Public art pieces are ugly, so what to do? Change it!
L’opera d’arte pubblica è brutta, ed allora? Cambiamola!
Public art pieces are ugly, so what to do? Change it!
L’opera d’arte pubblica è brutta, ed allora? Cambiamola!
Uno scandalo senza precedenti rischia di minare gli alti vertici della Turchia. Più di 200 opere d’arte sono infatti sparite dallo State Art and Sculpture Museum di Ankara, capitale dello stato turco. Secondo quanto reso noto dal quotidiano Milliyet lo scorso martedì, sembrerebbe che i dipinti e le sculture mancanti siano state scambiate con delle copie attualmente presenti al museo. Il tutto è stato portato avanti da una complessa rete criminale foraggiata da esponenti del governo.
Il ministero della Cultura e del Turismo ha tentato più volte di insabbiare l’intera vicenda e per molto tempo ci è riuscito ma alla fine la complessità e la grandezza delle operazioni di polizia hanno portato alla luce il grave scandalo. Secondo quanto aggiunto dal quotidiano turco, oltre alle 202 opere sostituite con le copie, anche altre 30 opere sarebbero state giudicate come “altamente sospette” dalla commissione esaminatrice, all’interno di questo gruppo sospetto vi sarebbero capolavori di grandi nomi dell’arte locale come Şevket Dağ, Şefik Bursalu, Hikmet Onat and Zühtü Müridoğlu.
Nel mondo esistono centinaia di premi e concorsi d’arte contemporanea, alcuni molto prestigiosi ed altri meno. La loro utilità non è sempre chiara ma quando queste tenzoni sono aperte a chiunque le partecipazioni degli artisti “da casa” sono a dir poco incalcolabili. Molti tentano di dare il meglio, iscrivendo l’opera che più rappresenta la loro produzione creativa. A volte però alcuni artisti della domenica finiscono con il creare una situazione involontariamente comica, questo poiché la loro opera è in realtà un incidente estetico dalle proporzioni colossali.
Eppure anche le opere di cattivo gusto hanno la propria dignità, se non altro provocano il nostro gusto estetico e ci aiutano a riconoscere da cosa dobbiamo fuggire a gambe levate. Venendo al sodo, una delle manifestazioni dove è possibile assistere al maggior numero di schifezze in assoluto è quello che in un nostro articolo di tanto tempo fa avevamo definito come il superenalotto dell’arte, vale a dire ArtPrize.
Come ben saprete nei giorni scorsi il premier Silvio Berlusconi è stato artefice di uno sciagurato restauro a Palazzo Chigi operato sulle statue di Venere e Marte, risalenti al 175 dopo Cristo. Ebbene solitamente le statue antiche sono giunte sino a noi acefale o prive di arti, ma nessuno si sognerebbe mai di aggiungere membri posticci in barba alle leggi vigenti sul restauro di beni artistici. Sembrerebbe invece che a Silvio sia concesso tutto, anche di oltrepassare la legge e sperperare soldi pubblici in tragiche aggiunte di peni e quanto altro.
Di questo infausto evento hanno parlato tutti i maggiori quotidiani internazionali, sottolineando il loro disappunto per un’operazione di restauro-mistificazione che di fatto ricorda quelle che si facevano fino ai primi del novecento oppure quelle del mitico Daniele da Volterra detto il Braghettone (1509-1566) per il suo ingrato compito di porre le braghe alle opere con soggetti recanti le pubenda ben in vista. Braghettone però copriva gli attributi, Silvio invece riesce a farli ricrescere come potete osservare nella foto qui sopra. Ma vediamo cosa dice la stampa estera:
Ve lo immaginate se ogni manifesto pubblicitario ed ogni maxischermo di Times Square a New York si trasformasse in un’opera d’arte? Sarebbe veramente sensazionale. Va comunque detto che nel corso degli anni artisti come Maya Lin, Marina Abramovic e Keith Haring si sono impossessati di alcuni degli schermi per mostrare le loro opere. Noi però stiamo parlando dell’intera piazza, anzi ad esser precisi questo è il progetto di Justus Bruns, giovane ed intraprendente artista olandese che ha da poco lanciato l’azione intitolata TS2AS, sarebbe a dire Times Square into Art Square.
Justus ha intenzione di coprire tutto il disturbo visivo causato dalla pubblicità di una delle piazze più famose del mondo, sostituendo cartelloni e schermi con opere d’arte. Il curioso progetto è stato varato nel Dicembre del 2009 ed originariamente tutto è partito come un grande scherzo, successivamente alcuni sponsor hanno preso in seria considerazione l’idea di Justus e si sono offerti di sovvenzionare l’intera azione.
Due antiche statue rubate in Italia negli anni ’80 sono finalmente tornate a casa. Una di esse proprio grazie a Michele Speranza, maresciallo capo dell’arma dei Carabinieri e alle indagini compiute dall’arma le quali sono durate circa sei mesi. Insomma tutto è bene quel che finisce bene ma c’è da dire che il ritrovamento di una delle due statue è stato decisamente rocambolesco.
Lo scorso anno Michele Speranza si reca a New York con la sua famiglia per una semplice periodo di ferie. Durante il consueto shopping per le vie della grande mela, il carabiniere nota qualcosa di strano nella vetrina di un antiquario di Madison Avenue. Si tratta di un busto in marmo della statua romana della Fortuna, ma quella statua ha qualcosa di familiare, qualcosa che il militare ha già visto tempo addietro in Italia.
Antony Gormley, non pago di aver preso d’assalto trafalgar square e di spaventato l’intera città di New York con le sue statue a grandezza umana in procinto di lanciarsi dai tetti dei palazzi, ha in serbo un altro grande proggetto di arte pubblica. Si tratta di uno straordinario progetto scultoreo commissionato dalla National Galleries of Scotland dal titolo 6 Times. Il progetto prevede l’installazione di 6 statue prodotte dal celebre artista britannico all’intenro della città di Edinburgo.
Le statue verranno posizionate in tempi diversi tra la Scottish National Gallery Of Modern Art ed il mare. Ad essere precisi, quattro delle sei sculture in totale saranno adagiate sulle acque e seguiranno i movimenti del fiume Leith. Il progetto è iniziato lo scorso aprile ma nuove installazioni di ulteriori statue sono previste per tutto giugno. E’ la prima volta che un’opera d’arte della collezione National Galleries viene posizionata in maniera permanente in uno spazio esterno.
In Uomini-statua-oggetto l’artista tedesco Philip Wiegard mette in scena dal 10 aprile al 5 giugno, nello spazio romano di Furini Arte Contemporanea, un interno, un’ambientazione intima e privata stile primi del Novecento, dove drappi e carte da parati originali dell’epoca, a cui si sovrappogongono pannelli dipinti che le emulano, si alternano agli ammiccamenti barocchi delle poltrone damascate e alle fotografie incorniciate allineate sulle pareti. L’artista, così, restituisce vita ai tempi perduti fra richiami al mito, alle ricerche prospettiche e metafisiche dechirichiane, ricreando quell’idea di Wunderkammer che proponevano gli antichi àteliers, stanze dove si raccoglievano meraviglie di ogni genere e ogni luogo.
Tutto il contesto è però soggetto ad un meccanismo, per certi aspetti ossessivo, per cui Wiegard si diletta a decostruire e scomporre oggetti comuni come tavoli, sedie, poltrone, armadi e intere composizioni di vecchio arredamento, per riportarli ad una nuova vita. Questa nuova estensione non è piatta e non è tridimensione, ma appunto ri-costruzione prospettica mediante parti di oggetti che vengono usate come linee per restituire proporzioni, profondità e misure. Wiegard utilizza in scultura le leggi ottiche della prospettiva tipiche della pittura, così svuota gli oggetti dei loro volumi, li priva della loro funzione originaria e li rende elementi ibridi, fra oggetto e figura, tali da generare il dubbio della percezione di chi li osserva.
I dipendenti del Canadian Museum of Civilization di Ottawa sono attualmente in sciopero e fin qui non ci sarebbe nulla di strano. Il fatto è che tanto per rimanere in tema artistico gli scioperanti hanno deciso di allestire una vera e propria mostra di arte contemporanea proprio di fronte all’entrata del museo dove attualmente sorge la loro linea di picchetto. La mostra prende il titolo di Striking Treasures, traducibile come I tesori dello sciopero, e si compone di una grande installazione con 200 foto degli operatori museali in rivolta dallo scorso 21 settembre.
Come recita il titolo della mostra l’obiettivo è quello di focalizzare l’attenzione del pubblico sui veri tesori del museo e cioè i suoi impiegati, almeno questo è quello che Patrice Remillard, collection manager del museo canadese, a dichiarato in una recente intervista. Lo strambo titolo è in realtà una parodia di Afghanistan: Hidden Treasures, mostra che il museo inaugurerà il prossimo venerdì e che ospiterà più di 200 pezzi tra gioielli, sculture ed altri reperti provenienti direttamente dal National Museum di Kabul.