Mostre a Londra, ma le donne non ci sono

Un’interessante provocazione mascherata da articolo è comparsa in questi ultimi giorni sulle pagine del Guardian. A stilare lo scritto è stato il sempreverde critico Jonathan Jones, una figura certamente non nuova alle provocazioni. Terreno della contesa è la sequela di mostre blockbuster che il Regno Unito ha servito come contorno per accompagnare i Giochi Olimpici di Londra 2012.

 La capitale britannica ha infatti da diverso tempo lanciato un ricco piano culturale da affiancare alle giornate sportive. Tra le mostre blockbuster citate poc’anzi figurano quella dedicata al folletto della YBA mr. Damien Hirst, quella del suo antagonista David Hockney e quella dedicata al genio pittorico del compianto Lucian Freud.

MiArt 2012

Dal 13 al 15 aprile Milano, capitale del mercato italiano dell’arte, diventa momento cruciale di incontro e scambio culturale per l’appuntamento annuale con MiArt che anche quest’anno presenta una selezione delle gallerie più autorevoli del sistema artistico, che considerano Milano luogo strategico di esposizione per il loro pubblico. Il direttore artistico di MiArt, Frank Boehm, sottolinea la continuità dei due mondi, contemporaneo e moderno, volutamente riuniti senza limiti temporanei in un’unica area espositiva completamente rinnovata. Una scelta che nella volontà del direttore, nel ruolo anche di curatore della manifestazione, vuole evidenziare espressamente le reciproche contaminazioni per presentare al meglio l’intero periodo rappresentato, dai primi del ‘900 fino ai nostri giorni.

Gallerie e galleristi sono al centro di questo percorso espositivo per proporre a collezionisti, curatori, direttori di musei e appassionati in genere, italiani e internazionali, le scelte operate in un momento storico innegabilmente difficile, approntate per questo alla qualità assoluta, in grado di soddisfare gusti e aspettative dei collezionisti. In questa direzione si collocheranno tutte le opere che saranno presentate a MiArt rappresentative di artisti di ogni parte del mondo promossi e sostenuti dall’attività delle gallerie che punteranno sull’eccellenza e la varietà delle opere esposte nelle diverse forme artistiche, dalla pittura alla scultura, dalle installazioni alla fotografia, dai disegni alla video art, dalle performance ai progetti speciali site specific.

Tutti i links dell’arte contemporanea

Se siete capitati su questo sito, allora vuol dire che siete amanti della creatività. Ecco quindi che siamo qui a fornirvi una nutrita lista di links che vi terranno costantemente informati sui vostri interessi artistici.  Moda, architettura, gallerie e websites di artisti. Tutto fa brodo quando si tratta di solleticare una vasta curiosità.

Bill Viola per Villa Panza. Reflections

Il FAI – Fondo Ambiente Italiano rende omaggio all’artista internazionale simbolo della video art Bill Viola con la mostra Bill Viola. Reflections nella prestigiosa sede di Villa e Collezione Panza a Varese dal 12 maggio al 28 ottobre 2012.

Le dodici videoinstallazioni in mostra documentano la ricerca artistica di Bill Viola dalla metà degli anni Settanta a oggi e sono state pensate e scelte dall’artista appositamente per Villa Panza, celebre nel mondo per la collezione d’arte contemporanea che Giuseppe Panza di Biumo vi ha raccolto a partire dagli anni ’50. I lavori di Viola dialogheranno, quindi, in una “affinità elettiva” con l’humus della collezione di Giuseppe Panza, in un progetto che trasformerà lo spazio espositivo delle Scuderie e di un’ala del primo piano della Villa in un percorso di spiritualità, un viaggio tra luce, colore e misticismo.

Claire Fontaine – Ma l’amor mio non muore

Per il titolo della sua prima esposizione personale a Roma che inaugura il 17 marzo presso T293 Claire Fontaine s’ispira al libro di vari autori uscito nel 1971 presso la casa editrice Arcana che non fu sequestrato dalle forze dell’ordine solo perché tutte le sue copie erano già esaurite quando l’azione fu lanciata. Ripubblicato in seguito da Castelvecchi, ed oggi da Derive Approdi, il libro racconta ricette per azioni sovversive o per la riappropriazione del proprio corpo ed il controllo della salute. Imbevuto del clima di un’avanguardia già quasi al tramonto il testo multicolore scritto da più mani lambisce anche l’avventura delle droghe e della resistenza attiva agli attacchi delle forze dell’ordine quando il movimento li poteva ancora fronteggiare.

Ma l’amor mio non muore è in questa esposizione anche il titolo ed il testo di un’insegna al neon che esprime la speranza e la fede in un avvenire di libertà, dal mezzo di un’epoca scoraggiante in cui resistere è difficile e pericoloso. Claire Fontaine scriveva nel 2006 che “le ragioni di un amore che non muore affondano spesso nel passato più che nel presente. Forse perché l’amore non ha, per così dire, il senso della realtà, ma ha il senso del possibile, è parente stretto del non ancora e del non più. Che noi amiamo il comunismo – e che lo amiamo ancora – vuol dire che per noi il futuro esiste e non è soltanto la proprietà privata dei dominanti di oggi o di domani. Vuol dire che l’amore che alimenta il passaggio del tempo, che rende possibili i progetti ed i ricordi, non è possessivo, geloso, indiviso, ma collettivo; che non teme né l’odio né la rabbia, non si rifugia disarmato nelle case, ma percorre le strade ed apre le porte chiuse.”

Tra Werner Herzog e Giacinto Scelsi all’Auditorium di Roma va in scena una meravigliosa Apocalisse.

13 capitoli brevi, un’apocalisse illustrata ma mai nominata che svela la tragica meraviglia della catastrofe in un lungo fiume di immagini . Questo e molto altro è Apocalisse nel Deserto, documentario-capolavoro del sempre fulgido Werner Herzog, girato tra l’estate del 1991 e l’inverno del 1992 con l’ausilio di una piccola troupe nel Kuwait.

Il pretesto è quello della Guerra nel Golfo, la visione è quella dei pozzi di petrolio in fiamme, dei laghi artificiali di oro nero che rispecchiano ed imitano il cielo, la lotta dell’uomo contro l’elemento naturale. Tutto condito da pochissimi commenti e dalle musiche di Grieg, Mahler, Pärt, Prokof’ev, Schubert e Verdi.

Kerstin Braetsch e Adele Roeder alla galleria Giò Marconi di Milano

La galleria Giò Marconi è lieta di presentare Glow Rod Tanning with…, prima personale di Kerstin Brätsch (1979, vive e lavora a New York), in visione dal 22 febbraio al 31 marzo 2012. Per l’occasione l’artista presenterà nuovi dipinti su mylar, esposti attraverso l’uso di magneti, barre metalliche o su strutture autoportanti parzialmente illuminate da luce al neon. Completano l’allestimento alcuni elementi realizzati dal designer italiano Martino Gamper, che si offrono in maniera modulare come supporto ai dipinti.

Le piattaforme di Gamper uniranno idealmente la mostra di Kerstin al progetto COMCORRÖDER, presentato in parallelo da Adele Röder (1980, vive e lavora a New York) in via Masera di fronte al civico 10.

Bernini mangiava il pecorino dop?

Tanto tempo fa, in un nostro articolo parlavamo della crisi dell’arte contemporanea all’interno del mondo dell’informazione. I mass media infatti sono poco interessati all’arte e quando ne parlano combinano solo immani catastrofi. Partiamo dal presupposto che molti quotidiani non hanno ancora ben compreso la differenza tra arte moderna ed arte contemporanea, da qui si sviluppa una serie più o meno infinita di strafalcioni che di certo non informano il lettore.

In seguito, quando una notizia di arte contemporanea, in special modo l’articolo di una mostra, compare su di un quotidiano nazionale è molto spesso il frutto di uno scambio di favori. Comunque sia, se la stampa si manifesta poco attenta, l’arte e la cultura rappresentano sempre un grande trend per la televisione che negli ultimi tempi ha messo in forno una copiosa varietà di programmi culturali. Durante il primo dopoguerra il palinsesto televisivo era composto perlopiù da programmi educativi o comunque culturali di buona fattura, magari un poco accademici, ma senz’altro ben fatti.

La Triennale di Milano si apre al design sloveno

Dal 14 febbraio al 1 aprile 2012 la Triennale di Milano presenta al grande pubblico un interessante evento legato al design che prende il nome di Silent Revolutions. Alla mostra sarà presente una ricca selezione di prodotti di design appartenenti ai primi due dinamici decenni della Slovenia. L’evento è curato da Maja Vardjan

La mostra verte non solo sull’eccellenza dei singoli prodotti, ma anche sul loro ruolo nel più ampio contesto del design sloveno contemporaneo. Sono presentati non solo prodotti e designer straordinari, ma anche clienti, produttori e aziende che hanno svolto un ruolo cruciale nella realizzazione dei progetti. Particolare attenzione è dedicata ad approcci innovativi e importanti strategie, che ispirano visioni e nuovi modi di concepire il design nell’attuale panorama economico in rapida evoluzione.

Ten 2002/2012, dieci anni della galleria Guidi&Schoen Arte Contemporanea

Sabato 11 febbraio, in occasione del compimento dei dieci anni di attività (la galleria ha infatti aperto il 16 febbraio 2002 con un’esposizione dedicata ad Andy Warhol), Guidi&Schoen Arte Contemporanea di Genova inaugura la mostra collettiva TEN 2002|2012. Come un diario visivo, l’allestimento ripercorre le tappe più significative del lavoro della galleria genovese attraverso opere inedite realizzate per l’occasione dagli artisti che hanno condiviso questo percorso con Guido Guidi e Chico Schoen.

Partendo da Matteo Basilé, già protagonista della seconda mostra Ricomincio da 8 del marzo 2002, per arrivare a Roberto Pugliese e a Tamara Repetto la cui installazione Inside/Outside, realizzata site specific per gli spazi di vico casana ed esposta a Genova nell’ottobre 2011, accompagnerà Guidi&Schoen alla partecipazione a VoltaNY, la fiera dedicata alle ultime tendenze dell’arte contemporanea che si terrà a New York nel prossimo mese di marzo. Insieme a loro, tutti gli artisti che hanno reso questo viaggio culturale e professionale eccitante e degno di essere vissuto: Giacomo Costa, Massimo Vitali, Daniele Buetti, Olivo Barbieri, Richard Kern, Corrado Zeni, Massimiliano Zaffino, Vania Comoretti, Alex Pinna, Andrea Chiesi, Peppe Perone, Alessandro Lupi, Roberto Coda Zabetta, Karin Andersen, CorpiCrudi oltre ad una tela di Andy Warhol già esposta proprio nella mostra inaugurale.

Giovedì difesa: …e tutti risero

La settimana scorsa, il 3 febbraio, a New York, all’età di 81 anni venne a mancare Ben Gazzara.

L’attore di origini siciliane mi è particolarmente caro per i film di Cassavetes, degli anni ’70, ma non solo.

Negli anni ’80 ci furono numerose strepitose interpretazioni per registi italiani: Ferreri, Festa Campanile, Tornatore e altri.

Tra i due momenti ci sono tra il ’79 e l’81 due interpretazioni molto interessanti per la regia di Peter Bogdanovich: Saint Jack e They all Laughed (…e tutti risero).

Davide Dormino – L’origine della trama

 

 

Davide Dormino realizza una scultura per raccontare l’evoluzione di un processo creativo: da artigiano ad artista. L’opera racconta l’origine e lo sviluppo del gesto creativo che nasce da un disegno preciso e si sviluppa fino a distruggere l’immagine di partenza. Il lavoro cerebrale e misurato dell’artigiano che esplode nella follia passionale dell’artista. La messa in scena del gesto, dell’invenzione di un metodo ordinato che genera una trama e poi un trauma: la sintesi del momento in cui interviene l’estro e disordina tutto.
All’interno dello spazio espositivo, volutamente piccolo, un ambiente unico dove si entra in gruppi secondo un ritmo preciso scandito dal sottofondo musicale dell’opera, da una lastra di ferro alta quasi tre metri ci investe un flusso di fili metallici. Una cascata che si sprigiona fino al pavimento e corre fino all’esterno dello spazio stesso.

Raffaele Gavarro e l’importanza della pratica curatoriale

Critica e pratica curatoriale non sono di certo attività facili all’interno di quel grande calderone che è il nostro Belpaese. Sovente ci si sofferma a pensare a coloro i quali preferiscono cercar fortuna all’estero, approdando in lidi ben più prestigiosi dei nostri. Altri invece tentano di barcamenarsi grazie all’aiuto dei vari compagnucci di merende che di volta in volta riescono a procurargli la direzione di un museo, la guida di una fiera d’arte o quanto altro. Si direbbe quindi che il curatore di turno, per emergere, debba per forza di cose espatriare o cercare di tessere trame con i vari clan politico-amicali.

Eppure esiste una terza strada ben più impervia di quelle sopraelencate, un sentiero che bisogna lastricare con coscienza e visione. Si può essere bravi curatori in Italia contando solo sulle proprie forze e sulla propria esperienza, lavorando a progetti seminali e ben organizzati, promuovendo le giovani leve senza ascoltare voci dall’esterno. Il tutto senza smetter mai di ascoltare, vedere, sperimentare, soffrire ed anche cadere per poi rialzarsi più forti che mai, riaffermando la natura del ruolo dell’independent curator.