Esther Stocker – In Defence of Free Forms

Dopo Destino Comune, l’installazione ambientale allestita al MACRo – Museo d’Arte Contemporanea di Roma – e realizzata in collaborazione con OREDARIA Arti Contemporanee, Esther Stocker torna a Roma con la sua prima personale presso gli spazi espositivi di OREDARIA. La ricerca artistica della Stocker è da sempre incentrata sullo studio delle leggi legate alla percezione visiva utilizzate però non come mera trasposizione grafica dei loro postulati su tela o nelle installazioni, bensì come strumenti da sfruttare per allargare la portata comunicativa delle sue opere.

Come afferma l’artista, “anche se di solito non lo sappiamo abbiamo aspettative di forme, aspettiamo che si comportino in modo prevedibile. Personalmente sono affascinata dal modo in cui riconosciamo queste aspettative solo quando non sono soddisfatte.” In Defence of Free Forms, titolo di questa sua personale che inaugura il 6 dicembre, risulta quindi essere una dichiarazione di intenti che, in modo efficace, racchiude una riflessione sulla sua intera carriera e, allo stesso tempo, rappresenta un avanzamento sperimentale delle proprie soluzioni artistiche.

Dalla top 100 alla top 10, la crema della crema dei potenti dell’arte

Dopo le varie top list delle personalità più influenti dell’arte contemporanea stilate dalle testate e dalle case d’asta più prestigiose del mondo, eccoci come di consueto a pubblicare la lista dei potenti dell’arte made in Art+Auction. A dire il vero il magazine aveva già pubblicato una sua Power 100, vale a dire una lista con i 100 nomi più influenti del mondo dell’arte ma ora da questa hit parade è stata attuata una scrematura, in modo tale da stilare una Top 10. Questa nuova classifica rappresenta in termini il meglio del meglio dell’arte contemporanea, nomi che in poche parole fanno il bello ed il cattivo tempo. Ma non perdiamoci in chiacchiere e vediamo di chi stiamo parlando:

1 Sheikha Al-Mayassa Bint Hamad Bin Khalifa Althani – Il nome è senz’altro impronunciabile ma la figlia dell’emiro del Qatar è membro del Qatar Museums Authority, vale a dire mani in pasta dappertutto.

2 Larry Gagosian – Lui non ha certo bisogno di presentazioni. Stiamo infatti parlando dell’inventore del supermarket dell’arte contemporanea con sedi sparse in tutto il globo.

3 Eli Broad – Uomo d’affari e collezionista. E’ fondatore di diversi musei tra cui il MOCA e il LACMA. Nel 2013 delizierà il mondo con il suo nuovo museo.

4 Dasha Zhukova – Bella, ricca e potente. La zarina dell’arte contemporanea dirige il Garage Center di Mosca ed il nuovo Pop Magazine.  

Short stories 8 – Sassi non scagliati a memoria – Francesco La Fosca

CHI: Mi ha stupito molto scoprire che Francesco La Fosca è del 1957, non conosco l’artista e in rete le informazioni a riguardo non sono molte. Artista attivo dagli anni Ottanta, ha all’attivo mostre personali principalmente in gallerie sparse per l’Italia, ma con qualche puntata europea. Le sue opere sono presenti in diverse collezioni pubbliche e private, tra cui il Kunst Museum di Bonn, il Mart e il Museion.

DOVE: Galleria Alessandro De March – Milano

QUANDO: 16 novembre 2011 – 14 gennaio 2012

COSA: In mostra sono presentate quattro opere. La prima si nota dalla strada: Costellazione consiste in una vetrata posticcia, messa accanto a quella esistente, che l’artista ha distrutto in più punti. Poi la scultura che da il titolo alla mostra Sassi non scagliati a memoria, un cumulo di sassi legati assieme con filo di rame in una geometria instabile. Terza opera è Attaccapanni, contro ogni aspettativa si tratta davvero di un attaccapanni, a rappresentare gli indumenti usati di chi ha compiuto le azioni implicite nelle prime due sculture.

La moglie di Ai Weiwei nuovamente sotto torchio

Secondo quanto dichiarato da Ai Weiwei in persona ai microfoni del The Guardian, alcuni agenti della polizia si sarebbero introdotti all’interno dell’abitazione dell’artista a Pechino lo scorso weekend. Gli agenti avrebbero poi prelevato Lu Qing, moglie di Weiwei, e l’avrebbero in seguito condotta in centrale per interrogarla.

Negli ultimi tempi la polizia ha interrogato due assistenti del celebre artista-dissidente: “Sembrerebbe che stiano facendo le cose in grande ma non ho ben capito di cosa si tratta. In famiglia non ci sentiamo particolarmente nervosi, anche perché non abbiamo violato nessuna legge. Anzi, devo dire che siamo piuttosto curiosi sui prossimi sviluppi dell’intera faccenda perché se abbiamo sbagliato in qualcosa non sappiamo proprio in cosa” ha dichiarato l’artista al celebre quotidiano inglese. Eppure, come già scritto in un nostro precedente articolo, Ai Weiwei è attualmente indagato per vari reati tra cui quello di pornografia illegale.

Steve McCurry a Roma

Steve McCurry non è solo uno dei più grandi maestri della fotografia del nostro secolo, premiato diverse volte con il World Press Photo Awards che si può considerare come una sorta di premio Nobel della fotografia, ma è un punto di riferimento, anche in Italia, per un larghissimo pubblico, soprattutto di giovani, che nelle sue fotografie riconoscono un modo di guardare il nostro tempo e, in un certo senso, “si riconoscono”.

Dal 3 dicembre 2011 al 29 aprile 2012, Steve McCurry sarà a Roma con una grande mostra allestita al Museo d’Arte Contemporanea di Roma, negli spazi espositivi della Pelanda al MACRO Testaccio. Uno dei maggiori protagonisti del progetto e della cultura dell’immagine in Italia, Fabio Novembre, ha curato la mostra e l’allestimento. Le foto sono state scelte non con criteri spazio-temporali, ma per assonanza di soggetti e di emozioni, cercando i fili comuni e gli impensabili legami che accomunano luoghi e persone seppure in latitudini diverse. L’allestimento è pensato come un villaggio nomade con una serie di volumi che si compenetrano tra loro  per restituire quel senso di umanità che si respira nelle foto di McCurry.

95ma COLLETTIVA GIOVANI ARTISTI: Comunicati i nomi dei vincitori

La Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia annuncia i nomi dei vincitori della 95ma Collettiva Giovani Artisti che dal prossimo 17 dicembre esporranno le loro opere nella Galleria di Piazza San Marco. Ad aggiudicarsi tre borse di studio e avere l’opportunità di esporre il prossimo anno le proprie opere in una mostra personale sono: Teresa Cos, che ha vinto il primo premio di 3mila euro, Valerio Nicolai e Roberto Fassone che hanno ricevuto ciascuno una borsa di studio di 2mila euro. A queste, si aggiunge il premio acquisto di 1500 euro messo a disposizione dalla Regione Veneto che la giuria ha deciso di assegnare a Luigi Leaci.

Sette giurati (Angela Vettese, Presidente BLM, Giorgio Andreotta Calò, artista, Andrea Bruciati, Direttore Artistico, Galleria comunale d’Arte Contemporanea di Monfalcone, Federico Luger, Gallerista, Milano, Samuele Menin, Caporedattore Flash Art, Alessandra Pioselli, Direttore Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo, Luca Trevisani, Artista) per due giorni non-stop hanno visionato opere e portfolio dei 210 artisti che si sono presentati alle selezioni della 95ma collettiva, per arrivare alla decisione finale di portare in mostra nelle sale storiche della galleria di piazza San Marco 20 giovani promesse.

Come esporre al Metropolitan Museum? lo svela William Powhida con il gioco dell’arte

Dei meccanismi poco chiari della nostra scena dell’arte contemporanea ne abbiamo parlato spesso e volentieri, anche ieri del resto è apparso fra queste pagine un articolo riguardante vizi e peccati del sistemone nazionale. Va detto però che il resto del mondo non è certo immune a questi celeberrimi tic. Negli Stati Uniti ad esempio, l’artista e cartoonist William Powhida è da tempo impegnato in una ricerca tesa a svelare le nevrosi del sistema americano.

Questa volta Powhida ha deciso di creare un vero e proprio gioco da tavola intitolato The Game, una sorta di gioco dell’oca che ha come scopo principale il conseguimento della più alta onorificenza per un artista, vale a dire la retrospettiva di mid career al MET di New York. Ad aiutare il giocatore nella sua lunga avventura verso la celebrità vi sono alcune figure dell’artworld americano, selezionabili tramite i dadi. Ad esempio è possibile incontrare insigni critici come Roberta Smith, Jerry Saltz, Christian Viveros-Faune, James Kalm ed una Power Card rappresentata da Hans-Ulrich Obrist. Ovviamente questi nomi sono raggiungibili tramite il lancio dei dadi ed i critici più in vista concedono più poteri al giocatore.

Renata Lucas – Third Time

Peep-Hole di Milano inaugura oggi Third Time, mostra personale di Renata Lucas. Nelle sue opere si interroga sullo spazio che viviamo, sulla nostra percezione di esso e le relazioni che vi si instaurano, nella consapevolezza che non esistano risposte oggettive da trovare ma solo possibilità da sperimentare. I suoi progetti consistono in interventi, a volte invasivi a volte sottili, nelle architetture e negli spazi con cui l’artista interagisce e sono sempre il frutto di un lungo processo fatto di esperimenti, continue mediazioni e fallimenti. Ogni suo lavoro è un tentativo di sospendere le regole, di misurare i “limiti” delle possibilità, utilizzando i limiti stessi come contenuto da sviluppare di volta in volta in nuove direzioni.

Invitata a confrontarsi con lo spazio di Peep-Hole, Renata Lucas ha ideato un progetto che è il risultato di un’esperienza diretta del luogo, dell’analisi della sua storia recente, delle sue modalità operative come istituzione d’arte e della relazione tra le persone che lo vivono e del lavoro che lì svolgono. Con un intervento minimo e quasi “invisibile”, lo spazio espositivo viene profondamente trasformato dall’artista brasiliana che lo collega alla sua casa di Rio De Janeiro creando un cortocircuito spazio-temporale nel quale l’assenza fisica dell’artista si trasforma in “presenza” che modifica lo spazio espositivo e ne scandisce i tempi. Ogni attività svolta all’interno dello spazio sarà condizionata dai ritmi quotidiani dell’artista nella sua abitazione, a una distanza non solo fisica ma anche temporale.

L’artista deve tornare ARTISTA

 Il sistema dell’arte vuole trasformare gli artisti in un manipolo di individui ansiosi e stitici che attendono disperatamente di essere scoperti e guadagnare un qualsiasi tipo di riconoscimento. Questo ovviamente potrebbe essere il giusto scotto da pagare per raggiunger celebrità e successo economico, ma giunti a questo punto i folli meccanismi presenti all’interno della scena tricolore risultano essere talmente fuori controllo ed inconcludenti che il gioco non vale più la candela.

Ragionando a mente fredda sul pasticcio Padiglione Italia alla Biennale di Venezia è possibile riscontrare alcuni aspetti comportamentali che in un modo o nell’altro devono per forza di cose cambiare, se non vogliamo che i nostri artisti si disperdano nel nulla, come semplici pedoni da immolare su di una scacchiera mal concepita dal curatore-arraffone di turno. Farsi rastrellare in liste chilometriche pronte a cangiare da un giorno all’altro, farsi trattare come carne da macello senza il minimo ritegno, pagarsi le spese di spedizione delle opere ed in seguito allestire le stesse con le proprie mani, partecipare ad un progetto raffazzonato che svilisce la propria creatività ed in seguito subire l’iter burocratico di un allestimento da magazzino dell’Ikea durante il riordino merci.

Luigi Nono e il silenzio della musica

Luigi Nono (1924 – 1990) rappresenta un caso unico nella storia della musica del XX secolo: la sua visione artistica e il suo radicalismo lo hanno portato, molto spesso, a scontrarsi con un muro di indifferenza e di incomprensione. I critici che lo attaccarono negli anni Sessanta e Settanta per la sue opere più scopertamente politiche e barricadere, furono gli stessi che, a partire dagli anni Ottanta, lo salutarono come un figliol prodigo che, abbandonato l’impegno, si era finalmente occupato di musica e soltanto di musica.

In realtà sarebbe sufficiente ascoltare un’opera del 1958 (quindi composta all’età di trentaquattro anni) i Cori di Didone (su testo di Ungaretti) per accorgersi che non esiste un Nono politico e “marxista” (termine ormai che equivale ad un insulto) prima e un musicista autentico dopo, poiché entrambi gli elementi (il politico-sociale  e l’estetico) fanno parte di una ricerca volta ad un nuovo concetto di arte. I problemi che affronta Nono sono legati, principalmente, a una nuova concezione della musica: ripensare integralmente il problema dell’ascolto, rinnovare gli spazi scenici e acustici ormai ingessati da una lunga tradizione, esaltare l’importanza del silenzio come componente fondamentale della creazione musicale. 

Ragnar Kjartansson e la difficile vita del performance artist

Giusto in questi giorni ha avuto luogo la cerimonia di chiusura di Performa 11, l’ormai celebre biennale della performance art che puntualmente richiama un sempre più crescente nugolo di spettatori in quel di New York. Quest’anno la manifestazione ha persino istituito un premio in denaro, vale a dire il Malcolm Award alloro che deve il suo nome al grande Malcolm McLaren, compianto manager e produttore discografico nonché lungimirante scopritore del fenomeno punk e motore centrale dei Sex Pistols di Rotten e compagni.

Il premio è stato vinto dal bravissimo Ragnar Kjartansson che con la sua opera in 12 ore dal titolo Bliss è riuscito a catturare l’attenzione del pubblico e degli organizzatori, portandosi così a casa un bel gruzzoletto costituito da ben 10.000 dollari di premio finale. Questo congruo bottino apre però una parentesi sul reale mercato della performance art. Se è vero che in questa occasione Kjartansson è stato remunerato per una sua opera, è altrettanto vero che, salvo sporadiche occasioni, le fonti di guadagno per un performer artist sono molto limitate.

William Morris – Storia, memoria e mito

Il Thames Path a Londra offre sempre scorci mozzafiato. Chi ama avventurarsi in lunghe passeggiate seguendone il corso, scopre sempre nuove meraviglie. Se si segue la riva destra del fiume andando verso l’east, si vede Westminister spuntare dietro London Eye, proseguendo il complesso di South Bank che di notte si illumina di mille colori fluorescenti.

Proseguendo il corso del fiume, adagiata sul suo letto, si scorge una piccola perla: TWO TEMPLE PLACE. Appartenuto a Sir William Walford, edificato nel 1885. La residenza neo-gotica apre le sue porte, per la prima volta in veste di galleria,  ospitando una collezione che prende corpo e si sviluppa fuori Londra, presentandola al pubblico nel cuore della città. Tutelato dalla fondazione filantropica The Bulldog Trust e chiuso al pubblico da ormai molti anni ci presenta William Morris, l’antesignano dell’Art and Craft.

Hema Upadhyay allo Studio la città di Verona

La mostra “The Princesses’ Rusted Belt“, ospitata dalla galleria Studio la città di Verona a partire dal 10 dicembre 2011, vedrà protagonisti lavori di grandi e piccole dimensioni dell’indiana Hema Upadhyay – da poco in mostra anche al Centre Pompidou di Parigi – che presenterà per l’occasione una nuova installazione, opere a parete e sculture di ridotte dimensioni, insolite per l’artista. Hema Upadhyay vive e lavora a Mumbai, dopo un esordio presso Studio la Città, ha esposto a Parigi, Tokyo, Roma e in molti musei internazionali.

L’installazione proposta, verrà presentata in Italia per la prima volta e sarà composta da circa 300 uccelli in creta decorati a mano, circondati da 6 pannelli dipinti, a parete. The Princesses’ Rusted Belt, è anche il titolo dell’opera principale in mostra e trae spunto da una vicenda avvenuta in India nel 1960. Princess Mills infatti era il primo mulino tessile di Bombay, il primo di una lunga serie a chiudere in quegli anni.

Nicola De Maria – I miei dipinti s’inchinano a Dio

Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, in occasione del progetto Transavanguardia italiana a cura di Achille Bonito Oliva, propone l’11 dicembre una mostra personale di Nicola De Maria, uno dei protagonisti del gruppo che nei primi anni Ottanta sconvolse il mondo dell’arte. Il Museo opera, dunque, una scelta di continuità con la serie di mostre personali dedicate ai grandi protagonisti dell’arte del nostro tempo che lo hanno  contraddistinto fino ad oggi  nel panorama nazionale e internazionale, citando ad esempio le grandi personali di Mario Merz, Yves Klein, Gerard Richter, Mimmo Paladino, Emilio Isgrò, Araki, Jannis Kounellis.

La personale di Nicola De Maria al Centro Pecci di Prato  è concepita come un’antologica incentrata sul  lavoro degli anni Novanta e Duemila, in continuità con la sua presenza nella mostra storica della Transavanguardia presso Palazzo Reale a Milano. Tuttavia, alcune incursioni negli anni Ottanta serviranno a testimoniare, come veri e propri contrappunti musicali, che la sua pittura è sempre impregnata del flusso cromatico e degli originari nuclei poetici che da sempre la ispirano. Le immagini create dall’artista sono visioni cosmiche, parole intense, paesaggi fantastici, sono poesia dipinta su tela, su carta, su valigie e su libri oltre che sui muri.