Elisabetta Benassi – All I Remember

Magazzino di Roma ianugura oggi 11 maggio la seconda mostra personale in galleria di Elisabetta Benassi, dal titolo All I Remember, che rimarrà aperta fino al 30 giugno 2010.

All I Remember è il titolo di un romanzo mai pubblicato di Gertrude Stein, scelto dall’artista per il progetto che ha sviluppato nel corso degli ultimi due anni e che arriva oggi alla sua prima presentazione: la costruzione di un archivio di “immagini” (fotografie di cronaca e reportage) recuperate ed estrapolate dagli archivi della stampa italiana e internazionale, di cui viene mostrato soltanto il lato posteriore, sul quale sono impresse la didascalia dell’immagine e altre informazioni indispensabili alla sua pubblicazione (didascalie, date, riferimenti di archivio, note manoscritte). Queste “immagini”, in realtà puramente verbali, formano uno straordinario archivio in divenire in cui la grande storia si mescola in un unico flusso alla cronaca, i fatti quotidiani agli eventi memorabili, creando un inedito ritratto del Novecento che può essere soltanto immaginato attraverso le parole che lo descrivono.

La guerra urbana di Jennifer Karady

Il maggiore dell’esercito Americano Elizabeth A. Condon è stata in missione in Iraq per parecchio tempo. Durante questo periodo il maggiore ha visto ogni sorta di orrore che la follia dell’uomo possa produrre, dai corpi morti in mezzo alla strada fino a bambini crivellati dai proiettili. Eppure un momento di estrema dolcezza ha colpito i sensi del maggiore. Il militare ha infatti soccorso una giovane donna irachena che aveva una grande ferita infetta sul ventre, causata da un taglio cesareo amatoriale: “Tutte le altre donne nella stanza si sono avvicinate e mi hanno baciata sulla guancia. Non so se quella donna sia sopravvissuta ma è stata un’esperienza molto toccante” ha dichiarato il militare.

Le tragedie della guerra moderna, ma anche i momenti toccanti sono attualmente in mostra alla SF Camerawork di San Francisco (dal 6 maggio al 7 agosto 2010) che ha organizzato l’evento In Country: Soldiers Stories from Iraq and Afghanistan, personale di fotografia dedicata al talento di Jennifer Karady.

Alessandro Bulgini – cin()que

Venerdì 21 maggio la galleria CHANGING ROLE – Move Over Gallery/Napoli, inaugura la mostra cin()que personale di Alessandro Bulgini a cura di Alessandro Facente.

cin()que è un confronto di cinque opere, periodi, discorsi e linguaggi diversi, che nel loro incrocio sviluppano un discorso più ampio. cin()que è due progetti l’uno inglobato nell’altro: () è dentro cinque. cinque di Alessandro Bulgini si sviluppa in due dittici di dimensioni e forme diverse della produzione nera, una scultura a forma di testa e un quadro della serie rosa ruotanti e un autoritratto della serie facebook. Tutti hanno a che fare con il corpo, cinque parti di esso, cinque alfa che installati danno luogo ad un ipotetico pentagramma.

Tornerò…lo promette Yoko Ono

Studio Stefania Miscetti di Roma inaugura il 25 maggio I’ll be back, una nuova mostra dell’artista Yoko Ono, un’installazione appositamente progettata per gli spazi dello Studio Miscetti, dopo 14 anni dalla sua ultima personale a Roma e dalle sue precedenti esposizioni e progetti a cura della galleria: A Piece of Sky, Roma, 1993; Lighting Piece, Firenze, 1995; Smile Event e contemporaneamente The Yoko Ono Film Festival presso il Palazzo delle Esposizioni, Roma, 1996.

La mostra si compone d’immagini, suoni, sculture e appropriazioni e alterazioni in dialogo con il fervore dei futuristi italiani. “ Era il mio ultimo giorno a Londra, e visitavo la Mostra sul Futurismo alla Tate Modern. All’improvviso il Manifesto del Futurismo colpisce il mio sguardo.(…) Mi si sono riempiti gli occhi di lacrime e non sono più riuscita a proseguire…Sì. Sì. Sì. Vogliamo cantare l’amore del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità…Il coraggio, l’audacia, la ribellione saranno elementi essenziali della nostra poesia. Proprio così! (…) L’Insonnia Febbrile è il nostro mondo. Tutto sta accelerando. Ma l’arte sta andando nella direzione opposta…verso il cimitero del sonno e l’estasi illusoria. Perché?  Alcune persone si sono persino sentite offese dalla mia energia; hanno confuso l’audacia con l’aggressività e il coraggio con qualcosa da temere. (…)”

Yoko Ono, June ‘09

[E]SC[H]ATOLOGY

[E]SC[H]ATOLOGY dal 7 maggio alla galleria Akneos di Napoli, conflitto di tendenze, forze incompatibili che possono essere estese e prolungate quando una riconciliazione non è portata a compimento.

La scatologia viene alla luce come prima materia in termini alchemici. Lo stato iniziale dell’analisi e la dissoluzione della materia fisica, quando si riconoscono le qualità antitetiche. Una istigazione del caos, della sporcizia, che costituisce terreno fertile per la sintesi ed esorta o implica la rinascita di una totalità  ricostituita ed esaltata. Lo stato finale, l’eschaton, si raggiunge quando la materia  di base è purificata, quando il corporeo si congiunge al divino, il profano si fonde col sacro e quelle che erano le polarità di un antagonismo lineare si impegano  in un movimento circolare di controbilanciamento. Così la fine si congiunge al principio ripetendo il dramma archetipale della vita che succede alla morte e viceversa, così da garantire uno stato elevato di quiete.

A New York: Un documentario su Basquiat e l’ultima mostra della Deitch Projects

L’azienda di beni di lusso LVMH ha già collaborato in passato con diversi protagonisti del sistema dell’arte internazionale come Richard Prince e Takashi Murakami. Oggi il celebre marchio può fregiarsi della collaborazione, ovviamente postuma, di Jean-Michel Basquiat. LVMH ha infatti organizzato una grande proiezione del nuovo documentario sul celebre artista diretto da Tamra Davis dal titolo Jean-Michel Basquiat: Radiant Child.

La prima dell’interessante pellicola si è tenuta lo scorso martedì al MoMa di New York. Va da se che la proiezione ha attirato un nutrito gruppo di vips che non hanno mancato la ghiotta occasione a metà tra il patinato ed il culturale. Tra gli ospiti anche l’artista e regista Julian Schnabel che nel 1996 diresse la celebre pellicola Basquiat, presente anche il collezionista Peter Brant che all’epoca finanziò il film.

UN film di Tacita Dean documenta l’ultima opera di Merce Cunningham

Nel 2008 il grande coreografo Merce Cunningham portò la sua troupe in una vecchia fabbrica di automobili abbandonata in California. L’intento era quello di girare un film, una pellicola diretta da Tacita Dean e sviluppata in tre giorni che lo sfortunato Merce non è riuscito a vedere. Il film doveva essere proiettato il 16 aprile dello scorso anno in occasione della premiere di Nearly Ninety, l’ultimo lavoro di Cunnungham alla Brooklyn Academy of Music. Ma il progetto era troppo grande ed alla Dean occorreva più tempo per realizzarlo, purtroppo la regista apprese il 26 luglio dello stesso anno che Cunningham era deceduto.

A dispetto della sua età e delle sue ossa ormai malandate che lo avevano costretto sulla sedia a rotelle il padre degli Happening e grande pioniere delle arti sperimentali, era ancora prolifico e stilava ancora molti progetti. Così tanto prolifico che la morte lo ha colto proprio una settimana prima dell’inaugurazione di un nuovo evento. Inutile sottolineare quanto Cunningham, John Cage e Robert Rauschenberg abbiano contribuito allo sviluppo dell’arte concettuale, della performance e di movimenti come Fluxus, allargando le loro influenze su centinaia di artisti, anche dei nostri giorni.

Tiziano Lucci – Le sale dell’abbondanza

La galleria Co2 di Roma inaugura il 7 maggio la mostra personale di Tiziano Lucci. Attraverso una selezione di opere realizzate negli ultimi anni, la mostra si propone come la prima panoramica completa del complesso lavoro dell’artista romano. Artista visuale e compositore di musica elettronica, Lucci vive e opera in profonda simbiosi con la grammatica digitale, con la quale interviene su immagini fotografiche per dare corpo al suo personalissimo processo estetico e concettuale.

La sensibilità che mette in campo è quella dell’uomo contemporaneo, estesa nelle sue possibilità grazie all’utilizzo delle tecnologie più avanzate, che l’artista sfrutta per visualizzare la pluralità di stimoli provenienti dalla vita quotidiana. Il risultato è una serie di immagini spiazzanti per la qualità dell’elaborazione e per la loro potenza sinestetica, in cui la presenza simultanea di frammenti iconici, segni e sfumature impercettibili, dà vita ad una narrazione antisequenziale che nega la legge di causa-effetto in favore di una nuova logica della totalità.
Ogni opera è frutto di un lento e impegnativo processo di elaborazione, che può protrarsi anche per anni, nel tentativo di ricostruire i processi cerebrali su cui si basano la percezione della realtà e la conseguente creazione estetica.

Alessandro Scarabello – Nous voulons

The Gallery Apart di Roma inaugura il 3 maggio la mostra personale di Alessandro Scarabello dal titolo Nous voulons che in francese significa ”Noi vogliamo”. Alessandro Scarabello ricorre ad un’espressione volutamente semplice, diretta, antica ed estremamente attuale, come se fosse un canto alla volontà determinata, quasi un motto araldico, parole che trovano una forza speciale nel fatto che il francese è la lingua delle rivoluzioni: e il malcontento è di tutte le epoche storiche.

Alessandro Scarabello, che già in cicli precedenti aveva adottato il ritratto come formula per affermare visioni sociali ed etiche mescolando con sapienza il vissuto personale e le categorie sociologiche, presenta nove grandi tele recanti i ritratti di altrettanti personaggi, tutti amici di suo padre e tutti testimoni di quel periodo di contestazione armata, fermatosi ai margini della guerra civile, passato alla storia con l’espressione “anni di piombo”. Nove coetanei, dunque, ognuno dei quali ha vissuto secondo le proprie idee un periodo di grande cambiamento, compiendo scelte che ne hanno assecondato o modificato il percorso di vita.

Stefania Fabrizi – Io sono l’occhio

La galleria Dora Diamanti arte contemporanea di Roma inaugura il 20 maggio (la mostra sarà visibile fino al 31 luglio 2010)  la seconda mostra personale di Stefania Fabrizi negli spazi espositivi della galleria dal titolo Io sono l’occhio a cura di Micol Di Veroli. Per l’occasione l’artista, tra i protagonisti della Quadriennale di Roma del 2008, presenta al pubblico una nuova serie di opere che segnano un nuovo capitolo all’interno di una visione creativa sempre più densa di simboli e rimandi alla società contemporanea pur mantenendo un’aura di mitologia pervasa da una densa drammaticità.

In Io sono l’occhio Stefania Fabrizi si riallaccia alle ansie di un’esistenza costantemente analizzata dalle telecamere dei reality show ed alla fantascienza schizofrenica del romanzo Un oscuro scrutare di Philip K. Dick. All’interno della sua installazione, l’artista inserisce figure di eroi e criminali, in un’eterna lotta fra bene e male dove è impossibile distinguere la vera natura delle due entità. L’odierna società poggia la sua moralità su figure benigne ma allo stesso tempo è affascinata dal male e dagli atti criminosi, per questo molti protagonisti al negativo riescono a far breccia nei cuori della collettività alla stregua di veri e propri supereoi.

Continua lo scandalo della lobby del mercato americano: i nomi della lista nera

In un nostro precedente articolo vi avevamo parlato di uno scandalo tutto americano. Nel 29 marzo scorso il collezionista Craig Robins ha presentato una causa contro il celebre dealer David Zwirner, sostenendo che quest’ultimo aveva in un certo qual modo piazzato il collezionista in una sorta di lista nera, impedendogli di continuare a comprare opere. L’esistenza di questa lista nera ha mandato in subbuglio il mondo dell’arte. Ma in cosa consiste questa presunta lista nera? In sostanza gli artisti ed i galleristi si impegnano affinché le opere messe in vendita siano comprate solamente da una ristretta cerchia di collezionisti, anche se altri compratori sarebbero disposti ad offrire una cifra più alta per aggiudicarsi tale opera.

I collezionisti facenti parte di questa sorta di club del contemporaneo sono in seguito tenuti a non rivendere le opere in questione  per alcuni anni, anche se il valore delle opere nel frattempo ha raggiunto quotazioni piuttosto alte, chi non rispetta le regole è  piazzato sulla lista nera e non può più acquistare dai galleristi. La corte federale di Manhattan ha quindi ascoltato un supertestimone lo scorso martedì, si tratta di Jack Tilton, celebre dealer, proprietario dell’ex galleria di rappresentanza della superstar Marlene Dumas, artista da cui sembra partita tutta la vicenda.

Annalisa Furnari – Comuni luoghi di festa

Giovedì 29 aprile si inaugura presso la galleria Ciocca Arte Contemporanea di Milano, la prima personale milanese dell’artista Annalisa Furnari. Nata a Milano, l’artista si è trasferita subito e ha sempre vissuto in Sicilia, fino al recente trasferimento nella città natia. La mostra nasce da un naturale processo di riflessione e avvicinamento ad una città conosciuta negli anni solo attraverso i racconti familiari e i luoghi comuni, ma a cui si è sempre sentita legata da un senso di appartenenza, dettato dalle proprie origini.

Un’installazione site specific accoglie il visitatore in galleria; composta da nove puntelli che mettono in sicurezza il soffitto, l’opera crea il dubbio che la struttura sia pericolante proprio nella zona di accesso, che rappresenta anche l’unica via d’uscita. Comuni luoghi di festa, opera che dà il titolo alla mostra, è un’interpretazione del tema dell’aria a Milano; un’intera parete della galleria è trattata a nero di carbone, pigmento prodotto dalla combustione di prodotti petroliferi, causa di quella patina di inquinamento che ricopre palazzi e monumenti e che rende irrespirabile l’aria della città.

Videoart Yearbook. L’annuario della videoarte italiana

La galleria Frittelli Arte Contemporanea di Firenze ospita Videoart Yearbook. L’annuario della videoarte italiana, un progetto di ricerca promosso dal Dipartimento delle Arti Visive dell’Università di Bologna. Il progetto – unico in Italia nel suo genere – indaga nello specifico le forme espressive della videoarte e della manipolazione dell’immagine, due settori in continua e costante espansione nella sperimentazione artistica odierna, anche grazie all’applicazione delle più recenti tecnologie digitali, ormai assimilate nell’ambito dell’arte ed essenziali a molta della produzione più attuale.

Nell’intento dei curatori – un team di ricerca formato da Renato Barilli, Alessandra Borgogelli, Paolo Granata, Silvia Grandi, Fabiola Naldi e Paola Sega Videoart Yearbook si offre come un’accurata ricognizione della videoarte contemporanea; una campionatura ragionata che dal 2006 raccoglie il meglio delle ultime e più avanzate produzioni di video arte realizzate nel panorama artistico italiano.

Fairey copre Os Gemeos ed i writers si vendicano

Continuano i guai per il povero (si fa per dire) Shepard Fairey che dopo essere stato citato in giudizio per aver infranto la legge sul copyright riguardo alla foto raffigurante Obama usata per il suo celebre poster Hope e dopo aver pagato diverse ammende per aver imbrattato proprietà pubbliche, torna ora a far parlare di sé e delle sue peripezie. Va detto che ogni street artist che si rispetti sa che un’opera (essendo creata in strada e da essa ospitata ) può essere scarabocchiata da un momento all’altro da qualsiasi writer burlone. Ovviamente esistono leggi non scritte e solitamente i writers non rovinano i murales di altri artisti.

Ci viene da pensare però che Fairey non sia molto amato dalla comunità di street artists newyorchese, visto che alcuni writers hanno imbrattato un installazione (una serie di posters) che l’artista aveva appena creato sulla Houston Street di New York. L’opera doveva essere una sorta di preludio alla prossima (ed ultima) mostra della Deitch Projects che ospiterà appunto la personale di Fairey. Un graffiti artist chiamato NAW ha aggiunto il suo tag sopra l’opera di Fairey, una guardia della sorveglianza ha tentato di bloccarlo ma NAW si è divincolato ed alla fine la guardia è riuscita solamente a strappargli la maglietta.