Philip Wiegard – Uomini-statua-oggetto

In Uomini-statua-oggetto l’artista tedesco Philip Wiegard mette in scena dal 10 aprile al 5 giugno, nello spazio romano di Furini Arte Contemporanea, un interno, un’ambientazione intima e privata stile primi del Novecento, dove drappi e carte da parati originali dell’epoca, a cui si sovrappogongono pannelli dipinti che le emulano, si alternano agli ammiccamenti barocchi delle poltrone damascate e alle fotografie incorniciate allineate sulle pareti. L’artista, così, restituisce vita ai tempi perduti fra richiami al mito, alle ricerche prospettiche e metafisiche dechirichiane, ricreando quell’idea di Wunderkammer che proponevano gli antichi àteliers, stanze dove si raccoglievano meraviglie di ogni genere e ogni luogo.

Tutto il contesto è però soggetto ad un meccanismo, per certi aspetti ossessivo, per cui Wiegard si diletta a decostruire e scomporre oggetti comuni come tavoli, sedie, poltrone, armadi e intere composizioni di vecchio arredamento, per riportarli ad una nuova vita. Questa nuova estensione non è piatta e non è tridimensione, ma appunto ri-costruzione prospettica mediante parti di oggetti che vengono usate come linee per restituire proporzioni, profondità e misure. Wiegard utilizza in scultura le leggi ottiche della prospettiva tipiche della pittura, così svuota gli oggetti dei loro volumi, li priva della loro funzione originaria e li rende elementi ibridi, fra oggetto e figura, tali da generare il dubbio della percezione di chi li osserva.

Owen Maseko, ancora un altro artista censurato in Africa

Lo scorso fine settimana l’artista Owen Maseko è stato arrestato dalla polizia a causa di una sua mostra alla National Gallery di Bulawayo nello Zimbabwe. Tale atto ci riporta tristemente alla mente un’altra censura perpetrata ai danni dell’arte sempre nello Zimbabwe di cui abbiamo ampiamente parlato in un nostro precedente articolo.

Secondo l’Associated Press, Maseko ha raccolto alcune foto di famiglia di persone scomparse mescolandole ad immagini di depositi minerari dove si pensa siano sepolti alcuni resti umani ed ha aggiunto all’interno della mostra anche alcuni rapporti su un’insurrezione armata nel distretto del Matebeleland dopo l’indipendenza del 1980. Ricordiamo che il distretto fu letteralmente fatto a pezzi dalle truppe fedeli a Mugabe e migliaia di civili innocenti furono massacrati nella lotta.

Fluxus Biennal, è la volta di George Brecht

Dopo la mostra di George Maciunas, Fluxus Biennial – 730 giorni hic et nunc, il progetto curato da Achille Bonito Oliva all’Auditorium di Roma, prosegue dal 7 aprile al 14 maggio 2010, con l’esposizione dedicata a George Brecht. Brecht e’ stato uno dei piu’ significativi esponenti del gruppo Fluxus, attivo fin dal suo inizio nel 1962 e inventore del termine “Event”, una tecnica performativa usata da tutti i componenti del gruppo e divenuta in seguito caratteristica imprescindibile della ricerca di Fluxus. Negli “Event”, azioni quotidiane che coinvolgono ogni sfera del sensibile (visiva, uditiva, tattile, motoria) vengono isolate come singole performance, assumendo occasionalmente il carattere di situazioni immaginarie o impossibili.

Tra le opere esposte in AuditoriumArte, Water Yam (1963), una semplice scatoletta di cartone con centinaia di piccoli bigliettini recanti le indicazioni di Brecht per eseguire gli “Event”, una serie di partiture legate a gesti minimali o atti basici del semplice vivere quotidiano. Water Yam e’ considerata una pietra miliare di Fluxus. Tutte le opere presenti in mostra giocano sul paradosso di oggetti d’uso comune che mantengono la loro caratteristica di banalità e quotidianità, inserendosi nell’assunto portante del lavoro di Brecht secondo cui ogni cosa soggiace alle leggi generali del caso e delle coincidenze. Persino quelle tridimensionali sono Event che si sviluppano sotto gli occhi dello spettatore, come una pianta di azalea poggiata su una sedia che cresce impercettibilmente giorno per giorno (Chair with plant, 1967), o come un improbabile e ironico ritratto femminile fatto da oggetti d’uso comunissimo come una scala a pioli, uno spazzolone e un cobra (Lola, 1975).

Arte in macelleria e Damien Hirst invece macella una donna incinta

L’art dealer Gavin Brown ha annunciato che raddoppierà le dimensioni della sua galleria di New York. Brown ha infatti già affittato uno spazio al 601 di Washington Street che fino ad ora ospita la macelleria del noto esperto di carni Pat LaFrieda. Il primo artista ospitato dal nuovo spazio sarà Jonathan Horowitz, celebre per una nuova serie di opere sul cibo vegetariano e sulla eco-sostenibilità. La mostra prenderà il titolo di Go Vegan!, evento decisamente azzeccato per sovvertire l’identità dell’ex macelleria.  LaFrieda che i newyorchesi chiamano il mago della carne aprirà invece uno spazio di 10.000 metri quadrati nel New Jersey.

Nel frattempo Damien Hirst circa sei giorni fa si è recato al museo Madre di Napoli che attualmente ospita una sua opera all’interno della mostra Barock. Hirst ha rivelato ai giornalisti di essere un fan di Maurizio Cattelan e di aver deciso di proporre al più presto una sua installazione site specific per la Chiesa di Donnaregina Vecchia. 

Giulio Paolini – Gli uni e gli altri. L’enigma dell’ora

Il Palazzo delle Esposizioni di Roma presenta dall’8 aprile l’installazione di Giulio Paolini intitolata Gli uni e gli altri. L’enigma dell’ora, appositamente ideata per questa occasione espositiva e in rapporto ideale con la mostra di Giorgio de Chirico. Tra i massimi interpreti dell’arte contemporanea, Giulio Paolini (Genova 1940) ha esordito nei primi anni sessanta ed è stato tra i protagonisti dell’Arte Povera. Da sempre concepisce l’opera d’arte come una visione vertiginosa capace di evocare un numero potenzialmente infinito di altre visioni e di abbracciare un tempo dilatato, esteso a tutta l’arte passata e futura.

A partire da Disegno geometrico del 1960, la sua prima opera conosciuta: una tela nella quale compare unicamente la squadratura geometrica anticipazione di ogni possibile immagine, Giulio Paolini persegue l’idea che ogni opera d’arte attinga a un unico, enigmatico, modello. Un pensiero, il suo, che trova rispondenza nella concezione antimoderna del grande metafisico. Enigma, attesa, assenza, malinconia, prospettiva, sono i grandi temi sui quali Giulio Paolini dichiara la sua affinità con Giorgio de Chirico.

Quando l’arte incontra l’estetica del videogame

Non ho mai detto che i video games siano un’arte” e queste parole ci riempiono di stupore visto che a pronunciarle è stato proprio Shigeru Miyamoto, uno dei padri fondatori della moderna industria dei video giochi nonché creatore di vere e proprie leggende elettroniche come Super Mario Bros e la serie di Legend of Zelda. La dichiarazione è stata resa nota ai microfoni dell’Associated Press la settimana scorsa quando Miyamoto è stato insignito del British Academy of Film and Television Arts Fellowship.

Ad esser sinceri, Miyamoto è un esempio di umiltà e dedizione, un game maker visionario che si è autoimposto di ricevere lo stesso stipendio dei suoi colleghi, senza facilitazioni di sorta. Il commento di Miyamoto rappresenta un atto di dissenso in un dibattito che ha infiammato l’industria dei videogiochi sin dai suoi primi anni di vita. Dalla campagna pubblicitaria dell’etichetta Electronic Arts che nel 1982 chiedeva al mondo: “Può un computer farti piangere?” ( e molti piansero al triste finale dell’avventura testuale sci-fi intitolata Planetfall della Infocom 1983) fino alla celebre dichiarazione di Rober Ebert del 2005 che rispondeva: “i videogiochi non potranno mai essere arte”, il merito artistico dei videogiochi ha tenuto banco tra professionisti, esperti del settore e semplici amanti dei videogiochi.

Sarah Palin in un dipinto porno ed una tigre arrestata in galleria

 Il dipinto dell’artista inglese Jonathan Yeo raffigurante il politico britannico e leader del Partito Conservatore David Cameron è stato recentemente comprato da un ricco proprietario terriero per 200.000 sterline ma siamo sicuri  il prossimo progetto dell’artista non avrà la stessa fortuna. Yeo è infatti in procinto di ultimare un suo dipinto raffigurante l’ex governatore dell’Alaska ed avversario di Obama alle scorse elezioni presidenziali. Stiamo parlando ovviamente della chiacchierattissima Sarah Palin che nelle mani di Yeo diverrà un soggetto porno, o quantomeno la sua immagine sarà costituita da foto osè. L’artista ha dichiarato di aver creato il ritratto di Sarah Palin utilizzando alcuni ritagli Hardcore tratti da giornalini pornografici. “Credo che il dipinto sia il giusto riconoscimento per i repubblicani a cui tutti siamo grati per aver fottuto il mondo” ha dichiarato recentemente Yao mentre si trovava ad un party a Londra.

Ricordiamo che Yeo ha già scatenato le ire dei fans di George W. Bush per aver realizzato lo scorso anno un ritratto dell’ex presidente degli Stati Uniti assemblando delle immagini sempre tratte da riviste porno. Siamo quindi curiosi di vedere come ne uscirà fuori Sarah Palin.  Nel frattempo sempre a Londra la polizia ha acciuffato una tigre all’interno di una galleria d’arte. Certo voi tutti penserete ad una leggenda metropolitana come il coccodrillo nelle fogne di New York ma la ragione di questa cattura è tristemente reale.

Scienza ed arte in una mostra in 3D

 Nell’universo ci sono cose impossibili da comprendere come i buchi neri, l’anti-gravità e tutte quelle particelle subatomiche che sfrecciano attorno a noi. Riuscire a dare una forma alla grandiosità che ha concepito l’intero creato e noi con esso è un’ardua prova emozionale ed intellettuale, proprio come il serpente che morde la sua coda. Possiamo però cercare di dare una forma a quello che vediamo, al cosmo ed alla nostra coscienza e questo è l’obiettivo della mostra Ouroboros: The History of the Universe, collage di mandala, galassie, astronauti ed effetti 3-D che in questi giorni è possibile ammirare alla Ise Cultural Foundation di SoHo a New York (dal 9 marzo al 23 aprile).

Alla fondazione lo spazio è completamente buio e le proiezioni si estendono su sei grandi schermi, basta infilarsi gli ormai celebri occhialini 3d (ditemi cosa non è in 3d in questi ultimi mesi) e buttarsi a capofitto all’interno del cosmo. La mostra è stata creata da Ali Hossaini (biochimico, filosofo, produttore televisivo e poeta visivo) e due giovani video artisti che rispondono ai nomi di Blake Shaw e Bruno Levy, meglio conosciuto come Sweatshoppe, mago degli effetti tridimensionali. Ouroboros è un animale mitologico dell’antica Grecia, un serpente che si morde la coda simbolo di unità cosmica ed autosufficienza.

Il Centro Pecci arriva a Milano

La sede storica del Centro Pecci di Prato è interessata da un grande progetto di ampliamento che porterà al raddoppio e al rinnovamento degli spazi (inaugurazione prevista nel 2012) mentre dal 14 aprile  apre a Milano, in concomitanza con il Salone del Mobile, una nuova sede. Un satellite ricavato da un ampio edificio di archeologia industriale nella zona dei Navigli, in Ripa di Porta Ticinese dove si alterneranno: esposizioni della collezione del Centro Pecci, mostre, presentazioni di progetti editoriali, opere site-specific. Un progetto ambizioso che porta a Milano una delle più interessanti collezioni d’arte contemporanea in Italia.

Lontani dall’idea di globalizzazione della cultura – secondo le parole di Marco Bazzini, direttore artistico del Pecci – “il vero motore del progetto di espansione del Centro Pecci a Prato e a Milano è la collezione permanente raccolta in oltre 20 anni. La possibilità di valorizzare le oltre 1350 opere d’arte contemporanea, potendole esportare, è per noi un’importante opportunità.” L’inaugurazione della sede del Museo Pecci Milano, sarà dedicata alla ricerca visiva di NIO architecten, autori del progetto di ampliamento della sede di Prato, di cui sarà proposta l’opera inedita Dark Matter (2010).

Robin Rhode, dal Sud Africa a Los Angeles

A New York l’artista sudafricano del momento è William Kentridge ma a Los Angeles la vera star è Robin Rhode, giovane artista e conterraneo del suo illustre collega. L’arte di Rhode è strettamente connessa alle sue radici sud africane e molto spesso usa meccanismi creativi simili a quelli di Kentridge come il disegno-performance e l’animazione ottenuta cancellando e ridisegnando i soggetti su carta o altri supporti.

La presente mostra personale di Roin Rhode al LACMA, Los Angeles County Museum of Art ( in visione dal 11 marzo al 6 giugno) presenta al pubblico sei opere recenti, create mediante una vasta varietà di media. Juggla (del 2007) ad esempio è un’opera costituita da un set di 20 stampe digitale ai pigmenti che raffigurano un uomo di colore , vestito come un menestrello o un giocoliere. Le opere presentate al LACMA sono state create negli ultimi tre anni trascorsi da Rhode a Berlino ed indagano sulle meccaniche dell’identità e dell’inganno visivo, presentando in varie occasioni il doppelganger dello stesso artista con la faccia coperta da enormi e stravaganti cappelli.

La residenza della principessa Diana diventa un palazzo incantato

Kensington Palace, la residenza dell’indimenticata principessa Diana di Inghilterra è stato trasformato in una sorta di palazzo incantato da alcuni designer come Vivienne Westwood e William Tempest. Il palazzo è attualmente teatro di alcuni restauri guidati dall’Historic Royal Palaces, i lavori saranno ultimati nel 2012 per una spesa totale di 12 milioni di sterline,ma nel frattempo la struttura ospiterà mostre e performance dal vivo.

Assieme alla Westwood ed a Tempest, altre stars come Stephen Jones, Boudicca, Aminaka Wilmont e Echo Morgan saranno impregnate nella creazione di installazioni che avranno come trama le incredibili e drammatiche storie delle persone che hanno vissuto all’interno del palazzo. Tra le sale coinvolte nel progetto sono state selezionate la stanza da letto della Regina Vittoria che sarà invasa da un vestito creato da Tempest ed impreziosito da più di 2.000 uccellini realizzati mediante origami. La stanza è stata ribattezzata The Room of Royal Sorrows (la stanza reale delle sofferenze) ed è stata trasformata in una rappresentazione drammatica dei travagli della Regina Maria II ed il suo vano tentativo di dare vita ad un erede.

Graham Dolphin e la mostra delle Rock Stars suicida

Nella sua terza mostra personale alla Seventeen Gallery di Londra (in visione fino al 27 marzo 2010) dal titolo Burn Away Fade Out (Bruciato e svanito) l’artista britannico Graham Dolphin esplora il fenomeno del suicidio delle rock stars mediante una serie di riproduzioni di artefatti della pop-culture. Conosciuto per opere come 84 Beatles Songs (2008), dove l’artista impresse sui vinili del White Album le liriche di tutte le canzoni della famosa band in lettere piccolissime, Dolphin combina una precisione metodica da certosino alla Pop-art, inserendo oggetti noti al nostro immaginario collettivo.

La mostra si apre con una serie di ultime lettere (prima del suicidio) di grandi stars della musica come Elliott Smith, Ian Curtis (indimenticato frontman dei Joy Division), Phil Ochs e Kurt Cobain (leader dei Nirvana). Queste annotazioni altamente intime ed emozionanti, poste fianco a fianco sul muro di una galleria, mettono un poco a disagio e trasformano lo spettatore in una sorta di voyeur in cerca di una spiegazione che giustifichi il tremendo atto suicida.

Alex young a Londra, Mario Nigro a Milano e Robert Irwin a San Diego

Vorremmo consigliarvi 3 mostre in giro per il globo che vale la pena visitare, offerte creative dall’Italia, dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti. Quindi se vi trovate in quei luoghi vi consigliamo caldamente di darci un’occhiata. Si parte con le nuove opere di Alex Young, astro nascente della scena dell’arte contemporanea inglese. L’artista si getta oltre le barricate dell’illustrazione, della pittura e del graffiti, investigando il fenomeno sociale dell’alter ego. Il titolo dell’evento è A.K.A. ed è organizzato dalla London Miles Gallery e si aprirà il 1 aprile 2010. La mostra ospita inoltre diverse installazioni ispirate dall’amore di Young per i tatuaggi e dal macabro fascino dei calaveras, i celebri teschi messicani del giorno dei morti.

La galleria A arte Studio Invernizzi di Milano presenta invece una mostra personale di Mario Nigro dedicata a sedici opere di grandi dimensioni – per la prima volta riunite in uno spazio espositivo privato – dei cicli Spazio totale degli anni Sessanta, Ritratti e Dipinti satanici della fine degli anni Ottanta.

Uno Scanner al Mambo di Bologna

Dal 25 marzo al 25 luglio 2010 sarà possibile visitare al Mambo – Museo d’arte moderna di Bologna la mostra Scanner di Matej Krèn a cura di Ivan Jančár. Scanner è l’installazione appositamente ideata per il museo MAMbo, la più alta finora realizzata dall’artista, che a partire dagli anni Novanta ha proposto questa tipologia d’intervento in vari Paesi, muovendo dalla volontà di indagare l’impossibilità di una conquista umana che possa considerarsi definitiva o conclusa, proponendo invece un’esperienza individuale destabilizzante.

La presenza al MAMbo, prima volta per Krén in Italia, è resa possibile grazie alla collaborazione con il LIC, Literárne informačné centrum di Bratislava (Centro di informazione letteraria), Associazione culturale che fa capo al Ministero della Cultura della Repubblica Slovacca e si pone come ideale coronamento della serie di eventi della Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, di cui quest’anno la Slovacchia è ospite d’onore.