Il direttore del Brooklyn Museum sull’orlo del…WC!

Come previsto il vespaio di polemiche sollevato dalla tappa newyorchese della mostra Hide/Seek non accenna ad attenuarsi, anzi la vicenda sembra regalare siparietti da avanspettacolo ad ogni nuovo giorno. Pietra dello scandalo è sempre lui, il povero e compianto David Wojnarowicz che con il suo video A Fire in My Belly sembra essere divenuto il bersaglio preferito del peggior bigottismo cattolico.

Il pretesto è sempre il solito fotogramma con il crocifisso infestato dalle formiche ma è chiaro che la tematica di Hide/Seek (incentrata sulle diversità e sui molteplici aspetti della creatività LGBT) crea fastidio a molti benpensanti statunitensi. L’ultima strana vicenda ha visto come protagonista il pittore Scott LoBaido il quale, alla luce della prossima apertura di Hide/Seek, ha deciso di comporre un ritratto del direttore del Brooklyn Museum intento a sporgersi dal bordo di una tavoletta del WC.

Short stories 7 – Le 11 case di Miriam Secco

CHI: Miriam Secco (Varese – 1981) è una giovane artista inquieta e determinata. Non sarà uno dei soliti nomi che girano quando si parla di giovani artisti, ma il suo percorso è coerente, solido e dimostra sempre più un’originalità sia formale che concettuale.

DOVE: Galleria Artopia – Milano

QUANDO: 17 novembre – 22 dicembre 2011

COSA: In mostra sono presentate undici maschere e un video-reportage delle relative performance. Ogni maschera è realizzata con la tecnica della tessitura a telaio, i materiali usati sono semplici e quotidiani: schotch, gommapiuma, reti di plastica, ramoscelli, ma le forme sono affascinanti e ricercate.

(e)Straniamento – Tre mostre evento a La Nube di Oort

Martedì 29 novembre inaugura (e)Straniamento, collettiva di Anita Calà, Oan Kyu, Daniela Monaci e Marcello Mantegazza. Inizia con questa esposizione un ciclo di tre mostre-evento nate dalla collaborazione tra Barbara Martusciello, Massimo Prampolini e Cristian Stanescu dedicate dalla Galleria La Nube di Oort di Roma al complesso tema, quanto mai attuale, dell’estraniamento.

La manifestazione prevede una successione di collettive e conversazioni dedicate alla questione dell’estraniamento come reazione individuale a uno stato di intensa alienazione, ai non-luoghi – come nella definizione del sociologo Marc Augé – alla società liquida – come pensata da Zygmunt Bauman – e a una serie di problematiche connesse all’attuale realtà socio-esistenziale. Giocate sulle sottili differenze linguistiche straniamento/estraniamento queste esposizioni, affiancate da incontri tematici, con letture e conversazioni, tratteranno il tema del dolore e della frustrazione che spingono un essere umano a non riconoscersi più in niente.

Robert Mapplethorpe alla Fondazione Forma

Giovedì 1 dicembre alle 18.30 presso Fondazione Forma per la Fotografia inaugura la mostra Robert Mapplethorpe. Per la prima volta a Milano, una grande retrospettiva ripercorre la carriera e l’opera di Robert Mapplethorpe, tra i più importanti autori del Novecento che ha influenzato con le sue immagini dalla composizione perfetta, generazioni di fotografi e artisti.

Il suo tempo è la New York degli anni Settanta e Ottanta, quella della rivoluzione pop, del new dada e di Andy Warhol; la città creativa e disinibita della liberazione sessuale, dell’esplosione della performance e della body art. Mapplethorpe è oggi unanimemente considerato uno dei più importanti fotografi del ventesimo secolo perché, come i grandi artisti sanno fare, è riuscito a essere nello stesso tempo classico e attuale: testimone del proprio tempo e astratto in una sorta di perfetta atemporalità.

Il PANORAMA di Gherard Richter alla Tate Modern

E’ come salire in cima ad un’altura. Quella imponente e maestosa di una vecchia fabbrica, dove il passato di una città, guardando  verso una city contemporanea tutta in trasformazione, si fonde con un futuro poi non così lontano. E’ da questa prospettiva che possiamo comprendere il PANORAMA offerto dalla Tate Modern e la veduta offertaci è la più grande retrospettiva su Gherard Richter.

PANORAMA è appunto il titolo della mostra e la veduta complessiva è quella dell’artista negli ultimi 50 anni di carriera. Gherard Richter, nasce nel 1942 a Dresda; di orientamento socialista nel 1961 decide di lasciare la Germania dell’East alla volta della Germania Ovest dove entra presto in contatto con personalità quali Jackson Pollock e Lucio Fontana. A partire dal 1960 Richter inizia a sperimentare le varianti della pittura fondendo astrattismo e figurativismo attraverso diversi ambiti, dalle tecniche alle idee.

Agnieszka Polska, Svätopluk Mikyta e Nika Neelova – Reworking Memories

Federica Schiavo Gallery di Roma inaugura il 24 novembre la mostra Reworking Memories che riunisce il lavoro recente di tre giovani artisti dell’Est Europa: Agnieszka Polska, Svätopluk Mikyta e Nika Neelova. Le opere in mostra rinviano al processo di acquisizione, rielaborazione e distorsione delle narrazioni storiche attualmente in auge e ai metodi di costruzione di storie individuali dimenticate. Ciascun artista manipola il linguaggio e la memoria, interrogando le comuni idee di archivio, percepito come la più autentica registrazione della memoria di un popolo. Analizzano le potenzialità di archivi reali o immaginari, collettivi o privati per rinarrare nuove storie e suggerire punti di vista inusuali sulle comuni retoriche della storia, così come sulle mitologie private.

I principali media usati da Agnieszka Polska sono l’animazione, il video e la fotografia. In galleria, l’artista polacca presenta un progetto che include una grande proiezione del nuovo video, dal sapore quasi documentaristico, How The Work Is Done e un selezionato gruppo di opere dalle serie fotografiche: Arton e How The Work Is Done. Polska lavora citando temi della storia dell’arte nonostante le proprie realizzazioni siano composte da collage di immagini banali.

Juan Downey – The Thinking Eye

Martedi 22 Novembre 2011 Kunstverein (Milano), ospitata da Careof, presenta quattro video dell’artista cileno Juan Downey (Santiago, 1940 – New York, 1993), tratti dalla serie “The Thinking Eye”, da cui prende il titolo l’intera rassegna di screnings & talks.

Il secondo capitolo della rassegna si concentra su una selezione di video, scelti dall’omonima serie televisiva realizzata da Juan Downey negli anni ’80: The Thinking Eye. Culture as an Instrument of Active Though. Pioniere della video arte, Juan Downey, intende confrontare la sua autobiografia con una storiografia ufficiale, tentando di “decifrare l’io attraverso le ossessioni culturali” ed applicando complessi sistemi di analisi (linguistica, psicoanalisi, semiotica) per recuperare l’io nella cultura, nella politica e nell’economia occidentali. Juan Downey utilizza, il mezzo video come un “occhio” cognitivo che evoca la relatività della percezione attraverso la questione della soggettività, dell’oggettività e l’interazione tra artista, spettatore e soggetto.

Omaggio a Lorenzo Lotto. I dipinti dell’Ermitage alle Gallerie dell’Accademia

Apre a Venezia il 24 novembre la mostra Omaggio a Lorenzo Lotto. I dipinti dell’Ermitage alle Gallerie dell’Accademia che nasce dall’eccezionale prestito concesso dal museo di San Pietroburgo alle gallerie veneziane di due dipinti raramente – o mai – prima visti in Italia: il Doppio ritratto di coniugi e la Madonna col Bambino ed angeli.

La mostra, promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Veneziano, offre un percorso ricco e composito che pone in dialogo le due opere, rispettivamente degli anni Venti e degli anni Quaranta del ‘500, con altri dipinti lotteschi provenienti da musei europei e dalla collezione delle Gallerie dell’Accademia. L’itinerario della mostra, curata da Matteo Ceriana, comprende inoltre dipinti e sculture coeve derivate da opere del maestro veneziano e documenti che contribuiscono a crearne il contesto storico artistico.

Diego Iaia | Anti-age

Anti-age è il titolo che Diego Iaia ha pensato per la sua seconda personale che inaugura il 2 dicembre presso The Gallery Apart di Roma, una mostra concepita come un momento di rallentamento e sfasamento temporale caratterizzato dalla contraddizione tra tempi di esecuzione e risultato estetico finale, tra furto, duplicazione e camuffamento.

Modalità e tempi del fare artistico, rapporto tra arte e rappresentazione del corpo, ineludibilità della correlazione tra artista e falsificazione sono i temi che Iaia declina mediante un corpus di opere che attraversano i vari media a disposizione di un pittore del XXI secolo. E’ dunque l’esigenza di chiarire il ruolo e la metodologia operativa dell’artista oggi la molla che ha spinto Iaia nella sua ricerca. Se entra in crisi la chiave di lettura con cui il postmodernismo ha centrifugato e messo in discussione valori e modelli di riferimento, l’arte può tornare ad interrogarsi sulla propria funzione? Ci può essere spazio per una fruizione e, prima ancora, per una produzione artistica che necessiti di un tempo di riflessione? Diego Iaia risponde di sì, e si è preso il tempo per riflettere sul rapporta tra opera e autore, tra autore e autore, tra processo e prodotto.

Flavio Favelli – Manatthan Club

Da martedì 22 novembre 2011 la galleria Cardi Black Box ospita la prima personale milanese di Flavio Favelli (Firenze, 1967) intitolata Manatthan Club, a cura di Art At Work. L’ampia mostra, che occuperà entrambi i piani della galleria, sarà l’occasione per conoscere e approfondire la poetica di Flavio Favelli, che si caratterizza come una sorta di viaggio nella memoria individuale attraverso l’accumulo di oggetti, che l’artista rielabora, modifica, combina tra loro e trasforma in altro.

Una ricostruzione (non filologica ma giocata sul piano dell’emotività) per immagini e segni di un passato personale, che tuttavia si può intendere anche come volontà di attivare la rievocazione di una storia recente, quella dell’Italia degli anni ’60 e ’70. Manatthan Club racconta infatti la storia dei consumi – attraverso mobili, luci al neon, tappeti, collage di immagini e di francobolli di cui Favelli amplifica il potenziale poetico – che diventa a sua volta metafora della trasformazione socio-culturale di un’Italia che, uscita dal dopoguerra, si spogliava della sua dimensione provinciale e si convertiva in società di consumo.

Fluxus–African Contemporary Art: William Kentridge

Sabato 19 novembre a Reggio Emilia, nell’ambito di una serie di iniziative dedicate all’Africa e all’arte africana, si rende omaggio all’artista sudafricano disegnatore, autore di cortometraggi di animazione e non, regista teatrale e di opera, scenografo, William Kentridge, uno dei più significativi protagonisti dell’attuale scena internazionale. Nello Spazio Gerra (piazza XXV Aprile 2), alle ore 18.00 sarà inaugurata alla presenza di S.E. Thenjiwe Mtintso, ambasciatrice del Sudafrica in Italia, la mostra Fluxus–African Contemporary Art: William Kentridge.

La rassegna comprende una selezione di video tratta dai famosi 9 Drawings for Projection, nove film creati e diretti, tra il 1989 e il 2003, da William Kentridge con una originale tecnica cine-animata, lo stop motion, dove si narra la storia del Sudafrica, nel suo passaggio dall’apartheid alla democrazia. L’evento inserito nell’ambito del ciclo di mostre Fluxus–African Contemporary Art – un’expo italiana sull’arte contemporanea africana, curata da Daniela Palazzoli, è promosso dalla Fondazione Sindika Dokolo di Luanda (Angola) e dall’Associazione culturale Flag No Flags di Reggio Emilia in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia in partnership con l’Ambasciata del Sudafrica, la Fondazione Mondo Insieme, Reggio nel Mondo, Istoreco, Europe Direct Carrefour Europeo Emilia.

Hermann Nitsch allo Spazio 12

Lo Spazio12 (Barasso-Va) inaugura il 19 novembre una mostra personale dedicata all’artista Hermann Nitsch nato a Vienna in Austria nel 1938 con una serie di lavori “Relitti-OMT” così chiamati dall’artista stesso,essendo il risultato (o quello che resta) delle sue performance bubbliche praticate (come noto) in diversi luoghi del mondo.

Hermann Nitsch dal 1957 che si dedica alla concezione del suo (OTM),“Orgien Mysterien Theater” il teatro delle orge e dei misteri; l’OMT è una nuova forma di arte totale (Gesamtkunstwerk) che coinvolge tutti e cinque i sensi, in cui, con intenti freudianamente liberatori, gli elementi profondi sensoriali-pulsionali affiorano attraverso uno stato di eccitazione psico-fisica.  Forte è il rapporto dell’Orgien Mysterien Theater con le cerimonie rituali e religiose dei popoli arcaici durante le quali si sacrificavano animali e si spargeva il loro sangue e le loro interiora; una violenza senza freni che consentiva di liberare l’energia interiore, passaggio necessario per arrivare alla purificazione e alla redenzione.

Arte e danza si compenetrano al Centre Pompidou di Parigi

Il Centre Pompidou di Parigi presenterà la mostra Danser sa vie, evento senza precedenti dedicato al rapporto tra danza e arti visive, dal 1900 ad oggi. La mostra (che inaugurerà il prossimo 23 novembre) coprirà oltre 2.000 metri quadri dello spazio espositivo e proseguirà una vecchia tradizione del Centro fondata sulla valorizzazione di importanti spettacoli multidisciplinari, una tradizione che il suo presidente Alain Seban vuole far rivivere. Il tema sarà esplorato attraverso opere delle più grandi figure artistiche del 20° secolo, i contributi dei movimenti fondatori del modernismo artistico e le sperimentazioni in corso di importanti artisti contemporanei e ballerini.

Danser sa vie illustra come la danza e le arti visive hanno innescato la scintilla della modernità, ispirando sia i movimenti artistici più importanti e le figure chiave che hanno fatto la storia dell’arte moderna e contemporanea. La mostra in tre atti mostrerà come l’arte e la danza hanno esplorato il corpo in movimento. Danser sa vie ci permetterà quindi di scoprire questo aspetto nascosto delle avanguardie dell’arte come fonte costante di ispirazione per l’arte contemporanea, stabilendo un dialogo tra tutte le discipline, dal coreografico alle arti visive, dalla pittura al video.

Camouflage – Mario Consiglio e Yonel Hidalgo Perez

Nell’anno delle celebrazioni dell’unità nazionale, la mostra Camouflage allestita a Palazzo Lucarini Contemporary (Ex-Flash Art Museum) di Trevi (PG) pone in discussione la retorica mediatica cresciuta intorno al concetto d’identità. I due artisti, Mario Consiglio e Yonel Hidalgo Perez, esplorano la loro personale esperienza quotidiana del vivere in terra straniera attraverso linguaggi e modi differenti, concretizzandone il senso in un soggetto ibrido, che fonda la sua identità nella contaminazione e nel cambiamento.

Tutto il percorso della mostra, sapientemente curata da Maurizio Coccia e Mara Predicatori, testimonia, attraverso il “camouflage” di oggetti e soggetti animali, un’attitudine al cambiamento indispensabile per sopravvivere nella mobilità contemporanea. Stanza dopo stanza, è possibile percepire i differenti approcci al tema grazie ad un allestimento che colloca i lavori dei due artisti unitamente negli stessi ambienti. A seconda di una serie di rimandi contenutistici o formali,  si nota tuttavia una certa diversità nell’affinità.