Stefano Arienti e Massimo Bartolini ripensano la collezione di Museion

di Redazione Commenta

L’operazione e’ imponente: saranno piu’ di 1300 le opere dalla collezione di Museion –molte mai esposte prima –per la mostra che si inaugura oggi e chiude la stagione espositiva 2010 del museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano. “-2+3 …”: il titolo sembra evocare operazioni algebriche, e’ in realtà una sintesi della complessa azione di spostamento delle opere dai depositi del piano interrato (-2) agli spazi espositivi del terzo piano. Registi dell’operazione gli artisti Stefano Arienti e Massimo Bartolini, che Museion ha invitato a confrontarsi in veste di curatori con la propria collezione e la sua storia.

Parte della collezione di Museion, cosi’ come si trova all’interno dei depositi, trova quindi spazio sui piani espositivi, pur mantenendo la sua attività interna: le opere infatti possono essere normalmente richieste in prestito o ritornare dalle mostre a cui sono state prestate. Il visitatore ha quindi l’occasione di partecipare alla normale attività del museo sulla collezione, cosi come alle modalità di conservazione e di archiviazione. “-2+3” e’ anche l’occasione per sviluppare percorsi di approfondimento su diversi nuclei tematici interni, sugli artisti che vi ricorrono e sulla storia del museo stesso. Le opere in mostra appartengono a differenti correnti artistiche che si trovano all’interno della collezione: dall’Informale, agli esponenti del Gruppo Zero, dalla Pop Art all’Arte Povera, dall’Arte Cinetica all’Arte Concettuale, fino alla collezione di Paolo Della Grazia, denominata Archivio di Nuova Scrittura, in deposito a Museion.

L’invito rivolto ai due artisti nasce da considerazioni sulla natura del museo e sul ruolo che oggi riveste. “Mouseion” – da cui prende il nome il museo di Bolzano – e’ per eccellenza il luogo delle muse, delle arti, delle virtu’ intellettuali e civili. Ogni museo e’ un’individualità dalla natura complessa, che puo’ e deve essere capita attraverso le molteplici ragioni per cui si e’ formata la collezione. Già gli umanisti-collezionisti del XV e XVI secolo hanno dato al museo il ruolo di laboratorio della storia e di conoscenza del mondo. Da questo pensiero nasce la decisione di coinvolgere Stefano Arienti e Massimo Bartolini ovvero dall’idea che gli artisti possano ricoprire per certi aspetti il ruolo di umanisti contemporanei e fare della collezione del museo il loro laboratorio di idee.

La motivazione viene rafforzata dal percorso che gli artisti hanno alle loro spalle: Stefano Arienti (Asola, MN, 1961) si e’ ripetutamente confrontato con lo statuto delle immagini e del concetto di autore e ha già lavorato sul tema della collezione in altre istituzioni. Tra i suoi ultimi interventi in relazione con lo spazio e la storia, l’eredità artistica e sociale, le mostre alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia e al Palazzo Ducale di Mantova. Massimo Bartolini (Cecina, LI, 1962) si e’ concentrato nella progettazione e costruzione di opere che trasformano lo spazio con l’intento di indurre un coinvolgimento attivo nel visitatore – tra gli ultimi progetti quello in occasione della Biennale di Venezia 2009 per la Sala F (giardini).

“Il nostro non e’ un allestimento filologico o storico. E nemmeno affettivo: non abbiamo scelto tutte le opere che ci sono piaciute di piu’. Piuttosto abbiamo cercato, e a volte trovato senza nemmeno cercarle, opere il cui accostamento sprigionasse delle alchimie …” cosi’ i due artisti sul progetto a Museion.
Oltre al confronto con le opere della collezione, Arienti e Bartolini realizzeranno due progetti specifici che indagano il concetto di collezione e di autorialità e che entreranno a loro volta a far parte della collezione di Museion.

Il lavoro di Arienti per la mostra a Museion apre una riflessione sulla nozione di autorialità e sull’elaborazione della memoria a confronto con la riproduzione tecnica delle immagini. L’artista ha ritratto alcune opere emblematiche della collezione del museo; dalle riproduzioni sono state poi realizzate delle fotocopie. Queste copie autenticate grazie a un timbro saranno distribuite gratuitamente al pubblico in alcuni punti dello spazio espositivo. Grazie all’interpretazione e allo sguardo di un altro artista, la semplice riproduzione di un’opera d’arte della collezione si arricchisce di un valore aggiunto.

Massimo Bartolini tocca invece un altro aspetto del patrimonio museale: i video. Per l’occasione l’artista ha realizzato un’installazione che mostra metaforicamente come la collezione sia il perno attorno a cui ruota il museo stesso. Sugli scaffali di una libreria, tenuti da una colonna centrale, sono posizionati dei proiettori che mostrano le riprese di diversi video della collezione di Museion. Le riprese sono state realizzate durante le fasi di allestimento della mostra: ogni video si e’ cosi’ caricato del contesto della sua stessa proiezione e della sua storia. I rumori, la duplice ripresa e la riproduzione dell’ambiente di proiezione, risultano essere, anche in questo caso, un valore aggiunto alle opere d’arte.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>