ZimmerFrei – Tomorrow is the question!

A quattro anni di distanza dalla mostra negli spazi di Monitor nel 2006, la galleria romana il 4 ottobre inaugura la terza personale di ZimmerFrei. La ricerca di questo trio dal sodalizio decennale è fortemente connessa all’idea di una permanenza, di un lasso di tempo passato a stretto contatto con un luogo specifico.

L’ultimo lavoro video del gruppo, What we do and what we are, che Monitor presenta per la prima volta in Italia, è stato girato in una singolare strada di Bruxelles, che come sempre nella città belga ha un doppio nome in francese e fiammingo: rue de Laeken/Lakensestraat. La via ha una storia paradigmatica: dopo la grande fioritura negli anni ’60, evocati da tutti i suoi “abitanti” come la belle époque, solo venticinque anni dopo ha visto una vera e propria decadenza con la costruzione dei grandi centri commerciali della vicina rue Neuve/Nieuwstraat e una sfortunata operazione immobiliare del gruppo Alliance.

Il Desenfranquiciados Colectivo in lotta contro l’establishment artistico

La scena dell’arte in Perù è stata per molto tempo strumentalizzata da una sorta di grande famiglia di gallerie d’arte che in sostanza ha gestito fino a pochi anni fa l’intero mercato nazionale, decidendo quale arte proporre e quale bocciare. In sostanza questa sorta di sacra corona unita dell’arte (ovviamente non stiamo parlando di organizzazioni mafiose vere e proprie) ha scelto di vendere solo arte tradizionale, condannando all’oblio una nutrita schiera di creazioni del tutto sperimentali.

Questa situazione di costrizione ha acuito le doti creative di molti giovani ed effervescenti artisti. Eppure in Perù si sta facendo largo una nuova generazione di collezionisti appartenenti al ceto medio alto che sarebbe ben disposta a comprare opere d’arte strettamente contemporanee. A riprova di ciò possiamo citare il successo di una fiera di tre giorni ospitata da un hotel di lusso a Lima ed organizzata dai curatori del Desenfranquiciados Colectivo, solitamente in lotta contro l’establishment artistico locale con l’obiettivo di cambiare il mercato artistico peruviano.

Pablo Rubio – L’identità frammentata

Il 15 ottobre la galleria Ingresso Pericoloso di Roma inaugura la mostra L’identità frammentata di Pablo Rubio a cura di Angel Moya Garcia. Il lavoro dell’artista spagnolo (Cordoba, Spagna, 1974) si focalizza sulla rielaborazione dei ricordi e della memoria latente, per preservare un’identità che trema ogni giorno per l’imminente minaccia della sua scomparsa. Così, immerso in una dialettica dello spazio e del vissuto personale, costruisce testimonianze appena abbozzate, come malinconiche presenze nella nebbia, che si sovrappongono e si riproducono in ritmi reiteranti.

In quest’ottica, “L’identità frammentata” si sviluppa come una riflessione sulla graduale decostruzione della soggettività, e di conseguenza dell’identità, provocata dalla storiografia filosofica dell’ultimo secolo. Dall’ermeneutica tedesca passando per la frammentazione foucaultiana fino ad arrivare al pensiero debole italiano, l’individuo si è trovato a con-vivere all’interno di una collettività senza membri singoli. Una comunità che nasconde, cela o vieta qualunque proposta individuale e in cui il soggetto viene ridotto al mero rapporto con gli altri senza mai avere un’autonomia e un’ontologia propria.

Alterazioni Video – Violent Paintings

In occasione della Notte Bianca dell’Arte di Brescia, la Fabio Paris Art Gallery è lieta di presentare Violent Paintings, la seconda personale di Alterazioni Video nello spazio della galleria. Alterazioni Video è un gruppo di cinque artisti attivo da sei anni, e attualmente dislocato tra Milano, New York e Berlino.

La distanza tra i vari membri del gruppo e i loro spostamenti continui hanno fatto della comunicazione tra loro – per lo più mediata dal telefono e da Internet – uno degli aspetti chiave del loro lavoro: una comunicazione ostacolata dai fusi orari, da connessioni a singhiozzo, e dalle difficoltà implicite in ogni pratica collettiva. Così, negli anni, il dialogo tra i membri del collettivo è regredito, passando da schizofreniche litigate dal vivo a sempre più brevi messaggi via chat, fino allo stadio attuale di una comunicazione preverbale.

Nicola Villa – Urbano/Mediterraneo. Storie e volti da una città di mare

La Galleria Mimmo Scognamiglio di Napoli inaugura venerdì 1 ottobre 2010 alle ore 19.00 la mostra personale di Nicola Villa: Urbano/Mediterraneo. Storie e volti da una città di mare. La mostra è a cura di Pietro Montone.

Urbano/Mediterraneo è il concetto attorno al quale si concreta detto progetto specifico di Nicola Villa, sviluppato ad hoc, per le sale della Galleria Mimmo Scognamiglio di Napoli. Il lavoro origina dall’ipotesi stimolante di raccontare questa nostra realtà in continua trasformazione, cogliendone attimi semplici. In mostra saranno presenti opere di piccole e grandi dimensioni che illustrano altresì il suo modus operandi. Strumento del suo intervento è un’inedita installazione che si dipana tra gli spazi della galleria.

Roberto Coda Zabetta – Il Bianco nero

Guidi&Schoen Arte Contemporanea inaugura il 30 settembre l’esposizione personale dell’artista milanese Roberto Coda Zabetta. Nella nuova serie di lavori dedicata agli Albini africani, presentata per la prima volta in occasione della nuova edizione di Start, la pittura diventa monocroma.Bianco su bianco. L’azzeramento totale allude all’annullamento dell’identità dei soggetti protagonisti delle opere, vittime che si trovano a vivere ridicolizzati, discriminati, picchiati, perfino uccisi.

Molti africani, ricorda la Bbc, ammettono di sputare per terra al loro passaggio per scacciare il malocchio; vengono prelevati campioni dei loro corpi e le donne con la carnagione chiara vengono violentate perché è diffusa la credenza che possano guarire dall’ Aids. L’ignoranza purtroppo è il peggior nemico e la società non sembra interessata a sconfiggere i pregiudizi. I cinque grandi lavori che compongono la mostra, attraverso la forza della pittura, svelano ai visitatori la sofferenza nascosta dietro la condizione del “diverso”. Ricordando l’aforisma di Lichtenberg: ”La più divertente superficie del mondo è per noi quella della faccia degli uomini”, i volti sono il centro focale della pittura di Roberto Coda Zabetta.

La video arte, You Tube e Vimeo

Lo scorso giugno il Guggenheim Museum di New York aveva lanciato You Tube Play, un concorso di video arte aperto a tutto il popolo della rete, nel tentativo di scoprire e dare visibilità ai nuovi talenti che operano sulle sempre più folte piattaforme video online. Come da copione un fiume in piena di artisti provenienti da tutto il mondo ha risposto alla chiamata, totalizzando l’incredibile numero di 23.000 opere iscritte provenienti da 91 paesi diversi, un vero e proprio record per un concorso d’arte. Questa settimana la giuria si è riunita per selezionare i video finalisti, riducendo l’impressionante numero di presenze a 125.

Prossimamente i video saranno ulteriormente ridotti a 20 e nella serata conclusiva saranno decretati i vincitori. Tra i finalisti c’è anche un videomaker italiano, Giuseppe Peronace che ha presentato il cortometraggio L’Amante. Questo mese New York ha ospitato anche il Vimeo Festival & Awards, altro concorso lanciato dall’agguerrito concorrente di You Tube, segno evidente che le piattaforme online hanno totalmente catalizzato l’attenzione del pubblico e sembrano essere divenute un valido supporto per la fruizione libera delle opere.

Robert Barta – Why ants can’t dance

Furini Arte Contemporanea di Roma inaugura la nuova stagione 2010-2011 con il solo-show di Robert Barta (Praga -1975, vive e lavora a Berlino), un progetto in cui la riflessione sulla forma dirige verso l’analisi di argomenti complessi, attraverso una dimensione narrativa basata principalmente sull’idea e l’invenzione. Si tratta di un lavoro concettuale in cui la sinergia fra le parti produce risultati diversi da quelli prodotti dalle parti singole. Per Robert Barta l’idea è più importante dell’oggetto in sé, perché questa si insinua e prende forma nella sua mente, fino a produrre effetti in chi la recepisce una volta realizzata.

In mostra da Furini Arte Contemporanea un cactus fa inaspettatamente l’hula hoop con grande naturalezza e una candela sta accesa per ore e giorni, ma il tempo sembra non passare perché questa non si consuma mai, lasciando lo spettatore incredulo e confuso. L’obiettivo è di coinvolgere e sollecitare lo spettatore a farsi domande su ciò che conosciamo e diamo per scontato, sottolineando la differenza fra l’aspettativa e la percezione reale delle cose. Per questo ciò che è apparentemente ovvio e facilmente percettibile si trasforma in qualcosa di irritante, inaspettato e assurdo, producendo nell’osservatore un senso di disorientamento tale da mettere in discussione la certezza e insinuare il dubbio.

Quel critico è un pagato, quell’artista è raccomandato


I meccanismi nascosti all’interno del sistema dell’arte contemporanea sono vari e spesso poco comprensibili. Quello che però salta all’occhio è un certo comportamento diffuso da parte di pubblico ed addetti al settore che molto spesso si bassa sullo screditamento del lavoro altrui o comunque su di un negativismo imperante. Noi di Globartmag abbiamo raccolto una serie di frasi che avrete sicuramente udito almeno una volta se siete avvezzi all’arte contemporanea ed alla sua scena. Eccovi quindi uno stream of consciousness da far invidia pure al povero Joyce:

Quel critico è un pagato, quell’artista è raccomandato, il direttore di quel museo è un incompetente, i concorsi d’arte sono truccati e la giuria vota solo gli artisti che conosce quindi butterete i vostri soldi se deciderete di partecipare, quell’artista italiano che ha fatto una mostra all’estero non vale nulla, la biennale fa schifo, alla fiera non si è venduto nulla, gli artisti italiani copiano da quelli stranieri, la pittura è morta, i pittori adesso fanno i video artisti, i video artisti adesso fanno i pittori, ho iscritto la mia galleria ad una fiera e mi hanno fatto pagare una cauzione poi non mi hanno selezionato e si sono tenuti i soldi,

Lara Favaretto alla Galleria Franco Noero di Torino

Painlessly Consumed e’ il nuovo progetto di Lara Favaretto in occasione della sua terza personale alla Galleria Franco Noero di Torino (dal 23/9/10 al 30/10/10) , che si ispira all’ampio archivio di immagini raccolte nel tempo dall’artista, e in particolare ad appunti di viaggio e fotografie scattate in India alle impalcature in legno usate per la costruzione degli edifici. L’aspetto precario e vulnerabile di queste strutture e l’apparente casualità nella loro costruzione, contrapposte alla loro precisa funzione di sostegno, sono le caratteristiche che attraggono l’artista e che le permettono di indagare la molteplicità di visioni nell’esperienza estetica, di introdurre un dubbio o un momentaneo inganno tra cio’ che sembra e cio’ che e’.

Nei cinque piani della galleria e’ installata una nuova serie di opere realizzate con tubi Innocenti di recupero: vere e proprie impalcature assumono una funzione diversa da quella originaria e suggeriscono una dilatazione tridimensionale all’interno dell’edificio, apparendo come ipotetici puntelli di una sua immaginaria precarietà. Come segni essenziali le impalcature definiscono nuove volumetrie, inquadrando letteralmente porzioni dello spazio. Alcuni elementi delle strutture in ferro vengono in parte coperti, sostituiti, riempiti da fili di lana. Il loro colore puro corrisponde all’essenzialità del sistema di tubi e giunti, come una scomposizione spaziale di una policromia pittorica.

Arrestata a New York Julie Torres, una street artist che non è una street artist

Abbiamo più volte parlato della street art ed in particolare della graffiti art e dei murales in termini di arte o vandalismo. Fermo restando che certe manifestazioni ( i famosi scarabocchi ) potrebbero essere tranquillamente definite come volgari espressioni di squallidi imbrattamuri, i murales ed i graffiti eseguiti con coscienza e con la dovuta creatività sono comunque un patrimonio per la città e non un danno come a volte le istituzioni vorrebbero farci credere. Recentemente in Italia alcuni comuni hanno lanciato una vera e propria caccia alle streghe contro i poveri street artists, tartassati dall’inasprimento della legislazione.

C’è da dire però che a New York, patria per eccellenza della street art, le cose non vanno meglio e le insulse leggi sul decoro urbano a volte mietono vittime che nulla hanno a che fare con la street art. Ne ha fatto le spese la povera artista di Brooklyn Julie Torres che lo scorso 17 luglio si era tranquillamente recata all’incrocio con l’undicesima strada e Bedford per portare a termine un acquerello en plein air.

Giulio Squillacciotti vince il Festarte Video Art Festival 2010

La video arte si riscopre regina della scena contemporanea romana. Dopo il grande successo di Macro Video Drink dello scorso martedì in quel di via Reggio Emilia a Roma ( evento che ha fatto registrare la presenza di circa 4 mila persone ), ci ha pensato Festarte Video Art Festival al Macro/Pelanda con ben quattro giorni (da mercoledì a sabato) dedicati alla videaoarte a confermare l’estremo interesse che questa meravigliosa tecnica riesce a generare. Una folta presenza di pubblico ha quindi invaso i magici spazi della Pelanda, accingendosi alla visione di un vasto numero di  opere provenienti da ogni parte del globo, accomunate dal tema Violenza Invisibile – privata, pubblica, sociale.

La manifestazione ha inoltre presentato una serie di eventi collaterali come un talk su Video arte e mercato, moderato dalla scrivente a cui hanno partecipato Cecilia Casorati (critico d’arte e docente Accademia di Belle Arti di Roma, in fenomenologia delle arti contemporanee), Raffaele Gavarro (Critico e curatore indipendente, Direttore del Festival internazionale “Videominuto”),  Alessandra Arnò  e Giorgio Fedeli (Fondatori di Visualcontainer), Valentina Moncada (gallerista) e Calogero Pirrera (Responsabile ricerche internazionali FestArte VideoArt Festival). Un secondo talk sulle Affinità e divergenze tra Video Arte Monocanale e Video Installazione, è stato invece moderato da Fabrizio Pizzuto con l’intervento di Bruno di Marino (Studioso di sperimentazione audiovisiva), Silvia Bordini (Docente di Storia dell’Arte contemporanea – Università degli Studi di Roma “La Sapienza”), Andrea Aquilanti (Artista) e gli artisti in concorso.

Valerio Berruti alla Fondazione Stelline di Milano

Dal 22 settembre al 31 ottobre 2010, alla Fondazione Stelline di Milano si terrà la personale di Valerio Berruti (Alba, 1977), dal titolo Una sola moltitudine. La mostra, curata da Olga Gambari, presenterà per la prima volta, in modo organico, la produzione plastica di Valerio Berruti, poco conosciuta e per lo più inedita, affiancata da installazioni in esterno, video – tra cui La figlia di Isacco, presentato all’ultima Biennale di Venezia – disegni e bozzetti che, presentando il segno più caratteristico dell’artista, contribuiranno a costruire un discorso integrale ed armonico su tutto il corpus del suo lavoro.

Il percorso espositivo proporrà circa 20 lavori e coinvolgerà, oltre alla Sala del Collezionista, anche gli ambienti esterni della Fondazione, Chiostro della Magnolia e Orti di Leonardo. Come scrive la curatrice nel suo testo in catalogo, “Il segno di Valerio Berruti è un racconto contemporaneo che nasce come evoluzione continua con la tradizione classica. La sua pittura, nel cui dna si mescolano la storia dell’arte pittorica e della scultura, è una dimensione che slabbra costantemente verso gli altri linguaggi artistici, guardando al passato come radici e al futuro come un laboratorio di possibilità sempre aperto. I suoi volti, i suoi corpi sono metafora di un’umanità in continuo divenire, in cui l’identità singola si fonde con il corso esistenziale e storico collettivo. Da qui il titolo “Una sola moltitudine”, un d’apres da una raccolta postuma di scritti dello scrittore portoghese Fernando Pessoa.

Tutte le anticipazioni di Art Basel Miami 2010

Da Miami Beach iniziano ad arrivare le prime notizie per la prossima edizione di Art Basel Miami che si terrà dal 2 dicembre al 5 dicembre 2010 (con una vip preview che si terrà il 1 dicembre). Alla prestigiosa fiera parteciperanno 250 importanti gallerie d’arte contemporanea provenienti dal Nord America, dall’Europa, dall’America Latina, dall’Asia e dall’Africa, le quali metteranno in mostra le opere di più di 2000 artisti internazionali.

Ovviamente Art Basel Miami è una delle piattaforme più importanti del mondo e parteciparvi significa essere nell’olimpo dell’arte contemporanea, ragion per cui un nutrito gruppo di gallerie nostrane ha deciso di non mancare a questo importante appuntamento. Le gallerie italiane che quest’anno parteciperanno alla fiera sono: Galleria Alfonso Artiaco di Napoli, Galleria Continua di San Gimignano, Galleria Raffaella Cortese di Milano, francesca kaufmann di Milano, Magazzino di Roma, Galleria Lia Rumma di Milano, Galleria Franco Soffiantino di Torino, Galleria Christian Stein di Milano, T293 Gallery di Napoli e Zero… di Milano.