
Per una volta Gary Baseman ha deciso di spogliarsi dalle vesti di prodigio della corrente lowbrow americana e passare la linea di confine trasformandosi in curatore d’eccellenza. L’evento curato dal nostro beniamino prende il titolo di True Self e avrà luogo il prossimo 24 ottobre alla celebre Jonathan LeVine Gallery di New York.
Baseman ha avuto l’arduo compito di selezionare oltre 40 artisti che hanno prodotto nuove opere appositamente per l’evento. Come recita il titolo della mostra, il tema è libero ed ogni artista ha così potuto sbizzarrirsi senza pregiudicare la propria fantasia creativa. Baseman ha inoltre incoraggiato la carica artistica individuale abolendo restrizioni legate al mezzo espressivo ed alle sue dimensioni.

Diogo Paulo – Portugal
Il circuito dell’arte contemporanea non è certo povero di artisti, anzi casomai potremmo senza ombra di dubbio affermare che ce ne sono già troppi, molti dei quali sono celebri e quotatissimi sui mercati internazionali . Per ognuno di essi esiste però una grande moltitudini di artisti sconosciuti, outsider che non hanno avuto la loro stessa fama e fortuna e che nella maggior parte dei casi potrebbero raccontare storie dense di tristezza ed emarginazione. Basti pensare ad Henry Darger, artista americano con problemi mentali che ha lasciato in eredità migliaia di opere ritrovate solo dopo la sua morte.

Shepard Fairey, come abbiamo più volte scritto nelle nostre


Dopo Bristol, un’altra città (dall’altra parte del mondo ) ha deciso di prendere di petto il problema dei graffiti. Boston ha infatti preso in considerazione l’idea di combattere il vandalismo degli scarabocchi e degli inutili quanto obbrobriosi tags sui muri contrapponendo ad essi dei magnifici murales. Secondo Julie Burns, direttore dell’ufficio del turismo cittadino, solitamente i taggers imbrattano muri intonsi ma hanno profondo rispetto per i graffiti artists che si impegnano in opere più complesse.
