Beyond the East – Oltre l’Oriente

15 grandi maestri indonesiani Agus Suwage, F.X. Harsono, Yuli Praytno, Melati Suryodarmo, Mella Jaarsma, Heri Dono, Made Wianta, Eko Nugroho, Entang Wiharso, Ugo Untoro, Titarubi, Astari Rasyid, Arya Pandjalu, S. Teddy Darmawan e Budi Kustarto presentano le loro opere nella mostra “Beyond the East: Oltre l’Oriente. Uno sguardo sull’arte contemporanea indonesiana”, a cura di Dominique Lora, dal 16 novembre 2011 all’8 gennaio 2012 al MACRO Testaccio.

Insieme rappresentano una nuova generazione di artisti che ricerca il cortocircuito culturale ed umano intuendo la necessità di costruire una nuova coscienza “glocale”. Oggi America, Europa e Asia sono uniformate dalle tecnologie informatiche e condizionate dalle leggi del mercato internazionale ma condividono all’unanimità la necessità di preservare l’unicità e la diversità del loro patrimonio culturale. Le opere dei 15 artisti indonesiani rielaborano e al contempo analizzano e dissezionano le dinamiche legate al consumismo di massa e all’idolatria feticista del brand

Turi Simeti – Gallerja

Lunedi 7 novembre 2011 si inaugura presso lo spazio espositivo Gallerja di via della Lupa a Roma la nuova personale di Turi Simeti. A distanza di un anno dalla personale antologica nella sua città natale, Alcamo, tra le antiche mura dell’ex Collegio dei Gesuiti, questa sua mostra romana consente di approfondire e sviluppare ulteriori considerazioni. Tra le circa venti opere esposte in questa occasione, quasi tutte degli ultimi anni, ne figurano tuttavia anche alcune, come l’Ovale bianco del 1973 di grandi dimensioni.

Scrive Bruno Corà in catalogo: «Già nel 1968, Nello Ponente in un suo breve testo per l’opera di Simeti annotava con lucidità che essa propone un’essenzialità espressa da un modulo, l’ovale, “ripetibile in serie”, con il risultato di ricavare “un campo”, il quale distinguendosi da una superficie immobile, tipica della pittura, si qualificava piuttosto come “luogo di un’azione”. E se l’azione, effettivamente divenuta più evidente, soprattutto dopo il 1967, con i primi acrilici su tela sagomata per lo più da un solo ovale con forti aggetti, non è altro che quella congiunta della luce e dell’osservatore in atto di spostarsi modificando il proprio punto di vista rispetto all’opera, allora diviene palese la fenomenologia del principio formativo impiegato dall’artista.».

Shinique Smith e Zsolt Bodoni alla Brand New Gallery di Milano

Brand New Gallery di Milano inaugura il 10 novembre due mostre: To the Ocean of Everyone Else, prima personale italiana dell’artista americana Shinique Smith e Remastered, prima personale italiana dell’artista ungherese Zsolt Bodoni.

Oltrepassando i confini tra scultura, pittura e installazione site-specific, le opere di Shinique Smith combinano complessi riferimenti sociali e culturali derivanti da una vasta gamma di risorse che spaziano dalla storia dell’arte alla vita urbana. Graffiti, calligrafia giapponese, espressionismo astratto, scultura minimalista sono solo alcuni dei richiami che possiamo percepire nell’opera dell’artista. Senza schizzi preparatori o composizioni precostruite, Smith concepisce ogni suo dipinto come un atto di “frenetica meditazione” in cui permette alla sua mano di condurre, guidare, delineare, attraverso movimenti fluidi, gesti calligrafici che danzano attraverso la tela.

Enel Contemporanea 2011: Carsten Höller al MACRO

Enel Contemporanea torna protagonista della stagione autunnale al MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma – con uno fra i più importanti artisti internazionali del momento: Carsten Höller, vincitore dell’edizione 2011. Enel Contemporanea Award 2011 è il premio promosso da Enel nell’ambito di Enel Contemporanea, quest’anno alla sua quinta edizione, che prevede ogni anno la realizzazione di opere sul tema dell’energia da parte di artisti internazionali (www.enelcontemporanea.com).

Dal 1° dicembre 2011 al 26 febbraio 2012 al MACRO di Roma sarà possibile visitare, con ingresso gratuito, l’opera “Double Carousel with Zöllner Stripes“, una doppia giostra in movimento collocata negli spazi della grande sala Enel al pian terreno, tra le più ampie sale espositive attualmente presenti in Europa. Qui il pubblico potrà anche interagire con le due giostre ideate dall’artista che, muovendosi in senso opposto, a velocità molto ridotta, consentiranno ai visitatori di salire e scendere liberamente, come fossero enormi mulini o macine in cui le persone, sedute sopra, si avvicinano e si allontanano in un moto rotatorio costante. Intorno, linee visive dalle trame apparentemente incrociate (“Zöllner Stripes“), creeranno un effetto complessivo di grande suggestione. Un’esperienza che modifica la percezione dello spazio generando una visione rallentata della realtà.

I AM: ITALY / I AM: ROMANIA autoritratti fotografici dei bambini di Milano e Sighet

Il 17 novembre in occasione della Giornata Mondiale del Bambino, Viafarini di Milano è lieta di presentare una mostra di fotografie realizzate dai bambini di CAF ONLUS (Milano, Italia) e Sos Bambini (Sighet, Romania) in collaborazione con l’artista Sasha Sicurella, direttrice e fondatrice della fondazione newyorkese I AM: International Foundation.

La selezione dei lavori ritrae trentatré bambini che hanno partecipato a un workshop della durata di tre giorni, centrato sul concetto di identità. I bambini hanno ritratto le proprie emozioni attraverso le loro mani, i piedi e le loro stesse ombre, usando la fotografia come strumento per catturare istanti di ‘gioco espressivo’. A ciascun bambino è stata data l’opportunità di riconoscere la bellezza e l’importanza dell’identità corporea, ricorrendo a diverse tecniche artistiche. Il successo dei progetti I AM: non sta tanto nell’intento di “curare”, ma piuttosto nell’abilità di creare esperienze immediate: un territorio spazio-temporale dedicato al riconoscimento di sé, all’espressione spontanea e al gioco autentico.

James Brown alla GAM di Torino

La GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino inaugura il 24 novembre, con la personale dell’artista americano James Brown, un nuovo progetto espositivo e di ricerca scientifica sulle proprie collezioni permanenti, aprendo un dialogo con artisti affermati e attivi sulla scena contemporanea internazionale. Dialoghi si affianca ai diversi progetti del museo che valorizzano il proprio patrimonio, a partire dalla riorganizzazione del percorso espositivo in ordine tematico, per proseguire con il progetto Wunderkammer impegnato a presentare a rotazione l’importante collezione di opere grafiche del futuro Gabinetto Disegni e Stampe della GAM; senza tralasciare il nuovo Vitrine che offre uno spazio alla giovane arte piemontese (il secondo appuntamento è affidato Gianluca e Massimiliano de Serio), e MAG, il periodico del museo che propone al pubblico, grazie al contributo di giovani curatori, un’analisi dei temi fondamentali del dibattito teorico sull’arte contemporanea.

Con il titolo Dialoghi la GAM intende accogliere con cadenza annuale un artista, invitato a realizzare una mostra nella quale le sue opere possano relazionarsi con una scelta di capolavori del patrimonio del Museo. L’artista è guidato, nella fase di studio e analisi delle opere, dal dipartimento curatoriale, che lavora in stretta collaborazione all’ideazione del percorso espositivo. Lo scopo è quello di creare, all’interno della mostra, delicate connessioni e suggestioni inedite tra le opere scelte della collezione e i lavori dell’artista coinvolto.

Ai Weiwei morto? Ma no, è una copia!

Bad Ems è una cittadina tedesca di circa 9.000 abitanti, famosa per le sue acque termali. Le sorgenti d’Ems sono infatti le più antiche presenti in Germania e sgorgano dalle più recondite profondità della terra. In un luogo così tranquillo e soprattutto riposante non ci si aspetterebbero troppi scossoni ed invece in questi ultimi giorni Bad Ems è stata teatro di un fatto assai curioso.

Qualcuno infatti giura di aver visto il cadavere di Ai Weiwei all’interno dell’antica magione del Künstlerhauses Schloss Balmoral, residenza per artisti situata nel cuore della cittadina. Un cittadino, la cui identità non è stata fornita, ha sporto denuncia alle forze dell’ordine dichiarando di aver visto il corpo del celebre artista disteso sul suolo e privo di vita. A questo punto l’intera comunità artistica internazionale è letteralmente caduta dalla sedia per lo stupore e l’angoscia.

BECKY BEASLEY – The Outside

The Outside, prima personale di Becky Beasley che si inaugura il 16 novembre alla Galleria Francesca Minini di Milano, è il secondo capitolo della trilogia ‘Late Works’, la cui prima parte è stata presentata nel 2010. La trilogia si concluderà con un ulteriore progetto e una pubblicazione in tre parti nel 2012.

Il punto di partenza per The Outside è stato l’interesse di Beasley per Casa Mollino, un appartamento a Torino che Mollino comprò nel 1960 e che decorò per il resto della sua vita. Egli non vi abitò mai; la considerava piuttosto come un sepolcro per la vita dopo la morte. Essendo molto interessato al museo egizio di Torino sapeva bene che l’architetto reale Kha decorò la sua tomba nel tempo libero. Per questo Mollino, così come Duchamp nel suo Étant donnés (1946-66), passò gli ultimi anni della sua vita lavorando quasi segretamente su questo progetto.

La Postal Art di Gilbert&George alla Pinacoteca Agnelli

La Pinacoteca Agnelli di Torino inaugura il 5 novembre la prima mostra mai realizzata sulla Postal Art di Gilbert & George. Curata da Mirta d’Argenzio, la mostra presenta oltre 130 opere di THE URETHRA POSTCARD PICTURES del 2009, oltre ad alcuni primi esemplari della postal art di Gilbert & George risalenti alla fine degli anni ’60.

La postal art è stata, nelle sue varie forme, un elemento integrante nell’arte di Gilbert & George, a cominciare dalle POSTAL SCULPTURES del 1969-70, lo stesso periodo delle prime leggendarie presentazioni delle LIVING SCULPTURES degli artisti, e incluse le POSTCARD SCULPTURES, le POSTCARD PIECES e le TITLED POSTCARD PICTURES, tutte create fra il 1972 e il 1989 fino ad oggi, e il gruppo di 564 opere comprendenti THE URETHRA POSTCARD PICTURES. Le opere postali di Gilbert & George, con i loro titoli ed immagini, spesso comprensivi di una singola parola o linea di testo, hanno espresso meglio di qualunque saggio critico le nuove poetiche degli artisti agli esordi della loro carriera. Gli artisti hanno paragonato la creazione di quest’arte nata a partire da cartoline a quella dello schizzo; per questo la postal art ci offre una magnifica prospettiva concettuale da cui osservare con maggiore profondità l’opera stessa di Gilbert & George.

Dopo Roma MEET DESIGN arriva a Torino

Dal 5 novembre 2011 al 25 gennaio 2012 inaugurerà a Torino MEET DESIGN, inedita “piattaforma multicanale” ideata dal Gruppo RCS – Rizzoli Corriere della Sera. MEET DESIGN è un contenitore di idee e di attività in grado di veicolare i valori concettuali, progettuali, creativi e produttivi del design, con l’obiettivo della divulgazione del design italiano attraverso iniziative di ampio respiro.

La prima tappa si è svolta Roma dal 16 settembre al 13 ottobre e ha riscosso un largo successo sia tra i professionisti del mondo del design e dell’architettura, sia presso il grande pubblico della capitale, con un’affluenza sorprendentemente numerosa presso la prestigiosa sede dei Mercati di Traiano. “L’edizione romana di MEET DESIGN – racconta Raimondo Zanaboni, Amministratore Delegato di RCS Pubblicità – ci ha regalato grandi soddisfazioni. Il successo di pubblico, numeroso sia alla mostra che agli incontri con designer e imprenditori, è stata un’importante testimonianza di quanto interesse questo settore sia in grado si suscitare e di quante opportunità di comunicazione offra”. 

Non è facile, a Palazzo Incontro una mostra che invita a non fermarsi alla superficie

Inaugura il 9 novembre la mostra Non è facile a cura di Claudio Libero Pisano, primo appuntamento di un ciclo di quattro incontri espositivi del Contemporaneo all’interno di Palazzo Incontro a Roma. Il titolo della mostra esprime un voluto doppio livello di lettura che unisce tra loro – come in un dialogo ideale – i cinque lavori degli artisti esposti. Ad un primo sguardo, le opere si presentano cariche di empatia e grande riconoscibilità nel segno e per l’uso di colori fortemente caratterizzanti. Ma, ad un’osservazione più attenta, si tratta di opere che chiedono di andare oltre. Oltre l’apparente e una lettura solo appagante, per potersi immergere in territori e interrogativi non esclusivamente estetici né rassicuranti.

Non è facile è un monito a non fermarsi alla leggerezza evanescente della superficie. L’universo interpretativo è colmo di significati, non sempre immediatamente riconoscibili, che si rivelano solo nel saper guardare. Oltre l’immagine stessa che l’artista ci offre e che egli stesso invita a superare, trasfigurandola, per coglierne l’essenza. Ci vuole attitudine, predisposizione d’animo. Non è facile avere l’una e l’altro.

Democrazie, potere e consenso

Esplorare il potere e il potere del mercato nella società contemporanea, focalizzando l’attenzione sull’intersezione tra politica ed arte e la loro costante riconfigurazione delle ideologie, ci impone prolifiche questioni relative al consenso, utili a definire i contorni della società in cui viviamo. I simboli, l’estetica, le manifestazioni del potere e il loro significato nelle diverse aree del pianeta e nel controllo o nella proprietà dello spazio pubblico diventano in Declining Democracy, presso il CCCS a Firenze, parte di una varietà di tematiche che affrontano questioni sociali scottanti quali la disuguaglianza e la differenziazione sociale. Declinazioni realizzate da 12 artisti per evidenziare il carattere virale di certe strategie di comunicazione tutt’altro che democratiche.

Spostare le sabbie di una duna di pochi centimetri è per Francis Alÿs, l’espressione di un gesto corale che nell’inutilità dello scopo si fa testimone dell’esigenza sentita da più parti, di meccanismi di governo partecipativi. Gli stessi che in territorio italiano, vengono stimolati e promossi dal lavoro del gruppo Buuuuuuuuu. Una partecipazione sociale totalmente negata dall’installazione multimediale di Michael Bielicky & Kamila B. Richter, dove tramite Twitter ogni nostra scelta, ogni nostro tiro al bersaglio diventa dato in borsa e dunque nuovo scenario politico mondiale che è di fatto, spettacolo da osservare.

Vedere la Madonna o non vederla affatto

Ho seguito distrattamente ma non senza un certo interesse una singolare polemica apparsa in questi giorni sulle pagine di Artribune. In realtà  non dovrebbe trattarsi di una polemica, visto che tutto è partito da un semplice resoconto di una mostra. Ma come si sa in Italia si è facili alle zuffe, specialmente se esse scaturiscono dal variegato mondo della rete. Il resoconto in questione è focalizzato su una recente opere del bravo Gian Maria Tosatti in quel di New York, durante una residenza d’artista.

Non sto qui a dilungarmi sulla descrizione dell’opera visto che potrete trovare immagini e parole all’interno dell’articolo pubblicato da Artribune. Inutile aggiungere che Gian Maria Tosatti ha intrapreso da anni un percorso creativo ben preciso che non ha certo bisogno di difese esterne e non può sollevare dubbi sulla qualità sia filosofica che formale. Detto questo, l’operato di un artista può e deve essere criticato, può piacere o meno ma non è questo il punto. Ciò che mi ha davvero colpita è la sfilza di commenti negativi, perlopiù dettati da una malcelata invidia, presenti in calce all’articolo.

Roma: tour conTEMPORANEO in una città in continua trasformazione

E’ possibile visitare 5 siti capitolini in tre ore e mezza in un tour conTEMPORANEO? E’ ciò che è accaduto sabato 22 ottobre nella seconda edizione di TEMPORANEO arte contemporanea nella città in evoluzione, rassegna dedicata all’arte contemporanea organizzata da IMF Foundation e Nomas Foundation. Interrompere la visione quotidiana di un zona presente nel tessuto urbano attraverso l’intervento di giovani artisti è l’obiettivo dell’evento. Installazioni realizzate in spazi industriali recuperati o in nuove stratificazioni architettoniche che diventano nuovi centri propulsori, ponendo l’accento su Roma come città in continua trasformazione.

Il giro inizia all’Auditorium Parco della Musica. Nel giardino che costeggia il retro dei tre scarabei di Renzo Piano emerge They are Lucky to be Bourgeois Hens II (2009, legno, vernice, elettricità, galline circa 550 x 150 cm) del giovane Petrij Halilaj (Skenderaj, Kosovo 1986). Egli ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera, ma ora vive e lavora tra Mantova, Berlino e Kosovo. Il suo shuttle di legno, simbolo dell’aspirazione umana a conquistare lo spazio, è in realtà un pollaio, i cui abitanti sono animali dotati di ali ma incapaci di volare. Ricordi e memorie della terra d’origine sono al centro del suo lavoro: le galline sono state i suoi compagni di giochi in un’infanzia trascorsa in mezzo alla guerra. L’opera, progettata da Petrij, è stata materialmente costruita a Runik, in Kosovo, dai suoi amici e parenti.