Le audiocassette d’arte di William Furlong

 Per una manciata di decadi la musicassetta ha monopolizzato non solo il mondo della musica ma anche quello della creatività in genere. Alzi la mano chi non ha mai inciso la sua voce su di un nastro magnetico o non ha mai registrato della musica autoprodotta o ancora chi non ha mai “sdoppiato” l’album della sua band preferita a qualche amico o compagno di scuola. Molti artisti hanno utilizzato l’audiocassetta per compiere stravaganti esperimenti ed uno di questi è William Furlong che dai primi anni ’70 ha effettuato alcune ricerche di matrice concettuale utilizzando appunto la cara e vecchia cassetta.

Proprio in questi giorni la casa editrice Phaidon ha pubblicato l’opera Speaking of Art, in cui figura una ricca selezione delle centinaia e centinaia di registrazioni effettuate da Furlong. A partire dal 1973, con l’aiuto di alcuni collaboratori, Furlong diede vita ad Audio Arts, un magazine a basso budget costituito unicamente da registrazioni su cassetta. Furlong intervistava gli artisti che trovava interessanti come Laurie Anderson, joseph Beuys, Vito Acconci e John Cage ed una volta registrate le cassette spediva il tutto ad una serie di amici ed abbonati.

New York ed il vivaio dei giovani artisti. Ed in Italia?

Tam Tran è un’artista nata nel 1986, decisamente giovane direte voi. Eppure questo tenero virgulto della scena contemporanea si è già guadagnata l’attenzione di pubblico ed addetti ai lavori grazie alla sua partecipazione alla Whitney Biennial 2010 dove, neanche a dirlo, era la più giovane artista in circolazione. Il prossimo 14 maggio Tam Tran parteciperà ad una mostra al Guggenheim di New York dal titolo A Year with Children 2010 ma a dispetto della sua giovane età l’artista sarà agguerrita come un navigato veterano dell’arte.

All’evento figureranno 120 opere create dagli studenti delle scuole pubbliche d’arte di New York, il progetto fa parte del programma  Learning Through Art initiative e prevede l’intervento di artisti celebri che si confrontano con gli studenti. Gli astri nascenti della mostra si sono rifiutati di rimaner confinati ad una sola tecnica espressima ed hanno creato, disegni, fotografie e dipinti. Alcuni di loro hanno persino utilizzato oggetti di recupero, tessuti e ritagli di giornale come parti integranti di collages ed assemblaggi vari.

UN film di Tacita Dean documenta l’ultima opera di Merce Cunningham

Nel 2008 il grande coreografo Merce Cunningham portò la sua troupe in una vecchia fabbrica di automobili abbandonata in California. L’intento era quello di girare un film, una pellicola diretta da Tacita Dean e sviluppata in tre giorni che lo sfortunato Merce non è riuscito a vedere. Il film doveva essere proiettato il 16 aprile dello scorso anno in occasione della premiere di Nearly Ninety, l’ultimo lavoro di Cunnungham alla Brooklyn Academy of Music. Ma il progetto era troppo grande ed alla Dean occorreva più tempo per realizzarlo, purtroppo la regista apprese il 26 luglio dello stesso anno che Cunningham era deceduto.

A dispetto della sua età e delle sue ossa ormai malandate che lo avevano costretto sulla sedia a rotelle il padre degli Happening e grande pioniere delle arti sperimentali, era ancora prolifico e stilava ancora molti progetti. Così tanto prolifico che la morte lo ha colto proprio una settimana prima dell’inaugurazione di un nuovo evento. Inutile sottolineare quanto Cunningham, John Cage e Robert Rauschenberg abbiano contribuito allo sviluppo dell’arte concettuale, della performance e di movimenti come Fluxus, allargando le loro influenze su centinaia di artisti, anche dei nostri giorni.

Linguaggi e Sperimentazioni al Mart di Rovereto


La ricerca artistica contemporanea protagonista della mostra –Linguaggi e Sperimentazioni. Giovani artisti in una collezione contemporanea-. La mostra sarà aperta al pubblico al Mart di Rovereto dall’8 maggio al 22 agosto 2010. La conferenza stampa di presentazione della mostra e’ in programma alle ore 12.30 di venerdi’ 7 maggio, con inaugurazione ufficiale a seguire alle ore 18.

Nelle sale del Mart saranno esposte circa ottanta opere tra dipinti, fotografie, sculture, installazioni e video, provenienti dalla AGI Verona Collection che da sempre si dedica alla ricerca di nuovi talenti. AGI Verona Collection e’ nata nel 1989 dalla volontà di cinque collezionisti veronesi, associati nel desiderio condiviso di sostenere l’arte contemporanea.

Ad oggi sono entrate in collezione oltre 500 opere, realizzate con diversi linguaggi e tecniche artistiche, di differenti poetiche e provenienze, e tra queste le presenze internazionali sono la maggioranza. AGI ha sempre privilegiato l’acquisizione di artisti giovani ed esordienti, e per lo piu’ i lavori sono entrati nella raccolta nell’anno stesso di realizzazione. I giovani e le nuove promesse hanno rappresentato una sfida continua, secondo una sensibilità collezionistica che cerca di catturare sempre il nuovo e l’attuale, registrando cosi’ i cambiamenti e le trasformazioni in atto nella storia dell’arte.

Tiziano Lucci – Le sale dell’abbondanza

La galleria Co2 di Roma inaugura il 7 maggio la mostra personale di Tiziano Lucci. Attraverso una selezione di opere realizzate negli ultimi anni, la mostra si propone come la prima panoramica completa del complesso lavoro dell’artista romano. Artista visuale e compositore di musica elettronica, Lucci vive e opera in profonda simbiosi con la grammatica digitale, con la quale interviene su immagini fotografiche per dare corpo al suo personalissimo processo estetico e concettuale.

La sensibilità che mette in campo è quella dell’uomo contemporaneo, estesa nelle sue possibilità grazie all’utilizzo delle tecnologie più avanzate, che l’artista sfrutta per visualizzare la pluralità di stimoli provenienti dalla vita quotidiana. Il risultato è una serie di immagini spiazzanti per la qualità dell’elaborazione e per la loro potenza sinestetica, in cui la presenza simultanea di frammenti iconici, segni e sfumature impercettibili, dà vita ad una narrazione antisequenziale che nega la legge di causa-effetto in favore di una nuova logica della totalità.
Ogni opera è frutto di un lento e impegnativo processo di elaborazione, che può protrarsi anche per anni, nel tentativo di ricostruire i processi cerebrali su cui si basano la percezione della realtà e la conseguente creazione estetica.

AS SOON AS POSSIBLE. L’accelerazione nella società contemporanea

L’esposizione, nata da un progetto del CCCS di Firenze, diretto da Franziska Nori, affronterà dal 14 maggio la tematica del tempo all’interno della cosiddetta “high speed society”, il modello di vita caratterizzato dalla rapidità di comunicazione e produzione dettata dalle possibilità delle nuove tecnologie, attraverso il lavoro di 10 artisti internazionali: Tamy Ben-Tor, Marnix de Nijs, Mark Formanek, Marzia Migliora, Julius Popp, Reynold Reynolds, Jens Risch, Michael Sailstorfer, Arcangelo Sassolino, Fiete Stolte.

Il tempo è il paradigma di riferimento della società contemporanea, il cui ritmo vitale è scandito dalla pretesa di una costante crescita di produttività e da orari di lavoro sempre più lunghi. L’ambizione di rendere ogni cosa più efficiente e una continua iper-attività influenzano tutti i settori della vita e non si fermano nemmeno davanti alla sfera privata, sviluppando fenomeni come lo speed dating (per la sfera emotiva), il power nap (per la rigenerazione fisica), il quality time (da dedicare alla famiglia) o il fast food (come forma di nutrizione).

Alessandro Scarabello – Nous voulons

The Gallery Apart di Roma inaugura il 3 maggio la mostra personale di Alessandro Scarabello dal titolo Nous voulons che in francese significa ”Noi vogliamo”. Alessandro Scarabello ricorre ad un’espressione volutamente semplice, diretta, antica ed estremamente attuale, come se fosse un canto alla volontà determinata, quasi un motto araldico, parole che trovano una forza speciale nel fatto che il francese è la lingua delle rivoluzioni: e il malcontento è di tutte le epoche storiche.

Alessandro Scarabello, che già in cicli precedenti aveva adottato il ritratto come formula per affermare visioni sociali ed etiche mescolando con sapienza il vissuto personale e le categorie sociologiche, presenta nove grandi tele recanti i ritratti di altrettanti personaggi, tutti amici di suo padre e tutti testimoni di quel periodo di contestazione armata, fermatosi ai margini della guerra civile, passato alla storia con l’espressione “anni di piombo”. Nove coetanei, dunque, ognuno dei quali ha vissuto secondo le proprie idee un periodo di grande cambiamento, compiendo scelte che ne hanno assecondato o modificato il percorso di vita.

Sissi inaugura la UniCredit Project Room di Milano

Il 4 maggio l’artista Sissi inaugura la UniCredit Project Room di Milano con la mostra intitolata Addosso a cura di Angela Vettese e Milovan Farronato. Sissi (Bologna, 1977), vincitrice del premio Furla-Querini Stampalia nel 2002, insignita del Premio Francesca Alinovi nel 2003, Artista dell’anno nel 2005, è stata oggetto di mostre personali e collettive di rilievo tra cui quelle alla Galleria Civica di Trento e al Macro di Roma; nel 2009 ha partecipato alla Biennale di Venezia.

Come dimostra la sua costante attenzione alla pratica della performance, l’artista tende a identificare l’opera con il suo stesso corpo, modificato da abiti che lei stessa cuce e trasforma. Come il corpo, anche i vestiti e gli accessori sono un costante work in progress, quasi un diario che accompagna la sua vita.
Sempre pronta a usare la sua macchina da cucire, anche mezz’ora prima di uscire di casa, Sissi concepisce l’abbigliamento non come un modo per apparire, ma per dare evidenza alla sua sostanza, al “sentirsi” in un certo modo, al portarsi addosso, con leggerezza o con pesantezza, tutti gli snodi di un’esistenza personale densa, ricca di una sensibilità esasperata e di una forza vitale capace di guardare in faccia alle avversità. Lungi dall’essere una ricerca estetica o rivolta al glamour, il suo lavoro sul travestimento e sul ‘vestimento’ si pone come un tentativo estremo, anche se paradossale, di raccontarsi in piena sincerità.

Stefania Fabrizi – Io sono l’occhio

La galleria Dora Diamanti arte contemporanea di Roma inaugura il 20 maggio (la mostra sarà visibile fino al 31 luglio 2010)  la seconda mostra personale di Stefania Fabrizi negli spazi espositivi della galleria dal titolo Io sono l’occhio a cura di Micol Di Veroli. Per l’occasione l’artista, tra i protagonisti della Quadriennale di Roma del 2008, presenta al pubblico una nuova serie di opere che segnano un nuovo capitolo all’interno di una visione creativa sempre più densa di simboli e rimandi alla società contemporanea pur mantenendo un’aura di mitologia pervasa da una densa drammaticità.

In Io sono l’occhio Stefania Fabrizi si riallaccia alle ansie di un’esistenza costantemente analizzata dalle telecamere dei reality show ed alla fantascienza schizofrenica del romanzo Un oscuro scrutare di Philip K. Dick. All’interno della sua installazione, l’artista inserisce figure di eroi e criminali, in un’eterna lotta fra bene e male dove è impossibile distinguere la vera natura delle due entità. L’odierna società poggia la sua moralità su figure benigne ma allo stesso tempo è affascinata dal male e dagli atti criminosi, per questo molti protagonisti al negativo riescono a far breccia nei cuori della collettività alla stregua di veri e propri supereoi.

Jacob Kassay in mostra alla Collezione Maramotti

Il progetto Untitled di Jacob Kassay per la Collezione Maramotti di Reggio Emilia (dal 23 maggio al 3 ottobre) si compone di dieci nuove opere, alcune installate a parete, altre deposte a terra. Le tele si presentano come tavole riflettenti che accolgono presenze fantasmatiche della pittura sottostante e nel contempo assorbono e restituiscono lo spazio esterno all’opera. Le tele a terra, elementi scultorei, sono concepite come rejects: scarti che assurgono a valore di possibilità/potenzialità.

Il lavoro di Kassay si ancora ad una praxis minimalista in cui il processo industriale nella produzione dell’opera sottrae il valore di qualità del manufatto per sostituirlo con quello di oggettualità, rendendolo in un certo senso intercambiabile. Gli elementi concettuali del monocromatismo, dell’oggettivizzazione del pigmento pittorico, della riflessione di colore, movimento e forma, assumono centralità nella sua ricerca e vengono codificati e tradotti in una nuova metafisica della superficie pittorica, in una nuova forma di astrazione, fortemente lirica, in cui il riferimento alla fotografia è evidente.

Sam Leach vince il Wynne prize con un dipinto…copiato

La lontana Australia è ultimamente balzata agli onori delle cronache per un fatto alquanto buffo che ha suscitato un vero e proprio scandalo all’interno scena artistica locale. Teatro del misfatto un concorso artistico dedicato alla pittura paesaggistica che prende il nome di Wynne Prize. Il primo premio del concorso è andato a Sam Leach che ha così vinto un premio in denaro di 25.000 dollari. Fin qui tutto bene direte voi, il problema è che Leach ha liberamente dichiarato di aver copiato il suo dipinto dall’opera Boatmen Moored on the Shore of a Lake, creata dal pittore Adam Pynacker nel 1660 ed attualmente in collezione permanente al Rijksmuseum di Amsterdam.

Fatto ancor più sbalorditivo è che Leach non ha mai avuto modo di vedere l’originale ma ha copiato l’opera direttamente da una foto presa da internet. Ovviamente tali dichiarazioni hanno letteralmente scioccato e disgustato il pubblico australiano. Eppure Leach ha apportato alcune modifiche al dipinto originale, il pittore ha infatti rimosso alcuni particolari presenti nell’opera di Pynacker come 5 pescatori, una donna con bambino, due barche attraccate, un asino ed un bue, lasciando al posto dei soggetti una landa boschiva pervasa da un oscuro bagliore.

Ammirare il mondo con gli occhi di un cubista

Vorremmo citare qui sotto alcune riflessioni del nostro beniamino inglese Jonathan Jones, stimato ed irriverente critico che sovente citiamo nel nostro blog. Stavolte Jones compie alcune interessanti riflessioni sul cubismo:

Ammirare un’opera cubista è uno dei rari piaceri della vita. Raro perché è qualcosa che non capita molto spesso. La pittura cubista di Pablo Picasso e Georges Braque è vista da molti esperti d’arte come l’equivalente della musica sperimentale: incredibilmente difficile e di natura quasi ascetica rispetto al nostro vivere quotidiano. Ma secondo il mio parere la musica sperimentale è più vicina ai dipinti di Kandinsky, che tramite l’astratto inseguiva l’assoluto e l’immateriale.

Utopia Matters. Dalle confraternite al Bauhaus alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia

La Collezione Peggy Guggenheim di Venezia presenta dal 30 aprile al 25 luglio la mostra Utopia Matters. Dalle confraternite al Bauhaus. La realizzazione di una società utopica è da sempre tra le aspirazioni dell’umanità, nonostante la sua attuazione dipenda da principi fondanti di natura paradossalmente dittatoriale che ne hanno sinora impedito l’attuazione. La contraddizione insita nel confronto tra idea e pratica ha sollevato le problematiche inerenti concezioni idealistiche di ordine egualitario ben prima che Thomas More coniasse il termine “utopia” pubblicando, nel 1516, con l’omonimo titolo, la descrizione di una civiltà modello.

I pilastri del pensiero occidentale hanno di volta in volta tentato di formulare un paradigma utopistico che potesse funzionare in termini pratici, oppure ne hanno completamente rinnegato la speranza. A lungo il tema dell’utopia è stata oggetto d’indagine artistica oltre che modello per comunità di artisti, in cui la realizzazione di una società ideale è stata, talvolta, più facile che in contesti governativi più allargati. I gruppi artistici basati sull’utopia compaiono sin dagli inizi dell’Ottocento per fiorire poi verso la fine del secolo, in un periodo in cui artisti, architetti, scrittori e compositori cercano sollievo dall’ansia, la bruttezza e il mercantilismo della vita urbana.

Continua lo scandalo della lobby del mercato americano: i nomi della lista nera

In un nostro precedente articolo vi avevamo parlato di uno scandalo tutto americano. Nel 29 marzo scorso il collezionista Craig Robins ha presentato una causa contro il celebre dealer David Zwirner, sostenendo che quest’ultimo aveva in un certo qual modo piazzato il collezionista in una sorta di lista nera, impedendogli di continuare a comprare opere. L’esistenza di questa lista nera ha mandato in subbuglio il mondo dell’arte. Ma in cosa consiste questa presunta lista nera? In sostanza gli artisti ed i galleristi si impegnano affinché le opere messe in vendita siano comprate solamente da una ristretta cerchia di collezionisti, anche se altri compratori sarebbero disposti ad offrire una cifra più alta per aggiudicarsi tale opera.

I collezionisti facenti parte di questa sorta di club del contemporaneo sono in seguito tenuti a non rivendere le opere in questione  per alcuni anni, anche se il valore delle opere nel frattempo ha raggiunto quotazioni piuttosto alte, chi non rispetta le regole è  piazzato sulla lista nera e non può più acquistare dai galleristi. La corte federale di Manhattan ha quindi ascoltato un supertestimone lo scorso martedì, si tratta di Jack Tilton, celebre dealer, proprietario dell’ex galleria di rappresentanza della superstar Marlene Dumas, artista da cui sembra partita tutta la vicenda.