British Art Show 7, la noia è servita

di Redazione Commenta

Matthew Darbyshire

Dal momento della sua nascita nel 1979 il British Art Show, anche noto come BAS, ha contribuito all’escalation della Union Jack, contribuendo inoltre a lanciare in tutto il mondo il fenomeno della generazione Young British Artists (YBA). Va detto infatti che questa piattaforma quinquennale ed itinerante (la mostra infatti va in tour nelle più importanti città del Regno Unito) nata con l’obiettivo di scoprire i nuovi talenti dell’arte contemporanea britannica, ha presentato al grande pubblico, nel 1984,  gente come Paula Rego, Barry Flanagan, Tony Cragg, Antony Gormley.

L ‘edizione del 1990 è stata invece impreziosita dalla presenza di nomi quali Rachel Witheread, Fiona Rae, Mona Hatoum, Julian Opie e Gary Hume. E questo è niente in confronto alla storica edizione del 1995 con i talenti YBA del calibro di Sam Taylor-Wood, Damien Hirst, Douglas Gordon, Chris Ofili e Tacita Dean.  Insomma non è peccato affermare che il BAS ha letteralmente scritto un capitolo dell’arte contemporanea internazionale.

Spartacus Chetwynd

In questi giorni è sbarcata alla Hayward Gallery di Londra (dal 16 febbraio al 17 aprile) la settima edizione della prestigiosa manifestazione e va detto che il parere della critica è stato un tantino freddo. Come già avevamo accennato in alcuni nostri precedenti articoli è forse ora di decretare la fine della fortuna inglese, l’epilogo di quei tempi in cui il Regno Unito sembrava sfornare un grande talento al giorno.

Roger Hiorns

La stessa stampa londinese parla di un ammasso di opere fredde e vacue tra cui spicca la monotona performance di Roger Hiorns costituita da un uomo nudo seduto su una panchina che osserva instancabilmente il fuoco. Becky Beasley ha invece creato sette grandi fotografie di un piccolo blocco di pirite, appesantite da un tedioso testo preso da Korrektur di Thomas Bernard, segno evidente dell’ostinazione di artisti e curatori di non lasciar parlare l’opera d’arte con la sua voce. Sempre secondo la stampa inglese Matthew Darbyshire ha creato un’installazione che sembra una stanza arredata Ikea, seguito a ruota da Spartacus Chetwynd che ha eseguito una sciatta versione di una casa richiudibile. Ma le critiche negative sembrano non finire mai e noi ci chiediamo una sola cosa: perchè l’arte britannica è divenuta così noiosa e vuota?

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