Open Studios alla Fondazione Bevilacqua La Masa

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La Fondazione Bevilacqua La Masa continua da oltre un secolo a perseguire lo scopo per la quale era stata concepita dalla sua fondatrice, la duchessa Felicita Bevilacqua La Masa, la quale destino’ la personale residenza di Ca’ Pesaro alla promozione dell’arte giovane a Venezia.

Dal 2008 la Fondazione dispone finalmente, dopo un lungo periodo di riduzione, di 12 atelier e 2 residenze per artisti, che gestisce cercando di seguire i piu’ aggiornati programmi internazionali per artists-in-residence. La città di Venezia resta infatti una meta ambita e un luogo in cui gli artisti sono felici di passare lunghi periodi della loro formazione, se solo la città mette a loro disposizione il modo di farlo.

Nel 2006 sono stati infatti acquisiti cinque atelier nel Complesso SS. Cosma e Damiano, nell’Isola della Giudecca, e nel 2008 sono stati restituiti, dopo un lungo restauro, i sette atelier e le due foresterie a Palazzo Carminati, dove vengono ospitati artisti, curatori e galleristi che periodicamente vengono invitati dalla Fondazione a condurre degli studio visits. E’ all’interno di queste due foresterie, panoramicamente affacciate sui tetti di Venezia, che si terrà la nuova edizione di OPEN STUDIOS.

Dal 27 agosto al 26 settembre 2010, i giovani artisti degli atelier utilizzeranno questi spazi presentando al loro interno i lavori pensati e realizzati in occasione della 12. Biennale di Architettura –People meet in Architecture-. La sfida e’ duplice: da un lato si dovranno confrontare con uno spazio solitamente utilizzato come ambiente domestico, allestendo un’esposizione di opere eterogenee, realizzate con diversi linguaggi artistici e con tecniche che contraddistinguono il lavoro di ognuno. Dall’altro lavoreranno con alcuni temi connessi all’architettura, suggestione dominante per la concomitante presenza della Biennale veneziana.

Le loro proposte contestualizzate nel -domestico- presenteranno installazioni mimetizzate, ricerche, allestimenti di progetti per interventi urbani, opere relazionali discrete. In questo senso la libertà di azione sul tema dell’architettura, accostata alla ristrettezza delle possibilità espositive e alla connotazione particolare degli spazi dove si collocheranno le opere, costituiscono il contesto provocatorio e stimolante con il quale gli artisti degli studi sono chiamati a cimentarsi.

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