New York prepara le sue grandi mostre per il 2012

Con il 2011 ormai quasi alle spalle New York guarda avanti e si proietta direttamente all’interno della stagione espositiva 2012. Ovviamente nella Grande Mela non scherzano e se qui da noi le programmazioni dei musei cittadini procedono a rilento con comunicazioni a corrente alternata, negli States le macchine vincenti hanno già acceso i motori.

Vediamo quindi cosa propone New York per il prossimo anno all’insegna dell’arte contemporanea. Il Whitney Museum ha già pronta la sua Whitney Biennial che dopo l’esaltante edizione curata da Francesco Bonami si preannuncia già come ricca e gustosa. 51 artisti invitati ed una selezione orientata focalizzata su fotografia e video, ne vedremo delle belle (inaugurazione il 1 marzo, fino al 27 maggio 2012). Il New Museum invece ha la sua Generational, l’abituale exhibition triennale che quest’anno prende il nome di The Ungovernables. Anche questa kermesse si preannuncia come impedibile data la presenza di talentuosi artisti (inaugurazione il 15 febbraio, fino al 22 aprile 2012).

Il direttore del Brooklyn Museum sull’orlo del…WC!

Come previsto il vespaio di polemiche sollevato dalla tappa newyorchese della mostra Hide/Seek non accenna ad attenuarsi, anzi la vicenda sembra regalare siparietti da avanspettacolo ad ogni nuovo giorno. Pietra dello scandalo è sempre lui, il povero e compianto David Wojnarowicz che con il suo video A Fire in My Belly sembra essere divenuto il bersaglio preferito del peggior bigottismo cattolico.

Il pretesto è sempre il solito fotogramma con il crocifisso infestato dalle formiche ma è chiaro che la tematica di Hide/Seek (incentrata sulle diversità e sui molteplici aspetti della creatività LGBT) crea fastidio a molti benpensanti statunitensi. L’ultima strana vicenda ha visto come protagonista il pittore Scott LoBaido il quale, alla luce della prossima apertura di Hide/Seek, ha deciso di comporre un ritratto del direttore del Brooklyn Museum intento a sporgersi dal bordo di una tavoletta del WC.

David Wojnarowicz infiamma anche Brooklyn

Incredibilmente David Wojnarowicz ed il suo video A Fire in My Belly sono nuovamente al centro di roventi polemiche. Se ben ricorderete noi di Globartmag abbiamo dato ampio risalto a questo assurdo atto di censura operato dallo Smithsonian Portrait Gallery di Washington DC. Proprio sul finire del 2010, l’opera di Wojnarowicz è stata rimossa dalla mostra Hide/Seek poiché giudicata offensiva.

In particolare le istituzioni religiose dello Smithsonian si sono scagliate su quei fotogrammi che raffiguravano un crocifisso con delle formiche sopra, accusando l’artista (deceduto a soli 37 anni nel 1992) di blasfemia. il video di Wojnarowicz è invece un viaggio per immagini che mostra la sofferenza ed il calvario delle vittime dell’AIDS. Questa deprecabile e diremmo noi indecente censura ha in seguito scatenato diverse azioni di protesta, manifestazioni che hanno avuto luogo in tutto il mondo.

Pasticcio a Brooklyn mentre Nan Goldin afferma: “mi volevano morta”

Giusto la scorsa settimana vi avevamo parlato dello strano pasticcio Art In the Streets. La grande panoramica sulla street art ospitata dal MOCA di Los Angeles guidato da Jeffrey Deitch doveva far tappa al Brooklyn Museum di New York ma in seguito la prestigiosa istituzione aveva cancellato l’evento in programma, palesando delle non meglio precisate difficoltà economiche.

Alla luce di quelle strane dichiarazioni qualcos’altro è successo e tutto ciò ha portato ad un brusco cambio all’interno del board della fondazione del Brooklyn Museum. Norman Feinberg, da cinque anni direttore del board, è stato infatti rimpiazzato da John Tamagni. Forse per il museo è giunta ora di cambiare anche la direzione visto che Arnold Lehman (attuale direttore) nel corso di questi ultimi anni ha inanellato una bizzaria dietro l’altra, perdendo il contatto con il pubblico a causa di mostre flop come Star Wars: la magia del mito (del 2002) o come Who Shot Rock & Roll: A Photographic History, 1955 to the Present, inaugurata lo scorso inverno con il malcontento generale.

Il Brooklyn Museum non vuole la street art

Cose strane succedono nel mondo della street art o forse sarebbe meglio dire: cose strane succedono alla street art quando c’è di mezzo anche Jeffrey Deitch. Colpevole di aver oscurato il murale di Blu, il direttore-volpone del MOCA di Los Angeles aveva poi lanciato la grande panoramica sulla street art intitolata Art in The Streets. Ebbene, la mostra in questione doveva in seguito migrare al Brooklyn Museum di New York e rimanere in visione dal 30 marzo all’8 luglio 2012.

Qualcosa però è andato storto ed i vertici del Brooklyn Museum hanno deciso di cancellare l’intera manifestazione. Sulle prime il museo ha emanato un comunicato stampa dove si parla di problemi finanziari, tali da non poter assicurare il corretto svolgimento di Art in The Streets. La realtà è però ben diversa ed alcune spiegazioni a questo strano comportamento le aveva già fornite il New York Daily News in un articolo apparso lo scorso aprile.

David Wojnarowicz finalmente riammesso dal Brooklyn Museum

Dopo il pasticciaccio dello Smithsonian Portrait Gallery che ha di fatto cancellato il video A Fire in my belly di David Wojnarowicz dalla mostra Hide/Seek inaugurata ad ottobre dello scorso anno, il grande evento potrebbe spostarsi in altre sedi statunitensi.

Fortunatamente Sally Williams, portavoce del Brooklyn Museum di New York (sede prescelta per la mostra) ha dichiarato che il video di David Wojnarowicz sarà incluso di diritto nella mostra.

Abdi Farah, Work of Art, Il Brooklyn Museum e…Yoda

Alla fine The Work Of Art, il reality show sull’arte contemporanea in 1 puntate in onda su Bravo Television ha decretato il suo vincitore. Si Tratta di Abdi Farah, neo laureato della Pennsylvania che ama definirsi in primis come un figlio di dio e non semplicemente un artista. Noi dopo aver dato un occhiata al sito del giovane Farah, che è molto ferrato sia in pittura che in scultura, siamo rimasti un poco delusi, sia per l’estremo manierismo della tecnica sia per la banale consistenza dei soggetti.

Eppure Abdi Farah ha vinto un premio più che prestigioso, sarebbe a dire esporre al Brooklyn Museum fino al prossimo 17 ottobre. Per l’occasione l’artista ha presentato opere di pittura e scultura, intitolando l’intero corpus Luminous Bodies. L’ispirazione, sempre secondo Farah, proviene direttamente da Guerre Stellari – L’impero colpisce ancora, e più precisamente da Yoda il maestro Jedi che parlando con Luke Skywalker afferma:”Esseri luminosi noi siamo,non questa materia grezza”.

Negli States va in onda Work Of Art, l’arte diventa un Reality Show

Una nuova serie televisiva è destinata a creare scompiglio nel mondo dell’arte contemporanea. Si tratta ovviamente di Work Of Art, format che sarà trasmesso dal canale via cavo statunitense Bravo Tv. La trasmissione prodotta da Sarah Jessica Parker (attrice e produttrice del celebre serial Sex and The City in cui recita  la parte di Carrie Bradshaw) mette in competizione fra loro 14 artisti nel più classico dei reality show.

L’obiettivo è quello di scovare il nuovo talento di turno ma noi siamo avvezzi a questi giochini e sappiamo benissimo che oltre all’estrema quanto banale spettacolarizzazione dell’arte, tali manifestazioni televisive non servono a nulla se non a svilire i poveri concorrenti che vi partecipano. Comunque sia il fortunato vincitore di Work Of Art si porterà a casa la bellezza di 100.000 dollari tondi tondi ed avrà l’opportunità di esporre al Brooklyn Museum che gli dedicherà una mostra personale.

Arriva Jennifer Rubell con la sua prova del cuoco per l’artocrazia internazionale

La scena dell’arte contemporanea statunitense ha lanciato un nuovo protagonista ma questa volta sinceramente non è certo una figura di cui si sentiva il bisogno. Si tratta di Jennifer Rubell, autodefinitasi pioniera della conceptual food art. Va detto che bisognerebbe spiegare alla Rubell che gli interventi artistici che prevedono l’uso di materiali edibili sono stati sperimentati già decine e decine di anni fa, quindi queste ricerche non hanno nulla di pionieristico. Alcuni giorni fa Jennifer Rubell ha portato alcune delle sue stravaganti creazioni al Brooklyn Museum di New York in occasione del Brooklyn Ball 2010.

La stravagante cuoca (ci piace definirla così più che artista) ha presentato alcune installazioni edibili ispirate ad opere di grandi protagonisti del ventesimo secolo. Tra le opere riprodotte dalla Rubell figuravano Seedbed di Vito Acconci (1972), Fountain di Marcel Duchamp (1917), Ten Heads Circle/Up and Down di Bruce Nauman (1990) Painter di Paul McCarthy (1995),  One: Number 31 di Jackson Pollock (1950) e How to Explain Pictures to a Dead Hare di Joseph Beuys (1965). Ovviamente ogni opera per essere mangiata deve essere distrutta e secondo la Rubell questa pratica catartica e partecipativa è il punto forte della sua arte.

Il Rock & Roll in mostra a New York

Il Brooklyn Museum inaugurerà il 30 ottobre 2009 una grande mostra dedicata alla fotografia dal titolo Who Shot Rock & Roll: A Photographic History. L’evento illustrerà, nella prima mostra in assoluto in un grande museo, il ruolo collaborativo e creativo che la fotografia ha interpretato nella storia del Rock and Roll.

La mostra  presenterà al pubblico 175 opere di 105 fotografi organizzate in sei diverse sezioni: immagini scattate dietro le scene, ritratti di giovani musicisti all’inizio della carriera, fotografia di performance dal vivo, immagini di folle di pubblico e fans, ritratti di musicisti celebri ed immagini di artworks e copertine famose. Sin dai primi giorni di vita il Rock and Roll è stato immortalato in fotografie che hanno tramutato cantanti e musicisti in vere e proprie icone. I fotografi con il loro lavoro hanno contribuito a creare la Rock revolution ed ha restituire alla musica una identità visiva.