Mostri da Mostre

 

L’opening, o se preferite il vernissage, è l’evento principe di ogni mostra d’arte . Impossibile mancare ad un’inaugurazione, specialmente si si tratta di un grande evento in una prestigiosa galleria e gli artisti invitati a partecipare rappresentano quanto di meglio offra la scena del contemporaneo. Eppure l’opening, almeno dalle nostre parti, è spesso il momento meno opportuno per fruire l’arte, vuoi per la ressa di persone che si interpone tra l’occhio e l’opera, vuoi per la presenza di vino e salatini che finiscono sempre col trasportare tutti al di fuori della galleria, ad animare i più disparati chiacchiericci da bar dello sport. E poi durante il vernissage i galleristi tentano giustamente di vendere le opere o crearsi nuovi contatti. Ne consegue che il vernissage è un evento mondano costruito dal mercato per il mercato. Oltre questi insoliti meccanismi, l’opening è riuscito in questi ultimi tempi a produrre una serie di personaggi ancor più bizzarri che la scrivente va ora ad elencare:

Il Non-Salutatore. Solitamente si tratta di un collega/artista/critico/gallerista/giornalista che conoscete bene e con cui vi siete più volte fermati a parlare. All’opening di prestigio questi diviene un completo estraneo, vi guarda e non vi riconosce, se distolto da una personalità importante il Non-Salutatore vi darà sempre le spalle anche se gli ruotate attorno a 360 gradi.

Perché è impossibile amare Damien Hirst ed i suoi Spot Paintings

Così Damien Hirst ha monopolizzato questo lungo inverno dell’arte contemporanea. Il suo faraonico progetto Damien Hirst The Complete Spot Paintings 1986-2011 è finalmente partito e tutte le Gagosian Gallery sparse per il globo sono state prese d’assalto da exhibition-goers, vips, esperti del settore, collezionisti, artisti e semplici appassionati. Tuttavia, dietro le luccicanti paillettes di un sistema sempre pronto al sensazionalismo ed al colpo d’effetto, l’impresa di Hirst può aiutarci a riflettere su alcuni meccanismi che regolano la produzione ed il mercato dell’arte contemporanea.

Hirst ha dichiarato di lasciare ai suoi assistenti la realizzazione degli spot paintings: “mettere mano a questo tipo di dipinti mi annoia parecchio” avrebbe dichiarato l’artista alla stampa internazionale. Ciò ha fatto infuriare i puristi e la critica, persino David Hockney si è scagliato duramente contro Hirst, che tra l’altro avrebbe eseguito solo 5 dei 1.400 dipinti attualmente in mostra. Parlare di “artigianato” e manualità può far sorridere nel 2012, specie se si prendono ad esempio la Factory di Andy Warhol, l’arte concettuale o i murales di Sol LeWitt inviati tramite Fax ed eseguiti dagli assistenti a migliaia di chilometri di distanza.

Geometrie perfettibili, architetture nuove, spesso irreali ma sempre illusorie e accattivanti

La geometria, la matematica, le forme costituenti il mondo circostante e, in definitiva, l’architettura, rappresentano il punto d’incontro del lavoro di Guido Bagini, Paolo Cavinato, Michael Johansson e Michelangelo Penso che viene presentato dal 19 gennaio alla Galleria The Flat – Massimo Carasi di Milano in una mostra che, partendo da concetti classici ormai ben radicati nella storia dell’arte, giungono ad una loro rielaborazione in chiave contemporanea nella quale passato e presente sono perfettamente sintetizzati.

Quattro artisti dal background e dagli stili differenti, accomunati da una profonda ricerca di deformazione e integrazione di forme geometriche che generano architetture nuove, spesso irreali ma sempre illusorie e accattivanti. Quattro artisti che non possono prescindere dal contatto fisico con l’opera d’arte, per cui la manualità è primo e fondamentale strumento per esprimere l’idea. In Geometrie perfettibili il loro lavoro parte dall’assemblaggio di differenti forme, spesso dilatate, distorte, incastrate, prospetticamente illusorie e singolarmente insignificanti, per arrivare ad un perfezionamento insito nell’opera finita, inseparabile dall’intervento manuale dell’artista. Linguaggio oggettivo elevato a linguaggio creativo. Architettura come medium per rivelare l’espressione estetica in tutta la sua forza; geometria come punto di partenza e di arrivo per ottenere la perfezione che, notoriamente, non fa parte dell’universo umano ma a cui l’uomo ha sempre aspirato.

New York: Directions, Points of Interest alla Galleria Massimo De Carlo

Il 25 gennaio 2012 la Galleria Massimo De Carlo di Milano inaugura la mostra New York: Directions, Points of Interest, una collettiva di giovani artisti che vivono e lavorano a New York, curata da Elena Tavecchia. La mostra si presenta come una mappatura artistica della città. Così suggerisce il titolo, composto dalle prime parole che appaiono aprendo Google Maps. Gli artisti che partecipano sono eterogenei per formazione, per mezzi espressivi che utilizzano e per messaggi che comunicano con le loro opere, ma ciò che li accomuna è che ognuno di loro vive, a modo suo, la Grande Mela.

Melting pot di culture e centro della scena artistica contemporanea, New York è un mosaico di realtà disparate, racchiuse tra i confini urbani, una città con un doppio sviluppo, verticale con i suoi grattacieli svettanti e orizzontale con l’esteso reticolo di strade e incroci. Ogni quartiere vive di una propria identità, così da Brooklyn a Chelsea al Lower East Side il panorama artistico può variare notevolmente. I protagonisti della collettiva riproducono questa molteplicità di ambienti, situazioni, stimoli culturali, offrendo ognuno un modo diverso di percorrere artisticamente questa grande città. I lavori di Jason Loebs, Justin Matherly, Sean Paul, Valerie Snobeck, Mika Tajima, Josh Tonsfeldt, Daniel Turner e Sara VanDerBeek dialogheranno e si confronteranno nelle tre sale della galleria.

Click or Clash? Strategie di collaborazione

LaRete Art Projects e la Galleria Bianconi di Milano presentano il 19 gennaio la seconda tappa di Click or Clash? Strategie di collaborazione con la partecipazione di Marco Giovani, Niklas Goldbach e Yves Netzhammer e la collaborazione curatoriale di Julia Draganovic e Elena Forin. Click or Clash? Strategie di Collaborazione è un progetto articolato e di lungo periodo che si propone di affrontare come l’accordo o il disaccordo, il consenso o il conflitto, possano oggi creare delle nuove opportunità nell’ambito della sfera della collaborazione, tema fortemente attuale non solo  nelle pratiche artistiche.
Attraverso una strategia di collaborazione orientata verso l’affermazione di una vicinanza complessiva, declinata anche attraverso il valore delle singole differenze, il secondo episodio di Click or Clash? Strategie di collaborazione si concentra sul tema delle strutture di potere nella nostra società: il singolo individuo e le sue relazioni, lo spazio e la tecnologia, e il ruolo dell’immagine sono il punto di partenza di un nuovo confronto sul tema della collaborazione. In questo caso i tre artisti hanno deciso di sviluppare individualmente le loro visioni sul tema, al fine di creare un dialogo all’interno di un percorso tra i singoli lavori. Il team curatoriale, formato da Julia Draganovic e Elena Forin, sviluppa in questa occasione una nuova pratica di collaborazione nella lettura delle opere, al fine di estendere e di approfondire le possibilità critiche e il potere narrativo dei singoli lavori e della mostra.

Anthony James alla Brand New Gallery di Milano

Brand New Gallery è lieta di presentare Consciousness And Portraits Of Sacrifice (dal 12 gennaio al 23 febbraio 2012), prima personale italiana dell’artista anglo-americano Anthony James. In una sintesi di eleganza formale e concettuale, le opere di Anthony James fondono precisione tecnica, ripetitività e spettacolarità, mettendo a nudo l’influenza mitica e persistente di un minimalismo velatamente surreale nell’arte e nella cultura contemporanea.

Lo spazio milanese ospita due installazioni dell’artista della serie Birch Cube, che si configurano come due light box trasparenti, cubi luminosi che custodiscono intricate foreste vergini di legno di betulla, moltiplicate all’infinito grazie agli specchi sapientemente posizionati a disorientare lo sguardo, che viene assorbito in un’immagine suggestiva capace di ricollocare lo spettatore in uno spazio innaturalmente distante e riflettente. Il legno rimane così intrappolato in questo gioco illusionistico, tremendamente immobile e avulso dalla mano dell’uomo; le opere di Anthony James diventano vetrine minimaliste simili ad un tempio, reliquiari di grandi dimensioni.

VIP Art fair rilancia con tre nuove fiere esclusivamente online

 

Lo scorso anno c’è stata la grande ed inaspettata inaugurazione, quest’anno si punta al consolidamento. Stiamo parlando della Vip Art Fair, la fiera dell’arte contemporanea esclusivamente online, piattaforma inventata dai volponi della James Cohan Gallery che ha già acceso i motori per il gran ritorno previsto tra circa 22 giorni e qualche ora, stando al cronometrone montato sulla home page del sito ufficiale. L’edizione 2.0 della grande kermesse virtuale partirà il prossimo 3 febbraio, per rimaner nell’etere fino all’8 dello stesso mese. I vertici della fiera sono corsi ai ripari per evitare gli spiacevoli incidenti della passata edizione, vale a dire i cospicui rallentamenti del sito e i malfunzionamenti della chat, strumento vitale per poter contattare la galleria in tempo reale e chiedere delucidazioni sulle opere in vendita.

Tutto sommato la prima edizione non è andata malissimo (problemi di connessione a parte), a riprova di ciò anche quest’anno molte gallerie hanno riconfermato la loro presenza, forti anche del piccolo risarcimento concesso dall’organizzazione. Comunque sia la VIP ha rinverdito il suo team di specialisti, in modo da ovviare ai problemi tecnici.

Ursula Mumenthaler allo Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande di Roma

Lo studio d’arte contemporanea Pino Casagrande è lieto di ospitare (dal 26 gennaio al 16 marzo 2012) per la prima volta nei suoi spazi l’artista svizzera Ursula Mumenthaler. In mostra una selezione di oltre 20 fotografie che testimoniano i diversi lavori sullo spazio risalenti alla metà degli anni novanta, fino alla recente serie berlinese “Eingezäunte Brachflächen in Berlin” del 2007.

Lo spazio e la luce sono le linee guida essenziali per entrare nei lavori di Ursula Mumenthaler che a partire da interventi pittorici all’interno di edifici industriali dismessi come fabbriche, garage, sanatori e hotels, traccia perimetri geometrici che risolve in campiture di colore monocrome, poi racchiuse in un’unica prospettiva fotografica, quella frontale dell’osservatore. Da luogo come spazio vissuto in prima persona, a luogo come habitat universale, l’artista sentirà poi il bisogno di allontanarsi dalla geometrizzazione della forma come pratica pittorica, per cercare la stessa nell’edificio in quanto architettura.

Montaggio delle Attrazioni

Il 13 gennaio inaugura alla Galleria L’Attico di Roma la mostra Montaggio delle Attrazioni. Dal comunicato stampa: “Trovare il titolo a una mostra o a uno spettacolo è un’incombenza che mi tocca, piacevole rovello, alcune volte l’anno. Il giusto titolo, calzante, vuole i suoi tempi per rivelarsi. Può darsi che venga alla luce di getto, vena carsica snidata dal mio bastone appuntito di rabdomante. Più spesso, però, l’idea buona non sgorga subito. E’ stato questo il caso di Montaggio delle attrazioni. Così definì il cineasta russo Sergej Ėjzenštejn il suo processo di assemblaggio delle immagini filmiche disposte in sequenza. E per l’appunto cos’è questa mostra, fatta salva la diversità strutturale del cinema, se non una ricerca di relazione tra le immagini, nella fattispecie dipinti e sculture? “Ecco, la mostra è montata” ho come sempre mormorato tra me e me alla fine dell’allestimento. In quel momento, sgominando gli altri titoli in lizza, mi è scattata l’associazione con Ėjzenštejn.

È pur vero che il modo di allestire le mostre non può essere più lo stesso dopo il consolidamento dell’installazione come nuova forma d’arte. Essa è sì la provvidenziale foglia di fico, il comodo escamotage cui ricorrono tanti sedicenti artisti. Ma non si può negare che abbia nobilitato l’idea di spazio, elevato da mero contenitore a rango di opera d’arte, fondata sull’equilibrio d’insieme dei singoli elementi in gioco. In linea di principio è con questo spirito che allestisco spettacoli e mostre. Ed ora inoltriamoci nelle cinque sale espositive. Quella di Di Stasio è una vera e propria scatola ottica dove due pitture si fronteggiano: un gigantesco viandante nudo provvisto di bastone che sovrasta la città notturna, e lo stesso gigante divenuto lillipuziano, visto come attraverso un cannocchiale rovesciato. Il lavoro maniacalmente figurativo di Di Stasio è perfetto per gli illusionismi.

Carmelo Bongiorno alla Galleria Barbara Frigerio

Fotografare è un atto d’amore. Si fotografa sempre un luogo, un oggetto o una persona che si ama, qualcuno o qualcosa a cui si è legati, che ci è caro, che ci rimanda indietro nel tempo o ci restituisce delle emozioni. A diciott’anni, nell’assoluta incertezza del futuro e con l’incontenibile desiderio di raccontarmi, per me la scoperta della fotografia fu una vera folgorazione: la macchina fotografica divenne un meraviglioso strumento d’introspezione, i miei negativi radiografie dell’anima. Cercavo, scattavo, sviluppavo e stampavo: riempii la mia vita di fotografie, non potevo fare altro. “

Questa è la dichiarazione di poetica di Carmelo Bongiorno, fotografo siciliano, presente sulla scena internazionale da oltre vent’anni, che in questa mostra alla Galleria Barbara Frigerio di Milano (inaugurazione il 12 gennaio 2012) si racconta, attraverso una selezione di opere, che ripercorrono la sua lunga ed instancabile ricerca artistica ed umana. Immagini che narrano momenti e luoghi, vissuti e visti con gli occhi di chi si lascia sedurre dall’unicità dell’attimo, di chi, come lui stesso descrive, “prova stupore per la luce” e questa è la “condizione indispensabile per poter fotografare.”

CARMELO NICOTRA – 37° 19′ 07” N 13° 39′ 47” E

Sabato 14 Gennaio 2012 presso la Galleria Zelle Arte Contemporanea di Palermo si inaugura la mostra 37° 19′ 07″ N 13° 39′ 47″ E, prima mostra personale di Carmelo Nicotra a cura di Maria Giovanna Virga. La mostra sarà visibile fino al 14 febbraio 2012.

Il titolo è costituito dalle coordinate geografiche di Favara, ambiente di ricerca in cui l’interesse antropologico per il tessuto sociale e abitativo viene sollecitato particolarmente dalla presenza di diverse case fatiscenti che diventano lo scenario in cui l’artista interagisce. La mostra è il risultato di un percorso conoscitivo attraverso questi siti archeologici moderni. All’ingresso della galleria due mensole ricordano le catalogazioni dei musei archeologici, ma al posto dei reperti storici l’artista vi espone frammenti di abitazioni, differenti per forma, colore e provenienza.

Ma tu il rosso lo vedi rosso? Lio Yeung ci spiega il fenomeno della sinestesia

Cosa vedono le farfalle? E gli altri insetti? E le altre persone percepiscono i colori nella stessa maniera in cui li percepiamo noi? Queste banali ma al tempo stesso intriganti domande le abbiamo formulate tutti noi, almeno una volta nel corso della nostra vita. Ebbene il quesito sulla percezione di oggetti e forme è alla base della nuova ricerca di Lio Yeung, artista e designer che ha da poco inaugurato la sua mostra personale dal titolo A is Green, R is Red, alla Libraire Galerie di Hong Kong.

All’interno della mostra, Yeung gioca sulle differenti opportunità della visione, ispirandosi al fenomeno della sinestesia. Con il termine “sinestesia” si fa riferimento a quelle situazioni in cui una stimolazione esterna (uditiva, olfattiva ecc. ecc.) è percepita come due eventi sensoriali distinti ma allo stesso tempo conviventi. Nella sua forma più comune la sinestesia è presente in molti individui, basti pensare alle situazioni dove un odore o un sapore evoca un ricordo o quanto altro.

EDWARD THOMASSON – Find A Problem To Solve

Furini Arte Contemporanea di Roma inaugura il 21 gennaio la prima mostra personale  in Italia dell’artista britannico  Edward Thomasson (1985 – Staffordshire, vive e lavora a Londra) che include il video Find A Problem To Solve, 2008, e una serie di disegni dal titolo Voluntary Working Relationships, 2010-2011. Il lavoro di Thomasson si focalizza sul sistema dei rapporti fra gli individui in gruppo, spostando il punto di vista fra l’interno e l’esterno dei personaggi, muovendosi fra le menti e i corpi.

Attraverso un’accurata e critica osservazione del comportamento, Thomasson identifica espressioni del volto e pose specifiche e isola i movimenti degli individui in gruppo, processo che viene inizialmente esplorato nelle serie di disegni. In seguito queste osservazioni divengono il fondamento per i suoi video narrativi che, interpretati da attori, sono tutti riferiti a come gli individui partecipano alle attività di gruppo, intese come occasione per affermare a se stessi che c’è qualcosa oltre i limiti del loro stesso corpo. Anche la musica ha un ruolo centrale nella costruzione dei suoi video. Edward Thomasson scrive i testi per le canzoni che, eseguite dagli stessi attori dei video, diventano parte dell’azione.

Mostre in giro per il mondo edizione 2012

Eccoci giunti al consueto appuntamento con le mostre in giro per il mondo previste per i prossimi giorni di questo scoppiettante 2012. Se avete deciso di passare le vostre vacanze all’estero, non perdetevi questi appuntamenti: Dal 6 gennaio all’11 febbraio la galleria David Zwirner di New York city propone al suo pubblico i Date Paintings di On Kawara. Alla mostra saranno presenti 150 opere con le classiche date.

Dal 12 gennaio al 18 febbraio tutte le Gagosian Gallery sparse per il globo ospiteranno invece Mr. Damien Hirst ed i suoi Spot paintings, un evento senza precedenti. Dal 29 gennaio al 9 aprile il MoMa PS1 presenta una panoramica sull’artista californiano Henry Taylor. Dipinti naif realizzati su qualunque supporto da una valigia gettata nella spazzatura ad una scatola di cereali, tutto fa brodo per il magico Taylor. Londra dedica invece, dal 9 febbraio al 27 maggio, una grande retrospettiva al pittore Lucian Freud scomparso nel 2011. Alla National Portrait Gallery saranno presenti i suoi ritratti, prodotti nell’arco di 70 anni di prolifica carriera.