Inaugura la Galleria Doppelgaenger di Bari con una mostra di Giovanni Ozzola

Inaugura in Puglia, a Bari, la galleria d’arte contemporanea Doppelgaenger, che ha sede all’interno di Palazzo Verrone, uno dei più interessanti complessi edilizi del centro storico della città, risalente all’XI secolo. Tre livelli di spazio espositivo che verranno allestiti a partire da giungo con mostre di artisti nazionali ed internazionali. Una galleria ed una residenza artistica interamente destinate alle nuove sperimentazioni, all’estetica delle forme e dello spazio.La Galleria verrà inaugurata lunedì 4 giugno 2012, anteprima per la stampa domenica 3 giugno, con la mostra personale dal titolo Castaway Depot e dal sottotitolo 41° 7’ 31’’ N 16° 52’ 0’’ E – In a sentimental mood di Giovanni Ozzola, giovane artista fiorentino, appena trentenne ma con alle spalle un curriculum fitto di premi ed esibizioni, in Italia e nel Mondo, da Amsterdam a Tokyo, da Londra a Pechino. 

Bari e l’eterno-materno abbraccio del mare accolgono Giovanni Ozzola con i quali sembra aver stretto un profondo legame. Le sue creazioni hanno sempre saputo raccontare magistralmente la luce, il tempo e l’orizzonte, temi che vengono costantemente trattati secondo un’estetica ricca di simbologie e misticismo.

Yves Klein al Palazzo Ducale di Genova

Il judo e il teatro sono gli elementi dell’opera di Klein su cui hanno puntato l’attenzione i curatori di questa mostra evento che si apre a Genova a Palazzo Ducale il 6 giugno 2012 , giorno in cui ricorrono i 50 anni dalla morte di Yves Klein.  Yves Klein affascinato dalla sensualità del corpo e dal suo movimento lo mette in scena di ritorno dal suo viaggio di studio in Giappone. Dopo aver sorpreso, incantato e scandalizzato l’Europa e l’America con opere d’arte realizzate come performance teatrali, giunge al concetto di superamento dell’arte.

Ad affrontare questa, ancora poco indagata, “vita sul tatami” di Yves Klein: Sergio Maifredi, uomo di teatro e cintura nera di judo; Bruno Corà, critico d’arte che ha raccontato l’artista nelle più importanti esposizioni a lui dedicate in Europa; Daniele Moquay, fondatore degli Archivi Klein a Parigi.

Daria Zhukova ed il nuovo Garage…temporaneo

Quando si dispone di ingenti somme e soprattutto di tempo, allora si può fare ciò che si vuole, soprattutto darsi alle pazze gioie. Sono in pochi ad avere la lungimiranza di creare qualcosa per la comunità e nello specifico per lo sviluppo culturale della stessa. E’ questo il caso della bellissima Daria Zhukova, la zarina dell’arte contemporanea, partner storica del tycoon Roman Abramovich che non molto tempo fa ha avuto un’idea straordinaria, riconvertire un garage per bus in un centro per le arti.

Nel 2008 è così nato il Garage Center for Contemporary Culture di Mosca, uno spazio di proprietà della comunità ebraica locale che ha ospitato nel corso degli anni un nutrito numero di personaggi di spicco come Marina Abramovic, William Kentridge, Anthony Gormley e James Turrel. Oggi “Dasha” ha definitivamente chiuso il Garage Center che nel frattempo è stato restituito alla comunità. Tra non molto la spartana architettura costruttivista ospiterà una nuova istituzione culturale, vale a dire lo Jewish Museum of Tolerance.

L’infausta abitudine del commento molesto

Qui in Italia il rapporto tra internet ed addetti ai lavori del settore dell’arte  contemporanea non è dei migliori. Mi spiego meglio, spesso e volentieri le capacità professionali di un giornalista, di un curatore o di un artista sono al centro di chiacchiere poco edificanti che si sviluppano all’interno di portali internet, forum ed altre realtà via etere. Queste discussioni da bar dello sport sono oramai divenute il pane quotidiano per tutti quei bravi ragazzi che non trovano di meglio da fare che sputare i loro rancori e le loro frustrazioni in faccia al mondo intero.

 Molti sarebbero portati a pensare che gli addetti ai lavori non siano particolarmente rispettati dal pubblico ma questo pubblico è in realtà costituito da altri addetti ai lavori wannabe, persone che solitamente cercano di entrare all’interno di un sistema ma per mancanza di capacità non riescono ad emergere. 

Mash Up al Museo di Roma in Trastevere

La mostra ripercorre il lavoro nato dalla collaborazione di tre “geniacci” che si incontrano, lavorano insieme, e in modo quasi inconsapevole segnano una vera e propria svolta nella comunicazione visiva tra il 1998 e il 2012: Guillermo Mariotto, stilista, Antonio Barrella, fotografo e Luca Cosenza, art director.  Mash-Up: i dj usano questa parola in sostituzione del concetto di remix. Tecnicamente è il termine con cui si indica, in ambito musicale, un brano composto da frammenti di altri brani. Traslando il termine in senso artistico non si parla semplicemente di decostruire o reinterpretare, bensì di plasmare materiale preesistente in una nuova forma.

Ed è questo il significato della mostra fotografica Mash Up. Immagini che parlano non solo di moda, ma che esprimono un contenuto, raccontano una storia, stupiscono, scandalizzano, generano pensieri, a volte scatenano critiche feroci, a volte suscitano vere e proprie ovazioni.

La retorica dell’arte contemporanea

Il dorato mondo dell’arte contemporanea ha i suoi vizi ed i suoi tic. Ovviamente elencare ognuna di queste consuetudini sarebbe un’impresa impossibile. Oggi però vorremmo provare a stilare una piccola lista di frasi ricorrenti, un piccolo compendio di retorica da addetti ai lavori che puntualmente potrete ascoltare ad un qualunque vernissage avrete voglia di presenziare. Ma bando alle ciance e via con la lista:

– “Basta con la solita galleria d’arte. Ora il futuro è aprire uno spazio che agisca in modo diverso, multifunzionale ed a supporto degli artisti”

– “La mia è una ricerca sulla memoria”

– “Bisogna fare sistema

– “Questa fiera va rinnovata”

Il MOCA inaugura un nuovo portale tutto dedicato alla Land Art

La Land Art è francamente difficile da fruire. Di certo esiste un numero impressionante di  documenti, fotografie, filmati e quanto altro ma per ammirare al meglio un’opera di Land Art bisogna per forze di cose recarsi sul posto. Impossibile dire di conoscere Spiral Jetty di Robert Smithson senza essersi recati nello Utah, come non si può affermare di conoscere il Roden Crater di James Turrell o City di Michael Heizer senza averli prima vissuti in prima persona.

Eppure, grazie ad internet possiamo superare molti problemi legati allo spazio ed al tempo. A realizzare il web site che mancava sulla Land Art ci ha pensato il sempre spumeggiante MOCA, Museum of Contemporary Art di Los Angeles, capitanato dal volpone Jeffrey Deitch. Il museo ha infatti lanciato un megaportale tutto dedicato a questa meravigliosa tecnica artistica, in occasione della mostra Ends Of The Earth: Land Art to 1974 un grande evento che si è aperto lo scorso 27 maggio  e che rimarrà in visione fino al prossimo 3 settembre.

Maria Pecchioli da Viafarini a Milano

Durante la residenza in Viafarini Maria Pecchioli progetta e realizza Plotting the urban body, rilettura della città di Milano a partire dai princìpi della medicina tradizionale cinese, individuando i canali energetici del corpo urbano e i relativi punti (acupoints) di accesso a tali canali. Il progetto, in progress, si articola su più formati: analisi del territorio, elaborazione grafica, performance e incontri fanno tutti parte della restituzione della ricerca.  Dopo un primo momento di scambio, venerdì 1 giugno la residenza si trasforma temporaneamente in un laboratorio aperto su arte, filosofia e medicina tradizionale cinese. Sono invitati artisti che hanno realizzato progetti con la comunità cinese sia in territorio italiano che in Cina e parallelamente sono coinvolti operatori attivi sul territorio.

Venerdì 1 giugno dalle 17.00 alle 19.00: Davide Garlati e Giuseppina Nocciola (scuola Associazione Italiana Filosofie Orientali e Discipline Bio Naturali) praticano trattamenti individuali di Tuina (massaggio tradizionale cinese), su prenotazione entro il 30 maggio a offerta libera. Posti limitati. Prenotazioni tel. 329 3676424 o

Arte e grane legali

Oggi parliamo di arte contemporanea e noie legali, visto che spesso e volentieri le opere d’arte finiscono per incendiare gli animi e riempire le aule di tribunale. Una strana vicenda accaduta lo scorso 22 maggio ha tirato in ballo un’opera di Sol LeWitt. Come molti di voi ben sapranno, l’artista in questione è celebre per i suoi Wall Drawing, perlopiù eseguiti a distanza da assistenti ed altri incaricati tramite delle istruizioni cartacee ben precise. Le istruzioni divengono quindi una sorta di certificato di autenticità dell’opera e si potrebbe affermare che, data la non –portabilità della maggior parte delle opere di Sol LeWitt, una volta perse le istruzioni anche l’opera non è più autentica.

Tempo fa il collezionista Roderic Steinkemp aveva prestato un Wall Drawing di LeWitt alla galleria Rhona Hoffman di Chicago assieme alle istruzioni per eseguirlo. Il pezzo in questione era stato staccato dal muro di una casa di Cambridge, dove era stato posizionato nel 1985. A questo punto la Rhona Hoffman Gallery ha inavvertitamente perso le istruzioni del murale, scatenando le ire di Steinkamp. Il collezionista ha quindi deciso di citare in giudizio la galleria, chiedendo un risarcimento di 1.4 milioni di dollari perché la perdita delle istruzioni rende l’opera praticamente un falso.

Tyler Shields e la Birkin in fiamme

Avete presente la Birkin Bag? Beh, siamo sicuri che le nostre lettrici più posh avranno giù intuito di cosa stiamo parlando. Per tutti quelli che non conoscono questa particolarissima borsa possiamo aggiungere che la stessa è prodotta dal celebre luxury brand Hermès e che generalmente per aggiudicarsene una bisogna spende la bellezza di 6000 euro ma il suo valore può raggiungere anche i 120.000 euro, basti pensare alla versione con diamanti e pelle di coccodrillo.

 Hèrmes creò questo costosissimo accessorio nel 1984 durante un volo da Parigi a Londra, dove erano presenti l’attrice e modella Jane Birkin e Jean-Louis Dumas, lo stilista di Hermès. Nel bel mezzo del viaggio la Birkin aprì la sua borsa di Hermès dalla quale cadde una moltitudine di fogli e appunti. Dumas allora prese la sua borsa e gliela restituì qualche settimana dopo, con l’aggiunta di una tasca. Jane Birkin raccontò poi a Dumas la propria difficoltà di trovare una borsa per il week – end, che fosse allo stesso tempo femminile e comoda.

Changing states of matter alla Brand New Gallery di Milano

Brand New Gallery è lieta di presentare la collettiva Changing states of matter, una mostra pensata per svelare i processi della creazione artistica, che si svolgono attraverso una “produzione ipotetica” del reale, portata al limite estremo dell’esperienza sensoriale. Attraverso la frammentazione del lavoro iniziale, questo gruppo di artisti indaga la materia per rivelarne nuove forme e sembianze, dando vita a mondi misteriosi ottenuti sovvertendo le tecniche artistiche tradizionali. Ognuno degli artisti inclusi in questa group show sceglie il mezzo espressivo in base alla propria esperienza della materia tangibile e dell’intimità della memoria. La materia diviene quindi metafora delle strutture sociali e delle realtà che ci circondano, e la sua aggressione diviene pratica utile ad esplorare il rapporto con l’alterità ed il reciproco scambio che costantemente avviene tra le persone e gli oggetti.

Sebbene alcune delle opere proposte in questa mostra possono sembrare, nei termini canonici della storia dell’arte, molto tradizionali, la differenza è apportata dalla sovversione dei luoghi comuni ereditati e connessi con il genere. Esse svelano una tensione evidente tra il pensiero ed il processo costitutivo, che consente di concepire una nuova modalità scultorea offrendo una visione caleidoscopica di spazi indefiniti.

Una famigliola felice al mare? No è Calder Greenwood

A prima vista l’immagine pubblicata qui sopra sembrerebbe la banale istantanea di una famigliola felice al mare. Chissà quante ne avrete viste di queste scene, durante le vostre vacanze o le vostre gitarelle fuori porta. Eppure questo quadretto idilliaco è lungi dal poter esser considerato normale visto che è parte integrante di un’installazione di street art creata da Calder Greenwood. Lo scorso martedì notte l’artista losangelino si è introdotto all’interno di un cantiere di Broadway ed ha iniziato ad installare la sua famigliola di cartapesta: bambino con tanto di secchiello, mamma che legge il giornale a pancia sotto e paparino sotto l’ombrellone intento a sorseggiare un drink, una scena che sulle spiagge di Los Angeles è un vero e proprio must.

Il giorno seguente la popolazione si è trovata faccia a faccia con l’insolita installazione. Subito si è scatenata la ressa dei curiosi: “in un primo momento pensavo fossero veri. Ho sfoderato il mio smartphone ed ho fatto partire la video camera, sperando che i tre non si muovessero. Avvicinandomi e notando una stasi innaturale mi sono resa conto che si trattava di manichini.

Poi ti lamenti che il pubblico non c’è

Il crollo verticale del sistema/arte, culminato con la sostanziale debacle di Roma contemporary, può aiutarci a comprendere cosa andrebbe cambiato, per ritrovare il perduto interesse del pubblico. Innanzitutto bisognerebbe farla finita con il concetto di “tecnico straniero”, lo specialista venuto da oltreconfine che salva baracca e burattini è una bella favoletta da raccontare ai vostri nipoti. Abbiamo ottimi curatori, manager ed addetti del settore anche dalle nostre parti, è preferibile un fallimento tutto italiano ad uno estero profumatamente pagato.

Anche i circoletti finto-minimal intellettuali che organizzano talk (in tutte le lingue tranne che l’italiano) sulla relazione tra Marinus Boezem e la margarina sono giunti ben oltre l’umana sopportazione. Proprio per dar retta a questi intellettuali radical-chic molti galleristi sono stati trascinati nel buco nero del Newindustrialminimalism / Cunsumerism, una pseudo corrente creativa che trova la sua ragion d’essere all’interno di lamiere buttate per terra, pezzi di marmo smussati con cartoline appiccicate sopra, sedie, mobili, piume di pavone e quanto altro.

MASBEDO al Centro Luigi Pecci di Prato

Dall’anno del Drago alla performance audio-visiva dei Masbedo con Gianni Maroccolo e Lagash :il 30 maggio serata da non perdere al Centro Pecci. Il 30 maggio al Centro per l’arte contemporanea luigi Pecci, due eventi che celebrano la contemporaneità nella maniera più alta. La densa giornata al Museo del 30 maggio è stata pensata per inaugurare l’orario estivo che vedrà l’apertura del museo dalle 16 alle 23, ogni giorno (escluso il martedì), con visite guidate gratuite al costo del biglietto alle ore 21.00 ogni mercoledì.

La serata inizia alle 19.00 con l’inaugurazione della mostra a cura di Dryphoto e dell’Associazione Buddista della Comunità cinese in Italia che ospita i lavori degli artisti Andrea Abati, Stefano Boccalini, Michelangelo Consani, Leone Contini, Da Wing, Valentina Lapolla, Shou Li, Franco Menicagli, Robert Pettena , chiamati a lavorare sul tema della presenza della comunità cinese a Prato partendo dall’evento dei festeggiamenti per l’inizio dell’anno del Drago. A seguire un apertitivo italo-cinese a base di piatti tipici della cultura cinese.