Stefano Cagol alla Biennale di Venezia

Il Mart – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e la Fondazione Galleria Civica-Centro di Ricerca sulla Contemporaneità di Trento in veste d’Istituzioni promotrici sono lieti di annunciare la partecipazione di Stefano Cagol alla 54. Esposizione Internazionale d’Arte – la Biennale di Venezia (dal 31 maggio 2011 al 27 novembre 2011). L’artista presenterà in questa occasione, presso la Chiesta di San Gallo, la mostra personale inedita CONCILIO, progetto promosso da entrambe le istituzioni trentine. “…Tra le piramidi come simbolo dell’eternità e del potere e i confini come simbolo dell’inclusione/esclusione e del potere, l’interno della Chiesa di San Gallo a Venezia risulta essere un contesto perfetto per sfondo religioso e potere intellettuale. Nel mondo – tra quello terreno, quello politico e quello religioso – il potere dello spirito non basta.” Gregor Jansen

LA MOSTRA: Nella mostra personale di Stefano Cagol a cura di Gregor Jansen, ossimori inediti sono innescati da azioni di segnalazione e dialogo che – attraverso video e installazione – investono confini politici, confini naturali, confini mentali.

La Rai taglia Sgarbi, la Curiger può salvare l’Italia dell’arte

Il grande trambusto generato da Vittorio Sgarbi attorno al Padiglione Italia della prossima Biennale Di Venezia sembra non aver mai fine ed anzi dopo le oramai numerose defezioni degli artisti invitati (anche a loro insaputa), il polverone è talmente fitto che non si riesce a capire poi tanto di quello che veramente vedremo a Venezia. Quello che è certo è che Sgarbi ha già incassato un sonoro “no”da parte del pubblico ma stavolta si tratta di quello televisivo.

Già perché la prima puntata dello show  intitolato “Ci tocca anche Vittorio Sgarbi”, si è tramutata in un lunghissimo e sfiancante monologo-autodifesa che ha letteralmente fatto flop, costringendo i vertici della RAI a sospendere la trasmissione. Che sia questo un segno dell’inizio della fine? Polemiche a parte vorremmo ricordare che oltre alle “meraviglie” che saranno esposte nel Padiglione Italia,  il pubblico internazionale potrà ammirare l’altro volto dell’arte italiana, vale a dire quello vero.

Alexander McQueen da record e la Biennale sceglie la giuria

Alexander McQueen ha praticamente stregato New York. Il celebre fashion designer inglese scomparso nel febbraio dello scorso anno ha infatti raccolto la bellezza di 5.100 visitatori nel giorno  dell’opening della sua grande retrospettiva organizzata dal Metropolitan Museum. La mostra dal titolo Savage Beauty (in visione fino al prossimo 31 luglio 2011) è di fatto riuscita ad eguagliare le presenze di pubblico di altri grandi eventi legati ai maestri dell’arte.

Il record assoluto di pubblico per una mostra al MET appartiene infatti a Vincent Van Gogh con The Drawings, evento che ha attirato la bellezza di 5.400 persone in un solo giorno, ma parliamo ormai del “lontano” 2005.

Arte contemporanea italiana? Cosa?

Le follie dell’imperatore Vittorio Sgarbi che lascia definitivamente il Padiglione Italia alla  Biennale di Venezia (seguirà un nostro dettagliato reportage alle 15:00 di oggi), i musei che crescono a dismisura e non hanno i fondi necessari al minimo sostentamento, gli stessi musei che vengono lodati o criticati per le loro programmazioni, le roventi critiche all’artista italiano che espone all’estero, le invidie per il curatore italiano che organizza una mostra all’estero, le ripicche tra colleghi, i premi ed i festival, l’andamento di una fiera, le vendite e le quotazioni.

Ed ancora: se è vero, come ha fatto giustamente notare Artribune, che Vittorio Sgarbi è il re dei risultati su Google, è anche vero che questi risultati sono relativi alla sezione italiana del celebre motore di ricerca. Ma c’è di più:  anche a legger centinaia di magazine internazionali non si corre il minimo rischio di trovare tracce di italianità, tranne che per i soliti Vezzo Vezzoli™ o Cattelan.

Premio Furla 2011

Nato da un’idea di Chiara Bertola nel 2000 a Venezia alla Fondazione Querini Stampalia, il Premio Furla si è sviluppato nel corso di otto edizioni arrivando a essere il premio italiano di eccellenza a sostegno dei giovani artisti contemporanei. Il Premio si pone ormai come una tappa fondamentale per il confronto con l’estero da parte di numerosi artisti italiani, grazie alla capacità dei suoi organizzatori di costituire una rete istituzionale di contatti con critici d’arte, curatori, direttori di musei e centri d’arte di prestigio internazionale.

Dal 2009 il Premio Furla si è rinnovato con un format mirato a rafforzare il sostegno alla creatività puntando sulla formazione e sulla produzione di nuovi lavori da parte degli artisti selezionati. Oltre alla possibilità di studiare e lavorare all’estero in una residenza d’artista, il vincitore sarà, infatti, invitato a realizzare un’opera finanziata dalla Fondazione Furla e destinata alla fruizione pubblica attraverso la concessione in comodato al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. L’opera del progetto vincitore sarà presentata in anteprima presso la Fondazione Querini Stampalia a Venezia nel giugno 2011, in concomitanza con la 54. Biennale di Arti Visive.

In forse la partecipazione di Cattelan a Versailles mentre quella del Vaticano alla Biennale di Venezia slitta al 2013

Dopo le controversie generate dalla mostra di Takashi Murakami (che in verità è apparso in una veste molto casta) la Reggia di Versailles sarà occupata nel 2011 dall’artista francese Bernar Venet. Ad esser precisi Venet ha dichiarato che il suo lavoro incornicerà il palazzo e quindi sembrerebbe che le polemiche abbiano in qualche modo generato una sorta di paura di esporre opere negli spazi interni del palazzo.

Venet sarà spalleggiato da un altro artista francese di cui non è ancora stato reso noto il nome. Nel frattempo Jean-Jacques Aillagon, direttore di Versailles è stato intervistato dalla stampa internazionale circa la possibile presenza di Maurizio Cattelan per il 2012. Aillagon ha però dichiarato di non essere a conoscenza dei piani di un suo possibile successore visto che il prossimo anno il direttore compirà 65 anni e secondo la legge francese sui dipendenti pubblici dovrà andare obbligatoriamente in pensione.

Si sta come, d’autunno, sugli alberi, le foglie

La stagione artistica 2010-2011 è ancora un’incognita, molte sono infatti le aspettative e le promesse da mantenere ma ognuno di noi in cuor suo spera di poter vedere il nostro bel paese emergere da una situazione di stasi che da sin troppo tempo aleggia nel sistema.

Sarà la stagione del Maxxi, il gioiellino progettato da Zaha Hadid dovrà infatti zittire le mille critiche e proporre una linea espositiva di grande respiro, un programma in grado di reggere il confronto con la maestosità della struttura. Mentre gli artisti nostrani sono ancora combattuti tra il minimalismo e la Nuova Scuola di Lipsia, il Pop Surrealism e l’arte digitale sembrano in netto calo, tanto che molti esponenti di tale correnti artistiche si sono dati alla fuga, preferendo lidi ben più rassicuranti.

Jake e Dinos Chapman al Museo Pino Pascali

Al Museo Pino Pascali a Polignano, la prima mostra personale in assoluto in Italia in uno spazio istituzionale dei Chapman Brothers vincitori del Premio Pino Pascali 2010. Gli artisti esporranno opere storiche degli anni ’90: le famosissime e inquietanti sculture delle bambine-siamesi della serie ‘Mannequins’. I due creeranno un ambiente site-specific di forte impatto emotivo. In mostra ci saranno anche le ultime sculture ‘africane’ del ciclo ‘Shamanov Sculptures’ ed altre in bronzo.

I fratelli Chapman, Jake (1966) e Dinos (1962), appartengono alla Young British Art: la generazione di artisti inglesi lanciata a livello planetario con la celebre mostra SENSATION del 1997 alla Royal Academy of Arts di Londra. Dopo quell’evento il loro successo è stato inarrestabile. Si sono susseguite mostre nei principali musei del mondo, dalla Tate Britain di Londra al PS1 di New York e partecipazioni alle Biennali di Venezia, Sidney ecc. In Italia, la loro installazione Fucking Hell (2008) è esposta al Palazzo Grassi di Venezia nella collezione di Francois Pinault.

Correva l’anno 2009, il peggio dell’arte contemporanea secondo Globartmag

Giunti alla fine di questo lungo ed interessante 2009 è ormai tempo di bilanci e come si sa ogni testata che si rispetti stila la sua personale classifica del meglio visto nei mesi precedenti. Noi di Globartmag solitamente vi offriamo solo il meglio ed è per questo che stavolta abbiamo deciso di stilare una ricca top ten con il peggio del minestrone artistico nazionale, cose che non avremmo mai voluto vedere ma che è possibile vedere solo (per fortuna) in Italia, quindi allacciate le cinture e preparatevi a tutto:

1 Il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2009
L’horror vacui colpisce il duo curatoriale formato da Luca Beatrice e Beatrice Buscaroli noti ormai come B&B. Ci si aggrappa ai fasti del Futurismo(?) e si riempie un padiglione-feijoada di opere ammassate, manco fosse una fiera d’arte. Tra presenze pittoriche imbarazzanti ed installazioni non meglio identificate il dramma si compie mentre la critica cala la scure. Quei pochi artisti che riescono a salvarsi galleggiano come isole perse in un dramma da feuilletton del  secolo scorso. Intanto al vernissage piove e tutti entrano in sala per ripararsi con sommo piacere degli organizzatori che sbandierano un boom di presenze mai visto. Contenti loro, depressi noi.

2 Quer pasticciaccio brutto del Premio Cairo 2009
Vince Marzia Migliora ma durante la premiazione il gallerista di Changing Role, Guido Cabib fa giustamente notare che l’opera premiata non è inedita, cosa che il regolamento impone. Segue la protesta su internet (viene persino istituito un gruppo su Facebook intitolato Il premio Cairo 2009 va annullato) e su varie testate che chiedono il ritiro dell’artista. Alla fine dopo un lungo periodo di imbarazzo la giuria del premio decide di squalificare Marzia Migliora ed assegnare il primo posto a Pietro Ruffo. La vicenda si chiude con una dichiarazione di Marzia Migliora che si ritiene vittima di tutta la faccenda. Cui Prodest?

3 Le nomine innominate del Castello Di Rivoli
Il balletto per la nomina del direttore della prestigiosa istituzione è il vero giallo di fine 2009, un delitto irrisolto con una trama alquanto intricata: il presidente Giovanni Minoli annuncia la prima sorpresa, i direttori sono due Andrea Bellini e Jens Hoffmann, poi quest’ultimo si defila inaspettatamente e senza un vero perché, il cda che prima l’aveva scelto presentandolo come uomo di fiducia lo accusa di non esser degno di fiducia. Al suo posto compare  Beatrice Merz, presidente della fondazione dedicata al celebre padre. Come diceva quella canzone di De Gregori? E non c’è niente da capire.

4 Alva Noto/Carsten Nicolai a Napoli
Proprio in zona Cesarini arrivano il pacco, il doppio pacco ed il contropaccotto. Nicolai viene ingaggiato per creare un’installazione a Piazza Del Plebiscito, dopo neanche tre giorni di “mostra” e 500mila euro spesi per l’intera operazione (tra l’altro molto bella) il curatore Eduardo Cicelyn rimuove il tutto per motivi di sicurezza.

Talking IED, Giacomo Costa racconta la sua arte

Talking IED about future è un ciclo di conferenze pubbliche in cui IED Roma invita personaggi del mondo della cultura e delle professioni creative a raccontare attraverso il proprio lavoro le questioni legate alla costruzione di un futuro possibile. Questi incontri, insieme agli altri eventi che scandiranno l’anno accademico, anch’essi incentrati sul medesimo tema, costituiranno un terreno comune ed interdisciplinare di indagine per la comunità creativa che rappresenta lo IED, con i suoi 1200 studenti e circa 500 docenti, capace di stimolare ed indirizzare le occasioni progettuali concrete – tesi e workshop – che si svilupperanno durante l’anno verso un orizzonte di ricerca comune.

Il 26 novembre per il primo appuntamento di Talking IED, ciclo di conferenze pubbliche con personaggi del mondo della cultura e delle professioni creative, IED Roma ospita Giacomo Costa, eclettico artista fiorentino che si muove tra la fotografia, il disegno digitale, il render di spazi e il collage, concentrando la sua poetica sul paesaggio urbano contemporaneo. Attratto fin dagli inizi dalla fotografia, il suo lavoro trova la massima realizzazione nella scoperta delle possibilità di manipolazione delle tecnologie digitali.

Grande mostra di Monica Bonvicini al Museion di Bolzano

Dal 3 ottobre il MUSEION – museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano porta per la prima volta in Italia dopo il 1997 un progetto espositivo interamente dedicato al lavoro dell’artista Monica Bonvicini. Considerata una delle più originali e autorevoli esponenti dell’arte contemporanea internazionale, Monica Bonvicini ha sviluppato la sua ricerca espressiva e formale nell’ambito della scultura ambientale.

Nel corso dell’ultimo decennio ha prodotto video, installazioni e fotografie che hanno come focus la decostruzione della presunta neutralità dell’architettura e dell’arte moderna. I suoi lavori, spesso venati di un sottile humor, rileggono in modo dissacrante alcuni miti contemporanei, mettendo a nudo i rapporti di potere emergenti dagli scenari abitativi.

Il cuore dell’esposizione concepita per MUSEION è costituito da Stonewall III (2002), un’installazione di grandi dimensioni realizzata con tubi d’acciaio galvanizzato e maglie di catene intrecciate in mezzo a cui si inseriscono lastre sfondate di vetro infrangibile. L’insieme richiama alla mente un campo d’addestramento per combattenti o una struttura sadomaso, mentre il titolo dell’opera rievoca la serie di violenti scontri avvenuti nel 1969 fra la comunità gay e la polizia di New York.