Ma quanto guadagnano le stars dell’arte contemporanea?

La vita d’artista non è certo facile. Anche se negli ultimi 50 anni il mercato dell’arte è decisamente cresciuto solamente pochi artisti hanno veramente guadagnato cifre stratosferiche alla Zio Paperone. Ovviamente quelli che ce l’hanno fatta se la passano abbastanza bene ma andiamo a vedere chi sono e quanto guadagnano.

Damien Hirst, 44 anni, uno degli artisti più ricchi del mondo tanto da trasformare qualsiasi cosa tocchi in oro. La lista degli uomoni più ricchi del mondo del 2009 del Sunday Times sembra stimare la fortuna di Hirst attorno ai 388 milioni di dollari. Ovviamente il patrimonio dell’artista britannico, pioniere dei Young British Artits, potrebbe essere ancor più vasto calcolando che la sua celebre vendita all’asta da Sotheby’s dal titolo Beautiful Inside My Head Forever si concluse con 223 opere vendute per un totale di 198 milioni di dollari.

Anche Jeff Koons non piange viste le sue monumentali produzioni come Puppy ed il suo enorme studio di Chelsea che vanta ben 120 collaboratori. Ultimamente Larry Gagosian ha comprato una sua opera dal titolo Hanging Heart ad un’asta da Sotheby’s, il prezzo finale era di 23.6 milioni di dollari, mica male per una singola opera.

Quale artista collezionare? Ve lo spiega Globartmag

 Per quale motivo si collezionano le opere di un determinato artista piuttosto che di un’altro? Difficile rispondere a questa domanda e molto spesso la risposta può variare in base a diversi fattori  associati al livello di attenzione che un artista riesce a creare attorno al suo lavoro. C’è da precisare che quando si parla di grande collezionismo è quasi sempre inutile parlare di fattori estetici anche se molti esperti del settore continueranno ad insistere sul valore estetico e filosofico nascosto dietro al collezionismo di una data opera d’arte.

Quando il museo si trasforma in galleria privata

 Nel 2008  tutte le opere della mostra di Richard Prince alla Serpentine Gallery di Londra provenivano dallo studio dell’artista ed erano disponibili sul mercato. Tutti i costi della mostra, ossia cataloghi, trasporti ed installazioni sono stati coperti dai dealers di Prince e cioè Larry Gagosian e Ronald Coles. Un’opera dell’artista venduta dopo la mostra ha raggiunto una cifra a sei zeri. Anche la mostra di Karen Kilimnik alla Serpentine è stata realizzata grazie agli aiuti della sua galleria la 303 Gallery di New York.

La mostra @Murakami tenutasi sempre nel 2008 al Los Angeles Museum of Contemporary Art è stata sponsorizzata dalle gallerie di Takashi Murakami e cioè Blum&Poe, Gagosian, Perrotin e supportata persino da Louis Vuitton il quale ha installato un mini shop nel museo e si è messo a vendere oggetti disegnati dall’artista per il celebre marchio. La rovinosa Mostra di Damien Hirst alla Wallace Collection di Londra è stata realizzata grazie ad un’ingente somma messa a disposizione dall’artista stesso. Hirst ha infatti contribuito con 417.000 dollari ed ha coperto tutti i costi della mostra. Intanto in Francia la mostra di Jeff Koons a Versailles agli inizi del 2009 è stata realizzata grazie a Francois Pinault che oltre ad essere collezionista di Koons è detentore della casa d’aste Christie’s, della galleria Haunch of Venison e di due musei a Venezia.

In Inghilterra tutti possono essere collezionisti d’arte

 Una mini rivoluzione è in atto in Inghilterra riguardo al collezionismo d’arte contemporanea. Molti di voi vorrebbero iniziare a collezionare arte ma non possono permettersi cifre da capogiro, magari moltissimi giovani vorrebbero aggiudicarsi una piccola opera del loro artista preferito sia per diletto che per investimento. Ecco che in Inghilterra la cosa diviene realtà. Dal 2004 l’Arts Council britannico ha varato un’importante manovra denominata Own Art che permette alla gente comune di acquistare un’opera d’arte contemporanea e pagarla in 10 rate mensili senza interessi.

Il prestito va dalle 2.000 sterline in su ed ha permesso ad artisti, galleristi e collezionisti di trarre enormi benefici. Inoltre il Regno Unito sta vivendo una nuova ondata di collezionismo formata da semplici studenti, pensionati, poliziotti ed agricoltori, persone interessate al piccolo collezionismo che fino ad ora non potevano avvicinarsi alle opere che avevano intenzione di acquistare. Il quotidiano inglese Telegraph ha recentemente intervistato alcuni dei nuovi collezionisti mettendo in luce una bizzarra quanto meravigliosa realtà che sembra impossibile nella nostra Italia.

Il mondo dell’arte contemporanea è a un bivio: restaurare o replicare?

Alcuni anni or sono al dipartimento di conservazione del Whitney Museum di New York era stata assegnata la missione di preparare Ice Bag Scale C di Claes Oldenburg in occasione di una grande retrospettiva dedicata all’artista. L’opera in questione era un enorme macchinario costituito da un ventilatore ed una specie di sacco di 12 piedi di diametro fatto di nylon e resina di poliestere.

L’opera che è stata prodotta nel 1971 e prevedeva lo sgonfiamento e il rigonfiamento del grande sacco evocando il respiro di una creatura addormentata, nel corso degli anni però i motori del ventilatore hanno cominciato a funzionare a singhiozzo ed il sacco si è deteriorato, insomma l’opera andava restaurata prima del grande evento. Carol Mancusi-Ungaro, il direttore del dipartimento di conservazione, cominciò quindi il delicato restauro usando tecniche più o meno tradizionali ma altri dirigenti dell’istituzione non furono d’accordo con tali metodi, dichiarando che l’opera di Oldenburg era stata totalmente ricostruita e che quindi si trattava di una copia e così andava citata anche al momento della mostra.

Il futuro dell’arte è il concettuale? vedremo

Nel 1965 Joseph Kosuth realizzò l’opera Una e tre sedie che comprendeva una vera sedia, una sua riproduzione fotografica ed un pannello su cui era stampata la definizione della parola sedia. Con tale azione l’artista voleva far riflettere lo spettatore  sulla relazione tra immagine e parola, in termini logici e semiotici. Prima di Kosuth, Marcel Duchamp con la sua celebre opera Fontana del 1917 aveva già gettato le basi per il futuro sviluppo dell’arte concettuale.

Chissà però se Duchamp prima e Kosuth poi si saranno mai fermati a pensare all’enorme influenza della loro creatività nel mondo dell’arte strettamente contemporanea. L’escalation dell’arte concettuale infatti sembra divenuta inarrestabile, è oramai cosa consona recarsi ad una mostra in galleria, ad una fiera o ad una biennale d’arte e trovarci dentro un enorme quantitativo di opere costituite da oggetti assemblati a caso e installazioni ermetiche ed alquanto pretestuose. L’escalation del concettuale ha però perso per strada la spinta provocatoria e rivoluzionaria degli inizi oltre che una certa dose di filosofia dettata da una ricchezza culturale ed in certi casi spirituale.

La pittura è morta, meglio il disegno

L’abbiamo detto più volte nel corso della nostra avventura digitale: la pittura italiana secondo molti detrattori sembra essere in un periodo di nera crisi. Molte testate giornalistiche dedicate all’arte sono concordi nell’affermare che la pittura contemporanea sia ormai appannaggio del Regno Unito, della Germania e degli Stati Uniti.

Anche la critica italiana, per sua natura autolesionista e bacchettona, condanna i suoi nuovi pittori come vetusti, fuori luogo e manieristi. Insomma  non è certo un buon momento per inventarsi pittori, ora che persino coloro che da sempre hanno utilizzato questa tecnica stanno migrando verso i lidi più modaioli dell’installazione e via dicendo.

Damien Hirst divorzia da Gagosian

Sembrava un rapporto destinato a durare in eterno, uno scambio di pecuniari sensi giunto inalterato sino ai nostri giorni. Ed invece la collaborazione tra Damien Hirst e Mr. Gaga Gagosian sembra arrivata al capolinea. Dopo 17 anni (un vero e proprio matrimonio) e mostre memorabili come The Complete Spot Paintings 1986–2011, dove il genietto della generazione YBA occupò tutte le sedi del celebre supermarket dell’arte sparse per il globo, le due parti sono seriamente intenzionate a separarsi.

Che pasticcio Damien Hirst!

Anche i Re cadono e questa volta è toccato a Mr. Damien Hirst, folletto della YBA generation che sino ad ora aveva venduto le sue opere a quotazioni vertiginose. Ovviamente si tratta di una caduta da tempo annunciata, visto che il nostro aveva dato inizio alla celebre Bolla speculativa dell’arte contemporanea con la sua mega-asta di due giorni da Sotheby’s nel 2008, intitolata Beautiful Inside My Head Forever.

Charles Saatchi lancia il progetto 100 Curators in 100 days

Charles Saatchi non è certo un tipo a corto di risorse e di idee. L’inventore della Young British Artists generation e, di conseguenza, il primo “papà” di Damien Hirst, Tracey Emin e compagnia cantante ha deciso di organizzare un evento senza precedenti sulla sua piattaforma online, che fra l’altro si appresta a festeggiare il suo sesto anno di vita.

Questa settimana Saatchi Online lancerà il progetto 100 Curators in 100 days, pensato dal nuovo capo esecutivo Margo Spiritus. Il progetto è semplice, 1000 curatori provenienti da ogni parte del mondo selezionano ognuno 10 artisti da mostrare sul sito per un intero giorno. I 1000 artisti partecipanti sono stati scelti tra i 60.000 presenti sul sito. Secondo Margo Spiritus: “100 curators in 100 days è esattamente in pieno spirito Saatchi, la nostra piattaforma mira a scoprire nuovi talenti e se a presentarli sono celebri curatori, tanto di guadagnato”.

Koons e Hirst sempre più star del contemporaneo

Ammirati, disprezzati, derisi o coccolati. Damien Hirst e Jeff Koons sono oramai più che abituati ai repentini cambi di umore di pubblico e critica nei loro confronti. A loro però tutte queste baruffe importano ben poco, visto che il mercato li ha da tempo consacrati protagonisti indiscussi. Proprio Koons il 13 maggio ha inaugurato una grande retrospettiva in quel di Basel, alla Fondation Beyeler.

Quasi in contemporanea, le opere del re del New Pop hanno tenuto banco anche ad Art Basel, visto che sia Gagosiam, che L&M Arts, Richard Gray e Carolina Nitsch hanno messo in vendita alcuni pezzi forti come Yellow Flower del 2011 (quotato 800.000 dollari) e Bikini (jungle) del 2001-2006 (quotato 950.000 dollari). Insomma con questi prezzi è difficile avere dubbi sul valore commerciale di un artista.

Ricordati che devi morire – DamienHirst @Tate Modern

Pensate mai alla morte? O meglio quali sono le vostre paure legate ad essa? Domande che raramente toccano le vostre menti ; siete così affannosamente presi a godere le vostre vite in ogni secondo,che non vi preoccupate dell’esistenza di un’ altra componente essenziale della vostra vita : la morte. Il senso biologico della vita consiste nel mantenimento della vita stessa, e tale mantenimento avviene con un ricambio, una sostituzione, un’ evoluzione. Non siete altro che un limitato segmento di una lunghissima trama che si muove, si evolve nello spazio e nel tempo.

Ne eravate al corrente?

Ebbene, Damien Hirst vi insegnerà come indagare la morte , come sperimentarla , mettendola sotto i vostri occhi.“ISOLATED ELEMENTS SWIMMING IN THE SAME DIRECTION” : 38 varietà di pesci preservati in forma aldeide vi rivelano l’illusione della vita e della morte;sembrano quasi congelati ,preservati esteticamente nello stesso atto ; un vero e proprio minimalismo scientifico per creare un senso di permanenza lanciato contro la transitorietà della vostra vita.