Il Museo dei Musei


In occasione di START, Lambretto Art Project presenta IL MUSEO DEI MUSEI, una mostra per celebrare i venti anni di Museo Teo, museo senza sede e senza opere, associazione no­profit per la diffusione dell’arte contemporanea al di fuori degli spazi istituzionali.

Museo Teo opera dal 1990 in modo collettivo al fine di favorire la diffusione dell’arte contemporanea in una dimensione democratica e quotidiana e per sviluppare una riflessione sullo stato dell’arte e del mondo presente; per stimolare una rete di relazioni creative e la produzione di socialità e di senso. La mostra vuole ribadire i caratteri dell’intervento di Museo Teo nella realtà sociale e nel mondo dell’arte contemporanea.

Spencer Tunick – Everyone is unique

La galleria Mimmo Scognamiglio di Milano ospita la prima mostra in Italia dei ritratti fotografici firmati dall’artista newyorkese Spencer Tunick. Riconosciuto in tutto il mondo per le sue mega-istallazioni ambientali, create con centinaia, talora migliaia di persone nude radunate in luoghi pubblici o paesaggi insoliti, Tunick in esclusiva per la Galleria Mimmo Scognamiglio presenta una serie di fotografie che ritraggono uomini e donne isolati, inseriti, completamente svestiti, nel proprio contesto d’appartenenza, città o cornice naturale.

Da Barcellona a Helsinki, da Melbourne a Città del Capo, da Parigi a Santiago del Cile, Praga, Los Angeles; dall’Antartico al Sud Africa, dalle Hawaii al New Mexico, questo particolare ciclo di immagini, mostrato all’ultima Biennale di Mosca e ora esposto alla galleria Scognamiglio, raccoglie 25 scatti realizzati dall’artista americano in un arco di tempo che va dal 2000 al 2010.

Federico Solmi – A Confederacy of Villains

La galleria Jerome Zodo Contemporary di Milano è lieta di ospitare A Confederacy of Villains, la nuova personale dell’artista Federico Solmi, che inaugura giovedì 23 settembre 2010 alle ore 18 e resterà aperta al pubblico sino all’11 dicembre 2010.

Il titolo della mostra, A Confederacy of Villainsletteralmente una confederazione di criminali – prende spunto dal romanzo di John Kennedy Toole, A Confederacy of Dunces (Una Banda di Idioti), pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1980, undici anni dopo la morte suicida dell’autore. Il protagonista Ignatius Reilly sembra ricordare l’artista: entrambi attenti osservatori dell’idiozia di una certa cultura popolare, quella che Toole definisce “priva di teologia e geometria”. Ma se il coro degli idioti si consuma nell’isola di New Orleans, la banda di Federico Solmi, continuando a perpetrare errori e barbarie millenarie, affronta le alterne vicende della sua vita “criminale” sulle scricchiolanti tavole di un palcoscenico apocalittico. Se la convivenza con la stupidità si è trasformata per Toole in tragedia, per Solmi invece diventa fonte di ispirazione, un nutrimento viscerale per la sua arte.

STARTMILANO

Per il quinto anno consecutivo STARTMILANO – l’Associazione delle 37 gallerie d’arte contemporanea della città – offre agli appassionati e al grande pubblico un week end di grande qualità, totalmente dedicato all’arte.

Un’esperienza culturale straordinariamente dinamica, data dall’opportunità di fruire di 37 mostre con inaugurazioni che si svolgeranno in presenza degli artisti protagonisti. Gli orari prolungati e l’apertura domenicale delle gallerie consentiranno al pubblico di visitare tutte le sedi, vivendo uno spaccato reale dell’arte contemporanea, unico per Milano.

La scultura italiana del XXI secolo alla Fondazione Arnaldo Pomodoro

A distanza di 5 anni dalla mostra sulla scultura italiana del XX secolo che inaugurava la nuova sede della Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano, gli spazi di via Solari 35 ospiteranno, dal 19 ottobre 2010 al 20 febbraio 2011, un’esposizione che traccia un primo bilancio delle ultime tendenze italiane del XXI secolo nel campo delle discipline plastiche.

Curata da Marco Meneguzzo, La scultura italiana del XXI secolo – tale è l’ambizioso titolo dell’iniziativa – presenterà le opere di 80 artisti, tutti nati nella seconda metà del secolo scorso, dagli ormai storicizzati Nunzio e Gianni Dessì, agli esponenti delle generazioni più recenti, quali Maurizio Cattelan, Massimo Bartolini, Chiara Dynys, Stefano Arienti, Liliana Moro, Vanessa Beecroft, a quelle ancora più giovani, con Loris Cecchini, Sissi, Aron Demetz, Roberto Cuoghi, fino alle ultimissime come Arcangelo Sassolino, Francesco Simeti, Riccardo Previdi, Gennari.

Storm Thorgerson – Pink Floyd-mind over matter

 Fotografie, grafica, video, poster, commercials e artworks sono il contenuto della mostra multimediale Pink Floyd. Mind over matter che porterà il visitatore nel tempio psichedelico e visionario dello storico gruppo inglese, dove design, fotografia, cinema e grafica hanno saputo esprimere le intense emozioni di una band che è ancora, dopo 40 anni, il più forte riferimento artistico originale per molti giovani creativi del XXI secolo.

Pochi artisti legati all’iconografia della musica rock hanno avuto un ruolo così determinante ed innovativo come Storm Thorgerson; e non solo perché Storm ha illustrato con le sue nitide e visionarie immagini album ed artisti che oggi sono ormai leggenda: ha fatto di più, ha legato indissolubilmente il suo lavoro a un’idea, allo spirito che quei suoni nuovi diffondevano nella cultura e nella società in cui si formavano.

Gabriele Basilico – Istanbul 05.010

Dal 16 settembre al 12 dicembre 2010, alla Fondazione Stelline di Milano si terrà la mostra di Gabriele Basilico dal titolo Istanbul 05.010. L’esposizione presenterà una selezione di 32 immagini inedite di uno dei maestri della fotografia italiana che documentano la trasformazione della metropoli turca, scattate durante due campagne realizzate nel 2005, quando Basilico fu invitato alla IX Biennale Internazionale di Istanbul, e nel 2010, in occasione di Istanbul Capitale Europea della Cultura.

La ricerca indaga aree storiche consolidate della città e nuovi quartieri in via di espansione e trasformazione, un’immersione nelle straordinarie dinamiche evolutive di una megalopoli crocevia di culture, dove convivono tradizione e aspettative per il futuro. Il contributo di Gabriele Basilico alla documentazione fotografica dello spazio urbano contemporaneo e’ tra i piu’ significativi degli ultimi 25 anni: la sua attenzione si concentra sulla città intesa come corpo fisico in perenne -movimento- e come metafora degli aspetti sociali del nostro tempo.

William Cobbing – Man in the Planet

Viafarini DOCVA di Milano inaugura il15 settembre la prima personale dell’artista William Cobbing in uno spazio pubblico in Italia. Man in the Planet, include una serie di sculture, installazioni, fotografie e video che riconfigurano lo spazio di Viafarini DOCVA.

Il lavoro prende forma a partire dalla peculiare architettura di derivazione industriale dell’edificio, già fabbrica per la produzione dei convogli tramviari. Incuriosito dalla precedente destinazione del luogo, Cobbing ha interpretato lo spazio pensandolo affine al moribondo paesaggio industriale del surreale film di David Lynch Eraserhead, in cui uno dei personaggi è per l’appunto ‘L’uomo del pianeta’.

E non ci resta che la fantasia. Cosa fai se in vacanza non ci vai?

Fuori piove. La pioggia ad agosto è spiazzante, un po’ come quegli anni chiamati anni Cinquanta e Sessanta, così lontani, eppure sono appena finiti. Affascinanti e irresistibili. C’erano Elvis e la pubblicità, la Coca-cola, i divi di Hollywood e la gioventù bruciata di James Dean. C’erano le curve di Marilyn e la polvere sotto gli stivali di Gary Cooper, i locali clandestini in cui suonavano il jazz e le casalinghe con le gonne a ruota dai colori pastello.

Gli anni ’50 sono un miraggio di buongusto ed eleganza, magari certo erano anni un po’ ingessati, un po’ bigotti, ma così esteticamente appaganti, confortanti a vederli oggi, in fotografia.

Phil Stern ne ha colto tutta l’essenza, avendo la possibilità di spiare, come freelance, i retroscena di Hollywood e della sua fauna. Stern, oggi novantenne, è stato spettatore attento a tal punto da essere sempre nel posto giusto, al momento giusto. I suo scatti colgono l’essenziale: un’espressione, un gesto, un elemento che da soli raccontano il tutto. Sembrano quasi pose spontanee quelle in cui ha immortalato tutti i grandi, da Alfred Hitchcock a Tony Curtis, da Andy Warhol a Sophia Loren. Potrete ammirare l’armonia familiare delle dive Anita Eckberg e Audrey Hepburn e spiare i grandi del jazz, come Bing Crosby e Sammy Davis Jr, scherzare tra loro nel camerino; e poi i momenti di riposo tra un ciak e l’altro per Burt Lancaster o Humphrey Bogart; James Dean nel famosissimo scatto per Life con il volto coperto dal dolcevita o ancora una Marylin Monroe sorridente ad un party.

Come se guardassi un iceberg sciogliersi al sole

Mi immagino Francesca Woodman come un’eterna adolescente. Di solito, quando si è giovani, ma non più bambini, si lotta per dimostrare agli adulti che si è diventati come loro. Oppure si fa di tutto per dimostrare che si è veri Peter Pan, però vi sfido a trovare una persona che abbia voglia di restare in quel limbo di vita che è l’adolescenza. Così difficile da attraversare, così pesante e carico di pesi e aspettative, si corre per uscirne subito, nonostante quello che viene dopo non sia così allettante. Francesca Woodman non ne uscì mai, viveva con gravità, come gli adolescenti.

A Milano vengono esposte fino a metà ottobre più di cento fotografie, delle quali alcune inedite,  che tracciano chiaramente il profilo di una ragazza incapace di nascondersi, di proteggersi. Nessun sentimento positivo, ma neppure rabbia, nei suoi occhi si legge tristezza, stanchezza, ansia, rassegnazione. Un velo lieve di malinconia e un pizzico di curiosità per vedere l’effetto che fa. Perché in fondo era giovane e la vita le scorreva dentro, nonostante tutto. Aveva le braccia forti per appendersi, per dipingere, per lavorare sodo all’unica cosa che la poteva salvare: la sua arte. Un potenziale talmente grande che probabilmente era impossibile conviverci.

Favole cinesi per la buona notte.

La nostra storia inizia tanto tempo fa nel regno di An Yang City, provincia di Henan, Cina. Qui nacque Zhang Huan, uno scricciolo senza grandi speranze di vita, ma con alcune vacche e una nonna che gli voleva molto bene. Questa è una favola d’altri tempi, di quelle che oggi servono di più, di quelle che affascinano e donano speranza, ma non ve la posso raccontare io. Se andrete la domenica pomeriggio (ore 18.00) al Pac, ve la racconteranno (gratis!).

Se si pensa alla figura dell’artista nella storia ci si trova sempre di fronte a personaggi carismatici, dalle vite avventuroso e burrascose, dalle vicende equivoche o spaventose; insomma di quei personaggi che una volta che ci lasciano le penne un bel biopic non glielo leva nessuno. Oggi, qui da noi, tutto ciò si è perso: l’artista è come me, senza aurea magica e, che resti tra noi, questo essere sceso dal piedistallo non credo gli abbia fatto proprio bene.

Romantici a Milano

“Io vi amo,
 vi amo ma vi sputo però,
 vi amo tutti, 
è bello è brutto è solo questo. 
L’erba, ti fa male se la fumi senza stile!”
Finisce così la canzone dei Baustelle, Un romantico a Milano, e in questa storia ci sta pure l’erba…o comunque ci starebbe bene. Perché questa è una storia senza tempo, che però si è svolta pochi giorni fa, di un incantesimo a cui mancava l’ingrediente chiave. Fin da quando sono piccola i miei genitori si lamentavano perché avevo qualcosa da ridire in ogni occasione, questo non c’entra con quello che vi sto per raccontare, ma se vi unirete al coro, non ve ne farò una colpa.

C’era una volta, nella città di Milano, un luogo fatato chiamato Hangar Bicocca. Il problema era che nessuno che ci sapeva arrivare, e quindi alla fine nessuno ci andava. Questo, in sintesi, il rapporto che ho sempre avuto con l’Hangar. Un posto conosciuto, riconosciuto, con proposte allettanti, ma fondamentalmente richiedente uno sforzo per raggiungerlo inversamente proporzionale alla facilità di restare infossata nel divano (io nemmeno ce l’ho un divano, ma ci siamo capiti). La prima volta che ho visto l’installazione permanente di Anselm Kiefer, I sette palazzi celesti, mi sono pentita amaramente di non aver fatto lo sforzo prima. Nel mio personale percorso di pentimento non potevo dunque perdermi la riapertura al pubblico di questo spazio post industriale convertito all’arte contemporanea.

Le cose non dette riempiono il vuoto di una forma riflessa.*

Più di 40 schermi di differenti dimensioni, 25 opere video dalla collezione Sandretto Re Rebaudengo, 10 giovani artisti italiani coinvolti in un’opera unica, 2 istituzioni che collaborano, 1 chiesa a quattro braccia con l’ottagono centrale sormontato da una cupola.

Il complesso milanese di S. Michele ai Nuovi Sepolcri è circondato dal ritmo armonioso del porticato a pianta curvilinea, la vegetazione del giardino interno è verde brillante, ci passerei volentieri un pomeriggio d’estate a lasciar passare il tempo, ma oggi lascerò che il tempo non passi dentro quelle mura. In un’epoca in cui guardando una tela di Pollock qualcuno riesce ancora a dire:”Potrei farlo anch’io”, è un atto di coraggio proporre, come amministrazione pubblica, una mostra di soli video. E se non bastasse questo, il colpo di grazia lo da il tema: You-We, cioè noi e voi, l’altro, la multiculturalità, il dialogo con l’oriente. Mi piace quando le iniziative culturali mi sbattono in faccia tutta la mia limitatezza.

It’s not only Rock’n’Roll, Baby!

La Triennale di Milano presenta la mostra It’s not only Rock’n’Roll, Baby! che sarà aperta in Triennale Bovisa dal 24 giugno al 26 settembre 2010. Guardando al rock e all’arte da un punto di vista inedito, la mostra narra la storia di quei musicisti rock che si sono espressi anche attraverso le arti visive.

Si tratta di una collettiva in cui si espongono opere create da dodici artisti alcuni dei quali icone sulla scena rock internazionale: Alan Vega, Andy, Antony (Antony and the Johnsons), Bianca Casady (CocoRosie), Chicks on Speed, Devendra Banhart, Fischerspooner, Kyle Field, Patti Smith, Pete Doherty, The Kills, Herman Dune.