MAXXI contro MoMa, due programmazioni a confronto

Vorremmo oggi porvi di fronte ad una realtà che noi di Globartmag avevamo già subodorato. Senza troppi preamboli vorremmo fare un piccolo esperimento: prendere in esame le mostre organizzate al MAXXI di Roma dalla sua apertura ufficiale fino al prossimo dicembre e confrontarle con quelle del MoMa di New York. Qualcuno sicuramente salirà in cattedra e dichiarerà che non si possono fare confronti di questo tipo, che il MoMa gode delle sovvenzioni dei privati e quanto altro.

Noi invece pensiamo che il Maxxi sia un edificio che può reggere (se non vincere) il confronto con altre prestigiose istituzioni internazionali e se si concepisce un’architettura del genere bisogna anche valorizzarla al meglio. Parlando però di contenuti le cose cambiano, ma lasciamo parlare i fatti. Il MAXXI fino ad ora è stato in grado di offrire questo:

30.05.2010 – 12.09.2010 Kutlug Ataman. Mesopotamian Dramaturgies.

Carabiniere in vacanza a New York ritrova una statua italiana

Due antiche statue rubate in Italia negli anni ’80 sono finalmente tornate a casa. Una di esse proprio grazie a Michele Speranza, maresciallo capo dell’arma dei Carabinieri  e alle indagini compiute dall’arma le quali sono durate circa sei mesi. Insomma tutto è bene quel che finisce bene ma c’è da dire che il ritrovamento di una delle due statue è stato decisamente rocambolesco.

Lo scorso anno Michele Speranza si reca a New York con la sua famiglia per una semplice periodo di ferie. Durante il consueto shopping per le vie della grande mela, il carabiniere nota qualcosa di strano nella vetrina di un antiquario di Madison Avenue. Si tratta di un busto in marmo della statua romana della Fortuna, ma quella statua ha qualcosa di familiare, qualcosa che il militare ha già visto tempo addietro in Italia.

A New York una fiera economica mentre Los Angeles si prepara a conquistare il mercato

Solitamente nelle fiere d’arte contemporanea sono presenti opere per tutte le tasche, anche se i prezzi rimangono comunque un poco alti. Difficile quindi invogliare i giovani collezionisti o comunque chi ha intenzione di comprare una qualsiasi opera per la prima volta in assoluto. Le quotazioni solitamente spaventano molte persone le quali in genere per timidezza non osano nemmeno chiederle al gallerista che gira nervosamente per lo stand. I prezzi alti rappresentano un limite anche per i nuovi talenti dell’arte poiché non tutti sono pronti a scommettere su ciò che non conoscono, pagando profumatamente.

Va detto però che le quotazioni basse possono in alcuni casi sminuire l’operato di un artista. Ed allora che fare? A New York una situazione accettabile è stata trovata e si chiama Affordable Art Fair. Si tratta di un evento biennale di quattro giorni (in corso fino a questo weekend) pensato per attirare i giovani collezionisti e quelli di fascia media con il dichiarato intento di contenere i prezzi. E’ infatti possibile acquistare un’opera per 100 dollari per arrivare ad un massimo di 10.000 dollari ed è possibile trovare lavori per tutti i gusti, dall’estremo, all’eccentrico passando per lo sperimentale ed il moderato. Ovviamente il limite dei 100 dollari è ampliamente superato da alcune gallerie che hanno portato in fiera stampe e multipli in vendita alla sbalorditiva quanto succosa cifra di circa 20 dollari l’una.

Arrestata a New York Julie Torres, una street artist che non è una street artist

Abbiamo più volte parlato della street art ed in particolare della graffiti art e dei murales in termini di arte o vandalismo. Fermo restando che certe manifestazioni ( i famosi scarabocchi ) potrebbero essere tranquillamente definite come volgari espressioni di squallidi imbrattamuri, i murales ed i graffiti eseguiti con coscienza e con la dovuta creatività sono comunque un patrimonio per la città e non un danno come a volte le istituzioni vorrebbero farci credere. Recentemente in Italia alcuni comuni hanno lanciato una vera e propria caccia alle streghe contro i poveri street artists, tartassati dall’inasprimento della legislazione.

C’è da dire però che a New York, patria per eccellenza della street art, le cose non vanno meglio e le insulse leggi sul decoro urbano a volte mietono vittime che nulla hanno a che fare con la street art. Ne ha fatto le spese la povera artista di Brooklyn Julie Torres che lo scorso 17 luglio si era tranquillamente recata all’incrocio con l’undicesima strada e Bedford per portare a termine un acquerello en plein air.

Joseph Bertolozzi vuole trasformare la Torre Eiffel in uno strumento musicale


Conoscete Joseph Bertolozzi? No? ebbene trattasi di un compositore sui generis che usa microfoni per registrare suoni prodotti da strumenti non comuni. Bertolozzi, ad esempio, ha sonorizzato l’intero ponte Franklin D. Roosevelt Mid-Hudson vicino Poughkeespie a New York. Sulle prime l’idea sembrava piuttosto pazza ma alla fine il tutto ha funzionato. L’estroso artista ha piazzato i suoi microfoni direttamente sulle travi del ponte e su alcuni guardrails, successivamente ha cominciato a percuoterlo producendo suoni decisamente esaltanti. Il compositore ha registrato la sua opera che prende il nome di Bridge Music e le persone che desiderano ascoltarla possono farlo su una radio locale.

Il progetto ha inoltre celebrato i 400 anni del ponte intitolato ad Henry Hudson. Ora che il progetto si è concluso con tutti gli onori del caso Bertolozzi non ha deciso di restare con le mani in mano ed ha deciso di ripetere l’intero concerto a Parigi. Ovviamente il teatro della performance potrebbe essere la celeberrima Torre Eiffel, location d’eccezione tutta’ltro che facile da sonorizzare.

Il palazzo della ex Dia Foundation cambia vita e ci guadagna

Il vecchio spazio di Chelsea occupato dalla Dia Art Foundation di New York potrebbe presto trovare una nuova ragione di esistere. Dal 1987 al 2004 il grande edificio in mattoni rossi sito al numero 548 della 22esima strada ha ospitato la prestigiosa fondazione, dopo la definitiva chiusura ha invece prestato i locali al progetto temporaneo intitolato X-Initiative. Oggi è giunto il momento di entrare in una nuova era e l’ex Dia Foundation potrebbe divenire un nuovo spazio dedicato ad esposizioni di arte contemporanea ed altri eventi simili.

Il celebre art dealer Zach Feuer ha infatti appena firmato un contratto di affitto per metà del piano terra mentre la CRG Gallery è attualmente in trattativa per occupare la seconda metà. Feuer attualmente occupa uno spazio sulla 24esima strada ma con il nuovo affitto avrà il doppio della superficie per ospitare lo squadrone dei suoi artisti, in cui figurano nomi del calibro di Dana Schutz, Nathalie Djurberg e Phoebe Washburn. Ovviamente con il doppio dello spazio, anche il numero degli artisti rappresentati da Feuer è destinato a crescere.

Il futuro della Street Art è in 3D

 La Street art è in continuo cambiamento. Questa sorta di versatilità è saldamente legata alla natura urbana di questa discipline artistica. La società è sempre alla ricerca di nuove immagini, nuove forme e nuovi miti, per questo anche gli street artists si muovono velocemente nel tentativo di catturare queste repentine trasformazioni. Dai primi graffiti nei vicoli, sotto i ponti e sui vagoni della metropolitana di New York alle funamboliche incursioni di Banksy passando per i poster di Shepard Fairey, le gigantesche installazioni cartacee di JR ed i mosaici alieni di Invader, la street art ha scoperto nuove tecniche ed è lecito affermare che le trasformazioni delle nostre metropoli hanno segnato l’evoluzione di questa disciplina artistica.

Oggi la street art non ha paura di sperimentare nuove forme e nuovi linguaggi e New York è ancora teatro di grossi cambiamenti. Tramite l’uso di materiali di recupero come vecchi mobili e quanto altro, i giovani artisti della grande mela hanno dato vita ad un nuovo stile tridimensionale, che affianca al classico graffiti una componente installativa che si inserisce a perfezione nel contesto in cui viene creata.

Al Photography Show di New York trionfa il bianco e nero ed anche il video

Il Photography Show, la fiera annuale organizzata a New York dall’Association of International Photography Art Dealers (AIPAD) è stata più volte lodata per la sua affascinante selezione di fotografie in bianco e nero. Quest’anno invece la Bryce Wolkovitz Gallery si è guadagnata l’attenzione di pubblico e critica pur allontanandosi sensibilmente dalla fotografia fine-art. La galleria ha infatti presentato l’opera Self-Portrait (2010) di Shirley Shor, un’ipnotica opera video costituita da ritratti multipli su uno schermo singolo con pixel in costante morphing.

L’AIPAD ha deciso di implementare la sezione new media e video art lo scorso anno ed anche se sono ancora poche le gallerie che hanno abbracciato questa nuova proposta, i pochi e coraggiosi dealers che quest’anno si sono avventurati in questa scelta non hanno fallito l’incontro con i collezionisti. Il dealer di Chicago Catherine Edelman, ad esempio, ha portato in fiera alcuni video di Gregory Scott, artista dal passato pittorico che solitamente combina fotografia, pittura ad olio e video loops. Edelman ha venduto due copie di un video di scott intitolato Echo (2010), ogni edizione era quotata circa 22.000 dollari, in questo caso il coraggio è stato decisamente ben premiato.

The artist is present celebra la grandezza di Marina Abramovic

Per la sua retrospettiva al MoMa, Museum of Modern Art di New York, Marina Abramovic ha deciso di sedersi ad un tavolo nell’atrio del museo per ogni singolo giorno fino alla fine della mostra. Il tavolo è corredato da una sedia aggiuntiva, volutamente lasciata vuota ed a disposizione dei visitatori che sono invitati a sedersi su di essa. Questo generoso invito sfida ogni persona, dal rispettoso ammiratore al degenerato mitomane, a dominare la visione, il tempo e la psiche dell’artista.

Durante la preview dello show (che aprirà al pubblico dal 14 marzo al 31 maggio 2010), l’artista, fasciata da un bellissimo vestito color cremisi, si è seduta al tavolo di legno contornata da un quartetto di luci Klieg, quelle che si usano per illuminare i ring del pugilato per intenderci. La prima persona a sedersi di fronte a lei è stato Teching Hsieh, celebre artista che durante una sua performance si è chiuso in una prigione per 365 giorni.  In seguito il picco drammatico ed emozionale della serata è stato raggiunto quando al tavolo si è seduto Ulay, collaboratore ed ex compagno di Marina Abramovic.

Alex Katz non è un genio ma almeno ci rivela alcuni segreti dell’arte

 Alex Katz è uno di quei pochissimi artisti che sono riusciti a raggiungere sin da subito un tremendo successo commerciale ed hanno visto le loro opere nelle più importanti collezioni dei musei internazionali. Ma l’arte di Alex Katz lascia comunque aperte molte domande sulla sua importanza storica. Come pittore Katz non è certo un disastro ma non ha mai avuto uno stile talmente originale da far esclamare al mondo: “Ci troviamo di fronte al nuovo Pablo Picasso“.

Nel corso della sua carriera la critica ha sempre giudicato i suoi ritratti di amici e parenti come rappresentazioni piatte, statiche e decisamente insignificanti. Ovviamente se non siete fans di Mr. Katz la mostra Alex Katz: Seeing, Drawing, Making ospitata dal Parrish Art Museum di New York fino al 4 aprile 2010, non vi farà certo cambiare idea ma l’evento è decisamente interessante e non solo per i 50 tra dipinti, stampe e disegni presenti nello spazio espositivo. Questa mostra verte infatti sul processo creativo e tra cartoni e schizzi, molto spesso posti nelle vicinanze del dipinto finito, si può avere un idea precisa di come un bozzetto può evolversi in un’opera.

200 artisti per il Guggenheim Museum

Ogni artista che in passato ha esposto nella celebre “rotunda” del Guggenheim Museum di New York (disegnata come noto dal celebre architetto Frank Lloyd Wright) si è trovato a fare i conti con un’architettura che è già di per sé un’opera d’arte. Se questo memorabile spazio ha ispirato alcune incredibili installazioni site-specific di maestri del contemporaneo quali Nam June Paik, Jenny Holzer e Cai Guo-Qiang, oggi la sfida è rinnovata da una nuova mostra dal titolo Contemplating the Void: Interventions in the Guggenheim Museum, evento curato da Nancy Spector che sarà possibile ammirare fino al prossimo 10 aprile.

200 fra artisti, architetti e designer si sono cimentati con il celebre spazio espositivo, creando incredibili installazioni. E come ci si aspetterebbe da una così ricca selezione di artisti, il risultato finale è un’offerta creativa decisamente variegata. La mostra non segue alcuna logica se non quella di una potenza visiva dotata di una meravigliosa natura estetica. Tutte le opere in mostra sono numerate ma senza altre didascalie per non fagocitare ulteriore spazio, seguendo la numerazione è quindi possibile rintracciare sull’apposita guida di otto pagine chi ha fatto cosa. All’interno della mostra vi è però un tema dominante: l’entrata degli elementi naturali all’interno di uno spazio chiuso, cosa che rende il Guggenheim simile ad una grande serra.

Il Guggenheim festeggia 50 anni con gli Animal Collective

Tra poco il Guggenheim Museum di New York compirà 50 anni suonati, ed è il caso di dirlo visto che per l’occasione la famosa istituzione sarà presa d’assalto dalla famosa rock band The Animal Collective. Il 4 marzo la band presenterà un progetto creato in collaborazione con l’artista Danny Perez, si tratta di una performance site-specific che trasformerà la celebre rotunda del museo in un ambiente cinetico e psichedelico

. Durante l’ evento ( che prende il nome di Transverse Temporal Gyrus) gli Animal Collective suoneranno musica appositamente composta per l’evento e si esibiranno con l’ausilio di proiezioni, costumi ed altre astrazioni visive.

Nuovi fondi per il mega progetto di Frank Gehry a Ground Zero

 La Lower Manhattan Development Corporation ha annunciato di aver stanziato 50 milioni di dollari di fondi per la costruzione del Ground Zero Art Center di New York. La realizzazione del nuovo centro culturale negli ultimi tempi è stata al centro di numerose polemiche ed il progetto ha subito numerosi ritardi. Ora che i fondi sono stati stanziati si prevede la ripresa del progetto anche se i lavori per la costruzione inizieranno fra alcuni anni.

L’intero edificio è stato progettato da Frank Gehry ma la sua realizzazione è legata al Transportation Hub di Santiago Calatrava (che ha già i suoi problemi di realizzazione), l’amministrazione ha infatti intenzione di iniziare i lavori del Ground Zero Art Center solo dopo che la stazione di Calatrava sarà ultimata e questo avverrà non prima del 2014. A questo punto si prevede che il costo totale del progetto ammonterà a 500 milioni di dollari. Il centro, che avrà una capienza di 1000 posti a sedere, sarà gestito dal Joyce Theater che organizzerà un programma di balletti ed altre attività teatrali.

Lotta (verbale) fra critici newyorchesi, botte da orbi tra Jerry Saltz e John Yau

 Alcuni giornali statunitensi l’hanno ribattezzata The War of the Words (la guerra delle parole), un ironico gioco di parole sul celebre romanzo di H.G. Wells, The War Of The Worlds (La guerra dei mondi). Si tratta di una nuova polemica nata in questi ultimi giorni tra i due più grandi critici d’arte di New York, John Yau e Jerry Saltz. Ad aprire le danze è stato Yau che sul magazine di critica d’arte The Brooklyn Rail ha accusato Saltz di essere un adoratore di Jeff Koons, mediante queste lodi sperticate Saltz celebrerebbe il proprio narcisismo.

La visione dell’arte americana di Saltz, secondo Yau, non rappresenta il vero spirito dell’arte americana. In un suo articolo Saltz avrebbe infatti lodato l’arte di Jeff Koons, definendo la sua arte “un percorso artitico che abbraccia i nostri tempi e la nostra america”. Secondo Yau inoltre, Saltz avrebbe copiato l’articolo da una storica recensione del 1952 scritta dal critico Frank O’Hara circa l’opera di Jackson Pollock.