Addio al topo paracadutista di Banksy

Visto che nel precedente articolo avevamo parlato dei problemi derivati dalla conservazione della street art, continuiamo con un’altra notizia in linea con la precedente. Neanche a farlo a bella posta,

Conservare la Street Art

La conservazione ed il restauro delle opere di arte contemporanea rappresentano una questione alquanto spinosa. Intervenire su opere d’arte delicatissime e reperire materiali fuori produzione non è certo facile e spesso bisogna compiere numerose ricerche prima di intervenire sul “pezzo”. Per quanto riguarda la conservazione bisogna sempre tener conto di fattori ambientali come luce, umidità ed altri possibili rischi. Quando si parla di Street Art le cose si complicano in maniera drammatica. Come evitare l’erosione degli agenti atmosferici se le proprie opere sono praticamente esposte tutti i giorni alle intemperie?

A questa domanda ha cercato di rispondere un organizzazione statunitense chiamata Heritage Preservation che nel 2006 ha lanciato un programma chiamato Rescue Public Murals con l’aiuto del Getty Conservation Institute e qualche finanziamento statale. Notando l’abbandono ed il conseguente disfacimento di molti importanti murales prodotti da artisti del calibro di David Alfaro Siqueiros e Meg Saligman, l’organizzazione ha iniziato il lungo cammino della conservazione delle opere di street art.

Fupete al Rojo Artspace di Milano

“Brucia” prende spunto da alcuni versi di Michelangelo Buonarroti — “Sol pur col foco il fabbro il ferro stende / al concetto suo caro e bel lavoro, né senza foco alcuno artista l’oro / al sommo grado suo raffina e rende” — e viaggia attraverso sogni, rivolte e contraddizioni. Fiamme, danze e fuochi fatui. La teoria del focolaio. Il nero, il rosso e il bianco. Del giallo e dell’azzurro. Lapis e carta vecchia. Curve e anse, come fiumi di lava che scorrono giù dal vulcano. Isole, facce e tribù.

Durante l’inaugurazione (10 maggio 2012) l’artista realizzerà un live painting chill-out. Si tratta di un tipo di performance, sempre affascinante per il pubblico, tipica del repertorio di Fupete che ha partecipato a diverse manifestazioni dedicate al genere, tra cui spicca quella presso il Museo d’Arte Contemporanea Reina Sofia di Madrid del 2008. Il live-painting di “Brucia” sarà proposto proprio pochi giorni dopo un’altra sua performance: per il mese d’Aprile, infatti, è stato invitato a progettare, presso il Museo dell’Immagine e del Suono di São Paulo, un grande murale da creare davanti al pubblico.

Quando lo street artists dovrebbe tornare a scuola

La street art è bella, la street art ci piace. Del resto, scarabocchi a parte, a chi non piacerebbe vedere i luoghi urbani più degradati, finalmente riqualificati da guizzi di graffiti e caleidoscopici murales. La street art poi è giovane e fresca, alzi la mano chi non ha mai visto orde di ragazzini armeggiare con bombolette spray anche in pieno giorno, nel tentativo di far pratica su mura in disuso adibite a veri a propri banchi di prova.

E poi quanti grandi supereroi da imitare: Banksy, Invader, Blu, Os Gemeos e chi più ne ha più ne metta, la lista dei creativi dell’arte metropolitana non finisce mai ed il bello è che ognuno di essi ha qualcosa di unico da cui si può sempre trarre ispirazione. Basta non incappare in un problema assai diffuso che potrebbe traviare le giovani generazioni, sarebbe a dire quello degli “orrori” ortografici.

SWOON | MONICA CANILAO | DENNIS MCNETT – THE FOLDING OF A KNOWN WORLD

La Galleria Patricia Armocida inaugura mercoledì 11 aprile la mostra “The Folding of a Known World”, collettiva di Swoon, Monica Canilao Dennis McNett. In mostra  sessanta opere di medie e grandi dimensioni, tra cui pezzi creati a tre mani dagli artisti e tre installazioni site specific.

Il titolo nasce da una riflessione sulle diverse storie della creazione, preservazione e distruzione del mondo, con i loro molteplici miti e personaggi. Correnti di pensiero dalle sfumature infinite che, una volta scoperte, fanno sì che il mondo come lo conoscevamo ripieghi su se stesso e se ne spalanchi uno nuovo, nel quale tutto è possibile. Si vuole inoltre richiamare l’attenzione su una situazione di estrema attualità: il mondo sta infatti collassando su se stesso. Secondo gli scienziati, la sesta estinzione di massa è alle porte e gli esseri umani ne sono la causa diretta; dobbiamo riconoscere che siamo in una situazione di rischio e cercare di fare qualcosa per contrastarla. 

Street art News!

Mark Walhen

Vediamo un poco come butta dalle parti della scena street art internazionale e soprattutto andiamo un poco ad osservare cosa combinano i protagonisti più cool del momento. Mark Walhen, autore degli ormai celebri ominidi incappucciati ha da poco finito la realizzazione di un video musicale. Walhen ha infatti collaborato con Autolux per il video della track The Science of Imaginary Solution. Il video è stato diretto dal designer ed animatore Thomas McMahan.

Nel mentre un nuovo astro nascente si fa strada all’interno della scena newyorchese. Stiamo Parlando di John Ryan Solis, autore di illustrazioni e murales dal sapore vagamente erotico oltre che decisamente ben eseguiti. Meanwhile lo street artist austriaco Nychos è tornato all’azione nella sua amata Vienna.

Le destabilizzanti creazioni di Mark Jenkins

All’angolo di una strada secondaria, a Tor Pignattara, un cassonetto è stato guarnito con un’enorme meringa con ciliegina annessa. Un bizzarro accostamento, tipico del passaggio di un noto urban artist che recentemente ha invaso Roma. Infatti, nell’adiacente via Gabrio Serbelloni centinaia di persone sono in fila davanti alla Wunderkammern dove, il 17 marzo, si è inaugurata la prima personale capitolina di Mark Jenkins (1970 – vive e lavora a Washington DC) con Living Layers, un progetto pluriennale in collaborazione con il MACRO ideato per produrre scambio reciproco tra il patrimonio territoriale e quello culturale.

Artista americano di fama internazionale, Mark Jenkins è conosciuto per le sue strabilianti e geniali installazioni pensate per essere collocate all’interno del tessuto urbano. L’interazione tra le sue sculture, l’ambiente cittadino ed i passanti è fondamentale per la riuscita dei suoi interventi, concepiti con l’intento di suscitare sconcerto e confusione negli inconsapevoli osservatori, diventando essi stessi parte integrante della sua opera poiché un’apposita videocamera cattura le loro reazioni dando vita a impensabili performances.

Shepard Fairey si butta nel cinema con 1984

Il nostro Shepard Fairey, noto anche come il falsario della street art, ne sta preparando un’altra delle sue. Dopo aver confessato alla giuria di aver copiato spudoratamente la foto dell’Associated Press per il suo Barack Obama Hope poster ed essersi quindi beccato una multa salata con annessi sei mesi di carcere (che il nostro ovviamente non farà mai), Fairey ha deciso di buttarsi nel dorato mondo del cinema.

Ma procediamo per gradi, circa 4 anni fa il nostro Shepard Fairey fu contattato dalla casa editrice Penguin Books per disegnare la copertina della nuova edizione di 1984 di George Orwell. Oggi, evidentemente attirato dalla trama del libro, il nostro street artist falsario ha deciso di aggiudicarsi i diritti cinematografici del celebre romanzo di Orwell.

QR code, il nuovo trend dell’arte

Avete presente i QR codes? Stiamo parlando di quegli strambi quadrati pixelosi nerie e bianche, che negli ultimi tempi sono comparsi su molti prodotti di consumo al posto del caro e vecchio codice a barre. I QR codes sono stati sviluppati nel lontano 1994 dalla compagnia giapponese Denso Wave con l’obiettivo di tracciare i ricambi automobilistici nelle fabbriche della Toyota.  Il QR code si è poi largamente diffuso anche in altri settori merceologici grazie alla sua capacità di immagazzinare molte più informazioni del suo “cugino” codice a Barre.

Oggi i QR codes sono il trend del momento e possono essere letti anche dai comuni telefoni cellulari o smartphones che dir si voglia. Questa “multimedialità” ed “interattività” ha finito con lo stuzzicare le fantasie dei protagonisti dell’arte contemporanea.

No Walls, la protesta si tinge di street art

Quando pensiamo alla street art, la nostra mente vola subito ad artisti come Banksy, Os Gemeos, Swoon, Blu, Invader e chi più ne ha più ne metta. Tutti questi esempi fanno parte di un mondo della street art prettamente occidentale ma come abbiamo più volte accennato tra queste pagine, anche in altre parti del mondo questa meravigliosa tecnica è divenuta una delle massime espressioni del pensiero creativo e soprattutto del pensiero libero.

Le ultime notizie sul fronte della street art ci arrivano quindi dal Cairo dove già da diverso tempo una folta schiera di artisti ha deciso di animare le strade cittadine. Parliamo di Sad Panda che per tener fede al suo nome ritrae un panda cicciotto, di Aya Tareek coraggiosa ragazza in un mondo di uomini e di tanti altri nomi come Adham Bakry, Dokhan, Hend Kheera, Hany Khaled, Charles Akl e Ganzeer, uno dei pochi street artist che ha deciso di non celare il proprio volto e sfidare le autorità con i suoi provocatori graffiti.

Icy e Sot, la street art parla iraniano

Quando si parla di Street Art, automaticamente la nostra mente vola ai protagonisti che tutti conosciamo. Invader, Banksy, Swoon, Blu e chi più ne ha più ne metta. Sta di fatto che la stragrande maggioranza dei protagonisti di questa caleidoscopica forma d’espressione creativa, proviene da società occidentali. Parigi, Los Angeles, Berlino e Londra sono infatti le città più gettonate, anche se in realtà sono solo alcune delle metropoli “bersagliate” da writers e taggers incalliti.

In questi ultimi tempi però, anche città meno blasonate sul fronte della street art hanno cercato di regalare al mondo qualche stupefacente visione. Ecco quindi che anche hub impensabili come l’Iran hanno iniziato a darsi da fare per imporsi all’attenzione del pubblico. Proprio da Tehran è sortito un nuovo scoppiettante duo della street art.

Public Ad Campaign, street art contro i cartelloni abusivi

Le nostre città sono infestate dalla loro presenza, i loro tentacoli si allungano ovunque invadendo ogni spazio gli capiti a tiro. No, non parliamo di una contemporanea invasione dei Trifidi, remake che tra le altre cose sta per essere girato dal celebre regista di Spiderman, Sam Raimi.

 Ci riferiamo ai cartelloni abusivi, alieni invasori che stazionano sui nostri marciapiedi, invadono pericolosamente le carreggiate ma soprattutto insozzano l’ambiente urbano, creando un vero e proprio inquinamento visivo. Il cartellone abusivo sembrerebbe essere un problema squisitamente italiano, una sorta di pedaggio che il contribuente deve pagare ad una mafia pubblicitaria che ha l’obiettivo di distruggere l’ambiente ed il decoro cittadino.

Shepard Fairey in gattabuia mentre P183 e Escif si scagliano contro il sistema

Escif

Il nostro spumeggiante mondo della street art è sempre in movimento e come da copione spuntano puntualmente fatti assai bizzarri che non possiamo far a meno di rigirarvi. Partiamo quindi con Shepard Fairey, sarebbe a dire lo street artist più fake della scena internazionale, ha finalmente ammesso di aver scopiazzato a man bassa il suo poster Hope (quello che ha praticamente fatto da icona guida alla campagna per le presidenziali di Obama nel 2008) da un’immagine di proprietà dell’Associated Press.

Adesso il nostro rischia fino una multa da 5000 dollari e fino a sei mesi di reclusione, potrebbe essere la volta buona per togliercelo di mezzo per un poco di tempo. Nel frattempo a Mosca impazzano i murales del Banksy russo. Parliamo di P183, street artist moscovita che solitamente crea opere a carattere politico ed in russia questo tipo di street art non ha certo vita facile.

Mark Jenkins invade Roma con le sue installazioni

Il 17 Marzo 2012, Wunderkammern presenta la prima personale italiana del famoso urban artist americano Mark Jenkins con il progetto Living Layers in collaborazione con il MACRO (Museo d’Arte Contemporanea Roma).

Living Layers nasce dall’esigenza di entrare nelle profondità del territorio e leggerne il patrimonio immateriale, il Living Heritage (UNESCO, 2003) con le pratiche, rappresentazioni, espressioni, conoscenze e saperi che la comunità riconosce come facenti parte del proprio patrimonio culturale. A partire dal mese di Febbraio 2012 l’artista Mark Jenkins lavorerà a Roma interpretando i Living Layers attraverso un intervento artistico innovativo, capace di far maturare una consapevolezza nei riguardi dell’arte contemporanea e della sua capacità di interpretare la realtà e il mondo attuale.