre artista definendole la peggiore brutta copia di Francis Bacon. In seguito a questa triste vicenda anche il prestigioso magazine Artreview, nella sua top 100, si trovò costretta a far scendere Hirst al 48° posto e l’editore Mark Rappolt commentò così l’accaduto: “negli ultimi tempi Damien Hirst ha cambiato la sua produzione e le sue direzioni artistiche in maniera del tutto drastica. L’artista ha ridotto il suo studio e sembra essere in una sorta di fase sperimentale.”

Quando l’artista diventa una multinazionale

La scena dell’arte internazionale è ormai monopolizzata dai grandi nomi. Queste vere e proprie star del contemporaneo sono divenute talmente celebri e richieste che la loro figura è divenuta simile a quella di un grande brand, di una multinazionale per intenderci. C’è da dire inoltre che le star del contemporaneo si comportano in tutto e per tutto come aziende leader del settore.

 Prendete ad esempio il nostro Damien Hirst, il suo studio è composto da numerosi assistenti che ultimamente hanno lavorato di buona lena per completare tutti gli Spot Paintings da esporre simultaneamente in tutte le Gagosian Galleries sparse per il globo. Hirst per sua stessa ammissione ha dichiarato di non metter più mano al pennello da diverso tempo. David Hockney al solo sentore di queste parole si è letteralmente scandalizzato ma c’è veramente poco di cui scandalizzarsi. Anche il nostro Jeff Koons è dotato di un agguerrito studio che porta a termine tutti i lavori “sporchi”.

Mostre in giro per il mondo edizione giugno 2012

Charles Ray

Come di consueto eccoci al nostro rapido tour delle mostre d’arte contemporanea più interessanti in giro per il mondo. Se vi trovate in vacanza in uno di questi posti o avete intenzione di partire, non dimenticate di fare una puntatina negli spazi che vi suggeriamo. Vi assicuriamo che non ve ne pentirete. La Gran Bretagna si prepara alle Olimpiadi di Londra 2012 e di conseguenza l’offerta contemporanea è quantomai ricca e variegata. Il mitico Damien Hirst sarà in mostra alla Tate Modern fino al prossimo 9 settembre con una retrospettiva senza precedenti nella sua terra d’origine.

Sempre alla Modern c’è tempo fino al 5 giugno per godersi l’iridescente mondo a pois di Yayoi Kusama. Alla Tate St Ives c’è invece Alex Katz, in mostra fino al prossimo 23 settembre 2012 con le sue opere pittoriche più solari. Ultimi giorni per visionare il nostro Alighiero Boetti con la bellissima retrospettiva Game Plan, ospitata fino al prossimo 27 maggio dalla Modern.

Ritrovata un’opera eseguita da Andy Warhol a…11 anni

Cosa ne pensate di Andy Warhol? Beh, che vi piaccia o no, il mitico re della pop art americana è certamente uno dei protagonisti più noti dell’arte contemporanea. Le sue opere, prese in prestito dalla cultura di massa sono in seguito divenute vere e proprie icone di quest’ultima e molte di esse. Un processo dirompente che non sembra arrestare il suo inesorabile tragitto verso l’olimpo.

Me se Warhol è uno degli artisti più amati dagli amanti dell’arte di tutto il mondo, va detto che anche i collezionisti vanno letteralmente pazzi per il suo parruccone patinato. Quando si parla di mercato dell’arte e di aste internazionali non esistono Minimalismo o  Nuova Scuola di Lipsia che tengano, il mitico Andy Warhol è sempre il padrone incontrastato. A riprova del fatto, la scorsa settimana alla vendita londinese di Sotheby’s, l’opera Double Elvis, quella con Elvis Presley ritratto con il vestito da cowboy indosso, è riuscita a totalizzare la bellezza di 37 milioni di dollari.

La celebrazione della materia disadorna

Essenzialità, linearità e dinamicità sono le caratteristiche che contraddistinguono il lavoro scultoreo di Nunzio, in mostra nelle due sedi romane della Galleria Bonomo. Per l’occasione l’artista ha realizzato una serie di opere site-specific che esplicitano la sua ricerca imperniata sulla materia e sulle sue qualità intrinseche.

Nunzio di Stefano (Cagnano Amiterno, AQ – 1954) è uno dei principali esponenti della scultura italiana degli ultimi trent’anni. Nel 1973, dopo aver conseguito il diploma di scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma, apre uno studio presso l’ex Pastificio Cerere, nel quartiere di San Lorenzo, dove lavorano anche Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Piero Pizzi Cannella e Marco Tirelli. Tale vicinanza porta alla costituzione di un vero e proprio gruppo creativo che sarà ufficializzato nel 1984 con la collettiva ‘Ateliers’ organizzata da Achille Bonito Oliva. Al 1981 risale la sua prima mostra personale presso la Galleria Spazia di Bolzano, a cui seguirà quella romana presso la Galleria ‘L’Attico’ nel 1984. Nel 1986 partecipa alla Biennale di Venezia, dove vince il ‘Premio 2000’ come miglior giovane artista.

Jeff Koons, la prima volta in Svizzera

Jeff Koons (classe 1955) è uno dei più noti artisti contemporanei e dagli anni ’80 la sua arte non cessa di suscitare scalpore. Deve la sua celebrità soprattutto alle opere con cui ha saputo mettere in questione i concetti di arte e di kitsch. La Fondation Beyeler presenta la prima mostra di Jeff Koons mai realizzata in un museo svizzero.

 Fin dagli esordi, Jeff Koons ha lavorato a serie di opere cronologicamente successive, ognuna dotata di un proprio titolo. Nell’insieme, i titoli delineano una panoramica generale del suo progetto artistico. Questa esauriente presentazione, comprendente circa 50 lavori, è dedicata a tre centrali gruppi di opere; esse rappresentano delle tappe decisive nell’evoluzione artistica di Jeff Koons e percorrono l’insolita strategia di coniugare cultura alta e cultura popolare, portando l’oggetto a una continua evoluzione, tutt’oggi in atto. Le tre serie esposte, selezionate di comune accordo con l’artista, sono The New (risalente agli anni 1980-1987), Banality (1988) e Celebration (dal 1994).

The Collector’s choice all’ex Ospedale Sant’Agostino di Modena

Dal 12 maggio al 22 luglio 2012 la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena presenta presso lo storico spazio espositivo dell’ex Ospedale Sant’Agostino di Modena un’importante selezione di opere dalla collezione di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo dal titolo significativo “The Collector’s Choice”. Le opere sono state scelte da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, in collaborazione con Filippo Maggia, curatore capo di Fondazione Fotografia di Modena.

La mostra raccoglie oltre 100 opere tra fotografie, video e installazioni rappresentative del percorso di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, collezionista da vent’anni e oggi fondamentale figura di riferimento nel panorama dell’arte contemporanea in ambito nazionale e internazionale.

Artspace ed il concorso da 5.000 dollari in opere d’arte

Delle piattaforme di vendita d’arte contemporanea online ne abbiamo più volte parlato ed abbiamo più volte registrato la loro rapida ascesa all’interno del mercato dell’arte internazionale. In Italia, causa l’immarcescibile crisi ed un mercato un pochino stagnante, progetti di questo tipo stentano e decollare. All’estero invece sembra che gli affari vadano bene ed anche gli organizzatori di VIP art fair, la fiera dell’arte esclusivamente online, hanno parlato di una sostanziale crescita d’interesse da parte dei collezionisti per così dire “virtuali”.

 Comunque sia questo è il momento della vendita d’arte tramite internet. La piattaforma Artspace ha deciso ultimamente di pubblicizzarsi con un concorso in cui l’utente può vincere 5.000 dollari in “Arte seriamente grande” almeno stando a quanto campeggia sulla prima pagina del sito. Per partecipare al concorso non bisogna fare altro che iscriversi gratuitamente alla piattaforma di mercato ed aver così accesso all’estrazione.

A scuola con Marina Abramovic

Marina Abramovic si è più volte autodefinita la nonna della performance art ma a quanto pare è sua ferma intenzione allontanare lo spauracchio della pensione il più a lungo possibile. Dopo aver affrontato le titaniche fatiche di The Artist is Present, dopo aver prodotto un documentario dove appare come una sorta di semidea e dopo aver affaticato il suo pubblico con The Abramovic Method, l’artista si prepara a lanciare la sua accademia.

Proprio così, la scuola Abramovic si chiamerà Marina Abramovic Institute e sorgerà nientemeno che a Hudson, New York. Come nel metodo Abramovic, per accedere all’interno della scuola il pubblico dovrà spogliarsi francescanamente di ogni orpello tecnologico come telefono cellulare o iPod. In seguito la ormai consona vestizione con il camice bianco e la firma sulla liberatoria che consegna il malcapitato per circa due ore e mezza nelle mani della tremenda Marina.