Il più grande ( e soprattutto il più simpatico) artista cinese di tutti i tempi ha colpito ancora. Signori e signore, Ai Weiwei non riesce proprio a star fermo e dopo la sua personale versione di Gagnam Style di PSY ha dato alla stampa la sua ennesima provocazione. Si tratta del Little Black Book, libricino nero che di fatto scimmiotta il celebre Libretto Rosso un’antologia di citazioni tratte dagli scritti e dai discorsi di Mao Tse-tung.
cina
Ai Weiwei la pagherà cara…
Ci risiamo, il governo cinese è nuovamente tornato alla carica contro il povero Ai Weiwei. Le autorità battono sempre sul solito punto dell’evasione fiscale ed hanno già fatto sapere di aver già pronti i piani per chiudere definitivamente la compagnia di produzione storica di Weiwei, vale a dire la Beijing Fake Cultural Developement…
Alla SH Contemporary Art di Shanghai la censura colpisce i Gao Brothers
Non si ferma la censura cinese, queta volta le vittime sono i Gao Brothers…
Fate largo, c’è la Street Art cinese
Oggi parliamo di arte contemporanea cinese. L’ondata di arte contemporanea asiatica di qualche anno fa ha contagiato tutto il mondo, immettendo nel mercato un numero impressionante di nomi che in larga parte si sono persi un poco per strada. Tra pittura, scultura, video arte ed installazione, i dealer che hanno posato le loro grinfie sull’arte cinese hanno però tralasciato una disciplina abbastanza diffusa anche in Cina. Parliamo ovviamente della street art, manifestazione creativa che già dalla fine degli anni ’90 ha fatto registrare un vero e proprio boom in Asia e che attualmente conta un ricco numero di talentuosi artisti tra le sue fila.
Uno dei più celebri street artist cinesi risponde al nome di SOOS ed ha iniziato la sua carriera a Nanjing nel 2001, dando vita ad una delle prime crews di street art dell’intera cina la Retina Crew. SOOS in seguito ha fondato la BJPZ crew a Pechino ed è stato reclutato dalla Nike che gli ha commissionato uno dei più grandi murales di tutta la città.
Ai Weiwei torna al lavoro
Finalmente la morsa esercitata dal governo cinese comincia ad allentare un poco la sua presa. Al coraggioso Ai Weiwei, rilasciato giusto due settimane fa, è stato concesso il “lusso” di poter tornare al suo studio per riprendere il suo impegno creativo. Non si tratta certo di una dichiarazione di pace ma la notizia di questa piccola concessione è una vera e propria manna dal cielo per un artista che fino ad ora si è sentito come un leone in gabbia.
Stando infatti alle dichiarazioni del suo dealer di fiducia, lo svizzero Urs Meile, Ai Weiwei: “è pieno di energia e può nuovamente dedicarsi al suo lavoro. Weiwei potrà lavorare senza ulteriori interruzioni e progettare nuove opere con il suo team”. Di quali progetti si tratta non è ben specificato ma da diverse voci di corridoio siamo venuti a sapere che ultimamente Weiwei si stava dedicando ad un’azione oggettivata a smascherare un nutrito manipolo di utenti del web pagati dal governo cinese per alimentare la propaganda nei forums.
Joseph Waldo arrestato e 2 milioni di dollari di multa ad Ai Weiwei
Avete mai sentito parlare di Joseph Waldo? ebbene se negli ultimi tempi vi è capitato di gironzolare per New York avrete sicuramente notato almeno una delle opere dell’onnipresente street artist che si è messo il nome di battaglia di Moustache Man. Waldo ha la simpatica abitudine di accanirsi contro i cartelloni pubblicitari, disegnando dei baffi sopra i soggetti che solitamente campeggiano sulla maggior parte dei giganteschi billboards cittadini. I baffi di Waldo sono però atipici, visto che l’artista utilizza proprio la parola moustache (baffi appunto) per crearli.
Una pratica artistica decisamente ironica che non ha però stimolato il sense of humor (praticamente inesistente) delle autorità newyorchesi. Il povero street artist è stato quindi oggetto di un’azione di polizia in grande stile, degli agenti gli hanno dato la caccia per ben due mesi ed alla fine lo hanno arrestato, accusandolo di ” danneggiamento di beni pubblici e privati e possesso illecito di strumenti per eseguire graffiti.
Ai Weiwei è libero! ma controllato a vista
La notizia ha fatto velocemente il giro del mondo in queste ultime ore: Ai Weiwei è stato finalmente liberato! La lieta novella è stata diramata ieri dall’agenzia statale di notizie Xinhua in un secco comunicato stampa di 82 parole dove è possibile leggere: “Il distretto di polizia di Pechino ha dichiarato di aver rilasciato Ai Weiwei nella giornata di mercoledì. Weiwei è stato rilasciato su cauzione grazie alla sua ottima condotta ed alla sua confessione riguardo i suoi crimini contro il sistema fiscale nazionale. Il soggetto è stato rilasciato anche a causa della malattia cronica di cui soffre da diversi anni”.
Di quale malattia cronica si parli non è dato sapere. L’agenzia di stampa statale ha inoltre aggiunto altre dichiarazioni a dir poco tendenziose: “L’artista ha evaso le tasse tramite la sua azienda Fake Cultural Development Ltd. Ma ha dichiarato più volte di essere disposto a pagare tutte le somme evase”.
Biennale di Venezia, i video dei padiglioni!
Non siete ancora andati alla Biennale? poco male perchè la Biennale Channel e Vernissage Tv hanno pubblicato in questi giorni alcuni video che riassumono l’intero evento oltre che mostrare gustose immagini dei padiglioni nazionali. Vi rigiriamo alcuni dei video, per darvi un’idea dell’intera kermesse, gustatevi i video dopo il salto…
Cina in Biennale, ma in patria continuano le censure
FREE AI WEIWEI. Il grido di battaglia che da diverso tempo anche noi di Globartmag intoniamo incessantemente è rimbalzato anche alla Biennale di Venezia. Migliaia di shoppers rossi in distribuzione ai Giardini recano la disperata scritta e portandoli in giro i visitatori possono mostrare al mondo intero le ignobili efferatezze di un regime che forse non è ancora entrato in sintonia con lo spirito della Biennale. Il presidente della kermesse, Paolo Baratta ha scritto una lettera all’ambasciatore cinese per avere notizie sul povero artista ed attendiamo fiduciosi una risposta.
Intanto il contatore presente sul blog I Love Weiwei ci ricorda fatalmente che nel momento stesso in cui questo articolo va in onda sulle nostre pagine elettroniche, Weiwei manca all’appello da 61 giorni. Oltre 1460 ore vissute in una prigionia di cui si sa poco o nulla, questo vorremmo ribadirlo a chiare lettere. Come se tutto questo non bastasse, nei giorni scorsi a Pechino si è verificato un ennesimo atto di oscurantismo.
Dopo Ai Weiwei anche Zhu Rikun è K.O.
Ironia della sorte in questi giorni a Pechino si è aperto un summit dove i rappresentanti del governo cinese incontreranno con quelli del governo americano per discutere della situazione delle libertà individuali nel paese (ammesso che ce ne siano). Inutile dire che in agenda ci sarà anche il caso Ai Weiwei, anche se le associazioni per i diritti umanitari hanno etichettato questo genere di incontri come “inutili ed ipocriti, discussioni diplomatiche dove non si ottiene nulla di concreto”.
Comunque sia il mondo della cultura (e non solo) si è già mobilitato per salvare il coraggioso artista e nuove manifestazioni si sono svolte ad esempio ad Hong Kong (che ha raccolto 2.000 persone). Nel mentre un’altra storiaccia proveniente sempre dalla Cina e legata al mondo della creatività è balzata nelle ultime ore agli onori della cronaca.