CARMELO NICOTRA – 37° 19′ 07” N 13° 39′ 47” E

Sabato 14 Gennaio 2012 presso la Galleria Zelle Arte Contemporanea di Palermo si inaugura la mostra 37° 19′ 07″ N 13° 39′ 47″ E, prima mostra personale di Carmelo Nicotra a cura di Maria Giovanna Virga. La mostra sarà visibile fino al 14 febbraio 2012.

Il titolo è costituito dalle coordinate geografiche di Favara, ambiente di ricerca in cui l’interesse antropologico per il tessuto sociale e abitativo viene sollecitato particolarmente dalla presenza di diverse case fatiscenti che diventano lo scenario in cui l’artista interagisce. La mostra è il risultato di un percorso conoscitivo attraverso questi siti archeologici moderni. All’ingresso della galleria due mensole ricordano le catalogazioni dei musei archeologici, ma al posto dei reperti storici l’artista vi espone frammenti di abitazioni, differenti per forma, colore e provenienza.

auroraMeccanica a SpazioBlue

Venerdì 27 Gennaio 2012 ore 17 si inaugura la mostra Dance Me to the End of Love di auroraMeccanica a cura di Simona Gavioli presso SpazioBlue, via Gandino 3, Bologna. “Dance Me to the End of Love” è una canzone di Leonard Cohen del 1984. Nel testo romantico, emozionante, commovente e pieno di metafore si racconta un frammento della storia tragica e senza ritorno di un momento storico molto difficile. Gli uomini danzano speranzosi accompagnati dalla loro forza per combattere la paura, il tormento e l’attesa. Questi uomini immaginano di ballare, stretti, avvinghiati, legati da un cordone ombelicale come quello che lega l’amore di una madre per il proprio figlio. Un amore che è quello per la vita, la famiglia, la speranza, o la propria donna. Una danza, lenta e fiduciosa, tra le note che scandiscono l’avvicinarsi della fine. La danza ci racconta attraverso il corpo che, come ne “l’Euritmia” di Rudolph Steiner, si associa alla musica e alle parole per tradurre, con il movimento, i principi armonici delle manifestazioni universali.

Nel susseguirsi dei movimenti corporei che immaginiamo mentre aguzziamo i sensi appare chiara la distinzione tra “Korper”, inteso come corpo-casa, oggetto passivo e materiale, e “Leib” corpo/energia, elemento vitale ed essenza spirituale capace di azioni, corpo vivente, energia e principio esistenziale che permette di coglierne l’identità. “Conducimi fino alla tua bellezza con un violino ardente, conducimi attraverso il panico finchè potrò essere al sicuro, alzami come un ramo d’ulivo e diventa la colomba che mi riconduce a casa conducimi fino alla fine dell’amore ”. La danza ci culla, ci sveglia ci impone dispecchiarci e tirar fuori la nostra personalità. Perché la danza è, unitamente al linguaggio del corpo, il modo più forte, diretto, efficace, ed immediato, attraverso cui l’uomo comunica. Nel testo di Dance Me to the End of Love, chi danza fino alla fine dell’amore, instaura un legame singolare tra il proprio corpo e la propria anima ne crea un rendez–vous. La danza è capace di sentire la musica e tramutare ogni singola nota in movimento corporeo. Possiede la capacità di trasmettere i propri sentimenti, parla senza voce, arriva direttamente al cuore usando un solo linguaggio; quello dei gesti, dei movimenti, quello del corpo senza remissioni.

Da Hopper a Warhol. Pittura americana del XX secolo a San Marino

Da Hopper a Warhol. Pittura americana del XX secolo a San Marino, curata da Marco Goldin, è proposta a Palazzo SUMS dal 21 gennaio al 3 giugno (in parallelo alla grande mostra riminese “Da Vermeer a Kandinsky. Capolavori dai musei del mondo a Rimini”). L’esposizione prende in considerazione tutti i momenti fondamentali, a partire dal realismo di Edward Hopper da un lato e di Thomas Hart Benton dall’altro, fino all’esperienza così particolare di Giorgia O’Keeffe. Già da questi primi nomi si comprende come la partenza della rassegna sammarinese sia straordinaria, con il realismo adamantino e stordente di Hopper, la cosiddetta visione regionale di Benton e la secchezza in cui si mescolano descrizione e metafisica della O’Keeffe.

A questa prima fase succede quella, indimenticabile, della grande astrazione americana. Divisa in mostra tra una parte più gestuale e una in cui il colore pare distendersi libero e indicare anche il senso della costruzione e della forma. Tutti i nomi più celebri vi sono compresi, a cominciare ovviamente da quello di Jackson Pollock, presente con due grandi tele, la prima del 1949 e la seconda del 1952. Poi ancora Franz Kline, con un grandi dipinto del 1960, dunque il momento migliore del suo lavoro.  Su un registro intermedio si giocano i quadri inclusi in mostra di un autore straordinario che lavora sul segno declinato nella grande superficie spesso quasi monocroma. E’ dunque il caso di Arshile Gorky che più di altri ha saputo rendere il fascino di una scrittura che si mescola alla materia di un colore rappreso.

Marlene Dumas alla Fondazione Stelline

Alla Fondazione Stelline, dal 15 marzo al 17 giugno, opere recenti e inedite di Marlene Dumas, una tra le artiste contemporanee più conosciute e apprezzate. Un importante evento d’art, a cura di Giorgio Verzotti, illuminerà la prossima primavera espositiva di Milano. Per l’occasione una delle più conosciute artiste figurative contemporanee, presenterà una serie di opere recenti e inedite ispirate o vicine ai temi della pietà, della compassione, della condizione umana, che da sempre caratterizzano il suo lavoro nel lungo confronto con il linguaggio e la storia della pittura

Il nucleo centrale di questa importante retrospettiva nasce con un particolare riferimento alla Pietà Rondanini, l’ultima grande scultura di Michelangelo conservata al Castello Sforzesco, uno dei capolavori del passato che rende Milano famosa nel mondo. Marlene Dumas si è rapportata con questo soggetto iconografico realizzando nuovi dipinti che valgono sia come approfondimento della sua autonoma ricerca, sia come omaggio alla storia artistica della nostra città.

Ma tu il rosso lo vedi rosso? Lio Yeung ci spiega il fenomeno della sinestesia

Cosa vedono le farfalle? E gli altri insetti? E le altre persone percepiscono i colori nella stessa maniera in cui li percepiamo noi? Queste banali ma al tempo stesso intriganti domande le abbiamo formulate tutti noi, almeno una volta nel corso della nostra vita. Ebbene il quesito sulla percezione di oggetti e forme è alla base della nuova ricerca di Lio Yeung, artista e designer che ha da poco inaugurato la sua mostra personale dal titolo A is Green, R is Red, alla Libraire Galerie di Hong Kong.

All’interno della mostra, Yeung gioca sulle differenti opportunità della visione, ispirandosi al fenomeno della sinestesia. Con il termine “sinestesia” si fa riferimento a quelle situazioni in cui una stimolazione esterna (uditiva, olfattiva ecc. ecc.) è percepita come due eventi sensoriali distinti ma allo stesso tempo conviventi. Nella sua forma più comune la sinestesia è presente in molti individui, basti pensare alle situazioni dove un odore o un sapore evoca un ricordo o quanto altro.

Italian Newbrow

Nella prestigiosa cornice della Pinacoteca di Palazzo Volpi a Como, dall’11 febbraio al 25 marzo 2012, Ivan Quaroni presenta Italian Newbrow, per la prima volta in un’istituzione pubblica: un nucleo di 16 artisti che con i loro lavori – dipinti, sculture, installazioni – restituiscono uno spaccato fortemente rappresentativo della giovane arte italiana. Una pluralità di voci e modi espressivi che recupera iconografie popolari di oggi – dal fumetto all’illustrazione, dal graphic design alla pubblicità, alla musica – incrociandole con l’arte di ieri. Dialogo reso più evidente in questa particolare occasione espositiva, dall’intreccio delle opere contemporanee con quelle della Quadreria storica del museo comasco.

La rassegna intende raccontare i mutamenti artistici seguiti alla diffusione di massa di Internet e alla globalizzazione e mostrare come sia cambiato il contesto in cui si trovano a operare le nuove generazioni di artisti. “Italian Newbrow non è propriamente un movimento artistico – spiega Ivan Quaroni – e neanche un nuovo linguaggio condiviso, ma un’attitudine, un’inclinazione anzi, che si coglie simultaneamente da più fonti e che rappresenta una direzione suggerita dall’immaginario di massa determinato dal mondo globale e dai mutamenti tecnologici e culturali che ne derivano”.

EDWARD THOMASSON – Find A Problem To Solve

Furini Arte Contemporanea di Roma inaugura il 21 gennaio la prima mostra personale  in Italia dell’artista britannico  Edward Thomasson (1985 – Staffordshire, vive e lavora a Londra) che include il video Find A Problem To Solve, 2008, e una serie di disegni dal titolo Voluntary Working Relationships, 2010-2011. Il lavoro di Thomasson si focalizza sul sistema dei rapporti fra gli individui in gruppo, spostando il punto di vista fra l’interno e l’esterno dei personaggi, muovendosi fra le menti e i corpi.

Attraverso un’accurata e critica osservazione del comportamento, Thomasson identifica espressioni del volto e pose specifiche e isola i movimenti degli individui in gruppo, processo che viene inizialmente esplorato nelle serie di disegni. In seguito queste osservazioni divengono il fondamento per i suoi video narrativi che, interpretati da attori, sono tutti riferiti a come gli individui partecipano alle attività di gruppo, intese come occasione per affermare a se stessi che c’è qualcosa oltre i limiti del loro stesso corpo. Anche la musica ha un ruolo centrale nella costruzione dei suoi video. Edward Thomasson scrive i testi per le canzoni che, eseguite dagli stessi attori dei video, diventano parte dell’azione.

Mostre in giro per il mondo edizione 2012

Eccoci giunti al consueto appuntamento con le mostre in giro per il mondo previste per i prossimi giorni di questo scoppiettante 2012. Se avete deciso di passare le vostre vacanze all’estero, non perdetevi questi appuntamenti: Dal 6 gennaio all’11 febbraio la galleria David Zwirner di New York city propone al suo pubblico i Date Paintings di On Kawara. Alla mostra saranno presenti 150 opere con le classiche date.

Dal 12 gennaio al 18 febbraio tutte le Gagosian Gallery sparse per il globo ospiteranno invece Mr. Damien Hirst ed i suoi Spot paintings, un evento senza precedenti. Dal 29 gennaio al 9 aprile il MoMa PS1 presenta una panoramica sull’artista californiano Henry Taylor. Dipinti naif realizzati su qualunque supporto da una valigia gettata nella spazzatura ad una scatola di cereali, tutto fa brodo per il magico Taylor. Londra dedica invece, dal 9 febbraio al 27 maggio, una grande retrospettiva al pittore Lucian Freud scomparso nel 2011. Alla National Portrait Gallery saranno presenti i suoi ritratti, prodotti nell’arco di 70 anni di prolifica carriera.

Intervista a James Gallagher

In occasione di Prolonging the ecstacy, prima personale italiana presso la CO2 contemporary art di Roma dell’artista americano James Gallagher, abbiamo preparato un’intervista. James lavora attraverso la tecnica del collage per investigare sulla forma e sull’identità. Attraverso il recupero di immagini di scarto e vecchi manuali di sesso anni ‘60 l’artista ripropone un immaginario personale e provocante che riflette sul mondo circostante.

 

Censura in Turchia, al museo decidono i collezionisti

Alcuni giorni fa avevamo stilato una lista del peggio del 2011 dove figuravano alcune censure ai danni di artisti sparsi per tutto il globo. Per il 2012 speriamodi non dover mai più vedere tali orribili pratiche ma se il buongiorno si vede dal mattino, allora siamo proprio conciati male. Proprio in dirittura d’arrivo della fine dell’anno, un ulteriore caso di censura è spuntato dalle parti della Turchia.

Ci sono giunte voci che almeno otto artisti ed un collettivo artistico hanno preso la decisione comune di ritirarsi dalla mostra Reality and Dream, organizzata dall’Istanbul Modern. La mostra è una panoramica sull’arte turca al femminile dall’inizio del 1900 ad oggi. La controversia è iniziata quando un’opera raffigurante una sedia dell’artista Bubi Hayon è stata eliminata da una serata di Gala tenutasi al museo: “I vertici del museo hanno chiesto una mia opera per la notte di Gala del museo e per inserirla nel catalogo. Mi hanno detto che sarei stato libero di creare ciò che volevo, così ho creato  una sedia con un pitale nel centro. Una volta vista l’opera i vertici l’hanno definita contraddittoria e sconveniente e l’hanno rifiutata. Secondo il mio parere l’opera era poco commerciale ed il museo ha molto a cuore il parere dei collezionisti” ha dichiarato Hayon alla stampa internazionale.

D’APRÈS GIORGIO, un progetto alla Casa-museo di Giorgio de Chirico

Venerdì 27 gennaio inaugura a Roma presso la Casa-museo Giorgio de Chirico il progetto espositivo D’après Giorgio, ideato e curato da Luca Lo Pinto, che prevede gli interventi di diversi artisti italiani e stranieri di livello internazionale, invitati a dialogare con le opere, gli oggetti e l’architettura della Casa-museo de Chirico.

La mostra si articola nell’arco di un anno e coinvolge artisti volutamente eterogenei fra loro per generazione, poetica e ricerca stilistica: Alek O, Darren Bader, Nina Beier, Carola Bonfili, Benny Chirco, Giulio Frigo, Martino Gamper, Paul Armand Gette, Mino Maccari, Tobias Madison & Kaspar Müller, Marcello Maloberti, Carlo Mollino, Momus, Olaf Nicolai, Henrik Olesen, Luigi Ontani, Nicola Pecoraro, Emilio Prini, Dan Rees, Izet Sheshivari, Alexandre Singh, John Stezaker, Luca Trevisani, Luca Vitone e Raphäel Zarka e altri a venire. I lavori esposti – installazioni, dipinti, disegni, sculture, fotografie – sono realizzati appositamente per i suggestivi spazi della casa in cui de Chirico abitò negli ultimi trent’anni della sua vita, sviluppata sui tre piani superiori del seicentesco Palazzetto dei Borgognoni in Piazza di Spagna, nel cuore di quello che fu considerato il centro culturale e artistico della città fin dal XVII secolo.

Secondo appuntamento di Decresce

“La tecnologia può mettere la bellezza alla portata degli uomini, ma non semplifica affatto il processo che ci porta ad apprezzarla e possederla”. Alain de Botton  

Il 14 gennaio 2012 inaugura il secondo appuntamento di Decresce a cura di Fabrizio Pizzuto. L’appuntamento è presso Villa De Sanctis a Roma e gli artisti invitati a parteciapre all’evento espositivo sono: Alessio Ancillai, Antonello Bulgini, Chiara Mu, Emanuele Napolitano e Francesco Petricca, Fabio Scacchioli e Chiara Tommasi.

Prendendo spunto dagli scritti di Serge Latouche e dal concetto di decrescita felice abbiamo indagato la possibilità di un arte decrescente. Il lavoro verte in maniera atttiva sulla contestazione che il filosofo porta avanti cercando di trasformarla in lavoro estetico. Tra le righe si contesta la modalità politico-economico vigente, (ovvero il PIL come indicatore sensato del benessere) e si vagliano le possibilità  estetica dell’ottenuto con poco nel veicolare un messaggio.

Postcard from… Damien Hirst – Nucleohistone

La Fondazione Pastificio Cerere inizia il programma del 2012 con il primo appuntamento della seconda edizione di Postcard from…, il progetto ideato e curato da Marcello Smarrelli, direttore artistico della Fondazione, volto a diffondere l’arte contemporanea nel contesto urbano. Il poster, dal titolo Nucleohistone, è realizzato dall’artista inglese Damien Hirst e viene presentato nel cortile della Fondazione Pastificio Cerere venerdì 13 gennaio, dalle 18.30 alle 21.30.

L’iniziativa, realizzata in collaborazione con A.P.A. – Agenzia Pubblicità Affissioni, prevede ogni anno il coinvolgimento di quattro artisti invitati a ideare un manifesto di dimensioni 400×300 cm, la dimensione in uso nella cartellonistica pubblicitaria. Il poster, oltre ad essere affisso su una struttura installata nel cortile del Pastificio Cerere, è esposto per i due mesi successivi in dieci impianti di Roma gestiti da A.P.A. – con il turnover di quattordici giorni tipico delle affissioni pubblicitarie – il cui elenco viene aggiornato sul sito internet della Fondazione www.pastificiocerere.it. Il manifesto di Damien Hirst sarà visibile fino al 10 marzo 2011 e per tutto il periodo sarà eccezionalmente installato anche nella hall del MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma.

Sonia Delaunay – Atelier simultanèe 1923 – 1934

Martedì 21 febbraio 2012 la Fondazione Marconi di Milano ha il piacere di presentare la mostra Sonia Delaunay. Atelier simultanèe 1923 -1934. La mostra è dedicata alle creazioni di Sonia Delaunay, artista che ha rivoluzionato la storia dell’arte, della moda e del costume del secolo scorso. Nata nel 1885 in Ucraina, l’artista attinge proprio lì quelle indimenticabili visioni colorate, costantemente presenti nel suo lavoro. Sono soprattutto i colori dei vestiti dei contadini russi a rimanerle impressi nella mente e la coperta in patchwork che realizzerà nel 1911 per il figlio Charles ne è testimonianza.

Arrivata a Parigi nel 1905, subisce il fascino e l’influenza delle opere di Van Gogh, Gaughin e del fauvismo, che trasporrà poi nel suo lavoro in maniera personalissima. Nel 1909 conosce Robert Delaunay, che sposa l’anno successivo, con cui condivide una passione totalizzante per la pittura e soprattutto per il colore come essenza della pittura. Scrive Robert Delaunay “ Il colore, che è frutto della luce come ha scritto Apolinnaire, è alla base dei mezzi materiali del pittore – ed è il suo linguaggio. Il pittore quindi, lavora con il sussidio di elementi fisici, che la sua volontà deve dominare nel suo complesso”. I colori, distribuiti sulla superficie del quadro creano tra loro delle relazioni che si ricreano nell’occhio dello spettatore, “quello che generalmente si chiama mescolanza ottica”.