Le proteste in Iran si allargano al mondo dell’arte

In seguito alle utlime elezioni presidenziali dello scorso 13 Giugno 2009, vinte ufficialmente da Aḥmadinejād, ma sulla cui regolarità l’opposizione ha espresso forti dubbi, si è registrata una drammatica  rivolta  sociale in Iran che si è risolta in manifestazioni non autorizzate e scontri di piazza, con un numero indefinito di morti provocato da un intervento delle forze dell’ordine le quali con efferata violenza si sono abbattuto sulle masse.

Il mondo non è stato certamente a guardare è numerose iniziative di supporto sono spontaneamente apparse sia da parte della politica che dal sociale e dallo spettacolo. Anche l’arte contemporanea ha deciso ultimamente di focalizzare l’attenzione sul problema Iran. Il 26 giugno il Chelsea Art Museum di New York ha inaugurato una mostra dal titolo Iran Inside Out, manifestazione tesa ad esplorare il linguaggio artistico di 56 artisti provenienti dal paese islamico.  Contemporaneamente, dall’altra parte del globo anche la Asia House di Londra ospita nei suoi spazi espositivi la mostra Made In Iran una piccola collettiva con giovani artisti, tutti quanti provenienti dalla città di Tehran.

Twitter, Facebook e gli eventi artistici

Anche i musei come il resto del mondo si sono gettati nell’universo Twitter per tenere vivo il contatto e la comunicazione con gli appassionati d’arte di tutto il globo. Twitter è un servizio di social network e microblogging che fornisce agli utenti una pagina personale aggiornabile tramite messaggi di testo lunghi al massimo 140 caratteri. Gli aggiornamenti possono essere effettuati tramite il sito stesso, via SMS, con programmi di messaggistica istantanea ed e-mail.

Tali aggiornamenti sono mostrati istantaneamente nella pagina di profilo dell’utente e comunicati agli utenti che si sono registrati per riceverli. A guidare la classifica delle istituzioni museali con più contatti c’è il MoMa con 28,803 persone iscritte, una cifra ancora molto modesta se si pensa al fatto che il campione di basket Shaquille O’Neal detiene il primato con oltre 2.8 milioni di fans.

Kenneth Anger, il video artista maledetto al P.S.1

Se non avete mai visto dal vivo lo scandaloso video di Kenneth Anger dal titolo Scorpio Rising probabilmente è ora che lo facciate e quale miglior occasione della retrospettiva a lui dedicata dalla prestigiosa galleria P.S.1 di New York che mette in mostra anche altri capolavori del controverso artista statunitense.

Anger Cominciò a girare film all’età di 10 anni, ma i suoi primi film andarono quasi tutti distrutti. Il suo primo film ad avere una distribuzione fu Fireworks, girato a Los Angeles nel 1947, che attirò l’attenzione di Jean Cocteau, il quale lo invitò successivamente a recarsi a Parigi. Verso la fine degli anni sessanta lavorò con Mick Jagger dei Rolling Stones e con Bobby Beausoleil complice di Charles Manson, colpevole di omicidio di primo grado che partecipò al suo celeberrimo experimental movie del 1969 Invocation of my demon Brother la cui colonna sonora fu eseguita da Mick Jagger con un sintetizzatore Moog e fu poi completata con le musiche del film di Anger del 1970, Lucifer Rising .

Walking in My Mind camminando nella mente dell’artista

La fortunata serie di summer exhibition della Hayward Gallery di Londra rilancia la recente tradizione di invitare famosi e promettenti artisti di tutto il mondo, trasformando così la galleria in un unico spazio espositivo interno ed esterno. Quest’anno dieci artisti sono stati selezionati per esporre opere che indagano sui meccanismi interni della mente e cioè emozioni, pensieri, memorie e sogni, il tutto rappresentato in tre dimensioni.

Un interessante tema che invita i visitatori ad esplorare i processi creativi degli artisti e getta luce sul momento creativo stesso. La mostra presenta al pubblico sia opere recenti che meno recenti dei seguenti artisti: Charles Avery (UK), Thomas Hirschhorn (Svizzera), Yayoi Kusama (Giappone), Bo Christian Larsson (Svezia), Mark Manders (Olanda), Yoshitomo Nara (Giappone), Jason Rhoades (USA), Pipilotti Rist (Svizzera), Chiharu Shiota (Giappone) e Keith Tyson (UK).

Il MoMa taglia le donne, quote rosa anche per l’arte

Artemisia Gentileschi, Berthe Morisot e Frida Kahlo fino ad arrivare alle più vicine Tacita Dean, Pipilotti Rist e Sophie Calle citando anche le italiane Lara Favaretto, Ra Di Martino e Luana Perilli. Insomma il mondo dell’arte al femminile è un grande cuore pulsante che non si esaurisce certo a questa microscopica lista.

Parlando della scena artistica contemporanea si possono inoltre effettuare alcune riflessioni, le donne sia per intenti artistici che per tecniche e per sperimentazione non sembrano invidiar nulla ai loro colleghi uomini. Anzi, con una punta di compiaciuta ironia le artiste sembrano esser dotate di una poetica ancor più profonda e di un’acuta sensibilità verso l’innovazione.

Eppure, senza creare un nuovo caso di quote rosa dell’arte contemporanea, le donne-artista sono sempre meno presenti all’interno delle manifestazioni artistiche internazionali. In merito a ciò un paio di settimane fa il critico del New York Magazine Jerry Saltz ha scatenato un fiume di polemiche semplicemente aggiornando lo status della sua pagina di Facebook. Lo status incriminato postato da Saltz recitava queste parole: “Delle 383 opere presenti al quarto e quinto piano della collezione permanente del MoMa solo 19 sono di donne (4%)” .

Anche Pechino ha la sua Biennale

Pechino si prepara per una grande manifestazione destinata a proiettarla tra le grandi capitali dell’arte, un evento che porterà più di 70 artisti internazionali nel cuore della metropoli cinese. Si tratta della Beijing 798 Biennale che inaugurerà il prossimo 15 agosto e sarà aperta al pubblico fino al 12 settembre.

“Beijing 798 Biennale verte sulla ridefinizione” afferma il curatore Marc Hungerbühler, “essa trasformerà Pechino in una grande catapulta per movimenti culturali. L’evento è saldamente strutturato dalla base al vertice e cioè dagli artisti alla direzione e non come accade in altri musei ed istituzioni che badano prima ai vertici e poi agli artisti”.

La lunga estate calda della DESTE foundation

Grande mostra al DESTE foundation di Atene con 15 artisti provenienti dalla collezione del magnate Dakis Joannou. L’evento dal titolo A Guest+A Host=A Ghost in visione fino al prossimo dicembre è stato organizzato dal curatore del New Museum Massimiliano Gioni in collaborazione con Maurizio Cattelan, Urs Fischer e Cecilia Alemani.

Organizzato come un incredibile labirinto artistico l’evento propone una serie di incontri simbiotici e relazione parassite, le solo presentations sono spesso bruscamente interrotte da brusche presenze ed inusitata contrapposizioni: i disegni di Kara Walker accerchiano una monumentale tomba di Urs Fischer; Le inquietanti figure di Seth Price affrontano un autoritratto di Martin Kippenberger.

Quel diavolo di Paul McCarthy

Captain Ballsack, Bush, maiali, pirateria, questo e molto altro in mostra alla famosa galleria Hauser&Wirth di Zurigo che ospita fino al 25 di luglio una nuova ed emozionante serie di sculture di quel genio del male chiamato Paul McCarthy.

Le opere all’argano il fantastico universo creato dall’artista portandolo ad un nuovo livello di esuberante creatività che accoglie le depravazioni della società all’interno della pratica artistica. Captain Ballsack (2001-2009) è una scultura splendidamente eterogenea che combina argilla, schiuma polimerica e vetro resina insieme ad oggetti trovati per strada dall’artista. si tratta di un pirata che assomiglia sinistramente ad una sacca scrotale in marcescenza adornata con una corona rossa costruita da un sofà capovolto. 

Classified, una mostra sulla classificazione

Importanti e recenti acquisizioni di arte contemporanea inglese sono attualmente in mostra alla Tate Britain dal 22 giugno. La manifestazione a carattere totalmente gratuito dal titolo Classified include opere di larga scala e molteplici media, tra gli artisti acquisiti svettano in nomi di Phillip Allen, Gillian Carnegie, Jake and Dinos Chapman, Martin Creed, Tacita Dean, Jeremy Deller, Mark Dion, Ceal Floyer, Damien Hirst, Simon Patterson, Peter Peri, Fiona Rae, Simon Starling e Rebecca Warren.

La mostra focalizza l’attenzione sul metodo di lavoro degli artisti, esplorando il  bisogno di classificazione come grande influenza in grado di alterare la nostra percezione del mondo esterno. Classified si riferisce al desiderio di collezionare, ordinare e categorizzare e mostra quanto gli artisti usino questo metodo nel loro lavoro.

Jimmie Durham e il suo Detour a Roma

Mercoledì 24 giugno la Fondazione Volume! di Roma in collaborazione con RAM – radio arte mobile inaugurano presso l’Acquario Romano la mostra Detour over Rome, personale di Jimmie Durham, a cura di Angelo Capasso.

Jimmie Durham (Usa, 1940) nel suo lavoro usa  modalità espressive diverse  spaziando dal disegno alla scrittura, dalla scultura all’installazione. Quest’ultima  spesso entra in un rapporto critico con l’architettura occidentale codificata.  Il riferimento contenuto nel titolo dell’installazione,  Detour over Rome,  creata per l’occasione nel giardino dell’Acquario Romano, fa riferimento all’ultima città dove Jimmie ha scelto di risiedere.

Progetto di collettiva alla galleria Maria Grazia Del Prete

 La Galleria Maria Grazia Del Prete di Roma ospiterà fino al 30 settembre la mostra Progetto di collettiva, a cura di Angelo Capasso, che si propone come una riflessione sulla prima e più seducente forma di esposizione. In mostra, quattro artisti diversi per generazione, nazionalità e percorso: Bizhan Bassiri, Jan Dibbets, Marco Fedele di Catrano e Maria Morganti.

“Progetto” – dal latino prōiectus – è l’azione di distendere. Il termine traduce anche l’anglosassone “design” (omofono e omologo di disegnare, designare, delineare).

Un progetto di mostra collettiva non è soltanto un progetto sul lavoro degli artisti, ma è sull’arte stessa. È un modo per ripensare la mostra collettiva non come ensamble che giustifica un concetto, ma in quanto group-show che propone un concetto. Non verbale, ma visivo.

La galleria Alfonso Artiaco si tinge di grigio

La galleria Alfonso Artiaco di Napoli inaugura il 25 giugno la mostra personale di Alan Charlton. Fedele al suo statement “I am an artist who makes grey paintings” Alan Charlton dagli anni settanta realizza monocromi grigi.

La sua pratica pittorica volta all’essenzialità implica il costante quotidiano confrontarsi con essa, una voluta sapienza nella preparazione dei telai e delle tele eseguita dall’artista stesso insieme al rigore e alla ricerca della composizione della forma epurata dei suoi monocromi. La sua e’ una pittura grigia che si confronta con lo spazio dove e’ esposta, da intendersi in un dialogo architettonico con esso.

Emotional Community alla galleria Monitor di Roma


Mercoledì 24 giugno la galleria Monitor di Roma inaugura la mostra Emotional Community, collettiva di Francesco Arena, Jeremy Deller, Gabriele De Santis, Gülsün Karamustafa, Mike Kelley, Garrett Phelan, Alejandro Vidal, Akram Zaatari e The Joy Division a cura di Teresa Macri‘.

La comunità emotiva e’ soprattutto un flusso empatico che si espande in un territorio mentale e fisico e che condivide impulsi e ossessioni, desideri e asfissie. E’ un luogo d’intensità. E’ una mappa di significanza. Una zona d’ombra o/e una agorà globale. E’ un feedback diagonale. E’ ideologica e edonistica, territoriale e smaterializzata, utopica e feticistica, politica e enigmatica, ludica e situazionista, trasgressiva o convenzionale. La comunità emotiva ha una logica del senso binaria: progettuale o inoperosa. Decostruisce gli stereotipi globali o si appiattisce nei trend consumistici. Agisce sottopelle infiltrandosi nelle molecole del soggetto e poi avanza come un magma.

Robert Mapplethorpe incontra il David di Michelangelo

Una mostra dedicata al grande fotografo americano Robert Mepplethorpe, nel ventennale della sua morte, è stata inaugurata presso la Galleria dell’Accademia di Firenze e rimarrà aperta fino al 27 settembre.

E’ la prima volta che le opere di questo grande artista della fotografia, di fama internazionale, vengono esposte in un tempio dell’arte come l’Accademia di Firenze, ricordata soprattutto nel mondo come ‘Museo di Michelangelo’ per la presenza di una delle icone dell’arte universale quale il David. I curatori della mostra – Franca Falletti e Jonathan Nelson – già nella scelta del titolo Robert Mapplethorpe La perfezione nella forma hanno voluto esprimere il principio profondo che accomuna l’artista dello scatto fotografico ai grandi maestri del Rinascimento e in particolare a Michelangelo: la ricerca di equilibrio, correttezza e nitidezza insita nella ‘Forma’ che tende alla perfezione attraverso il rigore geometrico dei volumi definiti dalla linea e scolpiti dalla luce.