Un David Hockney da record zittisce Damien Hirst ed i detrattori della pittura


La recente polemica tra David Hockney e Damien Hirst è apparsa su tutte le prime pagine dei magazine d’arte contemporanea del globo. In realtà gli attacchi sono partiti da Hockney ed Hirst non ha commentato. Tutto è iniziato quando Hirst ha dichiarato di aver prodotto personalmente solo i primi spot paintings ed aver in seguito passato la palla ai suoi assistenti: “Gli spot paintings mi annoiano e poi i miei assistenti li fanno meglio di me. Senza di loro sarei proprio finito” aveva dichiarato il folletto della Young British Artists.

Udendo tali parole il buon vecchio Hockney è montato su tutte le furie ed ha inveito contro il suo collega, affermando che un vero artista lavora con le proprie mani ai dipinti: “ La factory di Damien Hirst è letteralmente un insulto alla produzione artistica. Un vero artista produce le opere di suo pugno” ha dichiarato Hockney e non pago di ciò ha fatto scrivere sulle locandine della sua mostra alla Royal Academy di Londra il messaggio: “Tutte le opere sono state create dall’artista stesso”.

Tracey Emin non ha bisogno dei soldi

Ancora un colpo di scena riguardante le rocambolesche avventure della peperina Tracey Emin. Come ben ricorderete la paladina della Young British Artists generation, nonché vincitrice del’ambito Turner Prize nel 1999 con la controversa installazione My Bed, ha ricevuto in questi ultimi giorni un importante incarico da parte delle istituzioni inglesi. A Tracey Emin è stata infatti affidata una cattedra di disegno alla prestigiosa Royal Academy di Londra.

Si tratta di una decisione storica, visto che l’artista sarà la prima donna a ricoprire il ruolo di docente di disegno all’interno della Royal Academy. Ovviamente questa decisione ha sollevato un vespaio di polemiche dato che molti bacchettoni non reputano l’artista come la persona più adatta all’insegnamento del disegno. Inoltre molti puritani hanno paura che la nostra peperina si metta ad insegnare chissà quali atroci oscenità.

Tracey Emin docente alla Royal Academy, si accendono le polemiche

Era da un bel pezzo che non si sentiva parlare di Tracey Emin ma noi eravamo certi che la peperina della Young British Artists generation stava preparando qualcosa di mefistofelico, come al suo solito. Recentemente vi avevamo narrato della protesta sollevata dai Chapman Brothers che avevano duramente criticato la nostra peperina.

Nocciolo della questione erano i presunti rapporti di amicizia tra l’artista e le istituzioni inglesi, culminate con l’installazione di un’opera neon proprio all’interno del fatidico numero 10 di Downing Street. Evidentemente i fratelloni Chapman non avevano poi tutti i torti, qualche relazione privilegiata tra Tracey Emin ed i vertici del governo inglese deve pur esserci. Ebbene, dopo aver creato un poster alquanto discutibile per le prossime olimpiadi di Londra 2012, la peperina Tracey ha ricevuto l’ennesimo incarico istituzionale.

A noi piace la ICA

ICA è uno degli istituti di arte contemporanea più prestigiosi dell’intero globo. Il centro fu istituito nel 1946, con l’obiettivo di creare uno spazio di dibattito al di fuori della Royal Academy per artisti, musicisti e scrittori. Nel corso degli anni l’ICA ha contribuito a generare diversi miti dell’arte contemporanea come ad esempio la nascita della Pop Art con l’Independent Group e le mostre di Damien Hirst (che proprio all’ICA inaugurò la sua prima mostra in uno spazio pubblico), Jake & Dinos Chapman, Vanessa Beecroft e tantissimi altri.

Tra gli eventi storici ospitati dall’ICA va inoltre ricordata la prima proiezione del film Hurlements en Faveur de Sade di Guy Debord che causò non poche rivolte nel mondo dell’arte. Insomma questo polo culturale sito nei pressi di Trafalgar Square funziona come punto di congiunzione tra l’arte emergente e la scena vera e propria. L’ICA è inoltre teatro dell’exhibition annuale New Contemporaries, dove i neolaureati possono stupire il pubblico con le loro creazioni.

Calatrava showman e la cera rossa di Anish Kapoor

Centinaia di tonnellate di acciaio e piloni immensi costruiti in una fabbrica di Rotterdam, queste sono le caratteristiche del nuovo ponte di Dublino dedicato al genio di Samuel Beckett. L’enorme costruzione è la nuova opera del celebre archistar Santiago Calatrava che di ponti (e di polemiche) ne ha fatti già una bella scorpacciata. La stravagante struttura è giunta da Rotterdam in barca ed è stata successivamente assemblata nella città irlandese, certo la bizzarra situazione ben si adatta alle surreale anima del teatro di Beckett. Questo è il secondo ponte di Calatrava a Dublino, il primo del 2003 fu dedicato a James Joyce.

Il Beckett Bridge è tecnicamente interessante. La sua struttura è agganciata tramite cavi a dei piloni di 40 metri e possiede ben due corsie per il traffico stradale, un apparato idraulico permette al ponte di ruotare di 90° orizzontalmente per permettere il passaggio di eventuali imbarcazioni. Per quanto riguarda l’aspetto estetico Calatrava si è ispirato all’arpa celtica peccato che alcuni giornali locali hanno definito l’architetto uno showman piuttosto che un grande designer.