Alla sua prima personale in Italia, Florian Neufeldt presenta a Roma lavori che rivelano modalità articolate di relazione con lo spazio espositivo e contemporaneamente evidenziano l’aspetto principale del suo lavoro: la condizione dell’essere”bloccato”, indifeso, affrontando dinamiche che non possono essere controllate. Presso The Gallery Apart (Roma) il 13 dicembre, Neufeldt espone alcune sculture, anche imponenti, che rappresentano i più recenti approdi del suo percorso artistico, mentre per 26cc (il 15 dicembre) ha realizzato un’installazione visivo/sonora che cattura “le parole” del mondo e ne evidenzia l’assurda ambiguità.
Le sculture che Neufeldt presenta nello spazio di The Gallery Apart mostrano un’attenzione singolare verso ciò che costituisce il nostro quotidiano. Mobili, sedie e suppellettili di vario genere vengono scomposti, ridotti a frammenti e poi riportati allo stadio di materiale, ricomposti in nuove forme, legate da fasci di luce al neon o pezzi di guardrail. Evocato o reale, ne emerge il movimento e il suo dato esponenziale, la velocità. Le forme rinnovate non perdono l’identità originaria degli oggetti da cui derivano. Le sue sculture – alcune possono essere di carattere installativo – per la maggior parte delle volte sono composte da materiali non astratti, come oggetti che sono stati usati precedentemente, e in qualche modo la loro funzione vive ancora all’interno di essi. Anche quando una piccola parte è rimasta, è chiaro che cosa fosse l’oggetto originario. La scala tagliata rimane sempre una scala anche se ora ci ricorda qualcos’altro. A Shot in the Dark (2010) è l’opera principale in esposizione presso The Gallery Apart; è una scala che pende orizzontalmente dal soffitto, che è stata tagliata verticalmente nel mezzo. Le due meta della scala sono state messe insieme fino a formare una linea con le due estremità superiori combacianti. Al di sotto del punto di incidenza delle due parti tagliate della scala pende autonomamente dal soffitto un passamano circolare ricoperto di nero. Alcune parti della scala da pittore sembrano cascare a pezzi verso il passamano nero. In conseguenza alla divisione la scala diventa raddoppiata, l’estremità superiore non è più l’estremità superiore ma una giunzione di direzioni, un sovraccarico, un passaggio senza le sue caratteristiche. Sembra un punto di non ritorno come se l’unica via per scendere fosse cadere. Il passamano nero a suo modo sembra benigno buco (nero). Non porta da nessuna parte.
E di ambivalenza di significati tratta anche Nothing succeeds like success, and nothing survives like survival l’installazione che Neufeldt presenta negli spazi di 26cc al Pigneto. Gli scheletri di alcune sedie da ufficio – manipolate in modo da alterare il binomio aspetto/funzione – compongono un’originale e frammentata architettura aerea che ospita il suono. Gli altoparlanti diffondono il suono di una voce di un uomo che recita ripetutamente una serie di parole che sembra avere lo stesso significato o simile. Recita impiegando un solo respiro fino al punto di non poter continuare. Poi ricomincia. La serie di parole recitate sono una raccolta di termini tedeschi relative alla sopravvivenza in un ambito sociale e competitivo, ad esempio: forza, resistenza, potere. Queste parole sono state tradotte in inglese, e le diverse proposte per i termini originali – non importa se presi da un contesto tecnico medico – formano un gruppo di termini che sono ripetuti. Questi mantra sembrano inefficaci- anche ironici quando la voce dirada e il respiro finisce, poiché hanno la durata di un respiro. Neufeldt sceglie volutamente parole ambigue che hanno sensi e significati diversi, talvolta addirittura opposti, se si confronta il linguaggio “comune” e quello utilizzato, ad esempio, nella sfera dell’economia. In tal modo pone in evidenza le strategie attraverso cui il potere agisce, utilizzando le regole (il linguaggio) in modo esclusivo.