Alessandro Bulgini – Appunti di un eretico

L’opera d’arte racchiude in sé la certezza della solitudine. Nella manifestazione creativa è possibile riporre sensazioni e brandelli di vita, tormenti e gioie passate ma nell’atto del produrre, l’artista esercita una separazione, un dissecamento della propria anima cha giammai potrà ricongiungersi al grande insieme della vita personale. Ecco perché l’opera finale rappresenta spesso un silenzio tra due pensieri, una sospensione cosciente del proprio essere che rimane impressa per sempre su di una superficie, sulla dura scorza di un oggetto senza poter tornare indietro.

L’opera come organismo vivente, come senso finito di tutte le cose, come frutto dell’intelletto o semplicemente come oggetto inanimato che l’artista sceglie di plasmare, la scelta della creazione e della genesi dell’opera equivale alla scelta della separazione, la scelta della solitudine. Questa condizione di eretico (dal greco αἵρεσις, haìresis derivato a sua volta dal verbo αἱρέω (hairèō, afferrare, prendere ma anche scegliere) rappresenta il fondamento del percorso intrapreso da Alessandro Bulgini che ha deciso di riassumere i suoi appunti di viaggio in un unico grande evento che si terrà a Torino presso Fabbricanti d’Immagine, il prossimo giovedì 2 febbraio (fino al 18 febbraio).

Social netart, quando Facebook diventa arte

Come ogni fenomeno globale che si rispetti, i social networks finiscono sempre per attirare l’attenzione dei più creativi che solitamente riescono in qualche modo ad oggettivare ed enfatizzare vizi e virtù di queste piattaforme amatissime e cliccatissime. Facebook ad esempio è in questi ultimi tempi un vero e proprio banco di prova per moltissimi artisti e mentre molti lo usano solamente per pubblicare portfolio ed altre immagini, altri indagano sull’essenza stessa del mezzo. Dobbiamo dire che sono proprio i talenti nazionali ad aver lanciato le più interessanti operazioni di questa Social netart ancora in fase di totale rodaggio.

Alessandro Bulgini ha più volte utilizzato Facebook per frammentare la sua immagine o documentare lo scorrere del tempo mediante una presenza assenza del suo profilo online. Le sue invenzioni estetiche e concettuali hanno letteralmente aperto nuove prospettive ai fruitori di questo diffusissimo mezzo di comunicazione. Ma Bulgini non è l’unico pioniere di queste nuove tecniche artistiche.

Alessandro Bulgini – cin()que

Venerdì 21 maggio la galleria CHANGING ROLE – Move Over Gallery/Napoli, inaugura la mostra cin()que personale di Alessandro Bulgini a cura di Alessandro Facente.

cin()que è un confronto di cinque opere, periodi, discorsi e linguaggi diversi, che nel loro incrocio sviluppano un discorso più ampio. cin()que è due progetti l’uno inglobato nell’altro: () è dentro cinque. cinque di Alessandro Bulgini si sviluppa in due dittici di dimensioni e forme diverse della produzione nera, una scultura a forma di testa e un quadro della serie rosa ruotanti e un autoritratto della serie facebook. Tutti hanno a che fare con il corpo, cinque parti di esso, cinque alfa che installati danno luogo ad un ipotetico pentagramma.

Quando Facebook diventa un’operazione artistica

Una cantilena del Trecento recita: “Se per la porta stretta vuoi entrare e nell’opera regolarti bene, il cappello dovrai sempre portare: solo con quello si va e viene”. Il testo diventa meno misterioso quando si viene a sapere che cappello o capitello è anche la parte superiore dello strumento da distillazione. Il testo significa che all’alchimia si accede soltanto sporcandosi le mani, rischiando la vita, se la materia sul fornello dovesse esplodere, insomma non soltanto filosofeggiandoci sopra ma maneggiando gli strumenti.

Alessandro Bulgini identifica una sua serie di lavori, a cui questo per caratteristiche appartiene pienamente, con il termine Haeretikos: αἵρεσις, haìresis deriva a sua volta dal verbo αἱρέω, ovvero hairèō, che significa afferrare, prendere, ma anche scegliere o eleggere. Abbiamo quindi che in origine eretico era colui che sceglieva, ovvero colui che era in grado di valutare più opzioni prima di posarsi su una. In tale ambito indicava anche delle scuole come i Pitagorici o gli Stoici. Sia in greco antico che in ebraico ellenizzato questo termine non possedeva, originariamente, alcuna caratteristica denigratoria.