CORPICRUDI – Le Vergini

Dopo numerosi progetti, collaborazioni e personali presentati in gallerie, teatri ed eventi d’arte e moda in tutto il mondo, CORPICRUDI, ovvero il duo formato dagli artisti genovesi Samantha Stella e Sergio Frazzingaro, presenta, venerdì 13 maggio 2011 alle ore. 18,00 presso la galleria genovese Guidi&Schoen Arte Contemporanea, il nuovo progetto multimediale Le Vergini.

Le Vergini nasce da una riflessione sul valore della bellezza e sulla sua possibile condanna. Una tematica ispirata visivamente a due pellicole di culto, Picnic at Hanging Rock di Peter Weir (1975) e The Virgin Suicides di Sofia Coppola (1999), nelle quali giovani protagoniste spariscono o scelgono il suicidio. Utilizzata nella sua accezione più simbolica ed onirica, la morte diventa metafora del passaggio dalla vita nella sua stagione più in fiore, la pre-adolescenza, connotata da bellezza e giovinezza, all’età della maturità e della consapevolezza.

Emilio Isgrò alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma

Emilio Isgrò torna a “disobbedire”, e lo fa stavolta non nella sua isola, ma nella capitale della Repubblica, in uno dei templi dell’arte contemporanea. L’artista di Barcellona di Sicilia, classe 1937, sarà infatti protagonista, sabato 7 maggio 2011 alle 12.00, di una performance alla Galleria nazionale d’arte moderna a Roma (in Viale delle Belle Arti, 131), dove vestirà nuovamente i panni di un insolito Giuseppe Garibaldi, già indossati per l’inizio delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

Lo scorso maggio era stata la città di Marsala, già scenario dello sbarco dei Mille, a far da quinta alla pièce teatrale dell’artista, che rievocava l’approdo dei garibaldini in Sicilia nel maggio del 1860.
Questa volta Isgrò si esibirà, invece, davanti al pubblico capitolino, circondato dai volumi della sua Costituzione Cancellata, senza il pericolo (o forse proprio con quell’intento) di risvegliare il “corpo” in alluminio dell’Italia che dorme, incurante di un nugolo di blatte che ne cospargono il letto e la corona turrita.  Tutto contribuisce al pathos dell’evento: l’inflessibile Italia personificata, i volumi della carta costituzionale, cura estrema di un’ammalata cronica per la quale la mano del cancellatore prevede le sorti più cupe. Dai leggii emergono qua e là motti ambigui: divertissement per i benpensanti; profezie funeste per i più accorti.

Graziano Cecchini colora le acque della fontana delle Naiadi

In questo clima di festeggiamenti (c’è poco da festeggiare) per i 150 anni dell’Unità d’Italia non potevano certo mancare le provocazioni del futurista (non si sa bene per quale motivo) Graziano Cecchini che dopo aver colorato di rosso le acque di Fontana di Trevi a Roma nel 2007 ed aver sparso migliaia di palline colorate lungo la scalinata di Piazza di Spagna nel 2008 è tornato a far parlare di sé con un’analoga azione di dubbio gusto.

Proprio la mattinata dello scorso 5 maggio intorno alle dieci e trenta,  Cecchini ha effettuato un’azione-blitz presso la Fontana delle Naiadi di Piazza della Repubblica a Roma ed ha in seguito colorato le acque di verde, bianco e rosso.

There Is Something You Should Know. Una performance in cui allo spettatore viene trasmessa una forma di sapere alternativo

There Is Something You Should Know è il titolo della performance di Chiara Fumai, in collaborazione con Andrea Lissoni, che si svolgerà oggi alle 18 al MACRO di Roma in occasione della presentazione del catalogo Archiving, gathering, exhibiting, recounting, remembering, loving, desiring, ordering, mapping. A performance cycle (A cura di Cecilia Canziani e Ilaria Gianni – NERO Publishing).

L’opera di Chiara Fumai nasce in risposta alla richiesta da parte di Andrea Lissoni di lavorare su una leggendaria e non documentata performance del filmmaker sperimentale ed artista visivo Jack Smith (1932-1989) del 1981 presso La Panteca Volante di Genova. La performance consiste nella simulazione dell’esistenza di un gruppo esoterico chiamato S.I.S. (“Scuola Iniziatica Smithiana”). Di ispirazione sincretica e gnostica, S.I.S. e’ un leviatano bizzarro e antagonista, scagliato contro la tradizione della cultura materialista – riduzionista, antimetafisica e pervasa da un atteggiamento illustrativo, o condizionato dal regime spettacolare del visivo – che e’ incapace di riuscire a “vedere” davvero Jack Smith e la sua scintillante ricerca.

Il Guggenheim diventa il Titanic fra le mani di Dominique Gonzalez-Foerster

Dominique Gonzalez-Foerster non è certo nuova ad installazioni luminose e sonore che puntualmente riescono ad amplificare le emozioni degli spettatori. Questa volta però l’artista francese ha superato se stessa, trascinando il pubblico nelle tumultuose e gelide acque dell’Oceano Atlantico, vale a dire le stesse che nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912 inghiottirono l’RMS Titanic, dopo una devastante collisione con un iceberg che costò la vita a più di 1.500 persone.

Per il 99esimo anniversario dell’infausta vicenda, Dominique Gonzalez-Foerster ha quindi  scelto il Guggenheim Museum di New York che lo scorso 14 aprile è stato teatro della sbalorditiva performance intitolata T.1912.

Bruce High Quality Foundation in tour per parlare d’arte con i giovani

Attenzione ragazzi, i Bruce High Quality Foundation sono tornati. La fantomatica fondazione dedicata a Bruce High Quality, artista fittizio ormai deceduto, non finisce mai di stupirci. Lo scorso anno I cinque Bruce crearono la Brucennial, una biennale d’arte indipendente nata come diretta risposta no-profit alla Whitney Biennial. Ma la lista delle loro scoppiettanti azioni è ben più lunga, basti citare le loro proteste contro il New Museum ed i loro placcaggi di monumenti newyorchesi in perfetta tenuta da foottball americano.

Stavolta i Bruce hanno intenzione di lanciare un vero e proprio programma educativo. Il gruppo artistico ha infatti da poco presentato il nuovo progetto Teach 4 Amerika, una sorta di strampalato ma avvincente tour che li porterà presto in varie università degli Stati Uniti da New York fino a Portland.

I Voina vincono 14.000 dollari con un…pene

Vi ricordate i Voina? Beh per chi si fosse perso i nostri precedenti articoli possiamo ribadire che i Voina (guerra in russo) sono un collettivo artistico estremamente provocatorio che spesso e volentieri concepisce azioni performative ai limiti della legge. Non a caso Leonid Nikolaev e Oleg Vorotnikov, due membri dello scoppiettante gruppo, sono da poco usciti di galera grazie ad una cauzione pagata dal noto street artist Banksy.

I due erano finiti in prigione proprio a causa di una performance in cui il gruppo aveva rovesciato alcune macchine della polizia. Ma di azioni contro l’establishment politico e dell’arte i Voina ne hanno compiute a bizzeffe, basti pensare a quando hanno tirato dei gatti vivi addosso a dei lavoratori del McDonald’s o quando hanno dato il via ad una vera e propria orgia all’interno di un museo statale o meglio ancora quando hanno rubato un pollo al supermercato per poi nasconderlo dentro la vagina dei un membro del gruppo.

100 di 50, una grande manifestazione incentrata su performance sia storiche che contemporanee

Visto il successo riportato lo scorso anno da Festa Grande come prima collaborazione tra MiArt e NABA, le due istituzioni milanesi continuano a cooperare con un nuovo e più ambizioso progetto all’insegna dell’arte e del design. Giacinto Di Pietrantonio e Marco Scotini stanno mettendo in cantiere per questa occasione una grande manifestazione incentrata su performance sia storiche che contemporanee. L’evento intitolato “100 di 50” si concentra sulla riproposizione dal vivo di varie performance dagli anni Sessanta ad oggi. Quando questo non sarà possibile verranno presentati video, foto e documentazioni.

Proprio per la complessità e ambizione del progetto questa edizione prevede, oltre alla collaborazione delle due istituzioni MiArt e NABA, la partecipazione attiva di artisti, gallerie, collezionisti, imprenditori, riviste: una procedura, questa, che costituisce la novità del progetto. Con “100 di 50” si intende la messa in scena delle 100 performance più significative che hanno contribuito a fare la storia dell’arte contemporanea degli ultimi 50 anni; si vuole mostrare come un’arte che vive di una temporalità definita sia riuscita a fare dell’effimero un elemento di lunga durata. La performance è infatti una delle massime espressioni del nostro tempo liquido (Bauman), flessibile (Sennett), precario (Virno), imprevisto.

Andrea Mastrovito – LE CINQUE GIORNATE

Con Andrea Mastrovito si inaugura a pian terreno nella manica lunga del nuovo Museo del Novecento la serie di mostre/ interventi Primo piano d’artista a cura di Alessandra Galasso. Di volta in volta, un artista è invitato a realizzare in situ un progetto che prende forma giorno dopo giorno grazie anche alla partecipazione attiva del pubblico. Durante tutto il periodo, i “lavori in corso” saranno visibili anche dai passanti occasionali attraverso le grandi vetrine di Via Marconi, su cui lo spazio si affaccia.

Per questo primo appuntamento Andrea Mastrovito presenta Le cinque giornate. Il titolo rievoca due episodi che (solo) apparentemente non hanno nulla in comune: le Cinque giornate di Milano, la storica insurrezione avvenuta tra il 18 e il 22 marzo del 1848, ritenuto uno dei maggiori episodi della storia risorgimentale italiana e per mezzo del quale i cittadini di Milano si liberarono dal dominio austriaco, e le cinque giornate di squalifica assegnate durante il campionato italiano di calcio del 2001-2002 all’allenatore Carlo Mazzone, reo di essersi scagliato, durante la partita Brescia-Atalanta, a insultare la curva della tifoseria dell’Atalanta, squadra di cui Mastrovito è un fan sfegatato. Infine, le cinque giornate sono anche un riferimento alla durata delle performance previste dall’artista.

Ben Patterson, per fare arte basta lavarsi la faccia

Conoscete Ben Patterson? No? Beh, Ben Patterson è un artista e musicista tra i fondatori del camaleontico gruppo Fluxus nonché uomo dotato di seminale ed ironica visione creativa. Dopo aver lavorato con diverse orchestre negli Stati Uniti, Patterson si trasferì in Germania nel 1960 dove si unì a John Cage, George Maciunas e Nam June Paik. Tanto per citarne una, Patterson è stato autore di una celebre azione di musica sperimentale intitolata Paper Piece che aprì il Fluxus Festival di Wiesbaden in Germania nel 1962.

Durante la singolare azione, 5 performers dotati di 15 fogli di carta a dovevano produrre musica semplicemente scuotendo o strappando i fogli. Tra le altre performance degne di nota va ricordata inoltre Lick Piece che consisteva nel coprire una donna con della panna montata, per poi leccarla dalla testa ai piedi. E che dire poi dell’opera A Very Lawful Dance For Ennis del 1963 dove un performer era chiamato ad attraversare la strada avanti ed indietro, ebbene quel performer, dopo circa 10 minuti di quella strana “danza” fu affiancato da 10 persone ed in seguito furono 100 i passanti a seguirlo in quell’incessante attraversamento pedonale davanti a Time Square. 

Marina Abramovic: “Hanno rubato le mie performance” e la corte le da ragione

In questi giorni Marina Abramovic ha vinto un’importante battaglia legale che durava da oramai due anni. La vicenda iniziò quando il film maker francese Pierre Coulibeuf due film The Star (1998) e Balkan Baroque (1998), traendo gran parte del materiale dalla performance Biography di Marina Abramovic del 1992 e da altre performance dell’artista eseguite fino al 1995.

Ovviamente Cooulibeuf spacciò sin da subito le pellicole come opere da lui dirette, con Marina Abramovic nel ruolo di attrice. L’artista però non si è mai sentita rappresentata da quei films ed ha anzi più volte affermato di non approvare “due films che danneggiano l’integrità del mio lavoro“.

FUORI! ARTE E SPAZIO URBANO 1968-1976

Apre il 14 aprile 2011 la mostra che inaugura lo spazio espositivo temporaneo del Museo del Novecento di Milano, situato al piano terra della manica lunga dell’Arengario. Da qui le ampie vetrate permetteranno di cogliere frammenti della mostra anche da “fuori”, dalla via che costeggia il Museo. Realizzata dal Comune di Milano in collaborazione con la casa editrice Mondadori Electa, e resa possibile grazie al contributo di Bank of America, FUORI! ARTE E SPAZIO URBANO 1968-1976, curata da Silvia Bignami e Alessandra Pioselli, presenta i momenti emblematici del rapporto tra arte e spazio urbano in Italia tra 1968 e 1976.

La mostra è una riflessione sugli effetti dei profondi cambiamenti sociali e culturali italiani degli anni Sessanta sulle arti visive. Sono gli anni in cui gli artisti scendono in strada, “fuori” dal museo e dalle gallerie, per confrontarsi con il mondo reale e coinvolgere un pubblico più ampio, attraverso performance, azioni, animazioni, installazioni, sculture. Mossi da numerose questioni politiche, sociali e ideologiche, si trovano a dover ridefinire il loro linguaggio per una “riappropriazione creativa del tessuto urbano”. La loro arte non è più creata soltanto per il museo o per il mercato, ma mira alla sollecitazione estetica e ludica dello spettatore.

Reload giunge al termine ma con altre novità

Dopo l’inaugurazione di lunedì 28 febbraio, che ha restituito una delle immagini più vitali e sensate dell’intero progetto, RELOAD ha esaurito il suo programma. Dopo otto settimane gli organizzatori sono convinti che non solo tutti i risultati siano stati raggiunti, ma che essi abbiano superato le aspettative. Il concetto di ricarica di spazi improduttivi ha dimostrato le sue applicazioni.

I quattro progetti Share, Tunnel, Perform, e Windows, hanno sviluppato e dimostrato pienamente le possibilità di ciascuna ipotesi. Il monitoraggio ampio compiuto sulla scena artistica romana attraverso il coinvolgimento di molte realtà ha iniziato a definire un «panorama con contrasto». E tutto questo ha avuto ancor più valore perché si è svolto di fronte ad un pubblico molto ampio che ha potuto registrare i dati emersi ogni lunedì e nei giorni successivi raggiungendo con un interesse continuativo un luogo periferico rispetto agli art-districts della capitale, e superando quota 4000 visitatori in due mesi.

Laurie Anderson, Trisha Brown e Gordon Matta-Clark conquistano Londra

Questa primavera la Barbican Art Gallery di Londra presenterà al pubblico un evento imperdibile che riunirà in un sol colpo tre grandi figure dell’arte contemporanea internazionale, vale a dire Laurie Anderson, Trisha Brown e Gordon Matta-Clark, veri e propri pionieri della Downtown Scene della New York del 1970. L’evento, in visione dal 2 marzo fino al 22 maggio 2011 rappresenta un’importante piattaforma che permetterà al pubblico di esaminare gli approcci sperimentali e spesso arditi, adottati da queste tre figure di spicco della scena artistica di Manhattan.

Performance artist e musicista Laurie Anderson, coreografa Trisha Brown ed artista visivo Gordon Matta-Clark, i tre erano amici e partecipanti attivi all’interno della comunità artistica di New York ma anche tre artisti estremamente malleabili, in grado di passare in modo fluido da una tecnica all’altra, adottando seminali soluzioni di continuità. La mostra, curata da Lydia Yee, riunisce circa 160 opere di Anderson, Brown e Matta-Clark, molte rare ed alcune presentate per la prima volta fuori dai confini della Grande Mela.