Joerg Lozek alla galleria Mimmo Scognamiglio di Milano

La galleria Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea è lieta di presentare “Der Dinge Lauf”,(dal 19 gennaio al 31 marzo 2012) la prima mostra personale in Italia dell’artista tedesco Joerg Lozek. Scegliendo di tenere il titolo in tedesco – così come nelle sue altre precedenti mostre personali, l’artista si riferisce alle “cose che vanno” e in particolare ai cambiamenti che gli oggetti da lui dipinti subiscono nel tempo. Nei dodici dipinti a olio presentati in questa mostra, Lozek prosegue, infatti, la ricerca sviluppata negli anni passati, cercando di catturare e raffigurare l’inesorabile avanzare del tempo.

Negli ambienti deteriorati riprodotti tutto sembra prossimo al crollo, con le pareti e i soffitti coperti di muffa e macchie d’umido, la carta da parati staccata, lo stucco sbriciolato e i muri danneggiati. Oggetti, vestiti, mobili sono accatastati e sparpagliati ovunque, creando luoghi apparentemente inospitali. Nelle sue tele si osserva una cura impressionante nella resa dei dettagli e delle superfici: la grana dei pavimenti in legno, la morbidezza dei tappeti, l’umidità di un muro di pietra in procinto di crollare.

Sussidio agli artisti. Giusto o Sbagliato?

Perché gli artisti sono poveri? Bella domanda verrebbe da dire. A tale questione a provato a rispondere Hans Abbing, insigne economista ed autore del libro Why Artists are Poor? The Exceptional Economy of The Art (perché gli artisti sono poveri? L’eccezionale economia dell’arte). Nel suo libro lo scrittore si schiera fermamente contro il sussidio agli artisti di professione e questo non ha certo mancato di generare numerose polemiche all’interno della comunità creative.

Secondo Abbing un sussidio statale servirebbe solamente a tenere a galla artisti improduttivi che in tal modo si accontenterebbero della “pensione sociale”, smettendo così di sperimentare ed indagare all’interno del vasto mare della creatività. Eppure negli Stati Uniti esiste il National Endowment for the Arts, organismo creato nel 1965 che si occupa di garantire fondi e sussidi agli artisti bisognosi. Tuttavia pur finanziando circa 700.000 artisti indipendenti, scrittori e performers senza un reddito “fisso” il National Endowment for the Arts lascia per strada altri milioni artisti, operando quindi un’azione di sussidio quantomai ingiusta.

Claire Fontaine al Museion

Una sagoma dell’Italia composta da migliaia di teste di cerini bruciati, materiale “incendiario” per sottolineare la precarietà in cui si trova il paese e alludere alla catastrofe costantemente in agguato. È questa una delle installazioni che si troveranno di fronte i visitatori di “M – A – C – C – H – I – N – A – Z – I – O – N – I” – la mostra di Claire Fontaine che il 3 febbraio prossimo apre la stagione espositiva 2012 di Museion.

Il collettivo Claire Fontaine, fondato a Parigi nel 2004, prende il nome da una nota marca francese di quaderni e cancelleria. I suoi lavori, animati da una ricerca teorica, riprendono spesso a quelli di altri: Claire Fontaine si definisce infatti un’artista “ready made”, mettendo in discussione la figura stessa dell’artista, definita “singolarità qualunque” equivalente di un orinale o di una scatola di sapone “Brillo”, e quindi altrettanto intercambiabile. Quella a Museion è la prima personale del collettivo in un museo italiano. Le opere di Claire Fontaine nascono e si riferiscono a situazioni socio-politiche di scottante attualità, contengono brillanti metafore e una forte carica utopica. Al museo di Bolzano il collettivo presenta una selezione di lavori esistenti e nuove produzioni: dai video alle scritte al neon fino alle installazioni e alle “sculture-macchinari”.

Paesaggio con figura. Dialoghi intorno al ruolo sociale dell’arte

Il libro «Paesaggio con Figura. Arte, sfera pubblica e trasformazione sociale» è lo spunto da cui prende il via un’articolata serie di incontri incentrati sul tema dell’arte come concreta opportunità di adesione alla realtà e come occasione di intervento afferente la sfera pubblica. Questo modo di intendere l’arte è riscontrabile nell’attitudine e nella pratica operativa di un numero crescente di artisti: artisti ricettivi e sensibili nei confronti del contesto e particolarmente attenti ai temi centrali del dibattito pubblico attuale in quanto mossi da un impegno che riguarda contemporaneamente l’arte e il mondo; artisti portati a calarsi nel vivo del tessuto sociale per farne emergere caratteri ed elementi specifici, che saranno poi oggetto di operatività variegate; accomunate però da una propensione per la condivisione e da una processualità dilatata nel tempo.

Questa tendenza, che costituisce oggi uno degli orientamenti artistici più fecondi di sviluppi, si offre come possibilità di sperimentare e di proporre modelli alternativi a quelli esistenti, di rispondere alle esigenze del presente evocando un senso di sviluppo sostenibile. L’apporto degli artisti a livello di vita civile e di collettività territoriali si offre elemento di sviluppo sociale e di riqualificazione del territorio e si può fare particolarmente prezioso nell’ambito di processi di rigenerazione, di inclusione e di coesione sociale.

New York prepara le sue grandi mostre per il 2012

Con il 2011 ormai quasi alle spalle New York guarda avanti e si proietta direttamente all’interno della stagione espositiva 2012. Ovviamente nella Grande Mela non scherzano e se qui da noi le programmazioni dei musei cittadini procedono a rilento con comunicazioni a corrente alternata, negli States le macchine vincenti hanno già acceso i motori.

Vediamo quindi cosa propone New York per il prossimo anno all’insegna dell’arte contemporanea. Il Whitney Museum ha già pronta la sua Whitney Biennial che dopo l’esaltante edizione curata da Francesco Bonami si preannuncia già come ricca e gustosa. 51 artisti invitati ed una selezione orientata focalizzata su fotografia e video, ne vedremo delle belle (inaugurazione il 1 marzo, fino al 27 maggio 2012). Il New Museum invece ha la sua Generational, l’abituale exhibition triennale che quest’anno prende il nome di The Ungovernables. Anche questa kermesse si preannuncia come impedibile data la presenza di talentuosi artisti (inaugurazione il 15 febbraio, fino al 22 aprile 2012).

Case d’asta e agenzie di rating, stessa faccia stessa razza?

In questi tempi di crisi si sente spesso parlare di spread e di rating, termini entrati ormai nel nostro vocabolario comune che ci riportano alla mente l’oscuro mondo della finanza. Per quanto riguarda il rating stiamo parlando di una valutazione data da agenzie private che in sostanza rappresenta un giudizio tutto da verificare, solitamente basato su criteri non scientificamente dimostrabili.

Anzi, molte volte in passato alcune agenzie di rating sono incappate nel meccanismo dell’insider trading, ovvero l’omissione di comunicazione al mercato di informazioni in grado di abbassare il prezzo del titolo, dando così il via ad una serie di speculazioni. Questo solitamente accade nel mondo della finanza ma non c’è da stupirsi se queste situazioni si ripetono anche nel mondo del mercato dell’arte contemporanea che dopotutto non si allontana poi tanto dai meccanismi di borsa. Potremmo infatti definire le case d’aste delle vere e proprie agenzie di rating che tramite quotazioni e vendite assegnano un valore nominale ad una data opera di un determinato artista.

Martin Boyce e il Turner Prize da sbadiglio

Alla fine anche il grande carrozzone del Turner Prize edizione 2011 è giunto a destinazione. Quest’anno il prestigioso premio britannico è stato ospitato dal Baltic Centre for Contemporary Art di Gateshead, spostandosi dalla sua abituale sede del Tate dove ha mancato all’appello solo nel 2007. Quest’anno a contendersi il premio erano Martin Boyce, Karla Black, Hilary Lloyd e Gorge Shaw, una selezione che come già successo per le edizioni passate non ha mancato di generare numerose polemiche.

In passato infatti il premio ha dovuto sopportare varie critiche negative e tentativi di ridicolizzazione come quello del critico Brian Sewell che sulle pagine dell’Evening Standard scrisse le seguenti parole: “La farsa annuale del Turner Prize di Novembre è ormai inevitabile come la pantomima delle feste di Natale”. Anche il critico Matthew Collings da par suo ci andò giù duro: “La formula del Talent Prize sulle prime sembrava affascinante ma in seguito si è trasformata in un’idea banale”, mentre il suo collega David Lee accusò i vertici del premio di pescare gli artisti finalisti da un giro ristretto di gallerie importanti come la Lisson Gallery, favorendo inoltre un gruppetto di dealers internazionali legati al collezionista Charles Saatchi come Jay Jopling, Maureen Paley e Victoria Miro.

Leonid Nikolaev dei Voina evade di prigione e cura la Biennale

Leonid Nikolaev leader del battagliero gruppo artistico Voina ha recentemente aggiunto un ulteriore capitolo alla sua già tormentata storia. Nikolaev sembra infatti essersi trasformato in un antieroe degno del più cupo romanzo di Fedor Dostoevskij. Come ben ricorderete alcuni componenti dei Voina sono stati al centro di numerose controversie per aver più volte sfidato le autorità russe. Il gruppo artistico è infatti celebre per delle performance artistiche mascherate da rivolte popolari e viceversa.

Nell’ultima performance, dove tra l’altro il gruppo ha rovesciato alcune auto della polizia, Nikolaev era stato condotto in penitenziario e ne era uscito solo dopo moltissime peripezie (inclusa una cauzione pagata da Banksy). La scorsa settimana Nikolaev era stato chiamato dai vertici della Berlin Biennale per collaborare alla curatela della celebre manifestazione. Durante il weekend però Nikolaev ha partecipato ad una manifestazione contro l’imperante corruzione all’interno delle elezioni politiche in Russia. In seguito la polizia ha interrotto la manifestazione e l’artista è stato condotto alla più vicina stazione di guardia ed è stato nuovamente condotto agli arresti.

Ars Apocalipsis: il giovane Lapo Simeoni si confronta con Dürer

Nonostante siano passati quasi cinque secoli dalla scomparsa del pittore, incisore, matematico e teorico dell’arte Albert Dürer (Norimberga, 21 maggio1471 – Norimberga, 6 aprile1528), la Germania continua a elogiare il suo genio attraverso una mostra che riattualizza la sua serie di incisioni Apocalipse cum URI: La Rivelazione segreta di Giovanni (incisioni, 39x28cm; 1497-1498). Per la loro esecuzione Albert adoperò, come riferimento grafico, le illustrazioni della nona Bibbia tedesca, stampate per la prima volta a Colonia nel 1482 e successivamente pubblicate da Koberger nel 1483. La raccolta, composta da quindici xilografie, apparve per la prima volta nel 1498 in tedesco ed in latino. Successivamente, nel 1511, ne venne divulgata una seconda edizione.

Prendendo spunto da quest’ultima pubblicazione, la galleria Kunstverein Kreis di Gütersloh ha aperto la nuova stagione espositiva con la collettiva Ars Apocalipsis, curata da Malte Boecker e Henning Boecker. In questa sede l’insieme cinquecentesco è ospitato e messo in rapporto con i lavori dei ventotto artisti contemporanei invitati a confrontarsi e a reinterpretarne il contenuto religioso e le sue possibili visioni. Ogni opera presentata rivela simboli e stereotipi del XXI secolo, poichè la sensibilità propria delle menti chiamate a illustrare il soggetto apocalittico, è tale da percepire e denunciare la vicinanza imminente della nostra società al collasso.  

William Morris – Storia, memoria e mito

Il Thames Path a Londra offre sempre scorci mozzafiato. Chi ama avventurarsi in lunghe passeggiate seguendone il corso, scopre sempre nuove meraviglie. Se si segue la riva destra del fiume andando verso l’east, si vede Westminister spuntare dietro London Eye, proseguendo il complesso di South Bank che di notte si illumina di mille colori fluorescenti.

Proseguendo il corso del fiume, adagiata sul suo letto, si scorge una piccola perla: TWO TEMPLE PLACE. Appartenuto a Sir William Walford, edificato nel 1885. La residenza neo-gotica apre le sue porte, per la prima volta in veste di galleria,  ospitando una collezione che prende corpo e si sviluppa fuori Londra, presentandola al pubblico nel cuore della città. Tutelato dalla fondazione filantropica The Bulldog Trust e chiuso al pubblico da ormai molti anni ci presenta William Morris, l’antesignano dell’Art and Craft.

DAC | Il manifesto per il diritti dell’arte contemporanea

Gianmaria Ajani e Alessandra Donati sono giuristi e professori universitari uno a Torino, l’altra a Milano. Nel 2010 hanno dato vita al convegno DAC: I diritti dell’arte contemporanea. Volevano forse scrivere nuove leggi? No, perché in Italia non mancano le norme necessarie per regolare il mercato dell’arte, ma difficilmente vengono applicate e questo soprattutto perché non sono conosciute. A distanza di un anno dal convegno è nato un libro, edito da Allemandi, degli strumenti concreti, che vi spiego tra poco, e soprattutto un dibattito che non si è esaurito come ho constatato durante le avvincenti tavole rotonde allestite all’Accademia di Brera questo 10 novembre. È davvero difficile raccontare in poche righe una giornata densa di parole e pensieri, ma considerando i temi trattati credo sia utile fissare su schermo qualche punto fondamentale e allargare a tutti la discussione.

Innanzi tutto riporto qui il Manifesto per i diritti dell’arte contemporanea, concepito da Gianmaria Ajani (Preside della Facoltà di giurisprudenza di Torino) , da Anna Detheridge (presidente Conntecting Cultures)  e Alessandra Donati (Docente della facoltà di giurisprudenza di Milano-Bicocca) insieme a Gianni Bolongaro (La marrana arteambientale) e poi redatto con gli artisti Luca Bertolo, Chiara Camoni, Ettore Favini. Maddalena Fragnito, Linda Fregni, Alessandro Nassiri, e Antonio Rovaldi:

L’immagine della violenza

In questi giorni di dure battaglie sociali abbiamo avuto modo di vedere molte immagini di tensione o di felicità. Televisioni, quotidiani cartacei e blog hanno lungamente documentato le ribellioni del mondo arabo, la rabbia del popolo greco e la gioia carnevalesca di quello italiano durante la capitolazione di Silvio Berlusconi. Globartamg non è un blog di politica ma, come abbiamo avuto modo di vedere, spesso le rivolte politiche e sociali hanno utilizzato l’arte come veicolo per divulgare e documentare quanto fatto.

L’arte nasconde sempre un sentimento di rivoluzione, forse anche per questo tale impeto non può non accostarsi alla necessità di un cambio sociale. Uno dei gruppi di rivolta pacifica che di questi tempi si è avvalso dell’arte contemporanea e nello specifico della performance art è Occupy Wall Street.

Tribute to Hieronymus Bosch in Congo: Jan Fabre a Magazzino D’Arte Moderna

 

Jan Fabre, courtesy Magazzino D'arte Moderna

Il 10 novembre scorso, presso gli spazi della galleria Magazzino di Roma, è stata inaugurata la mostra Tribute to Hieronymus Bosch in Congo, terza personale dell’artista belga Jan Fabre negli spazi della galleria.

Fabre, ormai noto per la sua intensissima attività che spazia tra installazione e performance teatrale, ci regala, in questa occasione, un’analisi visuale transtorica che, partendo dall’omaggio al celeberrimo pittore fiammingo, giunge ad una pagina drammatica di storia recente che vede il Belgio protagonista, questa volta con Leopoldo II, di un’intensa attività coloniale all’insegna dello sfruttamento e della violenza.