Guerre Stellari è simile al mondo dell’arte contemporanea

Lo scorso Giovedì il Philoctetes Center di Manhattan ha inaugurato un bizzarro incontro di contemporanea incentrato su di un progetto dello scultore John Powers. L’evento dal titolo Star Wars and Modernism: An Artist Commentary è appunto una provocatoria ed originale iniziativa volta ad approcciarsi alla celebre pellicola Star Wars non solo come il più banale dei blockbusters americani ma anche come un interessante soggetto artistico dotato di una propria mitologia.

Secondo Powers, Star Wars è una metafora della guerra del Vietnam e le forze oscure del maligno Impero sono in realtà una raffigurazione dell’esercito americano. Oltre a tutti i raffronti metaforici offerti da Powers, l’artista ha ribadito l’aspetto estetico minimalista che si cela all’interno degli oggetti del film. Durante l’incontro/conferenza, Powers ha mostrato alcuni oggetti tratti dalle scene del film con accanto alcune opere d’arte minimalista e l’effetto è stato decisamente stupefacente.

David Byrne: “Mi hanno rubato Road To Nowhere”

Siamo qui ancora una volta a parlare dell’eccentrico ed eclettico David Byrne, musicista, compositore e produttore discografico britannico naturalizzato statunitense, fondatore e animatore dei Talking Heads e vincitore in carriera del premio Oscar, del Golden Globe e del Grammy award. Ma Byrne come ben sapete è anche uno stimato protagonista della scena dell’arte contemporanea internazionale. Comunque sia ogni tanto il nostro Byrne si getta in bizzarre questioni, tanto per tener fede alla sua fama di borderline dell’arte, ed alle volte fa arrabbiare qualcuno (vedi il nostro articolo sulla vicenda Biesenbach/Lady Gaga).

Questa volta però è accaduto l’esatto contrario e qualcuno ha fatto decisamente arrabbiare Mr. Byrne. Charlie Crist, l’attuale governatore della Florida, avrebbe infatti usato una celebre song dei Talking Heads per la sua campagna senatoriale contro il repubblicano Marco Rubio. L’inconveniente è che la hit dal titolo Road To Nowhere è stata illecitamente gestita da Crist il quale secondo Byrne non possedeva i diritti per farlo.

Saatchi alla riscossa ma la YBA generation è irripetibile

E’ un collezionista, un art dealer ma soprattutto è stato il creatore di una nuova generazione artistica. Stiamo ovviamente parlando di Charles Saatchi, mogul dell’arte contemporanea che negli anni ’90 ha creato dal nulla la generazione degli Young British Artists, portando in auge nomi come Tracey Emin, Damien Hirst, Steve McQueen, Chris Ofili, Marc Quinn, Jenny Saville, Georgina Starr e Sam Taylor-Wood, tanto per citarne alcuni ma la lista sarebbe ancora lunga. Prima di allora, salvo sporadici sprazzi (anche se fondamentali) come l’Independent Group precursore della Pop Art, il Regno Unito non vantava certo molti primati all’interno della scena dell’arte contemporanea.

Insomma il vecchio Saatchi ha trasformato la sua nazione in un polo artistico capace di catalizzare l’interno mercato mondiale. Sono però passati 13 anni dalla celebre mostra Sensation e da quella stagione di gloria che si  è comunque protratta nel tempo ed oggi i protagonisti della YBA sono artisti maturi ed affermati che hanno intrapreso le loro strade. Saatchi ha continuato la sua attività di scouting e scopritore di talenti, aprendo anche un sito web, organizzando concorsi e persino talent show. A distanza di tutti questi anni il magnate ha quindi tentato di bissare il successo della stagione d’oro ma con alterne fortune.

Apre Art Hk 10 ed intanto a Roma la fiera diventa troppo mondana

Dal 27 al 30 Maggio torna Art Hong Kong edizione 2010, la grande fiera internazionale che con soli tre anni di attività si è messa in evidenza come la più importante manifestazione asiatica legata all’arte contemporanea. Certo non siamo ancora ai livelli delle altre fiere internazionali ormai universalmente riconosciute ma i segni di crescita sono evidenti, anno dopo anno. Va detto inoltre che se Frieze, ad esempio, riesce a catalizzare l’attenzione di 60.000 visitatori, Art HK la tallona con circa 30.000 visitatori, niente male per una manifestazione nata da poco. Quest’anno il numero di gallerie partecipanti è di 150, provenienti da circa 29 paesi differenti e durante le selezioni sono state lasciate a piedi altre 150 gallerie.

Ovviamente ogni fiera che si rispetti mira al successo di vendite ma, a dispetto delle tante presenze, le vendite non vanno di pari passo con i grandi numeri. Secondo Matthew Slotover, co-fondatore della Frieze Art Fair, l’ 80% delle persone in fiera curiosano in giro senza comprare assolutamente nulla. Dati alla mano si potrebbe quindi tranquillamente affermare che le fiere d’arte contemporanea siano divenute una sorta di appuntamento culturale più che commerciale. Questo ragionamento potrebbe essere valido anche per le manifestazioni fieristiche italiane, ovviamente con le dovute eccezioni. Prendiamo ad esempio Roma, The Road to Contemporary Art, manifestazione fieristica che tornerà anche quest’anno dal 27 al 30 maggio 2010 nella nuova sede del Macro Testaccio.

Il Giudice parla chiaro: la Lista Nera non esiste ma…

Vi abbiamo tenuto sempre informati sull’intera vicenda e siamo ora qui a comunicarvi che alla fine la corte di Manhattan ha negato l’esistenza della famigerata lista nera dell’arte contemporanea. Lo scorso giovedì la corte ha emanato il verdetto, giudicando aleatorie le accuse del collezionista Craig Robins, che aveva appunto accusato l’artista Marlene Dumas, assieme ad una serie di celebri dealers americani. Robins, stando a quanto dichiarato, sarebbe stato messo su una sorta di lista nera assieme ad altri collezionisti, colpevoli di rivendere troppo presto le opere degli artisti rappresentati da un giro di gallerie amiche e di pregiudicare così la giusta crescita di quotazioni degli stessi .

In parole povere tutti i collezionisti e galleristi presenti sulla lista, sempre secondo le parole di Robins, non possono più comprare opere d’arte dalla cerchia di dealers implicati nel giro.  David Zwirner, ex dealer di Marlene Dumas ha poi confermato la presenza di una lista nera rivolta però a collezionisti accusati di aver speculato sulle opere dell’artista. Insomma alla fine il giudice ha ritenuto del tutto infondate le accuse di Robins che non sarebbero state supportate da prove concrete o quantomeno scritte.

Il palazzo della ex Dia Foundation cambia vita e ci guadagna

Il vecchio spazio di Chelsea occupato dalla Dia Art Foundation di New York potrebbe presto trovare una nuova ragione di esistere. Dal 1987 al 2004 il grande edificio in mattoni rossi sito al numero 548 della 22esima strada ha ospitato la prestigiosa fondazione, dopo la definitiva chiusura ha invece prestato i locali al progetto temporaneo intitolato X-Initiative. Oggi è giunto il momento di entrare in una nuova era e l’ex Dia Foundation potrebbe divenire un nuovo spazio dedicato ad esposizioni di arte contemporanea ed altri eventi simili.

Il celebre art dealer Zach Feuer ha infatti appena firmato un contratto di affitto per metà del piano terra mentre la CRG Gallery è attualmente in trattativa per occupare la seconda metà. Feuer attualmente occupa uno spazio sulla 24esima strada ma con il nuovo affitto avrà il doppio della superficie per ospitare lo squadrone dei suoi artisti, in cui figurano nomi del calibro di Dana Schutz, Nathalie Djurberg e Phoebe Washburn. Ovviamente con il doppio dello spazio, anche il numero degli artisti rappresentati da Feuer è destinato a crescere.

Nuove sedi per il Baibakov e per Gagosian mentre Koolhaas…

Maria Baibakova è tornata all’assalto. La facoltosa e bellissima figlia del magnate Oleq Baibakov, già fondatrice nel 2008 del Baibakov Art Center ha infatti deciso di portare a termine l’ultima fase di sviluppo del suo centro per le arti che in soli due anni ha esposto nomi del calibro di Luc Tuymans, Paul Pfeiffer, Sterling Ruby e Matthew Brannon. Il Baibakov saluterà infatti gli spazi dell’ex fabbrica di cioccolato Red October di Mosca per spostarsi in uno spazio vicino il fiume Paveletskaya.

La nuova location occuperà circa 13.000 metri quadrati di superficie, donando così al Baibakov Center un’aura ancor più sofisticata e museale. Lo spazio aprirà al pubblico il prossimo 27 maggio con la mostra Perpetual Battles dove figurreranno artisti come Cyprien Gaillard, Saadane Afif e Adel Abdessemed.

Rubate due opere di Banksy

Torniamo ancora una volta a parlare del nostro beniamino Banksy e non diteci che vi abbiamo importunato abbastanza con le avventure del celebre street artist. Dopo aver subito numerose “cancellature” delle sue opere causate da altri colleghi e dalle amministrazioni cittadine desiderose di ripulire il tessuto urbano, il nostro ha finalmente provato un poco di sollievo dopo che a Manchester alcuni operatori ecologici hanno scoperto un suo vecchio murale su di un muro di mattoni che era stato coperto da un’altra opera.

Oggi però il nostro è ripiombato nello sconforto più nero a causa di un fatto sconcertante accaduto alla Art Republic, una galleria sita in New Compton Street a Londra. Un uomo ed una donna si sono infatti introdotti nottetempo all’interno della galleria ed in men che non si dica hanno trafugato due stampe limited edition prodotte dal celebre street artist. 

Picasso, Braque ed altri dipinti rubati a Parigi

Incredibile e scioccante notizia proveniente da Parigi. Alcuni ladri si sono introdotti l’altro ieri notte all’interno del Museo di arte moderna di Parigi (Musée d’art moderne de la Ville de Paris). La banda ha forzato un lucchetto e mandato in frantumi un vetro  penetrando così dentro lo spazio museale. Ieri mattina, al momento del loro arrivo, i responsabili dell’istituzioni si sono trovati davanti ad una scena a dir poco tragica.

La banda, presumibilmente prima dell’alba, aveva infatti trafugato ben cinque capolavori d’arte. Cosa strana è che le telecamere a circuito chiuso del museo hanno registrato solamente l’accesso di un ladro, ma si pensa che si sia trattato di un blitz ben organizzato. Comunque sia ora all’appello mancano come detto un dipinto di Pablo Picasso, uno di Georges Braque, uno di Amedeo Modigliani, uno di Fernand  Léger ed uno di Henri Matisse, in pratica una vera e propria catastrofe.

In vendita le foto di Kate Moss nuda

Su Kate Moss I giornali scandalistici hanno scritto migliaia di articoli di gossip. Da quel 15 settembre 2005, data in cui la rivista britannica Daily Mirror pubblicò in prima pagina, ed in un ampio servizio, alcune fotografie che ritraevano Kate Moss, insieme al compagno il celebre cantante Pete Doherty, nell’atto di consumare cocaina, gli eccessi e la condotta di vita della celebre modella hanno decisamente catalizzato l’attenzione pubblica. Verrebbe da dire che con quello scandalo la fama di Kate Moss si ancor di più accresciuta.

Parlando d’arte contemporanea va inoltre detto che l’avvenente modella è stata più volte musa ispiratrice di molti protagonisti della scena internazionale. Basti ad esempio citare la Kate Moss tutta d’oro creata da Marc Quinn o le altre esperienze della bionda modella sia posando direttamente per artisti come Lucien Freud, sia come soggetto involontario di opere create da Russell Young e Banksy.

David Hockney, dall’iPhone all’iPad

David Hockney all’età di 72 anni non ha ancora perso la voglia ed il gusto di sperimentare nuove tecniche e soprattutto nuove tecnologie. La volta scorsa vi avevamo già accennato della sua passione nei confronti dell’ iPhone, l’ambito gioiellino di casa Apple. Ebbene il celebre pittrore, dopo aver a lungo utilizzato Brushes, l’app che permette di usare il telefonino come una sorta di tavoletta grafica, ha ora focalizzato la sua attenzione sul nuovo nato dell’azienda di Steve Jobs e sarebbe a dire l’iPad.

Hockney ha dichiarato al celebre quotidiano inglese The Evening Standard, di aver cominciato da qualche settimana a dipingere utilizzando l’iPad. Hockney nel corso della sua carriera ha già sperimentato numerosi mezzi tecnologici come il fax, fotocopiatrici e fotografie istantanee Polaroid.

William Powhida e la magia dell’arte, mentre design e street art si uniscono

Vi ricorderete certamente del simpatico artista statunitense William Powhida che lo scorso anno creò una divertentissima opera/vignetta dal titolo How The New Museum Committed Suicide with Banality, mettendo alla berlina il comportamento poco chiaro del New Museum e tutti i suoi balletti di curatori, collezionisti ed artisti amici da far esporre. Per l’occasione l’opera figurò sul prestigioso magazine d’arte The Brooklyn Rail nel numero di novembre del 2009 e le tragicomiche avventure di Koons e soci fecero il giro del mondo.

Ebbene lo scorso venerdì, Powhida ha colpito ancora con una performance del tutto irriverente che si è tenuta a New York. Titolo dell’evento: Surviving The Art World Using The Art of Sorcery (che in italiano suonerebbe come Resistere al mondo dell’arte utilizzando l’arte della magia). Ovviamente Powhida è sempre ben informato sui (molti) vizi e le (poche) virtù della scena statunitense e non manca mai di inserire nelle sue creazioni tutti i più piccanti gossip del momento.

Un Warhol venduto ed un Constable ritrovato

Occhi puntati su di un grande dipinto di Andy Warhol del 1986, comparso lo scorso mercoledì ad un’asta da Sotheby’s. Il dipinto è stato venduto da Tom Ford, stilista, regista ed accanito collezionista d’arte. Il suo acquirente si è impossessato dell’importantissima opera dopo una lunga asta per telefono che ha portato le quotazioni del dipinto da 15 milioni di dollari a 32.6 milioni di dollari.

L’opera ritrae un Warhol in viola su sfondo nero ed è stata dipinta esattamente un anno prima della sua morte. Esistono in totale 5 versioni dell’autoritratto, ognuna con un differente colore. L’Andy Warhol Museum di Pittsburgh detiene due copie, una in giallo e l’altra in blu. Il Modern Art Museum di Fort Worth ne possiede una verde ed infine i magnate Peter M. Brant è il proprietario del dipinto in rosso.

Vik Muniz regista, street art in casa e nuovi bus per Londra

Il poliedrico artista brasiliano Vik Muniz è celebre per le sue opere create con un’infinità di materiali incluso il burro di arachidi con cui ha prodotto una stravagante versione della Monna Lisa. Adesso l’artista ha però intenzione di sperimentare un nuovo media. Muniz sta infatti lavorando alla stesura di un copione cinematografico che prossimamente diverrà un lungometraggio. “Fare cinema è una cosa che mi ha sempre affascinato, un film è una sorta di assemblaggio di discipline artistiche differenti unite insieme. Certo un lungometraggio è una prova ardua, si ha sempre paura di perdere il filo o fare qualcosa di non comprensibile” ha dichiarato l’artista che sarà anche regista di questa pellicola che trae ispirazione dalle soap operas brasiliane. Per ora la pellicola è top secret ma vi terremo informati sui nuovi sviluppi.

Parliamo ora di street art. L’artista newyorchese Momo è conosciuto per le sue grandi creazioni che si estendono all’interno degli spazi pubblici. Oggi però Momo ha deciso di rendere le sue opere un tantino più “private”.