Iabo likes Naples, and you?

A voi piace Napoli? A noi tantissimo e fortunatamente non siamo i soli a pensarla così visto che lo scorso 9 dicembre un misterioso I Like, il classico pollicione alzato di Facebook, è comparso  sulla facciata del Palazzo San Giacomo, sede storica del Comune di Napoli.

L’opera è stata ideata dal camaleontico Iabo, artista che da diverso tempo seguiamo con molto interesse sia per le sue spericolate incursioni in perfetto stile Street Art che per le sue installazioni ed opere pittoriche comparse nelle maggiori fiere d’arte del nostro italico stivale. I like Naples, questo il nome dell’opera in questione, è un gigantesco lightbox rivestito da tela in PVC e fa parte di LuminAria 03 curato da Simona Perchiazzi, progetto che in passato ha accolto tra le sue fila anche altri grandi nomi della new wave italiana come Roxy in the box.

Quando il pubblico si annoia

Molti magazine d’arte contemporanea internazionali e non, hanno in queste ultime settimane lanciato un dialogo sull’allontanamento del pubblico da mostre ed affini. Questo proficuo dibattito è sorto spontaneamente in ogni parte del globo, segno evidente che la necessità di ritrovare ciò che si è perso per strada è quanto mai universale. Due grandi voci come Charles Saatchi e Jerry Saltz hanno inoltre raccolto il sentimento comune, convogliando alcune lamentele che sino ad ora erano comparse su alcune testate e rilanciate da alcuni critici.

Saatchi e Saltz si sono scagliati contro l’arte da avanspettacolo, contro la noia imperante e contro la trasformazione dei musei in anfiteatri dediti ad attività circensi per racimolare un sempre più vasto bacino di pubblico. Ed allora dove risiede il punto di equilibrio? Dove trovare la giusta via di mezzo capace di rappresentare il giusto connubio tra sperimentazione e fascino? Saltz ha inesorabilmente stroncato il “parco dei divertimenti” architettato da Carsten Höller per il New Museum e la mega retrospettiva di Maurizio Cattelan al Guggenheim (ambedue a New York) ma è inutile negare che entrambi gli eventi hanno sbancato al botteghino, consegnando alle due istituzione il record di ingressi.

Aiuto, mio figlio vuol fare l’artista

 Siete giovani e morite dalla voglia di intraprendere la carriera d’artista? Beh le soluzioni qui in Italia non sono poi tante, nello specifico o si comincia da autodidatta e si intraprende una lunga strada costellata da studi ed esperienze in proprio o si frequentano i vari licei, i vari istituti d’arte e le varie accademie sparse sul territorio che vi dovrebbero orientare al meglio nella giungla artistica.

Quest’ultima ipotesi (almeno dalle nostre parti) è in tutto e per tutto simile alla prima, ossia pur avendo intrapreso dei percorsi didattici e formativi, i poveri giovani virgulti devono per forza di cose studiare e far esperienze in proprio. Programmi vetusti e poca malleabilità nell’insegnamento delle varie materie sono infatti delle vere e proprie piaghe che devastano il povero studente.

Opera Civica (TN), progetto dedicato alla scena artistica emergente trentina

Opera Civica (TN), progetto dedicato alla scena artistica emergente trentina promosso dalla Fondazione Galleria Civica di Trento e supportato dalla Provincia Autonoma di Trento – Politiche Giovanili e dal Ministero della Gioventù presenta quattro nuovi appuntamenti congiuntamente a quattro nuove monografie venerdì, 9 dicembre 2011 alle ore 18.00 presso lo Spazio foyer del Centro Servizi Culturali Santa Chiara. Le mostre rimarranno aperte dal 10 al 27 dicembre 2011. Ogni volume prodotto farà parte della collana di pubblicazioni edita dalla Fondazione Galleria Civica di Trento e riservata, nell’ambito del progetto Opera Civica (TN), ad artisti trentini under 35 ancora privi di una prima estesa monografia istituzionale.

David Aaron Angeli. Conus Elaphus
Dopo Jacopo Mazzonelli e Valentina Miorandi, il terzo appuntamento di Opera Civica (TN) presenta la mostra personale Conus Elaphus di David Aaron Angeli (Santiago, Cile, 1982, risiede e lavora a Dimaro (TN), curata da Federico Mazzonelli (Trento, 1976), storico dell’arte e curatore indipendente trentino. David Aaron Angeli presenta un gruppo di nuove opere, tra cui due grandi sculture e delle installazioni a parete, che, sotto il titolo complessivo di Conus Elaphus agiscono tuttavia come un corpus unico: forme, figure e oggetti instaurano tra loro un dialogo visivo che ha come simboli cardine la figura del cono e quella del bastone, presenze totemiche rispetto alle quali si organizza lo spazio dell’installazione. La cera d’api, il materiale con il quale sono state realizzate le due sculture, diviene anch’essa un elemento centrale del lavoro presentato.

This is tomorrow alla galleria annarumma

Da sempre considerata tra i più acuti osservatori dell’arte giovane inter-e-nazionale, la galleria annarumma di Napoli inaugura il 15 dicembre la collettiva THIS IS TOMORROW, consuntivo di un’attività che raggiungerà il prossimo anno, il traguardo dei dieci anni di lavoro sul campo. Sette i talenti in erba individuati per questa occasione: Aaron Angell (GB 1987), Alfredo Aceto (IT 1991), Trisha Baga (USA 1985), Jacob Kerray (GB 1988), David Ostrowsky (D 1981), Ben Schumacher (CAN 1985), Benjamin Senior (GB 1982).

Collezionista di abitudini è Alfredo Aceto, che sempre s’incammina lungo i sentieri in ombra dell’esistenza, lì dove, tra oggetti che non hanno alcun motivo per essere ricordati, risiedono le piccole meschinerie e grandi fragilità dell’individuo, per consegnare allo sguardo un’umanità più vulnerabile, ma certo più sincera. Come una profetessa dei tempi moderni, Trisha Baga ricorre a tutta la tecnologia di cui la creatività contemporanea può disporre per avvisare del divario che c’è tra lo sguardo e la vista, il conoscere e il ri-conoscere, sublimando l’oggetto comune, interlocutore preferenziale della sua e nostra quotidianità.

95ma COLLETTIVA GIOVANI ARTISTI: Comunicati i nomi dei vincitori

La Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia annuncia i nomi dei vincitori della 95ma Collettiva Giovani Artisti che dal prossimo 17 dicembre esporranno le loro opere nella Galleria di Piazza San Marco. Ad aggiudicarsi tre borse di studio e avere l’opportunità di esporre il prossimo anno le proprie opere in una mostra personale sono: Teresa Cos, che ha vinto il primo premio di 3mila euro, Valerio Nicolai e Roberto Fassone che hanno ricevuto ciascuno una borsa di studio di 2mila euro. A queste, si aggiunge il premio acquisto di 1500 euro messo a disposizione dalla Regione Veneto che la giuria ha deciso di assegnare a Luigi Leaci.

Sette giurati (Angela Vettese, Presidente BLM, Giorgio Andreotta Calò, artista, Andrea Bruciati, Direttore Artistico, Galleria comunale d’Arte Contemporanea di Monfalcone, Federico Luger, Gallerista, Milano, Samuele Menin, Caporedattore Flash Art, Alessandra Pioselli, Direttore Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo, Luca Trevisani, Artista) per due giorni non-stop hanno visionato opere e portfolio dei 210 artisti che si sono presentati alle selezioni della 95ma collettiva, per arrivare alla decisione finale di portare in mostra nelle sale storiche della galleria di piazza San Marco 20 giovani promesse.

L’artista deve tornare ARTISTA

 Il sistema dell’arte vuole trasformare gli artisti in un manipolo di individui ansiosi e stitici che attendono disperatamente di essere scoperti e guadagnare un qualsiasi tipo di riconoscimento. Questo ovviamente potrebbe essere il giusto scotto da pagare per raggiunger celebrità e successo economico, ma giunti a questo punto i folli meccanismi presenti all’interno della scena tricolore risultano essere talmente fuori controllo ed inconcludenti che il gioco non vale più la candela.

Ragionando a mente fredda sul pasticcio Padiglione Italia alla Biennale di Venezia è possibile riscontrare alcuni aspetti comportamentali che in un modo o nell’altro devono per forza di cose cambiare, se non vogliamo che i nostri artisti si disperdano nel nulla, come semplici pedoni da immolare su di una scacchiera mal concepita dal curatore-arraffone di turno. Farsi rastrellare in liste chilometriche pronte a cangiare da un giorno all’altro, farsi trattare come carne da macello senza il minimo ritegno, pagarsi le spese di spedizione delle opere ed in seguito allestire le stesse con le proprie mani, partecipare ad un progetto raffazzonato che svilisce la propria creatività ed in seguito subire l’iter burocratico di un allestimento da magazzino dell’Ikea durante il riordino merci.

Short stories 7 – Le 11 case di Miriam Secco

CHI: Miriam Secco (Varese – 1981) è una giovane artista inquieta e determinata. Non sarà uno dei soliti nomi che girano quando si parla di giovani artisti, ma il suo percorso è coerente, solido e dimostra sempre più un’originalità sia formale che concettuale.

DOVE: Galleria Artopia – Milano

QUANDO: 17 novembre – 22 dicembre 2011

COSA: In mostra sono presentate undici maschere e un video-reportage delle relative performance. Ogni maschera è realizzata con la tecnica della tessitura a telaio, i materiali usati sono semplici e quotidiani: schotch, gommapiuma, reti di plastica, ramoscelli, ma le forme sono affascinanti e ricercate.

Il Book Deconstruction è l’anticamera del decoupage

Roland Topor, Souvenir, 1971

 

In questi lunghi mesi abbiamo più volte tirato in ballo i diversi comportamenti e tic presenti nella produzione del giovane artista medio. Va detto che molti nuovi talenti presenti all’interno della nostra scena lavorano con coscienza e cercano di evitare estetiche fritte e rifritte e concetti inconcludenti. Sussiste però una buona fetta di artisti emergenti che ama poggiarsi sul già visto, adora creare uno stitico e vuoto inganno visivo da abbinare a quello concettuale per poi generare un enigma inutile.

Questo mistero germoglia come un seme all’interno della mente del fruitore, conducendolo ad una vana ricerca di significati, difficile quanto cercare un gatto nero in una stanza buia quando di fatto il gatto non c’è. Abbiamo quindi passato in rassegna tutte le manifestazioni di Ikea Art e Newindustrialminimalism, vale a dire l’ammasso inutile di found objects, il conglomerato di cemento e lamiere piegate con una bella piuma di pavone sopra, i mobiletti di nonna Piera riempiti con foto dello zio e qualche vaso di plastica liquefatta a far da contrappunto. Accanto a queste manifestazioni creative sta prendendo piede l’ennesimo comportamento generalizzato, quello del Book Deconstruction.

Insites – Collecting memories to build future

La mostra Insites, Collecting memories to build future che inaugura il 22 novembre da The Gallery Apart di Roma è  il momento cruciale di un incontro tra 5 studentesse di arte della Cornell University e la scena romana emergente. Le studentesse scelte da Luana Perilli, hanno mosso i primi passi nella scena dell’arte della città ricevendo feedback e apprendendo come introdurre e presentare la loro ricerca: dalla produzione di un portfolio e di uno statement, agli studiovisit e agli appuntamenti con giovani professionisti fino alla realizzazione di una mostra in una galleria commerciale della città, The Gallery Apart.

Le cinque artiste nate negli anni ’90 manifestano un interesse comune per la memoria e sulle sue dinamiche di accumulo, riflessione, finzione e stratificazione. L’esperienza romana ha innescato percorsi diversi nello sguardo di cinque giovanissime americane sulla città eterna, sulle sue contraddizioni e sul desiderio di fissare l’esperienza multiforme della memoria privata e collettiva. 

TAMARA FERIOLI – IDOLA

Mercoledì 16 novembre alle ore 19, negli spazi di Officine dell’Immagine di Milano, inaugurerà la mostra della giovane artista milanese Tamara Ferioli (Legnano, 1982). L’esposizione, curata da Francesca Alfano Miglietti (FAM), caratterizzata da una forte componente autobiografica, presenterà 20 nuove opere su carta intelata di diversi formati e un’inedita installazione ambientale sonorizzata da Fabio Bonelli di Musica da Cucina, laboratorio creativo PeopleFromTheMountains.

Gli Idola – errori della mente e della comunicazione umana, persuasioni e illusioni che sembrano diventare assiomi per poi crollare di fronte a nuove convinzioni – danno il titolo a questa personale, il cui corpo principale sarà costituito da disegni realizzati a matita. Il peculiare segno, secco e controllato, così come l’attenzione per la scelta dei dettagli e un processo creativo meditato e lento come un rituale, sono i tratti distintivi del lavoro della Ferioli. Elementi presi dalla natura come foglie, insetti, sassi, rami e capelli dell’artista stessa (che testimoniano la sua presenza in ogni opera) si riversano sulle carte giapponesi lavorate a mano, creando infiniti mondi, che nei lavori recenti diventano ancora più complessi e articolati. Grazie a un intreccio di narrazioni che si accompagnano alle storie principali, le singole entità si mescolano generando nuovi significati e diversi livelli di lettura, sviluppandosi su un fondo bianco che conferisce atemporalità alle scene.

Francesco Fonassi e Margherita Moscardini, vincitori della III edizione di 6ARTISTA

Sabato 5 novembre scorso a Torino, in occasione di Artissima sono stati annunciati i vincitori della III edizione di 6ARTISTA, il programma di residenze d’artista rivolto a giovani talenti under 30 che vivono in Italia, ideato dalla Fondazione Pastificio Cerere con l’Associazione Civita e sostenuto da Allianz.

Tra le oltre cento domande, pervenute da tutta Italia e valutate dal comitato scientifico composto da: Luca Massimo Barbero, Gabriella Buontempo, Mario Codognato, Ginevra Elkann, Francesco Manacorda, Nunzio, Bartolomeo Pietromarchi, Marcello Smarrelli, Daniela Zangrando, sono emerse le candidature di: Francesco Fonassi e Margherita Moscardini, nominati vincitori della III edizione del premio. I due artisti avranno la possibilità di risiedere per sei mesi a Roma, presso la Fondazione Pastificio Cerere, e per altri tre presso la Cité Internationale des Arts di Parigi. Entro la fine del 2012, al termine dei complessivi nove mesi di residenza, il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma presenterà la mostra dei progetti realizzati durante questo periodo di studio e di ricerca.

Giulio Rimondi – Beirut Nocturne

Venerdì 25 novembre, la Galleria OltreDimore di Bologna presenta la Beirut notturna, onirica e intimista di Giulio Rimondi, che racconta così la metropoli dove, dopo lunghi vagabondaggi attorno al mondo, ha scelto di vivere. La notte libanese si rivela sensuale, quieta –malinconica a tratti – attraverso una fotografia di reportage compenetrata da un filtro emozionale focalizzato sulla dimensione umana, profondamente personale della solitudine.

Per Rimondi l’istantanea diventa un alibi per immergersi nelle vite degli altri, per catturare a sorpresa scene e personaggi di una cultura mediterranea alla quale partecipa in prima persona. Per rappresentare questo immaginario Rimondi sceglie la forma del notturno, quando con il crepuscolo i confini del paesaggio urbano e umano si dissolvono in una visione differente, interna, liquida.

Non è facile, a Palazzo Incontro una mostra che invita a non fermarsi alla superficie

Inaugura il 9 novembre la mostra Non è facile a cura di Claudio Libero Pisano, primo appuntamento di un ciclo di quattro incontri espositivi del Contemporaneo all’interno di Palazzo Incontro a Roma. Il titolo della mostra esprime un voluto doppio livello di lettura che unisce tra loro – come in un dialogo ideale – i cinque lavori degli artisti esposti. Ad un primo sguardo, le opere si presentano cariche di empatia e grande riconoscibilità nel segno e per l’uso di colori fortemente caratterizzanti. Ma, ad un’osservazione più attenta, si tratta di opere che chiedono di andare oltre. Oltre l’apparente e una lettura solo appagante, per potersi immergere in territori e interrogativi non esclusivamente estetici né rassicuranti.

Non è facile è un monito a non fermarsi alla leggerezza evanescente della superficie. L’universo interpretativo è colmo di significati, non sempre immediatamente riconoscibili, che si rivelano solo nel saper guardare. Oltre l’immagine stessa che l’artista ci offre e che egli stesso invita a superare, trasfigurandola, per coglierne l’essenza. Ci vuole attitudine, predisposizione d’animo. Non è facile avere l’una e l’altro.